Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 28 Luglio, 2020
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 1056-A Testo unificato

La ringrazio, Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, intanto voglio ringraziare anch'io tutti coloro che hanno contribuito - io no, nonostante sia il presentatore della prima proposta di legge in ordine di tempo su questo tema - a lavorare in Commissione per arrivare a questo punto in Aula, tutti coloro che hanno contribuito, favorevoli o contrari. La rete Internet ha rivoluzionato il modo in cui noi comunichiamo e ci informiamo, ha aperto nuovi scenari e lanciato una sfida alle democrazie liberali sul piano della libertà e della partecipazione alla vita civile. Questo è un punto che a me interessa molto e ho sentito poco sviluppato oggi, nell'Aula: quanto la rete incida sulla qualità della democrazia. Non solo è cresciuta esponenzialmente la capacità di ciascuno di noi di interagire con gli altri, di esprimere le proprie opinioni, di raccogliere informazioni senza rivolgersi ai media tradizionali, ma sono aumentate le opportunità, per un controllo più diffuso anche del potere politico. Un dato di fatto: la rete Internet non piace ai sistemi illiberali, perché sempre più spesso è lo strumento che viene utilizzato per promuovere manifestazioni, proteste e dissenso contro i regimi autoritari.

A sua volta, nelle democrazie la ricchezza della rete ha rappresentato un fattore di democratizzazione e rafforzato enormemente la trasparenza della vita politica e amministrativa, avvicinandosi all'ideale democratico del Governo del potere pubblico in pubblico di cui parlava Norberto Bobbio. Oggi, però, la libertà della rete e le occasioni di maggior partecipazione che offre alla vita sociale e politica sono seriamente minacciate dalle informazioni false, fake news, e dai discorsi d'odio, hate speech, che si diffondono online. Le notizie false non sono certamente una novità nel mondo dell'informazione tradizionale; la novità è rappresentata dalla rete e dalle sue caratteristiche. Cinque considerazioni: in primo luogo, in un sistema di informazione radicalmente decentralizzato aumentano notevolmente le possibilità che le fake news siano create e messe in rete.

L'assenza dei meccanismi di controllo e di responsabilità che sono legalmente previsti per gli editori accentua la facilità di produrre questo genere di false notizie. Le tradizionali barriere all'ingresso e i filtri che caratterizzano o caratterizzavano l'industria dell'informazione tradizionale qui sono molto meno presenti. Secondo, la dinamica dei social network accentua la possibilità che esse, una volta create, siano disseminate e si propaghino rapidamente grazie alle condivisioni, ai like e, in genere, alla spinta alla condivisione. In terzo luogo, in un sistema in cui esistono pochi filtri, se una menzogna, per la logica dell'algoritmo con cui essi operano, viene rilanciata e posta in evidenza sullo schermo, può raggiungere milioni di persone e apparire come fatto non controverso. La diffusione oggi è un valore in alcuni casi paragonabile alla verità. In quarto luogo il fenomeno dell'eco, in cui il singolo utente è portato ad accogliere senza spirito critico e a credere per vere le notizie che siano coerenti con i suoi pregiudizi, ancora di più se sono fortemente diffuse. Quinto, c'è una perdita di fiducia e, diciamolo con dispiacere, anche di utilizzo dei media tradizionali, e l'abbandono di questi come fonte di informazione in quote sempre crescenti nelle società occidentali, ma non solo, per cui manca all'utente la possibilità di un confronto tra quanto vede sullo schermo e quanto è riportato da quei media, in cui comunque permangono meccanismi di controllo e di responsabilità della qualità dell'informazione. Infine, c'è la polarizzazione e la frammentazione crescente del pubblico, favorito dai fenomeni citati, che portano a creare gruppi chiusi animati da sentimenti negativi nei confronti di tutti coloro che non appartengono al gruppo e a credere a tutte quelle notizie che gettano discredito sugli altri. Sono queste alcune delle ragioni del successo delle notizie false diffuse online; argomenti che, per analogia, potrebbero aiutarci a comprendere il fenomeno dei discorsi di odio, ma non ne parlo qui. Certamente non è che preoccupano in particolare le azioni dei singoli, perché in fondo quello che è illegale offline è illegale anche online. Uno scritto offensivo, se contiene un'affermazione inesatta, può costituire una diffamazione; la pubblicazione di dati personali scorretti può diventare illecito trattamento, come le notizie false in grado di modificare l'andamento dei mercati, che configurano il reato di aggiotaggio.

