Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 16 Luglio, 2018
Nome: 
Stefano Lepri

Presidente, signori colleghi, in questo dibattito un po' surreale, con un'Aula totalmente assente, il PD ha voluto presentare questa mozione e, soprattutto, insistere sulla questione e sulla proposta del reddito di inclusione.

Noi abbiamo ben illustrato in questa discussione i tratti essenziali della proposta; dopo aver fatto una lunga sperimentazione, abbiamo migliorato la nostra proposta, per cui dal 1° luglio ci sono significativi aggiustamenti, favorendo l'accesso, migliorando anche gli importi che sono riconosciuti e rendendo la platea di beneficiari più ampia. Abbiamo poi presentato, proprio in questi giorni, un nuovo disegno di legge che punta a migliorare ulteriormente, soprattutto a rendere davvero universalistica questa misura, che è potenzialmente universalistica nella legge attualmente in vigore ma deve diventarlo, soprattutto con una maggiore dotazione, per cui noi pensiamo di raddoppiare le risorse oggi in campo e davvero rendere la misura accessibile per chi ne ha diritto, quindi per i 4-5 milioni di italiani in condizioni di indigenza.

Abbiamo fatto poi ulteriori proposte di grande rilievo, per esempio abbiamo introdotto il contratto di ricollocazione, già previsto per chi ha perso il lavoro, anche per le persone che possono beneficiare del reddito di inclusione. Di fronte ad una proposta così articolata, così sperimentata e così aggiustata attraverso appunto un lavoro di miglioramento costante, ci domandiamo: perché mai questo Parlamento e perché mai questa maggioranza non dovrebbe valorizzare questo strumento che noi consideriamo così importante, anche con le modifiche che abbiamo avanzato con un nuovo disegno di legge, in continuità con la misura già in essere e crescentemente efficace, come dimostrano i dati dell'INPS? A questa domanda c'è una risposta molto semplice: perché esiste una pozione magica, una parola magica, una formula magica, il reddito di cittadinanza, che dovrebbe risolvere appunto queste questioni e, in particolare, sradicare la povertà.

Abbiamo apprezzato anche gli sforzi dei colleghi di maggioranza della Lega Nord, con qualche strafalcione anche in questi ultimi interventi. Per esempio, non si capisce perché gli italiani che non hanno mai lavorato non potrebbero beneficiare della misura. È esattamente per questo, soprattutto per i disoccupati di lungo periodo, che si pensa al reddito di inclusione, e spero anche al reddito di cittadinanza. Ma torniamo a noi. Il reddito di cittadinanza, perché per noi è fumo negli occhi o forse di più? Ci sono almeno quattro grandi ragioni, e io, più che lodare ulteriormente il reddito di inclusione, vorrei proprio concentrarmi sui limiti del reddito di cittadinanza, perché davvero ormai è questo il derby politico che su questo tema ci stiamo giocando. Il primo limite è già stato ben rappresentato: la proposta del reddito di cittadinanza ha un approccio solamente lavoristico. Eppure le cause della povertà non sono riconducibili solo all'assenza di lavoro. Sappiamo, conoscendo le tante persone che vivono una condizione di privazione, come la mancanza di reddito sia solo una delle ragioni che determina la povertà; ci sono povertà di tipo educativo, povertà legate a traumi che sono stati vissuti e non risolti, eccetera. Allora come pensare di risolvere il problema della povertà solo attraverso un approccio lavoristico? Ci vuole un approccio multidisciplinare, soprattutto una risposta multipla, da più soggetti. Perché solo il centro per l'impiego? Ci vogliono anche i servizi sociali, ci vuole il Terzo settore, e tutto questo è assolutamente assente nella proposta del reddito di cittadinanza. Seconda ragione: proprio recentemente, il Ministro Di Maio, il padre, il padrino - potremmo dire così - del reddito di cittadinanza, ha detto: noi l'abbiamo pensato - forse è stato mal suggerito - per chi ha perso il lavoro. Allora noi cogliamo l'occasione di questo dibattito un po' surreale, ripeto, perché nessuno - forse qualche parlamentare Cinquestelle che sta nelle dita di una mano - ci sta ascoltando, e allora preghiamo loro di riferire al loro leader Di Maio che esiste già una misura per chi ha perso il lavoro; anzi, ce ne sono diverse, le abbiamo messe a punto nella scorsa legislatura dentro questo famigerato e in realtà ben efficace JobsAct, che si chiamano Naspi, che si chiamano DIS-COLL, e potrei continuare.

