Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo ad approvare una legge volta ad istituire, anche nella XVIII legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali.
È fondamentale che il Parlamento abbia una sede stabile, in cui garantire una particolare attenzione ai fenomeni di maggiore impatto ambientale, già oggetto peraltro di indagine delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono succedute, senza soluzione di continuità, a partire dalla XIII legislatura.
Nel corso del rapido esame svolto in Commissione ambiente, si sono trovate convergenze tra le diverse proposte di legge, una a mia prima firma, condivisa da larga parte del gruppo del Partito Democratico, che ha consentito di arricchire ulteriormente gli ambiti d'indagine della Commissione.
Giudichiamo positivo che, su un tema così importante come quello del contrasto all'illegalità ambientale, ci sia una larga convergenza tra forze di maggioranza e di opposizione, e anche la tempestività dell'iter è un segnale positivo di maturazione di consapevolezza da parte delle istituzioni rispetto alla centralità della questione della legalità ambientale e anche al riconoscimento del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta in questi vent'anni.
In particolare, voglio ricordare la quantità e la qualità del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta nella XVII legislatura, che ha acquisito documentazione rilevante ai fini di numerose indagini e ha portato all'approvazione di ventisei relazioni tematiche territoriali trasmesse al Parlamento, tra cui ventiquattro approvate all'unanimità da parte di tutti i gruppi, che hanno indagato fenomeni più tradizionali come quelli di carattere territoriale, ma hanno anche acceso delle luci importanti di analisi su alcuni nuovi fenomeni. Penso al traffico transfrontaliero di rifiuti, all'analisi consegnata sullo stato di attuazione delle bonifiche nei siti di interesse nazionale, al tema della gestione dei rifiuti radioattivi, a quello più volte ricordato in quest'Aula del fenomeno degli incendi negli impianti di rifiuti.
Come è stato più volte rilevato nella discussione che ha portato all'approvazione di queste relazioni, ciascuna di esse ha posto le basi per approfondimenti e sviluppi da affidare alla presente legislatura. Ecco perché ci auguriamo che il lavoro svolto in passato possa proseguire con lo stesso approccio costruttivo e che la Commissione d'inchiesta sia un riferimento per orientare le scelte del Governo e, più nello specifico, del Ministero dell'Ambiente, al quale chiediamo concretezza e serietà.
Il lavoro a tutela della legalità della Commissione è consistito anche nel portare nei territori la presenza istituzionale del Parlamento, a sostegno delle amministrazioni locali, dei cittadini, delle associazioni, dialogando sempre in maniera efficace con la magistratura e le forze di polizia.
E voglio sottolineare un punto fondamentale dell'approccio di lavoro della Commissione, specialmente in quest'ultima legislatura: la selezione accurata delle fonti di conoscenza, condizione fondamentale perché il lavoro sia riconosciuto come un punto di riferimento indiscusso per tutti gli attori istituzionali e anche per i singoli cittadini.
Per questo la Commissione ha rappresentato un punto di osservazione e di controllo parlamentare, che certamente ha restituito l'immagine di un'Italia storicamente segnata da attacchi all'ambiente e alla salute dei cittadini, ma anche desiderosa di legalità e concretezza.
Il nostro è un Paese ancora pesantemente segnato dalla criminalità ambientale, che assume forme diversificate spesso differenti da quelle del passato e che vanno molto oltre all'immagine, forse un po' semplificata, che il termine ‘ecomafie' trasmette nell'immaginario pubblico.
Il Rapporto redatto da Legambiente, che è stato presentato proprio ieri qui alla Camera, ne è una fotografia preziosa, che si affianca al lavoro istituzionale di chi si occupa di ambiente in maniera tecnica, con la complessità che il tema merita.
È stato già ricordato e lo cito brevemente: il 2017 è stato l'anno in cui abbiamo registrato il boom di arresti per i crimini contro l'ambiente e di inchieste sui traffici illegali dei rifiuti. Questo è anche il frutto, è il risultato importante sul fronte repressivo… Grazie, Presidente. Dicevo, questo è anche un risultato importante sul fronte repressivo, frutto dell'applicazione della legge n. 68 del 2015 sui delitti ambientali, ma è anche uno spaccato che ci restituisce una situazione preoccupante, se il fatturato delle ecomafie sale di quasi il 10 per cento rispetto allo scorso anno, raggiungendo la cifra record di 14,1 miliardi.
