Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 15 Luglio, 2020
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 2070

Signor Presidente, sottosegretario Giorgis, care colleghe e cari colleghi, non entrerò nel merito: l'hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto e i relatori che ringrazio, rispetto all'analisi e al raccontare e descrivere quanto contiene la legge che andiamo ad approvare; e voglio peraltro anche stigmatizzare: siccome nessuno qui, perlomeno il Partito Democratico, ha presentato alcun emendamento, non c'è mai stata alcuna volontà di alcun rallentamento rispetto all'approvazione di questa Commissione, che peraltro voteremo.

Quello che facciamo oggi invece in seconda lettura, e che vedrà poi quindi un passaggio definitivo, e mi auguro anch'io con la celerità con la quale si possa proseguire, è invece affrontare un tema molto delicato. Anzi, devo dire che va affrontato con un approccio di massima serietà, obiettività, riflessione ancorate sulle realtà dei fatti, sulle esperienze e anche sull'architettura istituzionale, che è fatta da leggi nazionali, da competenze concorrenti in campo regionale, da una competenza in materia sociale che riguarda soprattutto i comuni, i servizi, ma anche i tribunali, le procure, gli avvocati, i giudici togati, gli onorari, che qui vengono peraltro normati, il terzo settore; ma non da ultimo, in particolare i genitori, i figli, e non solo: le famiglie di origine, le famiglie affidatarie, le famiglie di appoggio, i tutori. C'è un variegato mondo che ruota intorno alla maggiore preoccupazione che dobbiamo avere e che tutti ci ricordano, che è il supremo interesse del minore ed è la sua integrità fisica, psichica, sociale.

Dobbiamo quindi bandire da qui qualsiasi approccio di tipo ideologico, men che meno propagandistico, perché il fine che vogliamo è quello di assumere un impegno certo, concreto, che assicuri a bambine, a bambini e adolescenti di qualsiasi Paese, razza, senza distinzione di età, di sesso, di religione e di provenienza, le migliori condizioni di quel benessere psicofisico, relazionale, educativo, come peraltro è sancito dalle norme esistenti sia a livello nazionale che a livello internazionale. Dicevo che i bambini hanno tutti i diritti. Voglio qui ricordare che la Costituzione italiana ce li ricorda negli articoli 30, 33, 34 e 37. Voglio anche ricordare che più a livello generale noi abbiamo delle garanzie che ci vengono date dalla Convenzione dell'ONU, e in quei 42 articoli sono ben quattro i principi fondamentali che ci ricorda: la non discriminazione, il superiore interesse, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e l'ascolto del minore. Purtroppo queste tutele che sono scritte non sempre si possono realizzare e non sono garantite; serve un paradigma nuovo, diverso, politico innanzitutto, che metta al centro l'infanzia, che sostenga le famiglie, che sostenga i figli, a garantire quello che le norme ci dicono, che è il diritto a vivere in famiglia, e l'allontanamento risulta essere l'ultima ratio quando quelle condizioni diventano una condizione di pregiudizio per la vita stessa dei figli, per le persone più vulnerabili, per chi vive in condizioni di povertà.

E la povertà non può essere una condizione che può determinare un allontanamento, noi siamo chiamati a rispondere a quei bisogni di povertà. Ma non è solo un problema di povertà economica: c'è un tema di povertà educativa, c'è un tema di povertà relazionale, c'è un tema di incapacità genitoriale; e a quello, purtroppo, non si risponde con benefici economici, ma si risponde con ben altre infrastrutture alle quale siamo chiamati, e non c'è un'istituzione dello Stato che può o che è risparmiata da questa necessità. Noi abbiamo fatto cose buone, secondo il mio giudizio; le abbiamo fatte nella scorsa legislatura. Penso, per esempio, a quando abbiamo fatto in modo che i servizi 0-6 passassero da domanda individuale a servizi di livello essenziale educativo.

