Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, per essere in Aula durante la discussione di una mozione che per noi è importante, a prima firma Boldrini e richiesta dalla maggioranza, perché riteniamo sia importante, sia molto importante continuare a mantenere alta l'attenzione su un tema che è fondamentale nella nostra epoca e che non possiamo più rimandare, lei, Ministra, lo sa bene, che è quello della parità di genere. Si tratta di una questione che attraversa i campi più importanti dell'attività legislativa e dell'azione dello Stato, dai diritti civili all'educazione, dai diritti del lavoro al sostegno alla maternità, fino alla rappresentanza, al diritto penale. In tutti questi campi, la mozione che stiamo discutendo pone dei problemi concreti e una richiesta di impegno per le donne italiane. Proprio alle donne, però, anch'io, come ha già fatto - e bene ha fatto -, la collega Rotta, vorrei innanzitutto che da quest'Aula ringraziassimo le tante donne che, in questi giorni, ancora una volta, in modo esemplare stanno affrontando, soprattutto nella parte nord del Paese, il Coronavirus, sia in ambito sanitario che socio-sanitario, perché le persone si sentono sole. Abbiamo il personale medico, infermieristico, le OSS, ma voglio dire anche, sinceramente, un ringraziamento alle ricercatrici, a tutti coloro che stanno lavorando, ma anche alle insegnanti che, in questo momento, si stanno anche confrontando con quei metodi nuovi che ci auguriamo possano presto diventare non una pratica sporadica, ma una pratica costituente di un percorso nuovo da rigenerare a riaccompagnare ai grandi cambiamenti che intercorreranno non solo nell'insegnamento, ma anche nell'economia e, cioè, un ripensamento anche dell'uso delle tecnologie nella nostra vita. Ovviamente, l'insegnamento e le professioni sanitarie sono fra i primi comparti di occupazione per le donne italiane: non dobbiamo dimenticare o dare per scontato il ruolo fondamentale che queste svolgono per il Paese, specie, appunto, in giornate come queste e, quindi, va a loro, ancora, il nostro più grande e sentito grazie. Purtroppo, però, accade spesso e accade ancora oggi, nel 2020, che l'impegno e il lavoro delle donne siano trascurati, sottovalutati, sviliti da pregiudizi e da convenzioni sociali.
Nel Novecento, il lavoro è stato il primo grande mezzo di emancipazione delle donne, eppure, oggi, quel grado di emancipazione sembra essersi fermato, in qualche modo, quel famoso tetto di cristallo sembra che non riusciamo a distruggerlo, non riusciamo ad abbatterlo. Però i passi - sono stati ricordati prima dalla mia collega -, anche in queste Aule parlamentari, sono stati molti e sono stati importantissimi: io penso, innanzitutto, alla prima Ministra del lavoro che, con la legge del 1977, la “Tina Anselmi”, riuscì per la prima volta a inserire nel nostro Paese, nell'ordinamento giuridico del nostro Paese, quell'abbattimento salariale tra uomini e donne e, quindi, una prima efficace norma contro le discriminazioni delle donne sul lavoro.
Ovviamente, è cambiato tanto, è cambiato il mondo e, ancora oggi, sono stati ricordati da tutti - io non li voglio più citare, perché sono drammatici, l'hanno ricordato tutti - i dati, che ci dicono che quel tetto di cristallo e quel differenziale salariale è un elemento di cui il nostro Parlamento non può più non occuparsi. Ci sono delle norme, è vero, ma quelle norme vanno aggiornate ed è anche in questa direzione che io - ma anche altri colleghe - ho presentato una proposta per parlare della parità salariale, una proposta che in questo momento stiamo discutendo. Abbiamo concluso la scorsa settimana il ciclo di audizioni molto importanti e molto significative - poi ci ritornerò su - che, in qualche modo, ci confortano e ci dicono che dobbiamo andare avanti su questo tema, perché è uno dei primi tasselli fondamentali per superare quel mancato riconoscimento del ruolo delle donne in alcune professioni soprattutto.
Oggi sappiamo che le donne studiano di più e si laureano prima, ma nonostante questo si trovano spesso e volentieri a salire nel grado di carriera e a vedere la propria busta paga scendere, e anche questo di nuovo è ingiustificato. Non può essere che si studia di più, si ottengono i risultati migliori, eppure, ancora una volta, il divario salariale aumenta e, ancora una volta, le ragazze e le donne italiane sono costrette a scegliere tra vita e lavoro. Questo è ovviamente inaccettabile.
Con il lavoro che stiamo costruendo in queste settimane - e lo dico perché, come relatrice anche della proposta di legge, sto cercando di costruire con tutte le forze politiche di maggioranza e anche di opposizione un testo che possa essere effettivamente di tutto il Parlamento - dobbiamo essere testimoni di una storia importante: quando le donne in Parlamento e fuori dal Parlamento si sono unite, hanno fatto delle battaglie importanti e quelle battaglie non sono state solo a vantaggio delle donne, ma sono andate a vantaggio del miglioramento di tutta la società, perché le donne quando parlano e quando lavorano insieme fanno un percorso di inclusione e realmente lavorano per la pace e per il rispetto dei diritti umani. E io penso che questo sia un elemento da sottolineare anche oggi, anche nella discussione di questa mozione, che, più che in altre situazioni, mette al centro il tema del lavoro.
Nelle audizioni che abbiamo concluso la scorsa settimana sul divario retributivo, la professoressa Linda Laura Sabatini ci ha ricordato come le lavoratrici italiane - che sono già penalizzate da un bassissimo tasso di occupazione: stiamo al 56 per cento, mentre gli uomini sono al 75 per cento - soffrono di una piaga che è il part-time involontario. Il part-time involontario è uno strumento che non rappresenta più la possibilità di conciliare vita-lavoro - e anche qua dobbiamo dirlo con chiarezza - ma in realtà spesso e volentieri diventa un altro strumento di flessibilità e - voglio dirlo con chiarezza - di precarietà.
E allora io credo, signora Ministra, che forse dovremmo riuscire, oltre a migliorare le norme, a rendere strutturali i bonus che si sono inseriti, anche a ribaltare un concetto, che credo sia davvero fondamentale, è già stato in parte detto e lo riprendo: il tema, innanzitutto, della conciliazione. Non dovremo più parlare di conciliazione, ma dovremo parlare di condivisione, dovremo dire ai nostri mariti e compagni che il tema della condivisione dei tempi di vita-lavoro è fondamentale, altrimenti quello che non si dice non è solo il lavoro non espresso, come il lavoro di cura, ma il carico mentale del lavoro che hanno le donne, che è sempre maggiore, che si faccia la manager o che si facciano le pulizie. Questo per dire che abbatte ogni classe sociale quel carico mentale ed è sempre e solo in carico alle donne.
Su questo tema io credo che, innanzitutto, serva un grande percorso culturale nel Paese e poi, naturalmente, delle norme che non vadano a curare la patologia, ma che siano fisiologiche, che costruiscano un percorso davvero positivo, inclusivo e migliorativo dei diritti di tutti. Le donne italiane stanno aspettando, il Parlamento spero che potrà, con l'aiuto di tutti, rinforzare la proposta di legge che ho presentato sulla parità salariale con degli strumenti anche di inclusione, con altre proposte, vedo la collega Boldrini, vedo altri colleghi che hanno presentato o che stanno per depositare altre proposte. Il Parlamento c'è e ovviamente ci aspettiamo non solo il sostegno, ma anche qualcosa di più da parte del Governo.