Relatore di minoranza per la I Commissione
Grazie, signora Presidente. Con questa relazione intendo affrontare alcuni degli aspetti che riguardano non solo la materia del provvedimento in sé, alla quale faranno certamente riferimento sia l'ulteriore relazione del collega Bazoli sia, ovviamente, gli altri interventi in discussione sulle linee generali, ma anche dare conto dell'andamento piuttosto anomalo che si è verificato nel corso dell'esame di questo provvedimento. Un provvedimento che, come è stato detto dai due relatori che mi hanno preceduto, constava di due parti: una relativa ai provvedimenti contro i reati di corruzione e l'altra riguardava il finanziamento ai partiti e alle fondazioni.
Una prima osservazione che andava fatta fin dall'inizio di questo provvedimento, e che io ritengo sia fondamentale anche per individuare in quale contesto e di quale cultura politica sia permeato questo provvedimento, è l'accostamento, a nostro giudizio completamente improprio, di una materia che riguarda esplicitamente la punibilità di un reato e di una serie di reati collegati ai fenomeni corruttivi e quello relativo al finanziamento dei partiti, quasi ci fosse una logica conseguenza; evidentemente non c'è nessuna logica conseguenza e vorrei anche ricordare che sia sull'uno che sull'altro argomento nella precedente legislatura il nostro Governo e la maggioranza di allora intervennero con un corposo intervento legislativo sia in termini di punibilità dei fatti di corruzione, che, peraltro, hanno condotto anche ad un rafforzamento del contrasto ai fenomeni corruttivi nel nostro Paese e anche ad un concreto miglioramento nell'ambito delle classifiche che comunemente vengono evocate quando si parla di questo argomento, sia per quanto riguarda la disciplina relativa alla trasparenza delle amministrazioni dei partiti.
Ovviamente, anche in questo provvedimento ci sono delle questioni che, per quanto ci riguarda, possono essere accettabili, ma è l'impianto complessivo, e anche, appunto, l'evoluzione che da qui a poco riferirò, che desta assai preoccupazione da parte di chi vi parla e del gruppo che rappresento. In primo luogo, la questione legata al contrasto alla corruzione non intende, a nostro giudizio, perseguire i reati di corruzione, ma, così come peraltro invece avevamo opportunamente fatto noi, estendere, senza nessun tipo di contenimento, azioni che appaiono più tese a violare la Costituzione, e quindi a violare il nostro Stato di diritto, piuttosto che a perseguire un reato.
È stato detto dalla relatrice Businarolo che questo non è un Paese per corrotti, e io, ovviamente, concordo con questa affermazione. Concordo anche perché non lo è mai stato e non lo è neanche adesso, quando questo provvedimento di legge non è ancora operativo, perché non lo è in relazione all'azione dei magistrati che si sono distinti insieme alle forze dell'ordine per la repressione dei reati, e anche, ovviamente, per il tipo di legislazione che è stata introdotta, in particolare nel corso della precedente legislatura. Voglio ricordare la reintroduzione del reato di falso in bilancio, l'introduzione del reato di autoriciclaggio, il pacchetto anticorruzione, che, peraltro, ha portato ad una misura operativa che è molto più efficace di quelle repressive ex post, come quella del rafforzamento dell'Autorità nazionale per il contrasto alla corruzione, anticorruzione, presieduta autorevolmente dal dottor Cantone.
Noi ci troviamo, invece, adesso in presenza di un titolo del provvedimento che verrà esaminato poi nel dettaglio successivamente, ma che induce a pensare, e anche nella pregiudiziale di costituzionalità che presenteremo vi faremo ovviamente riferimento, che quella che viene considerata come una misura accessoria sia il rispetto del diritto, sia il rispetto delle garanzie delle persone, sia il rispetto per quanto riguarda il principio di difesa e anche il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge; per non parlare di quello sancito dall'articolo 27, cioè della rieducazione della pena, che, come è stabilito anche dalle sentenze della Corte costituzionale, non può essere sottoposto in alcun modo ad un vincolo gerarchico relativo ad altri diritti.
E riguarda anche una serie di fattispecie, come la testé citata modifica dell'articolo 323, che introduce elementi francamente assai preoccupanti; infatti, la reintroduzione, sotto mentite spoglie, dell'agente provocatore, a nostro giudizio, visto che, peraltro, non si tratterebbe neanche di un agente, ma di un provocatore puro e semplice, potrebbe, con la causa di non punibilità, indurre alla realizzazione di simulazione di reati che potrebbero colpire persone incolpevoli, in particolare nella fase del processo, ma anche successivamente, anche per la difficoltà di rintracciare questa sorta di prova diabolica che dovrebbe essere, invece, garantita da questo ravvedimento operoso, peraltro, non particolarmente tipizzato all'interno del codice.
Tuttavia, la questione che noi vogliamo sottoporvi è, innanzitutto, quella relativa alla volontà del Governo, in particolare, e, quindi, della maggioranza - che, come dirò di qui a poco, è stata letteralmente asservita anche ai comportamenti bizzarri del Governo in alcuni momenti della discussione in Commissione -, di estendere questo provvedimento, in maniera del tutto incongrua, anche a una materia, quella della prescrizione, per la quale si è trovato l'éscamotage, dopo una lunga sequenza di atteggiamenti ondivaghi da parte della maggioranza, di un testo collegato, in particolare quello del collega Colletti, relativo alla prescrizione.
Anche su questo, rimando al collega Bazoli l'esame di merito, però vorrei far notare come, a differenza di quanto ha detto la collega Businarolo, tutti gli auditi, lo ripeto, tutti gli auditi hanno avuto pochissimo tempo e poi dirò perché questo è stato un ulteriore problema e un ulteriore aggravamento di quella che è stata, anche, la possibilità di discutere serenamente e con tutte le forze politiche; faccio notare l'assenza sostanziale, in questa discussione, della Lega, che non mi pare dato di poco conto, essendo un parte consistente della maggioranza: non ha relatori, non ha, ovviamente, presidente di Commissione referente, non è stata coinvolta, al punto tale che, come è noto dalle cronache giornalistiche, si sono anche manifestati dei contrasti molto duri, molto accesi che hanno portato, poi, a una mediazione del tutto campata in aria, lasciatemi usare questo termine poco istituzionali. Però, il Governo e la maggioranza hanno voluto introdurre un argomento, come quello della prescrizione, che non ci consente di proporre una ragionevole capacità di contrasto a quelli che sono i problemi della giustizia, né in termini di lunghezza dei processi, né in termini di valutazione di quello che è accaduto nel corso, anche, della lunga gestazione del provvedimento. Mi avvio a concludere. Sono state fatte audizioni nelle quali è stato dato torto a tutti i proponenti su quella che è la base fondamentale, cioè che non c'è la possibilità di esaminare un tema così delicato senza avere una cornice adeguata, come quella della riforma del codice penale. Concludo, davvero, grazie per questi secondi in più. Per non parlare di quello che è accaduto venerdì scorso, quando, dopo un incredibile tira e molla, si è provveduto a smentire i relatori, peraltro del proprio partito, da parte del Governo che non è riuscito neanche a dare i pareri su emendamenti che erano stati concordati in maggioranza. Credo che questo testimoni chiaramente quale sia stato l'iter accidentato di questo provvedimento.