Data: 
Venerdì, 3 Agosto, 2018
Nome: 
Ivan Scalfarotto

AC 1041

 

Presidente, siamo qui per commentare uno dei primi atti di un Governo pochissimo prolifico: ricordo a me stesso e ai colleghi che questo è un Governo che ormai è in carica dal 1° giugno, siamo oggi arrivati al 3 agosto e hanno portato a casa soltanto una legge che riguarda il tribunale di Bari. Quindi il cambiamento, come dire?, stenta a vedersi, stentano a vedersi delle visioni, stentano a vedersi delle decisioni. Voglio ricordare che ci sono per esempio sul tavolo del Ministro dello sviluppo economico degli importantissimi file che non trovano sbocco, decisioni che costano soldi al Paese, posti di lavoro: penso al dossier Alitalia, penso al dossier Ilva, un'azienda che perde 1 milione al giorno, e sappiamo che i commissari Ilva ci hanno detto che per settembre non ci saranno più soldi in cassa. Nel frattempo il Ministro Di Maio, con la sua tecnica, non prende decisioni, chiama l'Anac, l'Avvocatura dello Stato, convoca riunioni monstre con 60 persone, 180 partecipanti, interventi di un minuto a testa, e nel frattempo la decisione non viene presa. Ebbene, però arrivano in Aula provvedimenti come questo, che francamente, signor Presidente, se confrontati alla massa di questioni di cui questo Governo si disinteressa completamente, lasciano anche abbastanza… Come dire? Sorpresi. Ecco, questa è la parola: sorpresi, perplessi.

Voglio concentrarmi in particolare su un aspetto di questo decreto-legge, che è la creazione del Ministero dell'agriturismo, che è sicuramente una grande innovazione per il nostro Paese. Ma non posso naturalmente quest'oggi non fare un riferimento anche alla creazione di questo Ministero per la famiglia e le disabilità, un Ministero che già dal nome nasce male: oggi la mia collega Lisa Noja credo di poter dire ha smontato in modo scientifico, ha sezionato le ragioni per le quali questo Ministero non ha ragion d'essere. Se ne è aggiunta un'altra proprio in queste ore: la dichiarazione incredibile di colui che sarebbe il titolare di questo Ministero, il Ministro Lorenzo Fontana, il quale addirittura oggi ha avuto l'idea di proporre l'abrogazione della legge cosiddetta Mancino, che, come tutti sappiamo, è la legge che copre e punisce e identifica come reato quei comportamenti discriminatori di cui il Ministro Fontana dovrebbe essere il primo custode. Possiamo dire in un certo senso che abbiamo messo il conte Dracula a fare la guardia al centro trasfusionale dell'ospedale: direi che in questo caso non c'è una migliore metafora di questa.

Ma, come ho detto, non volevo occuparmi di questo pur grave problema, ma guardare di più alla creazione di questo, strano stranissimo Ministero di cui non si ha notizia in nessun'altra parte del mondo. Diciamo, innanzitutto, che il turismo è una delle principali attività produttive, azienda, business e fonte di prosperità per il nostro Paese. Molti miei colleghi, prima di me, hanno dato numeri importanti per dare una dimensione di quella che è questa industria, perché di questo si tratta. Quindi, non voglio ritornarci, anche perché basta effettivamente dire la parola “Italia” per comprendere, appunto, che Italia è sinonimo di turismo. Ecco, qualche numero lo do: i consumi turistici del 2016 sono stati la bellezza di 93 miliardi, quasi 94; ci sono 3,2 milioni di occupati, che sono il 13,2 per cento della nostra forza lavoro; abbiamo avuto un aumento dell'occupazione, tra il 2008 e il 2016, del 20 per cento e il valore aggiunto dell'industria turistica, tra il 2014 e il 2016, è cresciuto di quasi quattro volte rispetto al valore aggiunto dell'economia nel suo complesso. Infatti, l'Italia è cresciuta, tra il 2014 e il 2016, di 1,6 punti; il turismo è cresciuto di quasi 7 punti percentuali. Il valore generato, complessivamente più di 100 miliardi, quasi 104, equivale a oltre tre volte il valore generato dall'industria agroalimentare. Quindi, già non si spiega per quale motivo un'industria così grande, così strutturata, così identificata con il nostro Paese… se proprio devo dire la verità, se si fosse dovuta spostare dal Ministero del turismo e c'era una collocazione intelligente, pratica e sensata al limite era quella allo sviluppo economico. Si tratta sicuramente di un settore che contribuisce pesantemente, come ha detto, al valore economico del nostro Paese e, quindi, al limite se ci doveva essere una nuova collocazione potevo pensare a questo, ma certamente non a quella dell'agricoltura. Non si comprende proprio quale sia la connessione.

