Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Giovedì, 9 Aprile, 2015
Nome: 
Walter Verini

A.C. 2168-A

Noi, come Partito Democratico, accogliamo, invece, l'appello he stasera ha lanciato il Ministro Orlando. Io credo che quella sentenza dell'altro giorno interpelli tutti, nessuno può girare la testa dall'altra parte, è una vergogna per tutto il Paese. Del resto sono poco meno di trent'anni che l'Italia non riesce a rispettare Convenzioni internazionali, che non riesce ad allineare il proprio ordinamento nel campo del rispetto dei diritti umani a quello dei Paesi europei. 
  Nonostante toni polemici, nonostante gli aspetti propagandistici, nonostante anche qualche piccola o media provocazione a cui nel corso del dibattito abbiamo assistito, credo che stasera ci siano le condizioni perché la Camera dia un segnale di grande civiltà. E non lo diamo – qualcuno lo ha ricordato – sull'onda della sentenza, perché, come è noto, questo provvedimento è stato licenziato dal Senato, ha avuto una gestazione importante nella Commissione. Io ringrazio il lavoro di tutti in Commissione, a partire dal relatore Vazio e dalla nostra presidente, ma anche quello di tutti i deputati. Quindi, io mi auguro che davvero anche nell'espressione finale del voto, al di là delle polemiche, si dia questo segnale così civile. 
  Certo, il testo avrebbe potuto essere migliore ? Penso di sì. Però io la penso come Luigi Manconi. Vedete, il senatore Manconi, presidente della Commissione diritti umani, è quello che tra di noi con più tenacia e con più coerenza si batte per il rispetto di quelli che stanno nelle carceri o per il rispetto di chi si vede leso nella propria dignità di uomo. Bene, ieri Luigi Manconi, pur non considerando pienamente adeguato questo testo, ha invitato ad approvarlo presto e ad approvarlo alla svelta per evitare che se ne riparli tra cinque anni. Io credo che si tratti di un atteggiamento realistico, perché qualsiasi testo su temi così delicati non può che essere il frutto di una sintesi, anche tra posizioni contrapposte. 
  Noi oggi anche in Aula abbiamo ascoltato posizioni davvero contrapposte. Io penso che, però, sia una sintesi importante, felice, a partire dalla scelta di connotare il reato di tortura come reato comune e non come reato proprio. Non è una scelta campata in aria, perché la tortura può essere praticata da chiunque, non solo da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio. 
  Ce lo dicono le cronache quotidiane, che ci dicono quando e troppo spesso le vittime sono anziani, bambini, infermi e donne. Certo, se poi a praticare queste violenze, queste umiliazioni, queste torture, queste sopraffazioni sono rappresentanti dello Stato, è giusto prevedere un'aggravante con una pena più pesante, ed è quello che facciamo. È corretto aver previsto la finalizzazione della condotta richiedendo, come requisito di punibilità, il dolo specifico. Ed è giusto che si sia stati particolarmente rigorosi sulla lunghezza dei tempi di prescrizione. Del resto, questo è quanto previsto, sia dalla Dichiarazione ONU del 1975, che dalla Convenzione del 1984 e anche da ordinamenti europei come quello francese o spagnolo. 
  E circa la connotazione di reato comune, poi, io voglio ricordare, non per spirito polemico, ma per dovere di cronaca, che era contenuta anche in altri disegni di legge, ed era contenuta anche nel disegno di legge originariamente presentato in Senato dal parlamentare del MoVimento 5 Stelle Buccarella. Da Buccarella, da uno di voi, non certamente da un nemico del vostro movimento. Quindi, l'impianto già era condiviso per molti aspetti e faceva parte del confronto. 
  Allora, io inviterei davvero ad avere più misura e a usare meno demagogia quando trattiamo queste questioni. Ecco perché io penso che potremmo cogliere davvero questa occasione. Citavo prima Manconi, ma anche il presidente della Cassazione, Santacroce, ha sottolineato, invitando più volte ad approvare una legge che istituisca un reato di tortura, che non può esserci un'efficiente Europa dei mercati se ad essa non si accompagna una forte Europa dei diritti. È quello che cerchiamo di fare. E, allora, qualcuno ci ha invitato ad avere coraggio. Bene, noi crediamo di averlo questo coraggio, ma incitiamo noi chi ci ha detto questo ad averlo il coraggio, ad avere il coraggio di abbandonare posizioni parziali, posizioni demagogiche, posizioni che possono rispondere a un pizzico di elettorato e a votare insieme a noi, a testa alta, un provvedimento come questo. 
  E, infine, io vorrei rivolgermi anche ad altri aspetti del dibattito. In particolare, a coloro che in buona fede hanno paventato qualche indebolimento verso l'azione delle forze di sicurezza, qualche forma di delegittimazione. E perché mai, mi chiedo ? Vedete, noi pensiamo che il Paese non debba solo rispetto, ma anche gratitudine alle forze dell'ordine e della sicurezza, migliaia di uomini e donne in divisa che, spesso con mezzi insufficienti e con stipendi inadeguati, rischiano l'incolumità e la vita. E colgo l'occasione per esprimere anche in questo momento la nostra solidarietà alla magistratura, alla famiglia del giudice Ciampi, un altro servitore dello Stato che oggi ha pagato con la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), così come esprimiamo il cordoglio alle famiglie degli altri morti al palazzo di giustizia di Milano. Dicevo che quegli uomini in divisa, quelle donne in divisa, lottano contro nemici pericolosi, ogni giorno, per la nostra convivenza civile, per la nostra sicurezza, e lo fanno spesso con stipendi inadeguati e con poche risorse. Ma ricordare questo, essere grati alle forze della sicurezza, non ci impedisce anche di vedere altre cose. E quanto accadde alla Diaz nel 2001, quanto accaduto talvolta dentro le carceri, non ha niente a che vedere con questo. Sono state pagine nere, vergognose, che hanno colpito l'onore stesso delle forze della sicurezza, che non hanno niente a che vedere con pratiche e comportamenti illegali. Un grande poliziotto, che non c’è più, dopo la sentenza di condanna dei protagonisti delle violenze alla Diaz, non esitò ad affermare: «Dobbiamo delle scuse ai cittadini che hanno subito danni, ma anche a quelli che, avendo fiducia nell'istituzione Polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato». Era lo stesso personaggio che trovò le parole giuste, pubbliche e private, davanti alla mamma di Federico Aldrovandi. Questo personaggio si chiamava Antonio Manganelli, ed era il capo della Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E a delegittimare le forze della sicurezza non sono provvedimenti importanti come questo, ma semmai i pochi comportamenti illegali di qualcuno. E, giustamente, quando questi comportamenti e queste deviazioni si verificano, uno Stato serio chiede scusa, punisce i colpevoli, risarcisce le vittime ed evita che accadano di nuovo. 
  Questa è la forza vera, quella di uno Stato democratico che cerca di tenere insieme la sicurezza con la legalità, e la legge che finalmente punirà anche in Italia il reato di tortura viene approvata stasera dalla Camera. Il PD voterà a favore e ci auguriamo che l'ultimo passaggio al Senato sia rapido e che il nostro Paese anche in questo modo sia più forte, più civile, e più europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).