Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 9 Ottobre, 2019
Nome: 
Andrea Orlando

Signor Presidente, colleghi, signori del Governo, io non credo davvero che questo debba essere tema di polemiche. La città di Genova è stata colpita da un colpo atroce nell'agosto 2018, una ferita alla città, una ferita al Paese che, oltre ai lutti, ha provocato anche l'emersione di un'evidenza, ossia la sottodotazione delle infrastrutture del primo scalo del Paese. È stato ricordato negli interventi precedenti come questo lavoro di recupero rispetto a questo gap è andato avanti nel corso degli anni - la partenza del Terzo valico - e, tuttavia, sono state ricordate le difficoltà con le quali è stato affrontato il tema della Gronda di Genova. Ora io penso questo: possiamo alzare i toni quanto si vuole ma non si può negare che il Partito Democratico e le forze che sostenevano la realizzazione della Gronda oggi realizzano un successo politico e questo successo politico è la conseguenza di una scelta che abbiamo fatto nella costruzione di questo Governo, cioè superare il metodo del conto cosiddetto “contratto”. Come funzionava questo metodo? Tu fai una cosa che va bene a te, io ne faccio un'altra che va bene a me; su quelle su cui non siamo d'accordo le prendiamo e le mettiamo in un cassetto e ognuno fa la sua campagna elettorale parallela, ognuno dicendo che ha impedito l'opera oppure l'altro dicendo che l'opera la vorrebbe fare ma l'altro gliela impedisce. Ecco, noi oggi superiamo esattamente questo metodo e questo metodo è superato da un'affermazione che è contenuta nella mozione: la Gronda si fa, ma si affrontano le eventuali problematicità che emergeranno dal confronto con il territorio e con gli enti locali.

È negare l'esigenza della realizzazione dell'opera? No, io credo che sia esattamente il contrario. Lo dico perché gli enti locali, a partire dal presidente della municipalità del nostro partito, che è stato richiamato, per arrivare al sindaco e alla regione hanno già esplicitato con chiarezza una univocità che non sarà messa in discussione da questo confronto; però non dobbiamo avere paura del confronto. I decisionisti italiani hanno un'accezione del tutto particolare dell'idea della progettazione. Soltanto in Italia la progettazione non prevede passaggi di partecipazione strutturata nel corso del tempo, che non è il demonio, che non è il nemico della realizzazione delle opere. In Francia, dove il dibattito pubblico è previsto da moltissimo tempo, le opere sottoposte a confronto spesso arrivano in fondo con costi e realizzazioni progettuali migliori di quelli della partenza, perché c'è una saggezza, se si sa guidare il confronto, anche nella capacità di ascoltare le obiezioni che possono emergere dal territorio e dalle popolazioni che in qualche modo si possono, in un primo momento, opporre alla realizzazione di un'opera. Però, voglio aggiungere una cosa. Qui si alzano i toni, si dice che la colpa è dei comitati, si esplicitano giustamente anche le contraddizioni che ci sono state. Io voglio riprendere una cosa che è stata detta dalla mia collega Paita. Quest'opera non si è fatta in larga parte perché il concessionario non la voleva fare. Se c'è una responsabilità sulla quale noi dovremmo discutere con chiarezza, affianco a quelle penali che emergeranno, è il fatto che sostanzialmente questo concessionario, che era il gestore della rete su cui passava tutto il traffico così com'era, non aveva nessun interesse serio a realizzare un'alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio dire ciò con molta chiarezza perché, nel frattempo, questo concessionario - e io lo dico anche a quelli della maggioranza di cui facciamo parte, che spesso abbaiano alla luna e pensano di fare un danno al concessionario bloccando le opere - intanto i soldi li ha già presi: ha preso i soldi degli utenti nel corso di questi anni per non fare l'opera. Allora, oggi noi, sbloccando quest'opera, facciamo davvero un passo avanti, perché li costringiamo a spendere quei soldi per la ragione per cui li hanno presi.

Voglio dire che questo passaggio ci dovrebbe aiutare a fare una discussione meno astratta su come funzionano i monopoli nel nostro Paese, su ciò che ha funzionato nei controlli su di essi e su ciò che non ha funzionato, che non è semplicemente minacciare revoche ma è, più realisticamente, l'esigenza di costruire un sistema nuovo di controlli e di programmazione pubblica che veda i concessionari come strumento e non, invece, come soggetti che elaborano la programmazione stessa. Io penso che questo sia il passo ulteriore che possiamo fare sulla base di questa mozione e possiamo anche farlo con uno spirito che io mi permetto ancora di invocare qui.

Nel corso di queste settimane e di questi mesi che abbiamo alle spalle, se c'è stato un fatto positivo in Liguria è che non si sono fatte le barricate: si è discusso, si sono rimboccate le maniche e tutti insieme abbiamo provato ad affrontare il problema; così il sindaco e il presidente della regione di centrodestra, il presidente del municipio di centrosinistra. Lo abbiamo fatto anche noi cercando in questa discussione di non strumentalizzarla. Dunque, io invito i colleghi dell'opposizione a fare altrettanto. C'è la reale possibilità di fare un passo avanti e se anche un successo politico della maggioranza può diventare un successo politico di tutti, riconosciamolo, facciamolo. Questo è un Paese che si divide più del necessario. In questo momento noi siamo nelle condizioni di dire che un'opera che da molto tempo giaceva in un cassetto può diventare qualcosa di concreto. Dico ciò da Ministro dell'Ambiente, che nel 2013 aveva firmato la valutazione di impatto ambientale di quest'opera: guardate quanto tempo è passato. Oggi noi possiamo dare una risposta concreta al territorio e possiamo anche farlo tutti quanti insieme.

Se la giornata di oggi viene invece utilizzata per fare una microcampagna elettorale, per provare a vedere se ancora una volta si nega l'evidenza del fatto che oggi in questa mozione per la prima volta si scrive che i lavori devono partire, non si rende un servizio né al Paese, né alla Liguria, ma si fa semplicemente quello che si è fatto in questi anni attorno a questo tema, cioè propaganda: “Io la volevo fare ma non me l'hanno fatta fare; loro la vogliono fare ma noi glielo abbiamo impedito”. Forse ciò porta qualche voto ma non porta crescita, non porta benessere e, soprattutto, non rende giustizia a quelle persone che, per la sottodotazione e per l'inadeguatezza delle infrastrutture del nostro Paese, hanno pagato persino con la vita