La collega Muroni prima diceva: “Capisco che c'è l'enogastronomia”, che sicuramente è un elemento identificativo del nostro Paese, ne è una parte essenziale. Però, io vorrei anche darvi un'idea, appunto. Dicevo che il valore generato dal turismo è quasi tre volte quello dell'agroalimentare, ma l'anno scorso noi abbiamo esportato per 414 miliardi e l'agroalimentare ha rappresentato il 10 per cento delle nostre esportazioni. Quindi, è importantissimo, anche perché io riconosco che il nostro agroalimentare, così come, per esempio, la nostra moda, ha un grandissimo valore evocativo, per cui si sente più Italia nel cibo, nella moda e nel design di quanto non si senta nella meccanica. Però, di questi 414 miliardi noi abbiamo esportato 117 miliardi di meccanica e 40 miliardi di agroalimentare; abbiamo esportato 54 miliardi di chimica e di farmaceutica e abbiamo esportato 66 miliardi di moda. Quindi, non c'è veramente un collegamento. Ora, il collega di Forza Italia che mi ha preceduto mi ha detto che non devo fare la battuta sull'agriturismo, ma effettivamente in questa visione dell'Italia che questo Governo porta avanti, così piccola, provinciale, chiusa in se stessa, impaurita del mondo, quella dei dazi, delle barriere e dei muri, fa un po' effettivamente sagra di campagna, con la tavola imbandita, con la tovaglia a scacchi bianchi e rossi e il fiasco di vino e questa è l'idea del nostro turismo.

Io penso che sia un'idea sbagliatissima, che sia un approccio che non ha veramente senso. Penso, appunto, che il turismo vada considerato davvero un'industria produttiva del Paese, che il turismo vada considerato poi anche come qualcosa che fino ad oggi ha funzionato male non tanto perché, nella promozione, è accorpato a questo o a quel Ministero, ma perché questa è una delle numerose conseguenze del fallimento della riforma costituzionale che abbiamo portato avanti nella scorsa legislatura. Io voglio ricordare - e voglio che sia chiaro a tutti - che il turismo è una competenza esclusiva delle regioni: la competenza sul turismo è esclusivamente delle regioni. Quindi, noi abbiamo delle storture, che con la riforma costituzionale avremmo sanato, per le quali se uno va in giro per il mondo e arriva nella metropolitana di Londra non trova scritto: “Vieni in Italia”, ma trova scritto: “Vieni in Sicilia, vieni nelle Marche, vieni in Liguria”, che sono naturalmente brand molto importanti ma meno forti del brand italiano. Per cui, lo spostamento da un Ministero a un altro non risolve il problema alla radice.

Appunto, la collega Muroni prima diceva che non abbiamo una visione unitaria. Certo, perché alla fine il vero potere di determinare le politiche nazionali in tema di turismo non sta sull'Italia ma sta sulla Calabria o sulle Marche o sul Friuli Venezia-Giulia, che - ripeto - possono essere magari conosciute al turista britannico o francese ma il turista - che so io - cinese o il turista brasiliano probabilmente quando trovano l'annuncio pubblicitario con l'invito ad andare a visitare il Molise poi finiscono col prenotare una bellissima vacanza in Francia o in Spagna e questo diventa un problema.

Per cui, posto che non si capisce quale sia la logica di questo spostamento, uno deve fare uno sforzo e provare a dire: “Ma per quale motivo un Governo, che non riesce a decidere su nulla, ha questa impellenza di spostare il turismo dentro il Ministero dell'agricoltura?”. Ci sarà pure una ragione se Ilva aspetta, se Alitalia aspetta, se tutto aspetta ma che cosa non può aspettare? Lo spostamento delle competenze da un Ministero all'altro. E, quindi, l'osservatore, anche senza malizia, prova a compenetrare nelle ragioni di chi governa uno dei Paesi del G7 che, appunto, pone in cima alle priorità questa bizzarra e inspiegabile decisione. E, allora, basta in realtà fare un giro un po' per i siti e si scopre che il Governo che ha parlato del cambiamento e che è supportato dal partito che ha fatto del rinnovamento e della lotta contro le leggi ad personam la sua vera ragion d'essere, cioè il MoVimento 5 Stelle, consente un'operazione che più ad personam non esiste.

