Discussione generale
Data: 
Lunedì, 19 Novembre, 2018
Nome: 
Marco Di Maio

A.C. 1189-A

Presidente, questo disegno di legge è partito con un obiettivo che condividiamo, quello di contrastare la corruzione, ma che riteniamo non perseguirà affatto, purtroppo, miglioramenti significativi su questo versante, anzi, se verrà approvato così come ci viene proposto all'esame dell'Aula, avrà come effetto principale quello di riscrivere nella sostanza alcuni articoli fondamentali della Costituzione, senza, lo ripeto, alcun passo in avanti nella lotta alla corruzione.

Secondo questo disegno di legge, tutti i cittadini sono colpevoli fino a prova contraria, perché, forzando le procedure e i regolamenti parlamentari, avete preteso di ampliare gli argomenti trattati dal disegno di legge, introducendovi anche norme sulla prescrizione che poco hanno a che vedere con il rispetto dello Stato di diritto.

Che cosa prevede, quindi, la norma che avete introdotto, dopo settimane di stallo in Commissione? Che dal 1° gennaio 2020, tutte le persone che avranno un procedimento giudiziario, dopo la sentenza di primo grado, perderanno la tutela della prescrizione del reato, anche se saranno dichiarati innocenti. Ciò significa che, senza alcun limite di tempo, potranno essere sempre e comunque chiamati a rispondere di quel procedimento pendente, anche negli altri gradi di giudizio, anche se dichiarati innocenti. E parlo espressamente di tutela con riferimento alla prescrizione, perché così nasce nel nostro ordinamento, così è concepita; e, soprattutto, è concepita come tutela nei confronti della parte offesa di vedersi riconosciuta una risposta, da parte del sistema giudiziario, in un tempo ragionevole, come prevede, peraltro, l'articolo 111 della Costituzione, e come tutela, anche, nei confronti dell'imputato che deve poter essere sottoposto a un giusto processo, avendo la possibilità di provare la propria innocenza in tempi congrui, secondo quanto, peraltro, previsto dall'articolo 27 della Costituzione che, lo ricordo, ci dice che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Con questa norma voi stravolgete questo articolo; dite, sostanzialmente, che tutti i cittadini sono colpevoli fino a prova contraria; rovesciate uno dei principi cardine di ogni democrazia liberale come lo è la nostra, oltre a violare le disposizioni riferite ad un processo equo in tempi ragionevoli che sono previste da vari accordi e trattati internazionali, tra cui il Patto internazionale sui diritti civili e politici dell'ONU del 1966 e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Si dice che questo intervento servirà a evitare che i responsabili di reati anche efferati possano uscire impuniti dal circuito giudiziario, beneficiando delle tecniche difensive e dilatorie messe in atto dagli imputati. Questo è palesemente falso e non sarà certamente questo intervento di eliminazione sostanziale della prescrizione ad evitarlo, perché, come dicono i dati del Ministero della giustizia, tra il 60 e il 70 per cento delle volte la prescrizione arriva prima dell'avvio del processo, cioè nella fase delle indagini preliminari, laddove le tecniche dilatorie difensive che vengono additate come responsabili dell'allungamento dei processi, in realtà, non possono incidere in alcun modo.

E non è vero che vogliamo lasciare tutto così com'è; ci si dimentica, infatti, che, sulla prescrizione, nella precedente legislatura si è già intervenuti, adottando la sospensione dei termini per diciotto mesi dopo la sentenza di primo grado e di altri diciotto dopo la sentenza di appello. La norma che voi avete introdotto vanifica anche questa riforma, senza, peraltro, valutare e attendere che possa dispiegare i suoi effetti, allungando a dismisura, potenzialmente in eterno, i tempi dei procedimenti giudiziari, senza alcuna garanzia per nessuno.

Questo tipo di intervento avrebbe potuto anche lontanamente avere un senso se fosse stato collegato già all'interno di questo provvedimento con una riforma, che è stata solo annunciata, del processo penale, però sono stati respinti tutti gli emendamenti, tutte le proposte e tutte le richieste di inserire da subito questo riferimento. Evidentemente, non avete ancora ben chiaro come volete riformare il processo penale.

In questo provvedimento ci sono molte altre cose che non ci convincono pur, lo ripeto, condividendo l'obiettivo di contrastare la corruzione, un obiettivo che condividiamo anche perché abbiamo alle spalle scelte che parlano per noi: l'istituzione dell'ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone; la reintroduzione del reato di falso in bilancio, che il Governo Berlusconi-Lega aveva depenalizzato; l'inasprimento delle pene per i reati di corruzione per induzione, corruzione in atti giudiziari e peculato e tante altre norme approvate nella scorsa legislatura, sulle quali non c'è stato il voto favorevole di nessuna delle forze di governo: il MoVimento 5 Stelle votò contro, la Lega si astenne.

La principale misura che introducete è il Daspo, cioè l'impossibilità per sempre di stabilire rapporti con la pubblica amministrazione, partecipare a gare d'appalto, concorsi, accordi con la PA di qualsiasi tipo per chi ha ricevuto una condanna superiore a due anni per alcuni reati. Questa è una norma che va contro il principio della rieducazione del condannato, previsto dalla nostra Costituzione. Siamo favorevoli a un periodo di sospensione di qualsiasi rapporto con la pubblica amministrazione, come del resto prevede già il nostro ordinamento, ma se il periodo di esclusione è eterno, se viene meno la possibilità di rieducazione, viene meno un altro pilastro del nostro Stato di diritto, una delle funzioni principali della pena, quella rieducativa.

Viene introdotta, poi, la figura dell'agente sotto copertura, un istituto già previsto per altre tipologie di contrasto alla criminalità, come la lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali. Per come avete concepito questa norma, si tratta di un antesignano dell'agente provocatore che è, poi, il vero obiettivo a cui vuole tendere questo Governo. Non c'è alcuna garanzia che questo strumento non possa essere utilizzato come un reale, effettivo strumento di provocazione di un reato nei confronti di persone che quel reato non lo stanno commettendo o non lo hanno commesso. Circostanza, quella della provocazione, che indirettamente viene, poi, introdotta, quando si prevedono cause di non punibilità per alcune fattispecie di reati, nel caso in cui si collabori con la magistratura. Per l'applicazione della causa di non punibilità, occorrerà che il soggetto sveli la commissione del fatto, entro sei mesi dall'evento stesso. Quindi, se ci si autodenuncia entro sei mesi, si può beneficiare della non punibilità, purché si collabori denunciando dei fatti e degli elementi corruttivi. È una norma molto controversa e che, collegata con quella dell'agente sotto copertura, introduce, di fatto, una nuova forma di agente provocatore che, peraltro, non ha riscontrato tutto questo consenso, come, invece, ho sentito citare nel dibattito parlamentare, anche tra gli operatori e gli esperti della materia.

Siete, poi, intervenuti su alcune discipline, alcune norme che riguardano il funzionamento e il finanziamento dei partiti politici, accostando corruzione e partiti politici, come se la cosa fosse strettamente collegata; è un concetto un po' limitativo, oltre che sbagliato, per un Parlamento che dovrebbe, invece, finalmente, affrontare l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, sulla disciplina e il funzionamento dei partiti politici. Avete comunque apportato modifiche al testo, lavorando in Commissione con l'assenza sostanziale delle opposizioni che hanno abbandonato i lavori, lo voglio ricordare, non certo per ignavia, ma perché è venuta meno qualsiasi forma di rispetto del ruolo dell'opposizione parlamentare. Si è arrivati addirittura ad accusare l'opposizione di aver aggredito i funzionari, di aver impedito ai lavori di andare avanti; si sono fatte trascorrere intere giornate in Commissione, senza concludere assolutamente nulla e, poi, improvvisamente, si è avuta un'accelerazione, si sono convocate le riunioni un quarto d'ora per l'altro, senza fare alcun tipo di lavoro preparatorio, di minimo riconoscimento dei ruoli, anche interni, alle Commissioni stesse, si è svuotato di significato il confronto parlamentare, banalizzando i rilievi che venivano fatti da parlamentari di opposizione e, a volte, anche irridendo interventi che venivano avanzati.

È vero che questo Governo e questa maggioranza si sono caratterizzati per una proposta molto forte, che è stata fatta, contro la quale ci saremmo aspettati altre reazioni da parte dell'opinione pubblica più qualificata, più esperta in materia di diritto costituzionale, di difesa della Costituzione, cioè quella di voler chiudere sostanzialmente, in futuro, il Parlamento, perché tutto sommato non è poi così necessario.

Ebbene, con questo modo di lavorare di fatto ci state riuscendo, perché non state dando all'opposizione e ai luoghi deputati al confronto politico, al confronto democratico, al confronto anche di tesi differenti la possibilità di essere luoghi reali di confronto e di condivisione, e anche - perché no? - di unanime accettazione di alcune scelte.

Volete quindi svuotare le istituzioni del loro significato. Ma fate attenzione, perché facendo così delegittimate non solo il Parlamento, non solo le opposizioni, non solo le Commissioni parlamentari, ma rischiate di delegittimare voi stessi; e state pur certi che questo gli italiani lo capiranno molto prima di quanto voi non pensiate.