Signor Presidente, il Partito Democratico voterà la mozione a prima firma Speranza con la consapevolezza della ragione e la forza della speranza. Abbiamo voluto portare qui, in Aula, temi e contenuti che riteniamo strategici, e non solo per l'Italia. È stato detto da Lester Brown che il cibo ha assunto la stessa importanza del petrolio. Chi ne controlla le dinamiche produttive, chi possiede la terra, chi ha accesso alle tecnologie, controlla un bene strategico in chiave geopolitica, al pari degli idrocarburi e delle risorse minerarie.
Il panorama mondiale è, a dir poco, allarmante. Circa un terzo del cibo prodotto nel mondo, secondo la FAO, non arriva nel piatto dei suoi abitanti. Il quadro aggiornato sul fenomeno della perdita di cibo che si riscontra durante la fase di produzione e quello che si perde nella fase di consumo è agghiacciante: lo spreco è pari a 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all'anno, per un valore dì 750 miliardi di dollari. Per contro, la fame nel mondo è ancora una piaga che interessa milioni di persone: oltre 800 milioni di uomini e donne, quasi una persona su otto, soffrono cronicamente la fame e non dispongono di cibo sufficiente per condurre una vita attiva.
La regione più colpita è l'Africa, dove una persona su quattro è sottoalimentata. Un miliardo e mezzo di persone soffrono di anemia. Sono 165 i milioni di ragazzi che soffrono di malnutrizione. Il paradosso è sotto gli occhi di tutti, perché, intanto, in Italia, come negli altri Paesi avanzati, si mangia, invece, come nessuna generazione ha mai potuto fare prima. In questi Paesi, la produzione agricola è passata da 1,8 miliardi di tonnellate di cibo nel 1960 ai 4,4 miliardi di oggi, ovvero il 138 per cento in più. In Italia, ogni anno, prima che giunga nei nostri piatti, si perde una quantità di cibo tale da soddisfare i fabbisogni alimentari per l'intero anno di tre quarti della popolazione nazionale. Sul versante dell'obesità infantile, i dati parlano da soli: il 32,3 per cento dei bambini italiani è in sovrappeso o obeso.
È da qui, da questo inaccettabile paradosso, che deve farsi strada la forza della speranza, che non è passiva attesa di un domani migliore, ma azione concreta verso nuovi modelli di sviluppo. Questo è lo spirito che deve animare l'Expo ! Ed infatti non sarà sfuggito a nessuno che per la prima volta un'Esposizione universale aggreghi oltre le 140 nazioni e più di settanta grandi associazioni, una straordinaria sfida che coinvolge interessi e aspettative per milioni di persone, tracciando un percorso di promozione di modelli alternativi e di gestione delle risorse alimentari e idriche.
È, dunque, indispensabile stimolare il dibattito sull'alimentazione e sul cibo, in particolare sulle azioni chiave che dovrebbero caratterizzare il nuovo millennio, che sono quelle finalizzate a ridurre lo spreco alimentare, a combattere la fame nel mondo, a salvaguardare la biodiversità, a promuovere l'accesso al cibo ed alla terra, a ispirare stili di vita più sani, a stimolare il risparmio idrico e pratiche di contrasto ai cambiamenti climatici, a tutelare l'ambiente, attraverso il presidio del suolo.
Signor Presidente, è in questi termini che qui parliamo di Carta di Milano, e non di diavolerie delle multinazionali, e su questi temi vogliamo impegnare il Governo. La mozione a prima firma Speranza, che è condivisa da tutte le forze politiche, ad eccezione del MoVimento 5 Stelle, pone all'attenzione dell'opinione pubblica i temi del lavoro, dello sviluppo, della crescita, andando ben al di là delle sterili e inutili polemiche, in un momento storico di grande rilevanza che pone il nostro Paese all'attenzione del mondo intero, rendendolo, con il voto di oggi, più forte ed autorevole, partendo da un presupposto fondamentale e cioè che la Carta di Milano non è un libro dei sogni, e non può essere l'utopia di un giorno che verrà; deve, invece, porsi come un programma tangibile, su cui tutti spendano il proprio impegno, le proprie competenze, le proprie responsabilità. Una Costituzione sul diritto alla buona alimentazione, alla salute pubblica, alla crescita sostenibile, questo deve essere la Carta, uno strumento di cittadinanza globale che dà al nostro Paese il protagonismo geopolitico che merita.
