Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Marzo, 2019
Nome: 
Marco Di Maio

(A.C. 696-A)

Relatore di minoranza

Presidente, è un peccato che la maggioranza parlamentare che sostiene questo Governo non abbia voluto cogliere l'opportunità e la mano tesa che l'opposizione, in questo caso, in particolare il gruppo del Partito Democratico, ha rivolto a Lega e MoVimento 5 Stelle per avviare assieme, o meglio per proseguire insieme, un lavoro cruciale per il nostro Paese, perché ciò di cui stiamo parlando è qualche cosa che è una priorità a prescindere dai colori politici: una Commissione d'inchiesta sullo stato delle periferie e il degrado della città è infatti un problema che riguarda tutti, sia dal punto di vista squisitamente politico - ci sono città piccole e grandi amministrate da tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento - che soprattutto come cittadini e rappresentanti delle istituzioni.

Una Commissione parlamentare d'inchiesta ha gli stessi poteri di indagine dell'autorità giudiziaria e può quindi andare a scavare nella profondità dei problemi che attanagliano le nostre città da Nord a Sud, capire quali sono le criticità e individuare possibili soluzioni, proseguire un lavoro già avviato. È un impegno prezioso per il nostro Paese che credevamo e ritenevamo utile riproporre anche in questa legislatura, ed è anche per questo motivo che abbiamo scelto nella quota dei provvedimenti all'esame della Camera che possono essere indicati dall'opposizione di proporre al Parlamento proprio questo testo. Un testo che aveva trovato, peraltro, un consenso trasversale nella scorsa legislatura, e che in questa legislatura è firmato anche da molte forze politiche, tra cui anche un autorevole membro di questo Governo, come il sottosegretario all'economia, Laura Castelli, che è tra i firmatari della proposta di legge del collega De Maria che avrebbe istituito questa Commissione d'inchiesta.

La proposta della Commissione nasce anche dal buon lavoro che ricordava il presidente Brescia - che ho apprezzato nei toni del suo intervento -, dal buon lavoro che ha ricordato, che è stato svolto dalla medesima Commissione nella precedente legislatura, arrivando ad approvare all'unanimità - uno dei rari casi in cui si è votato qualcosa all'unanimità nella precedente legislatura - la relazione conclusiva della Commissione, con oltre 700 pagine che analizzavano criticità, offrivano spunti di lavoro, davano delle possibili soluzioni da approfondire però ulteriormente. Tra le tracce di lavoro indicate la Commissione aveva individuato come linee di intervento la rigenerazione urbana, ossia l'insieme - cito testualmente - dei programmi complessi che privilegiano l'intervento in comprensori già costituiti, al fine di rendere vivibile e sostenibile lo spazio urbano, di soddisfare la domanda abitativa e di servizi, di accrescere l'occupazione e migliorare la struttura produttiva, di rassicurare la maggior parte della popolazione che risiede proprio nelle aree periferiche.

Accanto a queste si sono poi individuate in quel documento una serie di iniziative volte a migliorare la vivibilità e la sicurezza delle nostre città tramite l'uso di tecnologie innovative, politiche per la sicurezza integrata, interventi di assistenza sociale, valorizzazione della rete del volontariato e altri interventi di grande rilievo. A tutto questo si era poi collegato in parallelo il massiccio investimento fatto dal Governo Renzi per il rammendo - così lo avevamo definito - delle città e periferie: un piano da oltre 2 miliardi di euro di investimenti non stanziati da questo Governo, ma, come ricordavo, dal precedente, destinati, tramite bandi e progetti, e non a pioggia, a 120 città capoluogo e città metropolitane. Complessivamente questo programma interessava direttamente e indirettamente circa 350 comuni italiani, e vedeva impiegati, oltre ai fondi programmati, stanziati e assegnati dallo Stato, anche investimenti di altri enti pubblici e privati: complessivamente si andava attorno a una cifra vicina ai 4 miliardi di euro di lavori complessivi, tra stanziamento dello Stato e stanziamenti di altri enti, che avrebbero potuto migliorare la qualità della vita nelle nostre città. È un programma che questo Governo e questa maggioranza, probabilmente per il solo fatto di mettere da parte tutto ciò che è stato fatto dal precedente, hanno tentato di bloccare, senza preoccuparsi di valutare la fattibilità, l'utilità e l'efficacia di quel programma di interventi, ed è stata solo l'insistenza delle forze di opposizione, dei sindaci interessati, di tanti cittadini, a convincere il Governo a cambiare rotta e a rientrare parzialmente sui propri passi. Dico “parzialmente” perché ancora queste risorse non sono state erogate e nel frattempo si è perso tempo: i lavori non sono partiti, mentre potevano essere già partiti in molte realtà, non c'è la certezza di quando e come quelle risorse saranno erogate, si stanno siglando le nuove convenzioni con tutte le città, quando già erano state firmate delle convenzioni con il precedente Governo e con i sindaci, che non sono semplicemente i sindaci, sono anche i rappresentanti dei cittadini, e non sappiamo quando questi soldi potranno effettivamente arrivare nelle casse dei comuni, che nel frattempo però dovranno trovare risorse proprie per far partire i lavori.

