Grazie, Presidente. Come abbiamo già ribadito nelle numerose occasioni di confronto, dalle sedute in Commissione, alle audizioni, al dibattito in Aula sull'approvazione del decreto Carige, il Partito Democratico non ha alcun timore di dare un ampio mandato alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema creditizio e finanziario del nostro Paese, che si va a costituire. La riteniamo una utile occasione per discutere di tutte le vicende bancarie del passato e del presente, e pensiamo che la costituenda Commissione d'inchiesta non parta da zero: c'è già un importante lavoro svolto dalla Commissione istituita nella scorsa legislatura, che non va messo da parte.
E basterebbe leggere la relazione conclusiva di quella Commissione per comprendere come il fenomeno delle crisi bancarie nel nostro Paese sia stato un fenomeno importante, ma minore di quello subito da altri Paesi europei. Basti pensare che l'intervento pubblico nel settore bancario in Italia equivale allo 0,8 per cento del PIL, in Germania ha riguardato il 7 per cento del PIL. Non c'è solo quella relazione, ci sono anche le due indagini conoscitive della Commissione finanze e tesoro del Senato del 2015 e del 2016, che già allora evidenziavano a grandi linee alcuni aspetti problematici rispetto all'attività bancaria, quella di vigilanza e i necessari interventi legislativi. È un buon punto di partenza, nonostante il rifiuto delle opposizioni nella scorsa legislatura di condividere quella relazione unitaria sul lavoro svolto dalla Commissione; è stato un errore soprattutto per le misure che quella relazione ha proposto di mettere in campo in materia di vigilanza e di controllo del sistema bancario e finanziario.
In questa sede ci preme porre in evidenza due questioni politiche, su cui ci aspettiamo una risposta della maggioranza e del Governo. La prima riguarda la funzione di indagine della Commissione, la seconda quella conoscitiva a supporto dell'attività legislativa. Per quel che riguarda la funzione di indagine, con tutti i necessari vincoli di riservatezza e di equilibrio, bisognerà individuare gli ambiti di iniziativa. Lo voglio dire con una certa preventiva chiarezza: noi non saremo favorevoli ad indagini che si vadano a sovrapporre a procedimenti in corso o già nella fase processuale, magari con gradi di giudizio già espressi. Gli ampi poteri che equiparano le attività della Commissione d'inchiesta a quelle della magistratura ordinaria non possono essere esercitati nella direzione di provare a riscrivere verità giudiziarie acquisite.
Siamo di fronte a materie che riguardano società quotate, istituzioni di regolazione, responsabilità manageriali di primo piano. Con il risparmio degli italiani non si scherza: noi non consentiremo un uso strumentale e mediatico del potere di indagine del Parlamento. La seconda questione è relativa al lavoro conoscitivo propedeutico all'attività legislativa. Quanto tempo ci si dà? Quali sono le priorità che si individuano tra le vaste materie descritte nella proposta di legge? Abbiamo già sottolineato, come Partito Democratico, l'anomalia di una Commissione di inchiesta che duri tutta la legislatura. Avevamo proposto e riproporremo in sede emendativa una riduzione a tre anni della durata della Commissione.
Alla maggioranza chiediamo chiarezza sui tempi delle riforme che sono necessarie alla migliore trasparenza e efficacia del sistema bancario e finanziario italiano. Non vorremmo trovarci davanti a un'iniziativa che produce nella legislatura relazioni annuali piene di buoni propositi, a cui accompagnare uno stanco dibattito parlamentare, senza che nessuno dei suggerimenti diventi legge. Si riparta, quindi, dai temi già individuati nella relazione conclusiva della Commissione Casini e si affianchi il lavoro conoscitivo alla discussione di merito su modifiche normative da sottoporre alle Commissioni, che non possono certo essere esautorate dal lavoro della Commissione d'inchiesta. Se si opererà seriamente, il Partito Democratico non farà mancare il proprio contributo; se si cercherà di forzare le funzioni e le prerogative della Commissione d'inchiesta, reagiremo con forza. Il sospetto ci viene anche per come la maggioranza si è mossa in queste settimane.
