Discussione generale
Data: 
Lunedì, 10 Luglio, 2023
Nome: 
Sara Ferrari

A.C. 418-A

Grazie, Presidente. Condivido così tanto e così profondamente gli obiettivi di questa proposta di legge che oggi sono profondamente delusa e arrabbiata, perché perdiamo un'occasione straordinaria per rendere reale ciò che state dicendo, ciò che ho sentito fino ad ora, ciò che condividiamo essere così importante per sollevare la scuola italiana da quella condizione non esaltante nella quale le classifiche internazionali la pongono. Perché oggi stiamo perdendo un'occasione così importante? La stiamo perdendo perché, dalle vostre parole e dal testo, non emerge un euro di finanziamento per questi obiettivi. Vi siete rifatti tutti alla proposta della scorsa legislatura, ma quella proposta aveva, sì, una larga condivisione parlamentare rispetto al merito, come del resto oggi, e aveva anche il sostegno del Governo, che aveva riservato - o intendeva riservare, attraverso l'esplicitazione nella relazione tecnica - il finanziamento di questa sperimentazione all'interno delle risorse della legge n. 107.

Invece, la sperimentazione di cui stiamo parlando oggi è una scatola vuota, è un bluff, e, purtroppo, rischia di essere addirittura un inganno, perché io non so se voi dentro una scuola di ogni ordine e grado pubblica o paritaria, nelle scuole per gli adulti, negli istituti di istruzione e formazione professionale ci siete mai stati. Se la norma dice che tutto ciò di cui stiamo parlando, la sperimentazione triennale e la formazione dei docenti, deve avvenire senza finanziamento, cioè esclusivamente con le risorse dell'organico e dell'autonomia delle scuole, allora vuol dire che vi state limitando ad autorizzare le scuole che, su base volontaria e di tasca propria, vogliono far partire una sperimentazione, pagarsi la formazione dei docenti, non avere un'aggiunta di monte ore e, quindi, sottrarre alcuni insegnanti, quelli che magari si sono dichiarati disponibili, piuttosto che avere un progetto complessivo che raggruppi tutti gli insegnanti di qualche specifico consiglio di classe, senza, appunto, distaccare per alcune ore qualche insegnante.

Allora, ci stiamo prendendo in giro e non è vero che crediamo fino in fondo a ciò che stiamo dicendo. Sono belle parole, bei principi, un testo di sani e interessanti obiettivi, ma fallace in partenza nella sua efficacia.

Avete addirittura scritto - e lo condivido - che questa sperimentazione e il progetto educativo vanno condivisi da parte del Ministero con INDIRE, con le scuole, con le università, con gli enti accreditati, prevedendo anche, giustamente, partenariati con il terzo settore e il volontariato. Tutto questo voi pensate che questi soggetti lo facciano gratuitamente? O pensate che le scuole rinuncino ad altra progettualità per dedicare un pezzettino delle loro, mi risulta, scarse risorse, per come stanno le scuole italiane, per fare anche questa sperimentazione, che noi consideriamo così importante, come ho sentito dalle vostre parole e sono d'accordo con voi? Allora, com'è possibile che questo avvenga veramente?

Noi abbiamo proposto in Commissione di garantire l'invarianza di bilancio, ma di tornare a prevedere, com'era stato nella scorsa legislatura, che il sostegno a questa lodevole iniziativa venga da una parte delle risorse previste nella legge n. 107. Quindi, abbiamo proposto un emendamento, che è stato bocciato, ma che io spero potrà essere ripreso in considerazione in quest'Aula, che proponeva di prevedere 5 milioni di euro, sulla legge n. 107, per la formazione dei docenti e 2 milioni di euro all'anno per le scuole che vogliano sperimentare. Perché questo è un investimento che possiamo anche considerare a termine. I soldi servono adesso per costruire questa sperimentazione. Non è vero che questa legge è avanti, perché di competenze non cognitive si sta parlando da moltissimo tempo, la ricognizione che verrà fatta dimostrerà che ci sono sperimentazioni in atto, una delle quali illustrerò dopo. Ma, per fare tutto questo, oggi servono i soldi. Domani, quando diventerà una metodologia strutturale all'interno delle nostre scuole, che mi pare è l'obiettivo che condividiamo tutti, non ci sarà più bisogno di finanziarlo in via specifica, diventerà parte integrante del modello scolastico, del modello di insegnamento che le nostre scuole adotteranno. Tuttavia, se noi non partiamo con questo forte convincimento dimostrato dall'investimento, allora ci stiamo raccontando una bella favola.

