Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 11 Marzo, 2019
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 1354

Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, inizio col dire innanzitutto che condivido l'appello, la richiesta fatta dal relatore e anche dal sottosegretario, e mi auguro davvero che questo impegno non valga solo in una direzione ma che, invece, davvero ci sia una corresponsabilità, che quando parliamo di sanità davvero lo facciamo per entrambe le parti. Questo è un argomento molto delicato, perché va a toccare la sensibilità di ciascuno di noi. Credo che direttamente o indirettamente molti di noi hanno a che fare o hanno avuto a che fare con persone che hanno una patologia oncologica, con quello che ne comporta in termini di sofferenza, spesso in termini anche di speranza - questo non dobbiamo dimenticarlo -, e che coinvolge naturalmente non solo chi ha questa malattia ma anche i propri familiari. I dati dell'OMS ci dicono che è tra le principali cause a livello mondiale di malattie. Secondo le ultime stime, il numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno raddoppierà, e nei prossimi 25 anni raggiungerà i 22 milioni, nel 2030. Si tratta quindi evidentemente di un'esigenza pressante, a cui tutti i Governi di tutto il mondo non possono sottrarsi.

Nel nostro Paese sono oltre 3.300.000 - il 5 per cento dell'intera popolazione - le persone che convivono con un tumore, e sono 373 mila i nuovi casi di cancro stimati nel 2018.

Questi dati vengono da Aiom o da Airtum. È evidente, quindi, che la lotta contro i tumori e la prevenzione in particolare deve essere una priorità del nostro Servizio sanitario nazionale, non solo per l'elevata incidenza, ma anche per l'impatto innanzitutto sulle persone, ma anche sociale ed economico. Prevenzione e stili di vita sono degli strumenti essenziali per combattere il cancro, ma oggi, con questo provvedimento, possiamo raggiungere e aggiungere in particolare un ulteriore strumento prezioso, la Rete nazionale dei registri dei tumori, che, quando sarà operativa ed efficace sull'intero territorio nazionale, ci permetterà di conoscere e di verificare l'incidenza dei tumori nei singoli territori, il tasso di mortalità, l'eventuale correlazione con i fattori ambientali, ma anche indagarne le cause, in modo da poter programmare al meglio gli interventi di prevenzione sanitari corretti.

Voglio ricordare - lo ha fatto già il collega che mi ha preceduto, Baroni - che la discussione su questo tema era già iniziata nella scorsa legislatura ed era stato approvato un testo analogo, con il contributo di molte colleghe della scorsa legislatura, Miotto, Donata Lenzi, Amato, a quello che, peraltro, attualmente è all'esame. Non è stato, come ricordava prima il collega Baroni, possibile concludere l'iter per lo scioglimento delle Camere. L'Italia resta uno dei Paesi con i sistemi sanitari migliori al mondo dal punto di vista dell'incidenza della spesa sugli effetti e sugli outcome che noi abbiamo. Dal lato dell'assistenza e dell'attenzione ai pazienti, però, rimangono ancora molte disparità, anche di trattamento, che sono dovute alle diverse gestioni all'interno delle singole regioni; determinano spesso tempi e qualità delle prestazioni profondamente diverse, a volte anche conflittuali.

É in questo difficile contesto che la presa in carico del paziente è il momento strategico, in grado di segnare in modo decisivo la qualità del suo percorso terapeutico. Naturalmente non siamo all'anno zero, i registri dei tumori operano già da molto tempo sul nostro territorio, dal 1967; tuttavia, purtroppo, come avviene a volte in sanità, non tutte le regioni o addirittura non tutte le province si sono dotate di uno strumento così importante, creando questa situazione eterogenea. Nel 2011 i registri dei tumori presenti erano solamente 29 e coprivano il 35 per cento della popolazione italiana. Ora, con il lavoro di chi è stato giudicato, devo dire, a mio giudizio, come sempre, con toni non sempre molto eleganti, con il lavoro degli ultimi anni, i dati esposti dal Ministero della salute dicono che sono più di 41 milioni i cittadini, pari al 70 per cento della popolazione, che vivono in aree coperte da registri di tumori accreditati.

Tuttavia in molte aree non ci sono ancora, ed è per questo e con questo provvedimento che vorremmo riuscire ad incentivare ulteriori iniziative per nuovi registi che vengano poi accreditati e, soprattutto, che possano parlarsi tra di loro e che ci consentano di poter fare quella pianificazione e quella programmazione sanitaria, quella politica sanitaria, di cui abbiamo bisogno. Le informazioni raccolte nei registri dei tumori includono i dati anagrafici e sanitari essenziali per lo studio dei percorsi diagnostico-terapeutici, per la ricerca delle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di nuovi interventi di prevenzione, proprio così, la prevenzione, e per la programmazione anche delle spese sanitarie.

Pertanto, se si vuole sorvegliare l'andamento della patologia oncologica, occorre che qualcuno si assuma il compito di andare a ricercare attivamente le informazioni, codificarle, archiviarle, renderle disponibili per studi e per le ricerche.