Cari colleghi, signor Presidente, diciamocelo chiaramente: il Ministero dell'agricoltura ha ricevuto le competenze per il turismo perché al Ministro Gianmarco Centinaio piace il turismo. È una roba sua, che gli piace e che sente vicina. Aveva un'urgenza. Lui è un appassionato e noi, che siamo il Paese della passione, possiamo frapporci alla passione di un Ministro e frustrare le sue aspirazioni in questo modo? Ma no! Ma certo che ci prendiamo cura delle aspirazioni del Ministro Centinaio e facciamo un bellissimo decreto-legge. Necessità ed urgenza, perché ci prendiamo a cuore moltissimo l'hobby e la passione del Ministro Centinaio e facciamo una meravigliosa legge ad personam. Gli diciamo: “Non ti preoccupare, Centinaio. Vuoi occuparti di turismo e anziché nominarti Ministro della cultura e del turismo - come succederebbe in un Paese normale e utilizzando la famosa storia di Maometto e la montagna ma al contrario, cioè spostando la montagna invece che Maometto - ti diamo le competenze all'agricoltura”. Sarebbe stato molto più facile e più economico nominare il Ministro Centinaio Ministro della cultura, scusatemi tanto. Era proprio un ragionamento semplice, semplice, ma evidentemente questo Governo è il Governo della complicazione degli affari semplici. Abbiamo visto che complicate gli investimenti degli investitori internazionali, complicate le assunzioni dei giovani con le causali e gli aumenti di prezzo e, quindi, complicando, complicando e complicando ci avete fatto, anzi, non ci avete fatto ma avete fatto al Ministro Centinaio anche questo regalino.

Peccato, però, che il Ministro Centinaio non è che sia soltanto un appassionato a tempo perso di turismo. Il Ministro Centinaio è un professionista del turismo. Infatti, ha un lungo curriculum sull'argomento. Io vedo - e anche quello è reperibile su tutti i siti del settore; ce n'è uno, in particolare, che si chiama TTG Italia, che ci dice molte cose - che il Ministro Centinaio ha lavorato a lungo nel Club Méditerranée, ed è stato area manager per il nord Italia tra il 2006 e il 2007. Poi, nel 2009 è diventato il responsabile del canale di vendita tramite le agenzie del Club Méditerranée. Poi, sempre lo stesso sito ci dice che il 6 aprile 2009 è diventato direttore commerciale di un tour operator, il tour operator Il Viaggio. E l'ultima notizia che reperisco in rete è del 21 maggio, quindi dieci giorni prima che si nominasse il Governo. Ebbene, dieci giorni prima questo sito recita testualmente: “Attualmente, infatti, Centinaio affianca alla sua carriera politica quella di direttore commerciale del tour operator Il Viaggio”. Quindi, il 21 maggio il Ministro, che si apprestava a prendere questa responsabilità e a prenderla con questo movimento assurdo di spostamento di competenze, era dirigente di un tour operator.

Ora, mi viene da chiedere soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno fatto una battaglia storica contro il conflitto di interessi: ma, scusatemi - e vi parlo naturalmente tramite il Presidente Rosato, che ci ascolta - colleghi, se non è un conflitto di interessi questo, ditemi cos'è un conflitto di interessi. Prendere il direttore commerciale di un tour operator e farlo, non Ministro della cultura e del turismo, ma Ministro dell'agricoltura con spostamento delle competenze, se non è conflitto di interessi questo, mi chiedo quale sia.

Ora, noi sappiamo che per legge i membri del Governo non possono avere incarichi incompatibili e quindi io voglio dare, come dire, il beneficio del dubbio al Ministro Centinaio e auspico - mi piacerebbe moltissimo che ce lo dicesse ufficialmente - che abbia comunicato all'Autorità antitrust che ha lasciato ogni responsabilità dentro questo tour operator nel quale aveva un ruolo, come dire, di dirigente di vertice.

Però, certo, questo dimostra in modo inequivocabile la concezione proprietaria che questo Governo ha delle istituzioni. Cioè, cari colleghi, noi non ci possiamo stupire se il presidente della Rai designato prende un ceffone in faccia dal Parlamento sovrano che rappresenta i cittadini e con uno sbuffo dice: me ne frego, per usare una citazione che piacerebbe al Ministro Salvini. Non ci possiamo stupire di questo, perché chi decide di prendersi una competenza da un altro Ministero e riesce a far produrre un decreto-legge d'urgenza, come se questo Paese non avesse la disoccupazione, non avesse il problema della crescita, non avesse mille e mille problemi, del Mezzogiorno, c'è tempo per spostare le competenze del Ministero della cultura prima di ogni altra cosa. Questa è una concezione proprietaria dello Stato, che noi combatteremo con ogni forza e cominciamo a combatterla raccontandola al Paese, perché il Paese deve sapere che cos'è il cambiamento, deve sapere cosa vuol dire aprire le istituzioni come una scatoletta di tonno, significa umiliarle e pensare che siano proprie. Non è così, signor Presidente, non è così, caro sottosegretario Valente, al quale mi rivolgo, naturalmente, tramite il Presidente. Sappiate che avrete, nel Partito Democratico, un'opposizione fierissima, perché noi abbiamo giurato fedeltà a queste istituzioni e non accetteremo ulteriormente che siano fatte oggetto di violenza come in questi casi. Io vi ammonisco, la Costituzione va rispettata anche sostanzialmente. Non fateci vedere più questo tipo di provvedimenti, caro sottosegretario, in cui si spostano competenze di Ministeri, perché qualcuno ha il proprio hobby da perseguire e da curare. Se qualcuno ha un hobby da perseguire e da curare, lo curi nel fine settimana.