Esistono già gli strumenti giuridici, ma quello che manca e quello per cui si sono mossi i progetti di legge che portano oggi a questo risultato non è togliere dalla rete dei contenuti; è che il Parlamento si occupi, indagando, di un fenomeno ormai generalizzato nel mondo, che influisce sulla qualità e il livello di democrazia e di libertà, per sapere dove sono create le falsità costruite ad arte, chi le crea, quali possibili macchinazioni ci siano dietro. Ci sono notizie create e diffuse con l'obiettivo di modificare l'agenda pubblica, lo sappiamo tutti, manipolando l'informazione e la libera formazione dell'opinione pubblica, facendo ricorso a tecnologie sofisticate quali account coordinati o gestiti da bot che funzionano in base ad algoritmi. Non so se succeda solo a me, ma, se tu tratti politicamente alcune questioni che riguardano partiti presenti anche in quest'Aula, succede di essere sommersi da commenti realizzati da account che non esistono, che non sono espressione di persone fisiche.

Dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti alla consultazione referendaria per la Brexit è cresciuto l'utilizzo nelle campagne elettorali di profili finti, di algoritmi, di programmi automatizzati per diffondere notizie false o per bersagliare di insulti o di minacce qualcuno. Questi episodi riescono ad avere un impatto significativo sull'informazione online, spodestando l'influenza dei media tradizionali. Oggi una quantità molto alta di italiani, pari a oltre il 50 per cento, raggiunge le informazioni attraverso la rete e le fake news minano la fiducia in tutte le altre fonti di informazione e si gonfiano emergenze e si diffondono notizie false sulle emergenze. Noi abbiamo visto, anche in questo periodo, come, rispetto alle cose che ci sono successe, rispetto a questa epidemia, rispetto alle tragedie che abbiamo attraversato, che hanno attraversato tutto il mondo, l'uso delle fake news abbia avuto un effetto.

Il trattamento giuridico delle fake news presenta certo una serie di problematiche non indifferenti. Vorrei, prima di terminare, visto che qui ho sentito dire da molti dell'inesistenza di una definizione delle fake news, citare la definizione che ne dà il Code of Practice on Disinformation della Commissione europea: la disinformazione, cioè le fake news, è un'informazione chiaramente falsa o fuorviante creata, presentata e divulgata per ottenere un guadagno economico o per ingannare intenzionalmente il pubblico. Potrebbe avere conseguenze di vasta portata, causare danni pubblici, costituire una minaccia per i processi politici democratici e potrebbe persino mettere a rischio la protezione della salute, della sicurezza, e del loro ambiente, dei cittadini dell'Unione europea. E dove, se non nel nostro Parlamento, dobbiamo indagare su questi pericoli per la libertà, per la democrazia, per le opinioni, per la salute, per lo Stato sociale, dove nascano questi pericoli, come si costituiscano?

Certo, dobbiamo farlo nel rispetto, sempre sacrosanto, dell'articolo 21 della Costituzione, ma questo è oggettivo; è impossibile uscire dal rispetto di questo articolo, per fortuna. Ma noi vogliamo capire che cosa succede, che cosa succede oggi nel mondo della trasformazione delle notizie, che cosa succede alla luce di quegli episodi che noi abbiamo visto. Non abbiamo in mente nessun ministero orwelliano della verità; a noi interessa capire che cosa stia succedendo nella nostra democrazia e alla nostra libertà, e se la rete, nata per aumentare la nostra libertà, abbia oggi in sé anche delle pericolose caratteristiche di limitazione della nostra libertà, giacché la libertà è fatta di opinioni, ma le opinioni si basano anche sulla costruzione delle informazioni.

E dunque la falsità delle informazioni, costruite ad arte, inficia anche la nostra libertà di costruirci ed esprimere un'opinione; e la possibilità in democrazia di costruire una propria opinione nel rispetto della nostra Costituzione e delle leggi internazionali è un fondamento del nostro vivere insieme.

Penso che sia un grande risultato che l'Italia si adegui all'indirizzo, che anche l'Europa ha dato, di investigare, attraverso il Parlamento, con la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari, per capire che cosa stia succedendo, dove nascano questi fenomeni, quali conseguenze abbiano sulla nostra libertà di espressione, sulla nostra libertà di decisione, sulla nostra libertà di organizzare la democrazia secondo le libere scelte di ognuno di noi. Penso che sia un buon risultato, che stiamo approvando una buona legge e che lo facciamo per il bene della nostra libertà