Discussione generale
Data: 
Giovedì, 20 Luglio, 2023
Nome: 
Marco Simiani

A.C. 1194-A

Presidente, gentili colleghi, rappresentante del Governo, relatore, grazie per questa opportunità, credo che quello che è successo in Emilia-Romagna, nell'alta Toscana e nella parte alta delle Marche è un fatto eccezionale che deve farci riflettere innanzitutto sul valore della risposta concreta delle comunità locali. Inoltre, quell'evento va visto nell'ambito non solo dell'emergenza e della ricostruzione, ma anche delle politiche ambientali ed economiche.

Quello che è successo in Emilia-Romagna è un evento veramente eccezionale. Su quel territorio si sono riversati più di 4 miliardi di metri cubi d'acqua (pensate che in Emilia-Romagna, in un anno, si consumano 1.400 miliardi di metri cubi d'acqua, guardate un po' il paragone); ciò significa che siamo di fronte a una rivoluzione necessaria in cui la questione climatica e ambientale deve essere per tutti noi all'ordine del giorno.

Lo stiamo facendo come Partito Democratico. Lo abbiamo detto più volte; abbiamo sollecitato il Ministro Pichetto Fratin, lo abbiamo detto anche nella legge di bilancio e nei vari decreti che si stanno susseguendo - anche nell'ultimo, sui rigassificatori -, ossia che crediamo in una svolta non ambientalista, ma che riguarda una rivoluzione necessaria: oggi, dobbiamo assolutamente ridurre, fino ad abbandonare, le fonti fossili per abbracciare questa nuova economia, ma anche questa nuova visione ambientale, che riguarda le forme di energia rinnovabile e soprattutto la capacità di voler bene molto più al nostro ambiente, visto che, in questi anni, forse, non ne abbiamo voluto abbastanza.

Il caldo di questi giorni lo sta dimostrando. Ci sono temperature veramente eccezionali che devono farci riflettere sul fatto che non c'è più tempo, che dobbiamo agire con velocità, cercando di indirizzare, attraverso le direttive comunitarie, risorse e azioni per far sì che quei traguardi, che l'Europa ci ha dato, del 2030 del 2050, siano attraversati e non saltati con un'asticella. Credo che lo dobbiamo fare già dalla prossima legge di bilancio.

Dobbiamo affrontare i temi che riguardano le aree idonee per gli impianti fotovoltaici, dobbiamo riuscire anche a parlamentarizzare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), che deve essere lo strumento, il motore di questa rivoluzione necessaria. Tutto questo lo dobbiamo fare attraverso un'azione collegiale - lo dico a lei, Presidente, che spero se ne faccia carico -, perché per troppo tempo, per troppi mesi, non sono state assolutamente accettate le nostre sollecitazioni al Ministro. Comunque, il testo, che è stato mandato in Europa, secondo noi è assolutamente incompleto. Ecco perché chiediamo, abbiamo bisogno che quel testo, che effettivamente è l'epicentro della discussione e del motore, non solo di sviluppo, ma anche per il rispetto e il miglioramento del nostro ambiente, venga discusso nel luogo più importante del nostro Paese, ossia la Camera che lei presiede, Presidente.

Ho fatto questa premessa perché nel lavoro che abbiamo fatto in Commissione - ringrazio il presidente Rotelli -, abbiamo visto, logicamente nelle diverse posizioni e vedute, che questo appuntamento, per noi importante, è stato discusso poco, forse non c'è stato il tempo, non c'è stato il momento giusto o, comunque, non ci sono stati momenti di discussione, ma credo che dobbiamo farlo.

Ecco perché invito lei, Presidente, e il Presidente della Commissione Rotelli a cercare di essere veicolo, volano, per portare in quest'Aula tutti quei temi che oggi possono migliorare il nostro clima e l'ambiente in cui viviamo: il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, il FER 2, che sono gli incentivi per le fonti rinnovabili, le aree idonee per i pannelli fotovoltaici, la possibilità di dare velocità, nella prossima legge di bilancio, a tutte le economie che possono incentivare il sistema delle auto elettriche, dell'efficienza energetica delle nostre abitazioni. Ci sarà una direttiva sulle case green, in questo momento la proposta è in discussione nel Trilogo, e credo che, su questo, il Governo debba farsi carico di dare, anche attraverso un codice unico degli incentivi, strumenti duraturi e strutturati nel tempo, la possibilità di efficientare le nostre case. Si parla di 180 mila cantieri l'anno per riuscire a raggiungere quegli indicatori che l'Europa ci ha dato.