E ancora una volta il Rapporto ci ha ricordato come la corruzione sia il principale nemico dell'ambiente e dei cittadini, perché tocca direttamente la pubblica amministrazione. E in questo, signora Presidente, non possiamo nascondere una certa dose di preoccupazione nell'apprendere che la corruzione non è più una emergenza, è uno dei punti sui quali concentrare l'azione per questo Parlamento e per questo Governo, almeno stando alle anticipazioni preoccupanti che leggiamo sulla volontà di smontare il sistema dei codici degli appalti e l'operatività di un'istituzione importante come l'Autorità anticorruzione.
Noi crediamo, invece, che su questi fronti, su questi punti, il nostro Paese abbia bisogno di strumenti ancora più efficaci. Rafforzare il tema del sistema dei controlli: lo abbiamo fatto anche con provvedimenti legislativi, accanto alla legge sugli ecoreati. Voglio ricordare: la legge che istituisce il Sistema nazionale di protezione dell'ambiente, per il quale mancano e sono fondamentali alcuni decreti attuativi; le norme contro l'abusivismo, alcune già approvate, quella che istituisce la Banca dati nazionale e il Fondo per gli abbattimenti, ma che possono e debbono essere rafforzate con misure più stringenti per accelerare l'esecuzione delle procedure di abbattimento.
Bisogna anche sforzarsi - e questo chiederemo alla Commissione - di non limitarsi a letture e soluzioni del passato, bisogna sforzarsi nel comprendere il nuovo. E, in questo senso, l'articolazione degli oggetti di indagine di cui si occuperà la Commissione e che abbiamo condiviso nella formulazione che abbiamo approvato all'articolo 1 risponde proprio a questa esigenza.
Credo, quindi, che sia importante sottolineare come, a fianco ai compiti più tradizionali, quali quello di indagare la sussistenza di comportamenti e fenomeni illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti, nel campo delle attività autorizzate in materia ambientale, della gestione dei siti inquinati, dei rifiuti radioattivi e rifiuti pericolosi, e della depurazione delle acque, ci sia anche un tema fondamentale: quello della verifica dell'attuazione e dell'efficacia della normativa ambientale proprio sulle tematiche di cui la Commissione ha competenza.
E credo che sia positivo che il testo della presente Commissione abbia ampliato il suo campo d'azione anche ad altri temi di rilevanza, penso a quello del monitoraggio del fenomeno degli incendi negli impianti di rifiuti e quello, ad esempio, della questione relativa allo smaltimento dell'amianto.
In questa discussione noi abbiamo registrato positivamente, da parte di tutti i gruppi e anche dal Governo, un impegno forte e deciso contro la criminalità ambientale. Io credo che sia doveroso sforzarsi di andare oltre le parole, gli slogan, le etichette magari ad effetto, e provare a guardare dentro ad alcune contraddizioni che caratterizzano il nostro Paese per provare a risolverle. Voglio citarne una sola: i tanti lavori, le tante relazioni svolte dalla Commissione ci hanno dimostrato che la criminalità ambientale trova spazio dove la tecnologia al servizio dell'ambiente è di basso livello.
È in quelle situazioni che le realtà criminali possono offrire terreno più fertile per mettere a disposizione i loro servizi. Così come il fenomeno degli incendi in impianti di trattamento dei rifiuti, che la Commissione d'inchiesta ha indagato per la prima volta su scala nazionale nella scorsa legislatura, non si può risolvere con la logica dell'emergenza o del controllo militare del territorio. Bisogna rafforzare, invece, il sistema dei controlli, promuovere l'innovazione tecnologica nel ciclo dei rifiuti, e questo significa assumersi delle responsabilità, prima di tutto per ammodernare e realizzare gli impianti di gestione dei rifiuti, necessari su tutto il territorio nazionale, anche nella capitale d'Italia, a Roma, dove una situazione potenzialmente di emergenza è in realtà una situazione strutturale, alla quale la politica e chi oggi la governa è tenuto a dare delle risposte.
Il contrasto all'illegalità ambientale non si esercita solo con gli strumenti repressivi, che sono necessari e fondamentali, ma non bastano. La prevenzione e una cultura diffusa della legalità, che fa dell'ambiente non un ostacolo, ma una sua leva essenziale di sviluppo, si costruisce anche attraverso una profonda conoscenza dei fenomeni. Noi crediamo che questo sia il tempo della conoscenza e della competenza e su questo sfideremo anche la maggioranza, dando il nostro apporto positivo nel lavoro della Commissione.
Credo che sia fondamentale partire da qui, proprio dall'ambiente, attraverso l'istituzione di una Commissione che ha già dato prova di essere uno strumento utile, di approfondimento, di formazione e di conoscenza, per costruire risposte adeguate all'altezza delle sfide che abbiamo davanti. Per questo motivo, il gruppo Partito Democratico esprime un voto convintamente favorevole a favore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).