Nel contempo si è persa anche una parte dei finanziamenti pubblici e privati collegati a quei finanziamenti statali, o quantomeno, anche qui, si sono persi mesi, e forse si perderanno anni, visto che non sempre chi ha disponibilità di investimenti privati è disposto ad investire quei soldi in qualsiasi fase dell'anno e del tempo. Si è creato un ginepraio in cui a rimetterci sono stati solo i comuni e le città coinvolte e in questo programma, a danno ovviamente di cittadini e imprese. Ci aspettavamo che dopo il caos prodotto con il bando periferie, solo parzialmente risolto, si fosse imparata la lezione, si fosse capito che le periferie meritano un'attenzione concreta, e per questo, nelle quote delle proposte di legge riservate all'opposizione, anziché proporre leggi che sarebbero state divisive, che avrebbero potuto mettere in difficoltà il dibattito parlamentare, che avrebbero magari anche fatto scoppiare contraddizioni interne alla maggioranza, abbiamo preferito partire con una proposta di legge che andasse incontro al favore di tutti i gruppi e cogliere una sensibilità che ritenevamo diffusa nella maggioranza, che proprio nelle periferie delle nostre città in campagna elettorale è andata a raccogliere voti promettendo maggiormente attenzione, investimenti, soluzioni di problemi, di questioni legate alla sicurezza.

Purtroppo tutto questo non è avvenuto, ancora una volta si sono tradite le promesse, e per lo più ci si è anche, da un certo punto di vista, presi gioco del lavoro parlamentare, perché noi abbiamo cominciato l'iter di questo provvedimento, di questa proposta di legge, il 10 ottobre del 2018 in Commissione affari costituzionali (e avevo avuto l'onore di essere nominato relatore). Abbiamo rimandato per diverse settimane l'avanzamento dell'iter; poi, finalmente, abbiamo adottato il testo base con l'accordo sostanziale di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, si sono anche presentati degli emendamenti, abbiamo aperto la fase emendativa. Forze della maggioranza hanno avanzato delle proposte di modifica del testo per dettagliare meglio la funzione della Commissione, per ampliarne il raggio d'azione. Con pazienza abbiamo cercato di limare gli emendamenti, di capire, anche nel dialogo informale tra i gruppi e con il Governo, come potevano essere riscritti, di dare tempo alla maggioranza di risolvere le proprie contraddizioni interne.

Lo abbiamo fatto sempre rispettosamente, senza mai tentare di fare facile polemica almeno su questo punto, e avremmo avuto sicuramente molte occasioni per poterlo fare, ma abbiamo preferito avere un approccio costruttivo. Siamo andati avanti di rinvio in rinvio per settimane, al fine solo di assecondare le esigenze interne ai gruppi di maggioranza; poi, improvvisamente, a due giorni dalla conclusione dell'iter in Commissione, la maggioranza è venuta nell'aula della Commissione affari costituzionali e ci ha detto che non era più intenzionata ad andare avanti sul provvedimento. Ovviamente, da relatore, ho subito rassegnato le dimissioni non appena è stato bocciato un emendamento a cui avevo dato parere favorevole; poi, però, non è stato spiegato nulla sulle effettive ragioni di quel diniego, salvo l'intervento di oggi del presidente Brescia, che, evidentemente, non ha responsabilità dirette, essendo stato un dialogo tra i partiti di maggioranza, e fino a quel punto aveva molto correttamente svolto il proprio ruolo di presidente. La verità, probabilmente, è che delle periferie e delle nostre città, come già si era dimostrato con il tentato blocco dei fondi per le periferie già stanziati, lo ripeto, con contratti firmati, con convenzioni firmate, probabilmente importa poco o nulla.

Prevalgono le logiche che hanno portato questa maggioranza a essere ostaggio delle sue contraddizioni, arrivando al punto di gettare nel cestino anche quelle proposte di legge che da Regolamento sono riservate all'opposizione. Viene quindi espropriato, da un certo punto di vista, il Parlamento nella sua funzione; si nega la possibilità di lavorare nel concreto su queste proposte, sui punti che erano nell'agenda della Commissione d'inchiesta, e si sconfessa persino ciò che le stesse forze di maggioranza hanno proposto, perché, voglio ricordare, e mi accingo a concludere questo intervento, che questa proposta di legge era firmata anche da autorevoli esponenti della maggioranza e del Governo. Ovviamente, non ci fermeremo qui: continueremo a battere su questo punto, a chiedere il rispetto degli impegni, a evidenziare la necessità di sbloccare le opere che sono già finanziate e che sono già programmate, di dare una mano concreta ai territori. Si parla molto della TAV, sulla quale non abbiamo capito, alla fine, quale sarà l'intenzione del Governo, ma da quando c'è questo Governo sono tantissime, purtroppo, le opere che sono bloccate, tra cui anche quelle che riguardano città e periferie.

Credo che della schizofrenia di questa maggioranza gli italiani si stiano accorgendo. Dopo avervi dato fiducia con parole che hanno speculato su paura, rabbia, rancore e insicurezza, di fronte alla mancanza di fatti e risultati gli italiani progressivamente vi abbandoneranno sempre di più, e, come sempre, il tempo si rivelerà galantuomo.