Discussione generale
Data: 
Lunedì, 20 Luglio, 2020
Nome: 
Filippo Sensi

A.C. 2451-A

Grazie, Presidente. Prendo la parola e già solo questo prendere mi pare una sproporzione, una dismisura, un'arroganza, una mancanza di rispetto e riguardo. Mi creda, Presidente, più che prenderla oggi, mi manca la parola, la precisione e la messa a fuoco per dire una mancanza, appunto, di migliaia e migliaia, migliaia e migliaia di persone, di vite perse in Italia per il SARS-COV-2. Da mesi, ormai, il Parlamento sembra non parlare di altro, legiferare su altro, stanziando fondi sempre manchevoli, disegnando provvedimenti sempre perfettibili, sicuramente tardivi, ma che sono parte di una risposta che prova a incontrare una domanda implacabile, ineludibile, incolmabile, quella di questo male, forse, addirittura del male. A fronte di tante parole che tentano di corrispondere a un'attesa che resterà strutturalmente tale, di parole che cercano di indovinare a tentoni persone e cose, come se davvero una notte potesse passare e non passa. A fronte di tante parole, dicevo, Presidente, anche solo provare a dire non trova una terra su cui riuscire ad alzarsi in piedi. Ma come? Ma come osate? Di fronte a tutto questo dolore, a questo deserto che ci si è aperto sotto i piedi, ai ritardi, alle malversazioni, alla malattia, alla morte, alla chiusura e alla disperazione, a tutto ciò che è necessario ed urgente ancora oggi a migliaia e migliaia e migliaia e migliaia di storie cancellate, come vi azzardate anche solo a provare a dire? Perfino a dire la memoria di chi non c'è più; perfino a invocare un silenzio che ci portiamo dentro ogni giorno, come un ronzio, come un grido, come un rumore che non ci abbandona, un rumore di chi ci manca.

Il pudore mi imporrebbe di restituirla quella parola che lei mi ha concesso, Presidente, tanto insignificante e vana si fa di fronte a questa dismisura, a questa sproporzione, a questa mia inadeguatezza. Ma mi sono fatto coraggio, sa, Presidente, perché, prendendo a pretesto questa iniziativa di legge doverosa e della quale ringrazio i proponenti, che fa del 18 marzo il giorno del picco, della diga crollata, della prima linea della Normandia, la Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell'epidemia di Coronavirus e di un silenzio, di un minuto di silenzio la forma di questo ricordare, ho pensato che, forse, una cosa l'avrei potuta dire, anzi più di una, 173 per l'esattezza, perché potrei dire, con Paolo Giordano, che questa “epidemia ci incoraggia a pensarci come appartenenti a una comunità”, lo ha fatto l'onorevole Martina questa mattina introducendo i nostri lavori e che, proprio questa ferita aperta, ci convoca, convoca noi, ognuno di noi, tutti insieme, uno per uno. E che cos'altro abbiamo, se non parole, per fare di nuovo presente chi ci ha lasciato? Parole che durano lo spazio di un oblio, di una rimozione, come se i vivi potessero davvero scampare al contagio della morte non nominandola, non dicendola, facendo della vita l'illusione di essere immuni, di essere salvi e della memoria uno scudo, un diaframma, una linea di confine che tenga fuori ciò che più non è, ciò che è stato: ciò che è stato. Pensandoci bene, insomma, e prima di fare silenzio, io queste parole non ce le ho, non ne dispongo e, anzi, ci ho pensato molto prima di dirle, in quanto non ne dispongo, perché appartengono ad altre persone, persone che sono andate, persone che sono rimaste, come noi, persone alle quali queste parole possono rinnovare un dolore e un ricordo caro, parole da custodire gelosamente o da condividere con il resto di questa comunità che siamo noi: il resto. E queste parole sono la voce più essenziale, più nuda che resta, queste parole sono i nomi di chi non c'è più e di chi ci apprestiamo a ricordare facendo silenzio ogni 18 marzo. Non ho il tempo, Presidente, non ho la gola, non ho la pretesa di nominare qui le migliaia e migliaia e migliaia e migliaia di persone che non sono più per il SARS-COV-2 una per una, però ho pensato che, nell'attesa del silenzio che oggi istituiamo, parlando tra i tanti, tantissimi, io vorrei dire qui, se lei me lo consente e se questa evocazione non fosse presa per niente altro che un modo per farli presenti almeno per un istante di nuovo, i nomi dei medici che non ci sono più per il SARS-COV-2 secondo l'elenco, ahimè, provvisorio e incompleto, ma pubblico, perché non sia violata la privacy e la riservatezza del dolore, provvisto dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