Abbiamo fatto una cosa buona quando abbiamo fatto la legge Zampa-Pollastrini. Abbiamo fatto un'ottima cosa quando abbiamo fatto la legge sulla continuità affettiva, perché tutti noi vorremmo che gli affidi durassero due anni, vorremmo che quell'affido magari si prorogasse per il tempo necessario e consentire che quel minore possa ritornare nella sua famiglia perché intanto quella famiglia è stata supportata, aiutata, sostenuta. Guardate che ci sono affidi che durano anni perché non c'è un'alternativa, e noi vorremmo un'alternativa alle comunità di accoglienza, noi vorremmo un'alternativa perché tutti i minori hanno il diritto di vivere in una condizione di serenità. Hanno il diritto e noi dobbiamo garantire la possibilità a quei minori di poter fare in modo che quel diritto di cittadinanza, di giocarsi un ruolo nella società e nel futuro venga garantito a tutti. Abbiamo fatto una cosa buona, la faremo, e mi auguro davvero con il sostegno di tutti quando finalmente domani approveremo l'assegno unico universale, perché quello determina il fatto che essere genitori non può essere una condizione di svantaggio, soprattutto se decidi di avere più figli. Quale società è degna di chiamarsi civile se non riesce ad assicurare ad ognuno dei suoi figli le opportunità che non possono appartenere solo a pochi fortunati del caso, per coloro che hanno la possibilità di essere educati, di essere allevati, amati, istruiti e di essere messi nella condizione di essere finalmente i cittadini della loro vita e di prendersi in mano la loro vita, mentre per altri che vivono in condizioni di svantaggio, perché soli, maltrattati, abusati, in condizioni di disagio o di fragilità, abbandonati, a volte anche quando i genitori sono presenti, incapaci di sostenere quelle responsabilità genitoriali, fino ai casi di devianza, di violenza fisica, psicologica, assistita, o agli orfani.

Bambine e bambini che sono abbandonati sul pavimento dalle solitudini, magari iperconnessi sulla rete, disconnessi dalle relazioni umane. Ecco, forse noi abbiamo un dovere, che è quello di comprendere la crucialità dell'infanzia, dei primissimi anni di vita, e il collega Siani sono certa ci ritornerà su questo tema, e l'accompagnamento dell'attività adulta è fare in modo che non solo dobbiamo stanziare risorse, ma mettere in campo le migliori metodologie, le soluzioni per tutelare e promuovere quei diritti di inclusione e di sviluppo per tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti.

Nella scorsa legislatura - mi auguro davvero che questo diventi patrimonio per la Commissione di inchiesta - è stata conclusa un'indagine conoscitiva sui minori fuori dalla famiglia. Non è che qualcuno fino adesso di questo tema non se ne è occupato, come ho sentito dire in quest'Aula, e prima di adesso c'è stato il deserto dei tartari. Ce ne siamo occupati, vi prego di leggere quelle pagine, perché sono pagine che ci dicono già molto. E penso che quello strumento, insieme alle relazioni annuali del Garante dell'infanzia, che indica peraltro la necessità del rafforzamento del sistema di tutela, siano una buona indicazione. Ridiamo dignità, forza e compimento alla parola “prevenzione”. Tra di esse, prima di tutto, occorre sostenere le famiglie perché si evitino le condizioni di allontanamento, disciplinare i procedimenti giudiziari in materia di responsabilità genitoriale secondo i principi del giusto processo, garantendo il diritto all'informazione delle parti, la nomina del curatore speciale, dell'avvocato del minore, le tempistiche certe e adeguate, anche la possibilità di impugnabilità dei provvedimenti.

Serve - lo avete già detto - istituire un sistema normativo. Anche qui, però, permettetemi, sembra che fino ad oggi anche solo le associazioni delle comunità di accoglienza, i Ministeri, chi ha questo compito, non abbia normato. Esistono delle linee guida che sono già state individuate relativamente agli standard, le garanzie anche rispetto alla trasparenza, giustamente, che è stata chiesta, rispetto ai costi, rispetto agli standard che dobbiamo garantire, che non sono solo gli standard legati a quanti educatori devo avere o gli standard strutturali e gestionali, ma la qualità degli interventi che posso mettere in campo nei confronti dei minori. E ancora, vanno date garanzie anche rispetto alla riforma dell'articolo 403 del codice civile, che è l'intervento della pubblica autorità in favore dei minori negli allontanamenti di urgenza che sono operati al pubblico servizio.