Dobbiamo iniziare subito per affrontare tutta la parte del post superbonus; dobbiamo affrontarla subito e dare risposte alle famiglie e alle imprese, ma soprattutto attraverso una scelta ideale. Anche in questo caso, lo ripeto, spero, con il suo interessamento, Presidente. Infatti, credo ci debba essere una scelta ideale in cui tutti gli edifici pubblici, che siano scuole, strutture sanitarie, caserme, edifici pubblici e istituzionali, siano efficientati al 100 per cento.

È una scelta ideale che non deve avere colore politico. È una scelta ideale che deve attraversare tutti noi. Ecco perché lo dico in quest'Aula, perché credo che oggi questa scelta debba essere fatta.

Arrivo al decreto, Presidente, perché credo che dobbiamo dare alcuni numeri, perché sarebbe forse poco corretto terminare il mio intervento solo sugli aspetti ambientali. Credo siamo qui a discutere soprattutto di due decreti (il decreto n. 61 e il decreto n. 88), in cui affrontiamo il tema dell'emergenza, ma anche della ricostruzione.

Per dare alcuni numeri: sono esondati 23 corsi d'acqua, rompendo gli argini; sono stati allagati campi, logicamente, ci sono state 17 vittime - non sono assolutamente poche - e 23 mila sfollati - 23 mila sfollati! -, una roba veramente eccezionale; tanti danni alle città e ai piccoli comuni, dove le persone sono rimaste isolate per molte settimane. Ci sono state 1.105 frane. Sono zone che versano in situazioni di grave pericolo: 772 strade sono state interessate da frane, da smottamenti, per cui, oggi, i vari soggetti - la provincia, i comuni, ma soprattutto l'ANAS - dovranno immettere risorse per dare risposte a tutte quelle zone che non solo sono abitate da persone, ma si trovano nell'area più produttiva d'Italia, per quanto riguarda il food e il manifatturiero. È sicuramente un'area che oggi, come sapete benissimo, ha un PIL importante, che è il motore anche dal punto di vista economico del nostro Paese.

Su questo, con riferimento al Governo, nel momento in cui è partito, c'è stata un po' di difficoltà, non solo dal punto di vista istituzionale, anche se il Premier è andata in quelle aree, ha dichiarato lo stato di emergenza dopo otto giorni, anzi sono stati di più, ha attivato lo stato di emergenza, ci sono state attese anche per il decreto sull'emergenza.

C'è stato un rapporto sicuramente buono con la regione ma ad oggi noi vediamo che questo decreto il decreto n. 61 il decreto n. 78 non ha dato per quanto ci riguarda risposte concrete ai reali bisogni di queste di queste aree e cerco declinarle, perché i nostri 166 emendamenti - che abbiamo depositato per quanto riguarda il decreto-legge n. 61, poi ce ne sono stati altrettanti che hanno interessato il decreto-legge n. 88 - sono riusciti a toccare temi importanti, temi che possono, in questo caso, essere fondamentali per la ricostruzione del nostro Paese. Al primo punto abbiamo cercato di mettere la sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture, e di finanziare, attraverso i nostri emendamenti, oltre 2 miliardi del Fondo di emergenza nazionale. Abbiamo cercato, attraverso un emendamento, di indirizzare 1 miliardo per il ripristino della viabilità di oltre 700 strade distrutte. Abbiamo cercato di dare sostegno ai settori produttivi, con ristori in una misura non “fino” al 100 per cento, ma “pari” al 100 per cento.

E qui arriva il primo punto in cui il Governo entra in contraddizione e, soprattutto, entra in contraddizione la Premier Meloni, la quale ha dichiarato a tutte le televisioni, più volte, che lei e il Governo erano disponibili a coprire al 100 per cento ogni tipo di ristoro, sia esso per le aziende, sia esso per i cittadini. Ma questo non è successo. In questo decreto non c'è la copertura per le aziende fino al 100 per cento. E non abbiamo capito, anche in Commissione, cosa volesse dire questo. Ad oggi, queste coperture non ci sono.

Altro aspetto importante: le garanzie per le imprese. Anche in questo caso, abbiamo cercato di riprendere alcune esperienze, come quella del COVID, per cui già all'epoca avanzammo una proposta, che fu sostenuta, a garanzia della SACE, e speravamo di riuscire a fare la stessa cosa per le imprese emiliane, toscane e delle Marche, proprio per garantire al 100 per cento i possibili finanziamenti e i prestiti ponte per le imprese. Anche a questo è stato detto di “no”. Un altro aspetto su cui abbiamo cercato di rafforzare il rapporto con i cittadini, è stato poi quello di cercare di agevolare le misure delle utenze, le tariffe, attraverso la rateizzazione, e anche in questo caso ci è stato detto di “no”, che non c'erano le coperture.

