A.C. 3844-A
Grazie, signora Presidente. “La memoria è un possente strumento per capire e rispondere alle sollecitazioni del presente”: con queste parole del professor Amos Luzzatto la relatrice del provvedimento, la collega Giulia Narduolo, pochi giorni fa ha concluso il suo intervento in discussione sulle linee generali e ho voluto iniziare la mia dichiarazione di voto proprio con questa frase perché penso che questo sia il tema principale, al di là delle questioni di metodo che sono state citate, posto oggi in quest'Aula dall'approvazione della proposta di legge diretta a preservare la memoria di Giacomo Matteotti e Giuseppe Mazzini.
La parola “memoria” del resto è contenuta nel titolo stesso della proposta di legge e la memoria è un elemento intorno al quale l'Assemblea è spesso intervenuta in questi anni, approvando ad esempio il provvedimento istitutivo del Premio Di Vagno dedicato alla prima vittima della violenza fascista; dichiarando Casa Gramsci a Ghilarza monumento nazionale; ricordando, come abbiamo fatto poco fa, la figura di Antonio Gramsci e occupandoci oggi dei due protagonisti della storia di questo Paese, Giacomo Matteotti e Giuseppe Mazzini. La proposta di legge se ne occupa destinando, purtroppo a distanza di tre anni da quella che era la sua intenzione originaria, un contributo di 300.000 euro a favore di iniziative su tutto il territorio nazionale relative allo studio e alla diffusione del pensiero di Matteotti, dichiarando la Casa natale di Matteotti monumento nazionale e intervenendo per restituire piena operatività alla Domus mazziniana di Pisa.
Sono state già ricordate le azioni e gli obiettivi che il provvedimento intende favorire soprattutto riguardo alla figura di Matteotti, obiettivi e misure diretti a portare ad evidenza quelli che sono stati, secondo me, i valori fondanti della vita di Matteotti, non solo la tragica fine, emblema concreto della violenza e dell'oppressione del regime fascista, ma gli ideali che ne hanno animato la vita: dal neutralismo durante la prima guerra mondiale di fronte invece all'interventismo delle “radiose giornate di maggio”; l'impegno in prima linea e in prima persona contro la violenza fascista ben prima che questa si facesse regime, consapevole della profonda cesura che quel movimento antidemocratico rappresentava per le istituzioni liberali del nostro Paese; il riformismo praticato nell'azione politica parlamentare e l'impegno nella difesa delle istituzioni rappresentative; il valore posto alla questione morale con la denuncia della corruzione del regime.
“Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità”: con queste parole pronunciate proprio in quest'Aula nel celebre discorso del maggio 1924, autentico testamento politico e morale, Matteotti nel denunciare i brogli e le violenze compiute durante le recenti elezioni difendeva il valore e la dignità delle istituzioni dell'Italia liberale e il valore della sovranità popolare che il regime con la legge Acerbo - la legge elettorale che aveva regolato quelle elezioni - e poi con le leggi fascistissime stava iniziando a mutare ed avrebbe con ancor più forza e prepotenza alterato facendosi dittatura. Tali valori e principi furono vissuti in prima persona da Matteotti anche a costo della vita stessa: valori e principi di libertà, democrazia, eguaglianza, moralità che lo stesso Mazzini, accomunato a Matteotti in questo provvedimento, con la sua vita e con il suo esempio ha saputo rappresentare fino in fondo. Ci occupiamo di lui restituendo piena operatività a quella Domus mazziniana che con il suo museo dedicato alla memoria di Mazzini ed il ricco centro documentario e archivistico svolge appieno la funzione di luogo di conservazione e diffusione della memoria; la Domus mazziniana in cui Mazzini, allora Casa della famiglia Rosselli, morì il 10 marzo 1872 sotto il falso nome di George Brown, negoziante italiano emigrato in Inghilterra, esule in un'Italia monarchica unita e libera, impaurita però per l'ostinata difesa dei valori repubblicani e democratici che la figura e l'azione dell'esule genovese portava ancora con sé.
Matteotti e Mazzini sono due figure della storia del nostro passato che parlano in modo forte e profondo al nostro presente, al presente delle nostre istituzioni e della nostra fragile democrazia, con la centralità dell'educazione laica e civile del pensiero mazziniano, con la rivendicazione del valore della difesa delle istituzioni democratiche di Matteotti, del ruolo insostituibile di un Parlamento liberamente eletto dai cittadini quale luogo di discussione e confronto democratico; con il richiamo ai diritti e ai doveri mazziniani e al valore della patria risorgimentale, luogo identitario della comunità nazionale contro i nazionalismi aggressivi dell'oggi. Entrambi sono stati protagonisti della nostra storia nazionale la cui eredità morale e politica è parte del nostro stesso testo costituzionale.
La Costituzione repubblicana è ispirata dalle idee del socialismo e dell'azionismo, erede proprio di quella Carta costituente della Repubblica romana del 1849, prima ed unica esperienza di governo diretto di Mazzini, il testo che, quasi cento anni prima della Repubblica italiana, proclamava nel suo articolo terzo che: “La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali dei cittadini”, primo ed autentico riconoscimento di un principio di eguaglianza formale e sostanziale che cento anni dopo avrebbe ispirato i costituenti italiani. Ma c'è un altro elemento che ho richiamato all'inizio del mio intervento che il provvedimento contiene in sé: il valore della memoria e la memoria stessa. Rispetto alla memoria il nostro Paese purtroppo non ha un rapporto facile con la storia più o meno recente: solo pochi mesi fa proprio qui a Roma è stata distrutta una targa commemorativa dell'omicidio Matteotti e qui e altrove riemergono pericolosamente movimenti nazionalisti e neofascisti. Sembra quasi scolorirsi la memoria del nostro passato. Eppure la nostra democrazia e la democrazia in genere ha un bisogno profondo della memoria, della conoscenza di quello che è stato, di cosa si è compiuto per renderla possibile. La memoria rende più forte la coscienza nazionale, più consapevoli i valori democratici, più profondo il senso di appartenenza alle istituzioni. È questo che oggi vogliamo ricordare in quest'Aula. Lo facciamo approvando questo provvedimento e mi auguro che per tutti i colleghi, anche per coloro che esprimeranno il loro voto di astensione, questo possa rappresentare un passo, un piccolo passo per provare a costruire una memoria condivisa di questo Paese di cui c'è grande e autentico bisogno ed è proprio con questo auspicio che dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico