Relazione di minoranza
Data: 
Lunedì, 19 Novembre, 2018
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 1189-A

Relatore di minoranza per la II Commissione

Presidente, il Partito Democratico, quando si parla di misure di contrasto alla corruzione, è sempre attento, è sempre presente, è sempre in prima linea. Lo abbiamo dimostrato nella scorsa legislatura, quando abbiamo introdotto una legislazione sul punto molto puntuale, con un aumento delle pene significativo per tutti i reati contro la pubblica amministrazione, con la reintroduzione del falso in bilancio, con l'introduzione del reato di autoriciclaggio, con l'istituzione dell'Autorità nazionale anticorruzione, che è stata dotata di personale e di risorse e di poteri per operare adeguatamente, con l'introduzione del cosiddetto whistleblowing, cioè una legge finalizzata a garantire la possibilità della denuncia anche all'interno delle pubbliche amministrazioni di comportamenti lesivi della pubblica amministrazione stessa.

Il Partito Democratico ha quindi le carte in regola quando si parla di corruzione. E quando è arrivato questo disegno di legge noi ci siamo accostati a questo disegno di legge della maggioranza con spirito costruttivo, perché ci interessava e ci interessa laddove possibile, e sappiamo che è certamente possibile, migliorare l'apparato legislativo che riguarda le norme contro la corruzione. E quindi abbiamo cercato di intervenire anche nella discussione, nell'istruttoria che è stata svolta in Commissione con questo spirito, con questo spirito costruttivo, sperando di poter contribuire ad un miglioramento sostanziale delle norme, perché già avevamo visto, quando abbiamo letto il testo che è arrivato in Commissione, che poi è arrivato più o meno inalterato anche in Aula, avevamo già notato alcune notevoli criticità che speravamo di poter contribuire a migliorare o a sanare.

La prima delle quali, devo dire, è stata menzionata prima anche dal collega Migliore, questo accostamento tra legge anticorruzione e legge sulla trasparenza dei partiti politici, che appare suggestiva di un'idea che laddove ci sono partiti politici lì si annida la corruzione, che è francamente un'idea da respingere e anche un po' mortificante per la democrazia; ma questa è stata una scelta della maggioranza, di cui abbiamo dovuto prendere atto. E poi per una serie di contenuti nella parte che riguarda la legge sulla corruzione, che noi riteniamo inefficaci o addirittura controproducenti o pericolosi nel loro reale impatto e negli effetti che vogliono raggiungere. Mi riferisco (e cito molto brevemente) ad alcuni aspetti di questa legge, che noi riteniamo contraddittori ed inefficaci.

Intanto l'aumento delle pene, l'aumento delle pene principali e l'aumento delle pene accessorie. Nella relazione introduttiva alla legge si dice con grande chiarezza che l'esperienza insegna che oltre un certo limite di aumento delle pene, l'aumento delle pene non ha più effetti, non ha più efficacia; e l'esperienza sul campo in particolare della legislazione contro la corruzione ci testimonia questa circostanza, cioè che l'aumento delle pene spesso, o quasi sempre, non ha determinato l'effetto di una riduzione dell'area dell'illegalità nei reati contro la pubblica amministrazione. Si dice questo nell'introduzione al disegno di legge, e poi il disegno di legge aumenta le pene, aumenta le pene principali, aumenta in maniera smisurata e draconiana le pene accessorie. Noi troviamo in questo una enorme contraddizione, perché in realtà, come dice l'introduzione al disegno di legge, se si vuol combattere adeguatamente la corruzione bisogna intervenire oggi che già le pene sono molto alte, e bisogna intervenire sulla prevenzione, sulle indagini, sulla capacità di prevenire fenomeni, e non attraverso aumenti di pene che sono inefficaci. Quindi per questa parte la legge è una legge… Sono le solite grida manzoniane, cioè una legge che non servirà a nulla.

Poi, l'agente sotto copertura. L'agente sotto copertura, ci è stato detto molto autorevolmente dagli auditi che abbiamo sentito, è una cosa che non funzionerà: sarà un agente sotto scopertura, perché nell'ambito di un accordo corruttivo tra privati, un terzo che interviene sarà sempre immediatamente riconoscibile, non potrà mai essere un agente sotto copertura. Altro è il contesto dove oggi è previsto, i reati che riguardano droga, che riguardano terrorismo internazionale: lì è previsto e lì può funzionare, ma dentro un accordo corruttivo l'agente sotto copertura non può funzionare, e il rischio è che si trasformi in un agente provocatore.

Cioè, noi abbiamo il rischio, per come è configurata quella figura oggi nella legge, che quella figura, quell'agente diventi un agente provocatore, cioè uno Stato che induce alla commissione di reati per reprimerli, il peggio che si può immaginare, una soluzione molto rischiosa da questo punto di vista.

E ancora, la causa di non punibilità: ci è stato detto con grande chiarezza dagli auditi, noi nella scorsa legislatura abbiamo introdotto una esimente, che riduce la pena per chi collabora, per chi aiuta a collaborare, che può aiutare anche a rompere il patto di omertà che c'è tra chi stipula un patto corruttivo, ma la causa di non punibilità è molto rischiosa - e ce lo ha detto lo stesso Cantone - perché rischia di provocare, anche qui, l'esistenza di un privato provocatore, perché, se tu, privato, sai che puoi indurre a un'azione corruttiva e, poi, tramite il tuo pentimento, verrai assolto e, quindi, non sarai punibile, questo può indurre a comportamenti maliziosi, non basta la cautela che è stata messa nella norma.

Queste sono le ragioni per le quali noi abbiamo molti dubbi, molte perplessità, e devo dire che la maggioranza non è stata molto disponibile a valutare anche i nostri emendamenti e i nostri tentativi di migliorare la legge sotto questo profilo.

Ma voglio dire e voglio aggiungere che il dibattito parlamentare, su tutta questa materia, è stato fortemente e irrimediabilmente inquinato dalla scellerata decisione, che io considero un vero e proprio atto di protervia e di arroganza del Ministro della giustizia, il quale ha preteso e ottenuto che dentro questo provvedimento venisse inserita una norma che riguarda la prescrizione, che nulla c'entra con gli argomenti che abbiamo discusso e approfondito in Commissione nel momento in cui abbiamo fatto l'istruttoria. Il Ministro ha preteso e ottenuto che venisse inserita la norma sulla prescrizione, una norma delicatissima, che riguarda un istituto fondamentale del nostro sistema del diritto penale, perché sulla prescrizione si gioca il delicato equilibrio tra la pretesa punitiva dello Stato, che ha il diritto e deve cercare di dare giustizia, e il diritto e le garanzie dei cittadini, che hanno il diritto di non stare sotto processo per tutta la vita. Quella norma - che è stata inserita in questo modo, alla fine dell'istruttoria, con un emendamento inserito all'ultimo minuto, addirittura un emendamento inserito grazie a una proroga del termine per gli emendamenti che è stata concessa, quindi un emendamento arrivato all'ultimo minuto - altera in modo irrimediabile e pericolosissimo questo equilibrio a favore dello Stato e rischia di mandare sotto processo, a processi eterni, qualunque cittadino che sia sottoposto alla pretesa punitiva dello Stato. È una norma molto pericolosa sotto il profilo delle garanzie, ma quello che offende è il modo in cui è intervenuta questa norma: in questo modo, con un emendamento all'ultimo minuto, senza consentire una discussione; quando la norma è arrivata, noi in Commissione abbiamo detto: ma vi rendete conto che ci impedite di discutere di questa cosa? E ci è stato risposto: beh, è nel contratto di Governo, beh, è una cosa nota.

Ma vi pare ammissibile che non si riesca a discutere di un istituto così importante perché c'è un atto di imperio del Governo, che pretende che venga inserito in un contesto che parla di tutt'altro, appunto, una riforma di questo genere? Questa, secondo noi, è una questione che ha inquinato fortemente tutto il dibattito successivo, ha alterato i rapporti tra la maggioranza e l'opposizione, ha alterato un po' anche i rapporti interni alla maggioranza, mi permetto di dire, perché abbiamo visto le fibrillazioni interne; ha reso la discussione una discussione a quel punto proprio inquinata da questa cosa, cioè dalla voglia di modificare un istituto così importante e così fondamentale, senza tener conto della necessità di approfondire, di discutere, di analizzare il contesto generale. E quando abbiamo fatto le audizioni - in un giorno, perché ci è stato concesso un giorno di audizioni per un tema così importante, un giorno! - tutti gli auditi ci hanno detto che questa norma è una norma pericolosa per la tenuta del nostro sistema penale e delle garanzie del nostro sistema costituzionale.

Allora questa è la ragione per la quale noi ci batteremo in Aula nei prossimi giorni, per cercare di modificare la legge che è uscita dalla Commissione. Non abbiamo grandi speranze che questo avverrà, perché abbiamo visto qual è l'atteggiamento della maggioranza, ma noi cercheremo di modificarla perché oggi questa legge - e ho concluso, Presidente - più che spazzare via i corrotti, spazza via un po' di garanzie e un po' di diritti dei cittadini.