Sapere come sta una comunità e passare dalla statistica sanitaria all'epidemiologia consente di descrivere il profilo di salute di una popolazione, e quindi di fare buona programmazione, ed è questa la finalità che ha il disegno di legge che ci accingeremo a votare, spero nel più breve tempo possibile.

I registri dei tumori raccolgono, valutano, organizzano, archiviano in modo continuativo e sistematico le informazioni più importanti su tutti i casi di neoplasie e le relative variazioni territoriali e temporali attraverso misure di incidenza e di sopravvivenza per le diverse forme di neoplasie e di mortalità, fornendo così un indicatore fondamentale della qualità dei servizi diagnostici e terapeutici dei diversi territori. Inoltre, fornendoci dati anche di prevalenza a livello locale e stime di prevalenza a livello nazionale, i registri dei tumori sono strumenti di conoscenza essenziale per la programmazione e devono essere disponibili a tutti, in primis al Servizio sanitario nazionale, ma anche ai cittadini di questo Paese, che potranno finalmente sapere e conoscere se le disuguaglianze di trattamento e la sopravvivenza siano ricondotte a programmi di screening efficaci, a chi vive vicino ad aree, magari, contaminate o a chi lavora in un ambiente insalubre e corre rischi più seri e più alti di ammalarsi di tumore.

Il fattore tempo è determinante: occorre recuperare i ritardi del passato, al Senato è già stato fatto, allora, un lavoro egregio; è già stato preparato il terreno anche adesso, e quindi davvero l'auspicio è che si possa riutilizzare soprattutto e di farlo in breve tempo. Voglio, però, adesso soffermarmi su due temi importanti: apprezzo il fatto che in particolare il collega Baroni dica che con un ordine del giorno chiederà di poter mettere delle risorse, in particolare perché ci siano soprattutto delle risorse stanziate ad hoc per il mantenimento delle reti nazionali e dei registri, perché senza risorse questa legge rimarrebbe sostanzialmente un contenitore vuoto e di nessuna utilità della collettività.

E, quindi, siamo riusciti comunque a portare in quest'Aula un provvedimento che prevede risorse zero. Naturalmente, speriamo tanto che i decreti vengano poi emanati celermente, anche il regolamento previsto e i decreti attuativi, perché ci sia poi davvero un'attuazione concreta. Mi soffermo, però, su un ultimo punto, e colgo l'occasione in quest'Aula, perché oggi mi ha molto stupito, ho letto un'intervista della nostra Ministra Giulia Grillo, la quale dice in particolare, in riferimento alle liste d'attesa, che per il 90 per cento il problema è solo un problema di governance e il 10 per cento, invece, è un problema di personale. Lo dico perché noi tra poco, in questi giorni, cioè già da domani, in Commissione iniziamo il percorso per quello che viene chiamato il decretone per la finta quota 100. Ecco, qui ci sono dati che ci hanno già detto, sono ormai mesi e mesi che ce li stanno dicendo: tra il 2019 e il 2021 potrebbero essere 24 mila i medici che andranno in pensione, 4.500 con la cosiddetta quota 100. I dati di oggi, che sono stati pubblicati per quel che riguarda altro personale sanitario, e mi riferisco agli infermieri, i dati che ha fornito la Fnopi parlano di 22 mila infermieri in meno da subito e che porteranno a una carenza complessiva di 76 mila unità di personale per quel che riguarda solo gli infermieri.

Per poter fare una cosa utile e giusta come quella che stiamo approvando in quest'Aula non è che si possa sempre farla con i fichi secchi o negando che il problema esista, perché qui ormai siamo alla negazione del problema; e anche piccole cose intelligenti, utili, necessarie, di buon senso, dico di buon senso, hanno visto per l'ennesima volta, sia nel ddl concretezza sia per quel che vedremo, anche perché lo abbiamo già visto, lo speech sulle inammissibilità lo abbiamo già sentito, non sarà possibile considerare almeno le graduatorie triennali invece che annuali. Vorrei, e lo lascio qui testimoniato in quest'Aula, che qualcuno mi spiegasse qual è la ragione per cui non solo noi neghiamo il problema, ma cerchiamo di evitare anche di mettere in campo delle cose di buonsenso, che è quello di evitare i costi per fare, ovviamente, dei nuovi bandi tra un anno, non poter utilizzare le graduatorie in modo triennale.

Così il personale l'avremmo già a disposizione, perché noi parliamo di rete, noi parliamo anche per quel che riguarda uno strumento come quello che stiamo andando ad approvare oggi; poi, però, bisogna che i pazienti vengano curati, i pazienti devono essere presi in carico, e farlo senza personale credo che sia francamente molto complicato. Credo che sia ora e tempo. Voi l'avete negata spesso la voce da parte dell'opposizione, a prescindere, devo dire, spesso, purtroppo e volentieri, ma vedo che viene anche negata la voce dei professionisti della sanità. Ecco, credo che solo con un'alleanza forte, invece, del sistema sanitario nel suo complesso, compreso i professionisti della sanità, noi raggiungeremo quegli obiettivi di salute che tanto vogliamo raggiungere anche con il provvedimento che è in esame, ma soprattutto per garantire quel diritto alla salute, quell'uguaglianza che la nostra Costituzione ricorda che deve valere su tutto il territorio nazionale.