Su questo, il Governo sicuramente ha messo le risorse: sono 1 miliardo e 600 nel decreto-legge n. 61 e 2 miliardi e mezzo nel decreto-legge n. 88. Devo dire che, non solo dalla regione Emilia-Romagna, non solo da tutte le province e da tutti i comuni, senza distinzione di colore politico, è stato detto che le risorse che oggi servono per superare l'emergenza e per riuscire ad affrontare la ricostruzione in maniera seria e coerente, riportando allo stato originale le cose, sono pari a quasi 9 miliardi. E su questo, oggi, il Governo non ha risposto a tutti i nostri emendamenti e a tutte le nostre azioni.

Anche nel rapporto con gli enti locali, noi abbiamo cercato di affrontare i temi che i comuni hanno posto. Un esempio fra tutti è il contributo affitti per quelle povere persone che oggi hanno difficoltà economica: 25 milioni. Non si sono trovate queste risorse. E soprattutto, il rapporto con gli enti locali per l'enorme impegno, ma soprattutto per la capacità e la possibilità, da parte degli enti locali, di affrontare questa emergenza attraverso un personale, che, già nelle situazioni normali, non è sufficiente.

Nel decreto n. 88 è chiaramente specificato il fatto che tutta la parte della gestione, per quanto riguarda i ristori, dovrà essere fatta dai comuni senza risorse e senza personale. Ma come pensate di riuscire a gestire tutto questo con nessuna risorsa ai comuni?

Noi abbiamo fatto dei sopralluoghi in cui abbiamo visto dei comuni rispondere veramente in una maniera eccezionale. Io ho guardato filmati, siamo stati dai sindaci, siamo stati presso le comunità dell'Emilia-Romagna, e devo dire che abbiamo visto non solo una grande forza, ma anche una grande capacità di rimettersi in gioco, di rimettersi in discussione, di tirar fuori veramente il meglio di sé: preparare da mangiare nella piazza, portare da mangiare ai volontari, la bellissima esperienza che c'è stata da parte degli angeli del fango, da parte di quei ragazzi. E devo dire grazie all'onorevole Bakkali, che ha presentato un emendamento proprio sui crediti formativi per questi ragazzi. Credo che questo sia un messaggio importante - che abbiamo dato - di grande rispetto e di grande scelta d'impegno civile da parte delle nuove generazioni. Ecco perché dobbiamo valorizzarlo e dobbiamo estenderlo anche agli studenti universitari.

Detto questo, per tornare al tema del rapporto con gli enti locali, noi dobbiamo riuscire a impegnare il Governo, anche nei prossimi provvedimenti, a trovare quelle risorse, a dare risposte al sistema degli enti locali, nel sistema delle utilities, ma soprattutto alla ricostruzione e al supporto dei servizi socio-assistenziali e della sanità. Anche in questo caso, noi abbiamo presentato emendamenti e anche qui c'è stato risposto “picche”. Guardate che si parla della carne viva della società, carne viva! Ecco perché io chiedo, anche in questa discussione generale, di prendere nota per riuscire a fare ciò anche nei prossimi appuntamenti. E noi lo faremo, sia negli emendamenti - che abbiamo già ripresentato tutti, anche se sicuramente ci sarà la fiducia domani e verranno tutti accantonati -, ma lo rifaremo anche negli ordini del giorno, punto per punto. Noi marcheremo, punto per punto, tutti quei problemi che oggi sono stati evidenziati, non solo dal PD, ma da tutte quelle associazioni di categoria, associazioni di volontariato, strutture comunali, i LEP, la popolazione.

Nel comune di Forlì - l'ho visitato personalmente - dopo 15 giorni, in alcune case popolari, non c'era ancora completamente la luce in tutti i locali - ancora la luce! - e questo non è possibile. Vuol dire che il sistema non funziona, vuol dire che dobbiamo riuscire a mettere più risorse, soprattutto in quelle strutture sociali e in quei comuni che oggi hanno difficoltà.

L'altro aspetto su cui voglio soffermarmi è proprio il decreto-legge n. 88, relativo alla ricostruzione.