“Conservare e rinnovare la memoria”, recita il distico dell'iniziativa di legge che presentiamo: se mi è permesso e per il tempo residuo che mi è concesso, vorrei tacermi e lasciar parlare soltanto i nomi dei dottori che si sono presi cura di noi, quelli ai quali, assieme agli infermieri e al personale sanitario tutto, ci siamo rivolti ogni giorno perché rischiarassero le nostre angosce, le nostre paure, quelli che questa paura l'hanno messa da parte e pianta magari in segreto per curarci o provare a farlo e consentirci così oggi di piangerli, e di nominarli, semplicemente. Di dire e dire grazie a: Roberto Stella, Giuseppe Lanati, Giuseppe Borghi, Raffaele Giura, Carlo Zavaritt, Gino Fasoli, Luigi Frusciante, Mario Giovita, Luigi Ablondi, Franco Galli, Ivano Vezzulli, Massimo Borghese, Marcello Natali, Antonino Buttafuoco, Giuseppe Finzi, Francesco Foltrani, Andrea Carli, Bruna Galavotti, Piero Lucarelli, Vincenzo Leone, Antonio Buonomo, Leonardo Marchi, Manfredo Squeri, Rosario Lupo, Domenico De Gilio, Calogero Giabbarrasi, Renzo Granata, Ivano Garzena, Ivan Mauri, Gaetano Autore, Vincenza Amato, Gabriele Lombardi, Mario Calonghi, Marino Chiodi, Carlo Alberto Passera, Francesco De Francesco, Antonio Maghernino, Flavio Roncoli, Marco Lera, Giulio Titta, Benedetto Comotti, Anna Maria Focarete, Dino Pesce, Giulio Calvi, Marcello Ugolini, Abdel Sattar Airoud, Giuseppe Maini, Luigi Rocca, Maurizio Galderisi, Leone Marco Wischkin, Rosario Vittorio Gentile, Francesco Dall'Antonia, Abdulghani Taki Makki, Aurelio Maria Comelli, Michele Lauriola, Francesco De Alberti, Mario Luigi Salerno, Roberto Mario Lovotti, Domenico Bardelli, Giovanni Francesconi, Valter Tarantini, Guido Riva, Gaetana Trimarchi, Norman Jones, Roberto Mileti, Marino Signori, Gianpaolo Sbalordini, Marcello Cifola, Gennaro Annarumma, Francesco Consigliere, Alberto Paolini, Riccardo Paris, Dominique Musafiri, Italo Nosari, Gianroberto Monti, Luciano Riva, Federico Vertemati, Giovanni Battista Tommasino, Paolo Peroni, Riccardo Zucco, Giandomenico Iannucci, Ghvont Mrad, Gianbattista Bertolasi, Silvio Lussana, Giuseppe Aldo Spinazzola, Vincenzo Emmi, Carlo Amodio, Adelina Alvino De Martino, Giancarlo Orlandini, Luigi Ravasio, Antonio Pouchè, Lorenzo Vella, Salvatore Ingiulla, Mario Ronchi, Giuseppe Vasta, Nabeel Khair, Marzio Carlo Zennaro, Tahsin Khrisat, Mario Rossi, Samar Sinjab, Antonio De Pisapia, Massimo Bosio, Francesco Cortesi, Giunio Matarazzo, Emilio Brignole, Edoardo Valli, Nabil Chrabie, Gianfranco D'Ambrosio, Gaetano Portale, Fabio Rubino, Giovanni Stagnati, Giovanni Delnevo, Luigi Ciriotti, Sebastiano Carbè, Maurizio Bertaccini, Domenico Fatica, Patrizia Longo, Enrico Boggio, Eugenio Malachia Brianza, Elisabetta Mangiarini, Marco Spissu, Arrigo Moglia, Alberto Guidetti, Alberto Omo,

Giancarlo Buccheri, Pietro Bellini, Renzo Mattei, Eugenio Inglese, Vincenzo Frontera, Elfidio Ennio Calchi, Carmine Sommese, Carmela Laino, Nicola Cocucci, Alessandro Preda, Italo D'Avossa, Renato Pavero, Antonio Lerose, Andrea Farioli, Luciano Abruzzi, Silvio Marsili, Oscar Ros, Manuel Efrain Perez, Alberto Santoro, Pasqualino Gerardo Andreacchio, Maddalena Passera, Carlo Vergani, Tommaso Di Loreto, S.F., Guido Retta, Gianbattista Perego, Maura Romani, Luigi Macori, Ermenegildo Santangelo, Raffaele Pempinello, Oscar Giudice, Alberto Pollini, Guglielmo Colabattista, Alfredo Franco, Angelo Gnudi, Marta Ferrari, Antonio Costantini, Davide Cordero, Luigi Paleari, Leonardo Panini, Cesare Landucci, Ugo Milanese, Roberto Zama, Vincenzo Saponaro, Jesus Gregorio Ponce, Paolo Paoluzi, Fiorlorenzo Azzola, Josef Leitner, Gianfranco Conti.

Solo adesso le restituisco la parola Presidente, e la ringrazio.