Istituzioni, politica e società sono chiamate a collaborare su obiettivi che non escludono la responsabilità di nessuno. Il grave fenomeno degli sprechi alimentari rende evidente la profonda distorsione derivante da un modello di sviluppo sbagliato fondato sull'eccessivo consumo di risorse non rigenerabili. Gli sprechi alimentari gravano sul clima, sulle risorse idriche, sul suolo e sulla biodiversità. Molte sono le diete sostenibili nel mondo. In Italia ne abbiamo una, quella mediterranea che dobbiamo promuovere con iniziative specifiche.
La sfida è soprattutto culturale, per questo dobbiamo coinvolgere le scuole con campagne di educazione alimentare e iniziative informative sulla conservazione dei prodotti. Per questo dobbiamo chiedere alle imprese di incentivare modalità di confezionamento differenziato. Per questo dobbiamo cercare di istituzionalizzare il recupero di alimenti da destinare agli indigenti. È un lavoro da svolgere, innanzitutto, nel nostro Paese, ma che non può prescindere da una armonizzazione fra gli Stati. Una dimensione comune, che, porti anche ad un più stringente divieto di operare speculazioni su derrate alimentari di primaria necessità.
L'Expo rappresenta una straordinaria occasione per lavorare su questi temi. Ci si muove, dunque, nella direzione di una casa comune, con percorsi e obiettivi condivisi; come ha indicato Papa Francesco, in questo «cambio d'epoca» vanno avviati processi partecipativi. Bisogna esaltare il ruolo della società civile e del lavoro, perché esiste una naturale continuità di interessi tra chi la terra la lavora e chi ne recepisce i frutti. Un accordo nel segno della qualità del cibo, della salute, della salvaguardia paesaggistica. Obiettivi di tale rilevanza da non poter essere appannaggio esclusivo delle istituzioni.
In questo senso, bisogna rafforzare quelle forme di cooperazione capaci di contemperare processi innovativi con modelli di aggregazione sociale e di economie di scala.
Deve, soprattutto, essere assicurata una più equa distribuzione dei redditi e delle opportunità, cominciando dal mettere al centro i bisogni delle realtà sociali e geografiche più deboli. È importante, è un'impostazione glocal la chiave di volta di un nuovo modello di sviluppo che deve muovere verso la valorizzazione della qualità e dare pieno sviluppo alle interazioni tra l'agricoltura e il territorio e tra l'agricoltura e il contesto economico-sociale locale. E ciò è quanto di più lontano dal localismo, è una politica nazionale composta da un mosaico ben organico di modelli di sviluppo rurale differenti di luogo in luogo. Coesione e cooperazione sociale sono i binari su cui far rinascere questo nuovo patto in Europa, come in Italia.Siamo convinti che il Governo Renzi abbia i numeri e le competenze per guidare la buona battaglia della promozione dal basso di modelli alternativi e solidali di gestione delle risorse alimentari e idriche.
Signor Presidente, sto per concludere. Colleghi, la piramide va invertita secondo un modello bottom up, che metta al centro la persona e la sua capacità associativa, le competenze della società civile e il suo enorme inespresso potenziale nell'elaborazione di una strategia di sviluppo innovativa, multisettoriale, integrata e solidale, un compito complesso, difficile, ma che riteniamo essere improcrastinabile e alla portata di un Governo e di un Paese che hanno nel proprio codice genetico queste priorità(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).
Dichiarazione di voto
Data:
Giovedì, 23 Aprile, 2015
Nome:
Nicodemo Oliverio