Volevo illustrarvi una sperimentazione che nel mio territorio, nel quale ho avuto l'onore di essere assessora all'istruzione terziaria, avevamo fatto partire nel 2017, con un governo regionale di un colore e che è stata portata avanti anche dal governo regionale successivo, di un'altra appartenenza politica, proprio perché la convinzione era condivisa. Questa sperimentazione era all'interno della provincia autonoma di Trento, che sapete essere un territorio che si è prestato spesso a essere laboratorio di sperimentazione per via delle sue caratteristiche non solo di luogo di grande autonomia ma anche di omogeneità sociale, economica, in cui elementi di distrazione sono limitati rispetto a un target di studenti che si può individuare. Questa sperimentazione è partita nel 2017 ed è terminata nel 2021, ha analizzato lo sviluppo delle competenze cognitive e non cognitive degli studenti trentini, per l'appunto, insieme all'università Bicocca di Milano, per capire se è possibile, attraverso un percorso scolastico, promuovere competenze non cognitive durante l'esperienza scolastica, in quale maniera, se queste competenze possono, e come, essere valutate e certificate e se queste competenze, effettivamente, fanno accrescere anche le competenze cognitive. Non mi dilungherò ma i risultati sono stati incoraggianti, le risposte sono state quasi totalmente affermative e dimostrano, sostanzialmente, che, sì, il successo formativo si può e si deve raggiungere anche valorizzando le abilità di ciascuno in questa maniera, evidentemente rendendo concreto anche il percorso individualizzato di apprendimento. Soprattutto, però, ciò che è emerso e su cui voglio soffermarmi è l'acquisizione di competenze di cittadinanza attiva. La relazione, il working paper di questa sperimentazione, il rapporto di sintesi ci dice che le competenze non cognitive rafforzano il capitale umano, e un territorio, una comunità, una società sono più forti e competitivi quanto più forte e competente è il capitale umano di cui sono composti. Quello che viene sostanzialmente segnalato è che la malleabilità delle competenze non cognitive consente di fare programmi e attività per migliorare un percorso scolastico e che possiamo immaginare di inserire questo tipo di operazione all'interno dei percorsi di educazione alla cittadinanza, di educazione civica, sostanzialmente. Educazione civica che oggi la norma disciplina in maniera amplissima. Questo lavoro dimostra che, nonostante ci sia nella norma nazionale una definizione di educazione civica ampiamente condivisibile ma eccessiva e dispersiva, per la quantità di competenze che prevede di riuscire a sviluppare, l'utilizzo di questo tipo di metodologia può essere veicolato in maniera trasversale fra tutti i docenti del consiglio di classe. Quindi, non stiamo più pensando a pochi arditi volontari, che dedicano il proprio tempo, a questo punto anche gratuitamente, a sviluppare queste competenze, ma questo progetto diventa collettivo.

Che cosa ci dice questo report? Che la componente emozionale simbolica si associa in modo aperto e dialogico alla fondazione di cittadinanze multiple, quella europea, quella globale. Questo diventa ancora più rilevante, ovviamente, in un mondo sempre più globalizzato. Occorre lavorare sulle competenze non cognitive, non tanto trasmettendo competenze che possono restare liste analitiche di conoscenze, senza alcuna percepita importanza, ma fortificando la capacità di comprendere la realtà, le persone, le cose e le situazioni, e di relazionarsi con esse.

È per questo, come si è già accennato, che l'educazione civica può essere trasmessa non come una materia di competenze analitiche ma educando le competenze non cognitive, educando, attraverso la trasmissione dei contenuti, il costituirsi di una personalità che non solo apprende, ma riconosce come valore quel nesso di diritti-doveri che conduce alla costruzione dell'io e della società in cui vive.

Non posso, non ho altro tempo per aggiungere altro. Però, davvero vi chiedo di ragionare ancora sull'opportunità, sulla necessità e sull'importanza di credere veramente fino in fondo a quanto oggi stiamo dicendo. Per farlo c'è assolutamente bisogno che questa norma abbia un suo dedicato finanziamento. Altrimenti, davvero stiamo parlando di qualcosa che tutti crediamo importante, perché la nostra scuola è la base su cui costruiamo la nostra società, ma non arriveremo a raggiungere davvero l'obiettivo. Spero davvero che nei prossimi giorni in quest'Aula ci sia la possibilità di trovare da questo Governo le risposte che il Governo precedente aveva dato, individuando il luogo da cui attingere le risorse necessarie.