Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 3 Giugno, 2019
Nome: 
Umberto Buratti

A.C. 622-A

Grazie, Presidente. La proposta di legge n. 622, che stiamo discutendo, prevede l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, individuandola nella data del 26 gennaio, quel 26 gennaio nel quale si ricorda la battaglia di Nikolajewka. L'articolo 1 afferma che lo scopo del provvedimento è quello di tramandare alle nuove generazioni i valori che incarnarono gli alpini nella difesa della sovranità e dell'interesse nazionale e nell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato. Certo, Nikolajewka è la battaglia dove gli alpini della Tridentina riuscirono a sfondare l'accerchiamento.

Ogni anno l'Associazione nazionale alpini già ricorda quelle battaglie, la battaglia di Nikolajewka e quella di Valujki. Ogni anno chi, come me, ha servito il nostro Paese nel corpo degli alpini organizza, predispone, celebra quel momento. L'Associazione nazionale alpini è articolata in sezioni e in gruppi, e in ogni piccola realtà dove c'è uno o più alpini quel giorno viene celebrato; lo celebriamo e cerchiamo anche di celebrare il ricordo dei nostri morti con un altro motto, che è quello di aiutare i vivi ricordando i nostri morti, tutti coloro i quali sono andati avanti. Pensate, nel 1993, a cinquant'anni di distanza da quella tremenda battaglia, gli alpini hanno voluto donare qualcosa in Russia: laddove era la sede del Corpo d'armata alpino, nella città russa di Rossosch, hanno realizzato un asilo.

L'operazione si chiamava Operazione Sorriso; quell'operazione voleva essere anche cercare di ricordare tutti i morti di entrambe le parti, non solo quelli degli alpini, ma anche quelli dei russi. Credo che in quell'operazione ci sia quello spirito che gli alpini cercano da sempre di portare avanti, tramandare quei valori, tramandare quei ricordi, le gesta di quei ragazzi, le tante medaglie al valore. In quei giorni, in quei mesi, dal dicembre del 1942 al gennaio del 1943, quelle gesta che sono state riportate ci parlano di accadimenti terribili, ma ci sono anche molte storie che non sono state scritte, magari non hanno avuto una medaglia né d'argento né di bronzo né d'oro, ma sono quei ricordi che i superstiti, alcuni di loro, hanno tramandato. Vengo da una realtà di mare, da un paese di mare, Forte dei Marmi, ma ha alle spalle le Alpi Apuane, zona di reclutamento alpino.

Ebbene, anche da lì partirono in tanti. E, allora, mi piace ricordare un ufficiale medico, il tenente Lirio Barberi, che, dopo la battaglia di Nikolajewka, decise di rimanere lì con gli alpini e con gli altri soldati feriti; e così lascio libero il suo attendente, dicendo: tu vai pure, rientra con gli altri, ma io voglio rimanere qua ad aiutare i feriti. Di quel tenente, del tenente Lirio Barberi, non si è più avuta notizia, non si è saputo più niente. Pensate, aveva una fidanzata che è rimasta tale, non si è mai sposata; ha conservato quell'amore e quel ricordo, così come i familiari del tenente Lirio Barberi. Ebbene, come lui sicuramente sono tanti che in quelle tremende battaglie in terra di Russia sono rimasti; grazie anche all'attività posta in essere da Onorcaduti, in questi anni alcuni sono rientrati. Ma allora mi piace pensare e ricordare citando le parole di Mario Rigoni Stern, il quale scriveva: ecco, sono ritornato a casa ancora una volta. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita. Lui amava dire: sì, io sono tornato a baita, la sua baita che lui stesso aveva costruito, che è a Asiago, dove è nato e dove poi ha finito i suoi giorni. Uomini come lui ci hanno tramandato queste storie. Ebbene, oggi noi, con questa legge, vogliamo ricordare questo sacrificio alpino.

Ma per rispettare veramente quel sacrificio di quegli uomini, di quelle battaglie, ma anche di quelli che poi hanno continuato, portando avanti il testimone di soldati d'Italia che hanno fatto il loro dovere, noi dovremmo cercare di impegnarci quotidianamente, perché non deve essere solo quella giornata del 26 di gennaio, ma dovrebbe essere un ricordo, un qualcosa che ci stimola, che ci accompagna ogni giorno, perché, allora, solo così, riusciremo davvero a dare concretezza a quei valori, non a metterli solo nel calendario, come del resto accade anche per altre ricorrenze che le leggiamo, ahimè, solo in quel calendario.

Allora, l'alpino è un uomo che si confronta con la terra che si alza in piedi, perché, vedete, conquistare la pianura è semplice, la pianura si fa presto, ma quando l'uomo si confronta con la montagna è la terra che è in piedi, sei alla pari, è faticoso, è difficile; perché c'è quello spirito di corpo? Perché l'alpino, come del resto sa chi va in montagna, ha il suo zaino, porta con sé le sue cose e, magari, aiuta gli altri, ma, nel Corpo degli alpini è chi sta davanti, di solito è l'ufficiale, che apre e fa la strada. Io ricordo il mio comandante, il capitano Biagio Abrate, all'epoca comandante alla scuola ufficiali del 104° corso allievi ufficiali, che io ho fatto nel lontano 1981; c'erano due metri di neve e il nostro comandante stava lì davanti, ad aprire la pista; è il comandante che sta davanti, tutti gli altri dietro, è il comandante che dà l'esempio, ma ciascuno ha il suo zaino e porta quello che a lui serve.

Allora, quella dimostrazione che gli alpini hanno sempre fatto, gli alpini continuano a fare, anche chi, come il sottoscritto, non ha più la divisa addosso; nell'Associazione Nazionale Alpini c'è un bellissimo esempio di fratellanza, di aiuto, con la Protezione civile, abbiamo un ospedale da campo pronto a intervenire in ogni momento. Allora, qui, si apre anche un'altra riflessione, forse, a questi ragazzi, ai ragazzi di oggi, noi dovremmo, in qualche maniera, cercare di trasmettere qualcosa e di educarli anche a questo; in che modo e in che forma, non lo so, forse potrebbe essere anche un'occasione questa per ripensarci, magari un periodo nel quale si svolge attività di protezione civile, che possa essere un'attività formativa vera, concreta. E, allora, con quell'impegno per le nostre comunità, anche i nostri giovani di oggi possano portare il ricordo di quel sacrificio alpino.

Voglio chiudere solo con alcune parole che il direttore Fontana del Corriere della Sera ha scritto in occasione del centenario della costituzione dell'Associazione Alpini che è avvenuto il 12 maggio scorso con l'adunata nazionale di Milano, una splendida adunata. Scriveva: “Nell'era dell'istantaneità e dei social media, arena in cui le opinioni faziose diventano corpi contundenti contro chi la pensa diversamente, la lezione che arriverà dall'adunata di Milano sarà importante. Una lezione di convivenza e di civiltà, di orgoglio del proprio ruolo, unito, però, a una grande capacità di dialogo, di confronto e di accoglienza. Questo Paese ha bisogno di serietà e di sobrietà. Le troppe polemiche stanno facendo perdere il senso del futuro e di quanto sia importante un lavoro comune per costruirlo. Credo che dagli alpini arriverà l'esempio: un'altra strada è possibile, basta saperla percorrere”. Vediamo di percorrere quella strada che gli alpini nella storia e quotidianamente percorrono, per il bene del nostro Paese.