Serve saggezza e non ideologia, un approccio che non demolisca le reti di accoglienza su cui il Terzo settore ha investito con competenze, buone pratiche, progettualità pedagogiche e formative, che spesso sono l'unica soluzione temporanea praticabile alle difficoltà che investono il minore, la sofferenza di chi è genitore naturale o l'eventuale affidatario o l'esercente della potestà genitoriale. Permettetemi anche di dire che le falle gravi e devo dire drammatiche che sono state anche ricordate qua vanno perseguite con la severità che il sistema giustizia deve mettere in campo. Attenzione, però, a pensare che competenze sulle quali non abbiamo investito, quanti di noi in quest'Aula sono stati o sono ancora assessori o sono sindaci e sanno benissimo che cosa comporta avere la responsabilità quando sei nelle condizioni di dover garantire quel benessere, quella qualità degli interventi che fai. A chi ci rivolgiamo quando sappiamo che l'investimento sul capitale umano, in particolare dei servizi sociali, è quello sul quale abbiamo disinvestito per anni e che forse da pochissimo tempo, però anche da prima, nella scorsa legislatura, abbiamo fatto qualcosa di buono, e gli stessi, l'aggiornamento di cui abbiamo parlato prima. Abbiamo già approvato nel mese di novembre una mozione che affrontava il tema degli affidi, delle strutture, che impegnava il Governo a potenziare il sistema informativo per avere dati puntuali, per mettere in atto l'aggiornamento di cui abbiamo parlato. Lo ha ricordato prima la collega che l'Italia è un Paese dove i tassi di allontanamento sono ben al di sotto della media europea: sono il 2,6 per mille per bambini e bambine rispetto ai tassi che ha la Francia del 9,5, la Germania del 9,6, l'Inghilterra del 6,1, la Spagna del 3,9.

Certo, siccome per noi le persone non sono numeri, qualsiasi percentuale va guardata con assoluta attenzione, e la famiglia abbiamo detto e siamo convinti che sia l'ambiente primario in cui i bambini vivono, imparano, si devono relazionare. Su questo dobbiamo interrogarci e cercare di trovare delle soluzioni che contemplano quell'equilibrio tra le norme contenute nella Costituzione, gli articoli 29, 30 e 31, che prevedono l'obbligo per la Repubblica di agevolare le famiglie anche per l'assolvimento dei compiti genitoriali richiamati prima alla legge n. 184.

Il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza ha posto una domanda: nell'ultima relazione che ha fatto, si è domandato che cosa accade se il diritto di vivere nella propria famiglia diventa inconciliabile con altri diritti che spettano al minore. Questa è l'altra domanda a cui dobbiamo rispondere. L'allontanamento definitivo e nel caso di decadenza della potestà genitoriale è una soluzione limite, alla quale si ricorre solo nei casi di difficoltà, talmente tanti della famiglia di origine, in cui quell'ambiente diventa un ambiente non più idoneo, è una condizione insuperabile. Queste devono essere le regole del gioco. Così come le condizioni di allontanamento temporaneo e di affidamento ad una comunità, sulla base delle relazioni degli specialisti dei servizi sociali, vengono dati all'autorità giudiziaria: è il tribunale per i minorenni che stabilisce alla fine che cosa accadrà a quel minore. C'è un tema invece vero, che è quello a cui facevo riferimento, è quello del 403 del codice civile, perché è un procedimento di natura amministrativa che serve per agire in termini di temporaneità, di urgenza. Quando lo firmiamo (e lo sa bene chi fa l'assessore, chi l'ha fatto)? Lo firmiamo quando siamo nelle condizioni di trovare un minore in stato di abbandono, tendenzialmente viene usato per questo e tu devi garantire una condizione di sicurezza immediata, ma ha dei problemi di criticità e in particolare sono dati dal fatto che spesso i tempi in cui il tribunale dei minorenni interviene con le garanzie giurisdizionali sono lunghi, il contraddittorio, la nomina del curatore speciale o dell'avvocato del minore, l'ascolto, sono tempi lunghi. Chiudo, Presidente, ricordando solo due cose: ci troverete, ci troverete e saremo al fianco di questa Commissione, se non vogliamo sostituirci alla magistratura, se non cominciamo a dire che c'è un'ipotesi di sistema collaudato, di intrecci criminali, che peraltro la magistratura, per quanto riguarda Bibbiano, ha già demolito e invece ha parlato di veleni di soggetti in malafede. Qui, sì, la giustizia deve fare il suo corso, come negli altri casi. Noi guardiamo con fiducia a questa Commissione, noi guardiamo soprattutto nella volontà di fare in modo di non perdere fiducia nelle istituzioni. Permettetemi solo un passaggio di natura personale e chiudo: guardate, io ho vissuto la possibilità, l'esperienza mia e della mia famiglia, quella di fare in modo che finalmente abbiamo una sorella in più e abbiamo l'opportunità di essere genitori sociali. Ecco, io mi auguro una cosa, che quest'esperienza umana, fatta di salite impervie, fatta di discese bellissime, sia un'esperienza che sia consentito a tutti i minori (Applausi), perché a tutti i minori dobbiamo consentire di poter vivere e di poter essere figli di questa comunità, nella totalità dei propri diritti.