Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 13 Giugno, 2016
Nome: 
Miriam Cominelli

 A.C. 68-B ed abbinate

Grazie, Presidente. Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, alcuni recenti sondaggi ci hanno raccontato in numeri quello che in realtà da diversi anni sta accadendo nel nostro Paese ovvero che l'85 per cento della popolazione italiana considera il tema ambientale come un tema prioritario. Ci hanno detto in cifre quello che poi è sotto gli occhi di tutti: l'attenzione verso la tutela ambientale, del paesaggio e della salute sono diventati una specie di nuovo motore di civismo, di voglia di dire la propria, di avere risposte chiare da parte dei decisori politici. Sono diventati, da un lato, temi prioritari nella valutazione di un'amministrazione sia essa statale, regionale o locale e, dall'altro, l'occasione per interessarsi alla cosa pubblica, per partecipare ed essere protagonisti. La Coop 21 di Parigi ha riportato al centro del dibattito internazionale la preoccupazione crescente riguardo ai temi dell'ambiente, della salute e dei cambiamenti climatici. L'enciclica papale ha acceso la discussione anche in luoghi più ampi e, passatemi il termine, forse poco battuti da queste tematiche. In questo quadro le istituzioni democratiche non possono e non devono stare con le mani in mano. A loro si richiede una risposta fondata sulla conoscenza, sulla trasparenza, sulla professionalità e sull'etica degli organi tecnici. Solo in questo modo declinando in maniera ambientale le azioni concrete di una democrazia decidente, esse possono anche su questo versante dimostrare di essere utili, incisive, contemporanee e lungimiranti allo stesso tempo. Solo in questo modo si può colmare quello iato, quella distanza che rischia di diventare rottura tra cittadini e istituzioni e in questa legislatura si stanno dando queste risposte importanti che si legano insieme per essere efficaci. Quindi, da un lato, l'aspetto della valorizzazione dell'ambiente come risorsa anche economica, è stata declinata nel provvedimento divenuto legge pochi mesi fa, il collegato ambientale, uno strumento per inverare e rendere ancora più virtuoso, anche attraverso le norme, quel collegamento indissolubile tra ambiente, economia e società che ormai è sotto gli occhi di tutti. Dall'altro lato l'aspetto, dolorosamente necessario, della punizione, che ha comunque come fine il ripristino dei luoghi inquinati, attraverso la tanto attesa legge n. 68 del 2015, i cosiddetti ecoreati, un provvedimento necessario in un Paese come il nostro che spesso non solo si dimentica di avere cura dei propri tesori ma a volte ne fa scempio; un provvedimento necessario quindi per applicare il concetto chiave «chi inquina paga», per avere giustizia verso chi usa illecitamente le risorse ambientali per trarne profitto e, soprattutto, ed è sempre bene ricordarlo, per tutelare maggiormente chi porta avanti nella legalità e nel rispetto dell'ambiente la propria attività d'impresa. Mancava un tassello – lo abbiamo ripetuto più volte – soprattutto in occasione della discussione in quest'Aula e in altre sedi parlamentari rispetto a casi critici del nostro Paese: dall'ILVA di Taranto al sito di Bussi all'isochimica di Avellino e al caso Caffaro della mia Brescia, anticipato prima anche dal presidente Realacci, alla Val D'Agri in Basilicata alle realtà della Sicilia. Mancava una parte fondamentale che desse più gambe e più fiato al nostro sistema di agenzie ambientali. Dal 1994, anno dalla loro costituzione, le Agenzie hanno rappresentato un punto di riferimento per imprese e cittadini anche se con una risposta non omogenea su tutto il territorio nazionale. Non è un caso, infatti, se l'elenco di criticità fatto poc'anzi si colloca maggiormente a sud del Paese. Il provvedimento in esame dichiara da subito di voler porre rimedio soprattutto a questa ingiusta situazione di diseguaglianza: definisce infatti un unico sistema nazionale superando squilibri regionali e sovrapposizioni normative indicando nell'ISPRA il polo nazionale e nelle ARPA i poli regionali territoriali in grado di lavorare in rete in modo più efficace ed omogeneo attraverso l'attuazione dei cosiddetti livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, i LEPTA. 