L'impressione che date è che la Commissione che ci apprestiamo ad istituire possa diventare uno strumento per alimentare la propaganda del Governo su un tema delicato che tocca i risparmi dei cittadini. Abbiamo appreso il nome del futuro presidente, Gianluigi Paragone, dalla stampa, attraverso le dichiarazioni del capo politico di uno dei due partiti della maggioranza. Una nomina in pectore a dispetto delle prerogative di quest'Aula e frutto soltanto di un accordo politico di spartizione tutto interno alla maggioranza. Abbiamo appreso che è una compensazione per la mancata nomina di un esponente dei 5 Stelle alla presidenza della Consob. E anche le prime interviste rilasciate dal futuro presidente non fanno presagire nulla di buono: faremo cantare Bankitalia e Consob. Dichiarazioni da tribunale dell'inquisizione, i cui toni sono quelli di chi ha già deciso che gli imputati sono colpevoli e non di chi deve dare supporto al Parlamento per migliorare e implementare la legislazione vigente.
La maggioranza non si provi a trasformare un luogo così importante in un talk show giudiziario; non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco. I fatti di questi giorni dovrebbero aver fatto capire al Governo e alla maggioranza che non siete al di sopra della legge e che quello giudiziario è un potere autonomo da quello politico. E, allora, il dettato dell'articolo 82 della Costituzione è chiaro: la Commissione d'inchiesta opera con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. Le stesse limitazioni, lo dico al presidente in pectore, meglio essere chiari prima: stia attento ai suggeritori interessati, capisca bene chi gli scrive il gobbo e di quali interessi può essere portatore.
È invece necessario, perché questa Commissione abbia un senso positivo, continuare a lavorare sulle questioni già note o che emergeranno durante i lavori della Commissione, affinché non si possano ripresentare le criticità del passato. Penso, ad esempio, a un rafforzamento della vigilanza, a come favorire una maggiore collaborazione tra Bankitalia e Consob, alla necessità di costruire il nuovo presidio normativo nel settore bancario e finanziario. Non sono misure banali, sono interventi di rilievo che vanno a toccare l'interesse dei risparmiatori, la stabilità degli istituti bancari, l'equilibrio dell'intero sistema italiano nel panorama europeo. Non è, dunque, un lavoro da sottovalutare o da logorare sotto lo scudo della propaganda.
Sarebbe sbagliato mettere in piedi l'ennesimo strumento di campagna elettorale in vista delle elezioni europee per giocare la competizione tra 5 Stelle e Lega anche su questo argomento in maniera irresponsabile. Serve, invece, un lavoro che affronti le questioni nel merito, partendo dall'eredità della scorsa legislatura. Ci sono riflessioni, considerazioni e proposte tutt'altro che banali. La stessa collaborazione tra la Banca d'Italia e la Consob - è emerso chiaramente - non è stata sufficiente, l'ho già detto; sarà necessario, quindi, prevedere regole che modifichino il rapporto tra le due autorità. Un altro aspetto su cui la futura Commissione dovrà lavorare e su cui il Parlamento dovrà intervenire è quello dei crediti deteriorati, i cosiddetti NPL. Tempi lunghi e procedure complesse influiscono anche sulla determinazione del valore dei crediti deteriorati e, di conseguenza, anche sul loro prezzo in caso di cessione, indebolendo gli istituti. Sarà opportuno, quindi, adottare dei provvedimenti specifici per ridurre gli NPL dai portafogli delle banche.
Sono molte questioni, note, ne abbiamo parlato anche nel corso del dibattito generale su Carige; è necessario, perché coincide con l'interesse nazionale italiano, lavorare per il completamento dell'unione bancaria, per il cosiddetto terzo pilastro, per misure che vadano a tutelare soprattutto gli istituti medi e piccoli. Va difesa la peculiarità del sistema bancario italiano, il suo forte rapporto con il territorio, le forme societarie così diversificate, come quelle delle popolari o come quelle del credito cooperativo. In ultima istanza, Presidente, noi ci aspettiamo, e per questo abbiamo presentato anche degli emendamenti, che la presidenza scelta e indicata dalla maggioranza voglia operare come presidenza di garanzia e non come presidenza di parte che utilizzi questo strumento solo per un'azione di propaganda.
Il nostro auspicio vorremmo che venisse accolto non solo nei discorsi ma anche con l'approvazione di emendamenti che vadano in questa direzione.
Diciamo, per concludere, che noi sulla Commissione d'inchiesta sulle banche avremmo fatto anche i nostri casini ma con voi non c'è paragone.