Sicuramente, con questo decreto, noi abbiamo affrontato temi che riguardano molti degli aspetti della ricostruzione, in parte alcuni temi sono stati anche risolti e sono state messe delle risorse su cose sicuramente positive, ma c'è ancora tanta strada da fare. Infatti, speriamo di no, ma sicuramente altri eventi di questo genere ci saranno, e, se noi non mettiamo in campo e non mettiamo da subito mano a un codice della ricostruzione, a una struttura tecnica che si occupi dell'emergenza… sì, c'è la Protezione Civile, ma noi abbiamo bisogno di una struttura tecnica e di un codice che dia strumenti veloci agli enti locali, alle regioni e allo Stato per iniziare, attraverso regole certe, che non possono cambiare ogni volta in base al colore politico, a dare risposte concrete e veloci agli enti locali e alle zone che hanno subito eventi e disastri del genere. Ecco perché il codice può essere un elemento importante. C'è una legge, a firma Braga e Trancassini. In questo caso è stata abbinata in Commissione, noi l'abbiamo presentata a firma Braga. È un'esperienza che è stata gestita e vissuta, non solo nella legislatura precedente dal Partito Democratico, ma anche dalle realtà locali, come possono essere le zone delle Marche e dell'Abruzzo, con un buonissimo lavoro, esperienze importanti, esperienze vive, che devono essere riprese e che possono essere elementi fondanti per una legge che possa dare risposte concrete. Come dicevo il decreto-legge n. 88 del 2023 non è sicuramente all'altezza della situazione. Noi dobbiamo dare strumenti molto più importanti, anche perché c'è un altro aspetto: i danni che oggi le regione e i comuni hanno certificato sono danni visibili, cioè quelli che ci sono ora, adesso, ma sicuramente ci sono danni che non si vedono oggi, ma che si vedranno nei prossimi mesi e anni, come in agricoltura. Noi oggi sull'agricoltura abbiamo fatto pochissimo, come dirà poi meglio il mio collega Vaccari. Conosciamo benissimo la delicatezza della zona, per cui oggi tutte le attività produttive in queste aree hanno bisogno di avere sostegno, non solo oggi, ma soprattutto anche negli anni futuri. Ve lo posso dire, perché vengo da zone in cui questi eventi ci sono stati e hanno creato problemi veri all'agricoltura, posticipando la produzione di 2-3 anni. Ha comportato questo in Toscana, ma anche in Emilia-Romagna sicuramente comporterà problemi in tutta la produzione in agricoltura.

L'ultima questione, su cui dobbiamo riflettere ulteriormente, è che manca un aspetto, che noi abbiamo cercato di far capire al centrodestra, attraverso la politica e le dichiarazioni dei nostri parlamentari emiliani, romagnoli, toscani e marchigiani sulla struttura commissariale. È un dibattito che non abbiamo fatto attentamente. Lo devo dire e forse, Presidente, anche su questo dovremmo fare un'ulteriore riflessione e sicuramente anche nella futura legge sul codice della ricostruzione. Noi dovremmo pensare che i commissari dell'emergenza - e anche qui non riguarda alcune politiche - debbano essere i presidenti della regione, in questo caso delle regioni colpite. Non perché oggi il generale Figliuolo non sia all'altezza della situazione, assolutamente no, anzi, come Partito Democratico, abbiamo espresso un augurio di buon lavoro per i prossimi mesi, anzi, noi abbiamo ritenuto che un solo anno, come incarico, sia pochissimo e abbiamo richiesto di portarlo addirittura a tre anni. Noi pensiamo, però, che oggi il commissariamento su eventi del genere debba essere gestito dal presidente della regione, perché è l'unico che può in questo caso governare dal punto di vista politico il rapporto con gli enti locali, è l'unico che può avere un rapporto diretto col mondo produttivo e associativo e soprattutto organizzare gli aspetti generali, non solo per quanto riguarda l'emergenza ma anche per quanto riguarda la ricostruzione.

Ecco perché quanto discusso fino ad adesso non basterà e sicuramente ritorneremo sui temi dell'emergenza della ricostruzione da eventi ambientali e climatici. Sicuramente, però, noi dovremo fare un salto di qualità politica, un salto nei metodi di lavoro e nella capacità di gestire il sistema delle risorse, per riuscire ad accantonare, anche nelle prossime leggi di bilancio, tutta una serie di economie che sicuramente serviranno - speriamo di no, ma sicuramente serviranno - per i prossimi eventi riguardanti le calamità naturali. Sicuramento, poi, in questo processo, se la maggioranza vorrà, noi ci saremo, perché è una situazione che ci interessa, di cui ci vogliamo prendere cura, perché l'emergenza non ha colore politico ma deve essere centrata sulle persone con responsabilità politiche e istituzionali, che oggi rappresentano veramente i cittadini.