Questo sistema vuole essere il luogo in cui far convergere e condividere competenze, esperienze dati e informazioni attraverso i quali soggetti pubblici e privati possono trovare un supporto per qualificare sotto il profilo ambientale il proprio intervento. Il tutto senza scadere nel mero centralismo ma applicando un modello che valorizza le autonomie. I principi ispiratori del provvedimento sono stati, oltre la terzietà e l'autonomia scientifica, la multireferenza nei confronti dei soggetti che operano in questi ambiti ed un nuovo sistema di finanziamento. Proprio per ciò che dicevo in apertura si è reso necessario che cittadini e imprese possano contare su un sistema certificato e terzo rispetto alle istituzioni di produzione di dati e analisi sulle matrici ambientali e di relativa informazione ambientale e sanitaria in tutto il territorio nazionale. Non dobbiamo dimenticare poi che queste organizzazioni, seppure con un carattere tecnico-strumentale, esprimono pareri vincolanti per le autorità. Per tale motivo con questo provvedimento si cerca di dare più autonomia alle agenzie e all'ISPRA definendo in maniera chiara il rapporto tra controllore e controllato, chiedendo più coordinamento ai lavori in rete e più professionalità a chi dovrà dirigerle. Come dicevo prima, rimane la completa autonomia dei livelli regionali e si realizzano sinergie tra gli enti, anticipate con la nascita dell'associazione delle ARPA nel 2001 che in nuceritroviamo nel decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2002 in cui si istituiva il consiglio federale delle agenzie ambientali ma, di fatto, solo nominalmente e che trova maggior concretizzazione invece nel 2008 con la nascita di ISPRA. Questo istituto in questo disegno assume un ruolo di rilievo nel coordinamento del sistema nazionale e, di conseguenza, dell'attività di ricerca con le sue 1306 unità di personale attualmente operanti sull'attuazione del piano triennale, l'espletamento dei servizi ordinari e le altre attività in convenzione. Da oggi verranno integrate le specializzazioni tecniche cresciute nelle diverse agenzie e messi in rete i laboratori provinciali in modo da avere i livelli di protezione ambientali uguali in tutto il Paese, precondizione necessaria anche per la piena e corretta applicazione della legge sugli ecoreati, come sovente ci viene ricordato dai magistrati impegnati sul campo, anche grazie alla figura degli ufficiali di polizia giudiziaria per i dipendenti ARPA già utilizzata in alcune delle nostre realtà regionali. 

Il tema delle risorse, infine, non è una questione secondaria, com’è ricordato bene dal relatore Zaratti, ma grazie anche all'ordine del giorno approvato in Senato siamo certi che il Ministero e il Governo tutto sapranno corrispondere correttamente in modo congruo a questa esigenza. 
Concludendo, Presidente, possiamo dire che con questo provvedimento facciamo un passo in avanti in molte direzioni: nella valorizzazione delle nostre eccellenze territoriali, nell'aiuto alle imprese sane che non sfruttano in maniera illecita l'ambiente, nella tutela dell'ambiente e della salute, nel dare una risposta chiara ed efficace ai cittadini che chiedono impegno, serietà e lungimiranza alle istituzioni democratiche in cui sediamo da decisori politici in loro rappresentanza. Sbaglieremmo però a considerare slegati tra loro questi importanti obiettivi che, invece, insieme concorrono a fare del nostro un Paese più attento alle sue risorse, più deciso nel percorrere la strada di uno sviluppo sostenibile vero senza lasciare indietro nessuna delle sue parti, un Paese quindi più democratico e giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).