Dunque, chi perde il lavoro oggi ha già gli strumenti, e anche con risorse significative, per potersi ricollocare, formare e trovare una nuova occupazione. Allora informo i colleghi dei Cinquestelle che la questione non è esattamente questa, non è per chi perde il lavoro, ma per i disoccupati di lungo periodo, cioè per chi ha perso il lavoro da almeno 24-48 mesi, oppure per chi il lavoro non l'ha mai trovato, è esattamente tutta un'altra cosa. Vogliamo anche informare la maggioranza che non facciano i furbi, cioè che non pensino di cambiare il nome alla DIS-COLL e soprattutto alla Naspi, perché queste misure esistono già. Cambiare solo il nome per fare le stesse cose, non va bene. Terza ragione per cui riteniamo che questa proposta sia insostenibile, che è davvero la più significativa: gli importi che sono previsti nel disegno di legge presentato nella scorsa legislatura - in questa non si è ancora visto disegno di legge, forse perché lo stanno ripensando, almeno speriamo - conteneva un allegato - andate a guardarlo -, l'allegato n. 1, dove, a seconda dei componenti del nucleo familiare, vengono previsti i benefici da concedere. Prendete, per esempio, la riga che riguarda i figli a carico. Un nucleo familiare con papà, mamma e due figli può prendere - anzi, prende -, da quella tabella, 1.600 euro e rotti; se i figli sono adolescenti, si arriva oltre 1.900 euro. Se invece questa cifra viene presa su una carta prepagata, si ottiene un ulteriore 5 per cento, senza considerare anche le aggiunte ulteriori, per esempio per l'affitto. Dunque, cifre assurde, cifre irragionevoli, cifre che non possono fare altro che riconoscere il diritto all'ozio. Noi siamo totalmente contrari a soluzioni che incentivino l'indolenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); questa è la terza ragione. Quarta e ultima ragione, anche se ce ne sarebbero molte altre, ma vado a concludere: non c'è copertura. Anche questa non è propriamente una ragione di poco conto. Il conto è presto fatto. Qualcuno dice 17 miliardi, qualcuno dice 20, l'INPS dice 30, in realtà, comunque, sono cifre enormi - enormi! - e solo chi gioca di prestigio, come ha fatto in questi giorni il fallito Ministro all'economia ora ridimensionato a Ministro degli affari europei, il professor Savona, può dire che ci sono già le risorse attraverso trucchi; forse è più bravo il mago Zurlì del Ministro Savona a trovare queste coperture.

In realtà, il Vicepresidente e Ministro, onorevole Di Maio, lui sì, ha un precedente a cui probabilmente ha fatto riferimento inconsapevolmente. Si tratta dell'onorevole Achille Lauro, che negli anni Cinquanta - forse lo conoscevano i suoi genitori, perché anche lui è campano come l'onorevole Di Maio - era uso fare campagna elettorale concedendo prima una scarpa ai potenziali elettori e poi dando la seconda solo a cose fatte. Almeno, l'onorevole Achille Lauro i soldi per le scarpe ce li metteva lui, invece qui la campagna elettorale fatta dai Cinquestelle è stata fatta millantando credito con promesse da mercante. La differenza è molto semplice: qui i soldi li mette Pantalone!

Concludo. Noi abbiamo una proposta seria, che abbiamo migliorato in questi mesi e che vogliamo ulteriormente migliorare. Questa è la proposta che riteniamo il Parlamento debba e possa considerare. Siamo pronti ad ogni miglioramento, ma vi chiediamo di non illudere ancora gli italiani e di restare con i piedi per terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)