Discussione generale
Data: 
Lunedì, 19 Novembre, 2018
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 1189-A

Gentile Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il Presidente Fico, in occasione dell'anniversario, domani, dei cento anni di quest'Aula e della cerimonia che svolgeremo alla presenza del Presidente Repubblica ha dichiarato, all'apertura della mostra che qui si svolgerà per i cento anni del progetto realizzato da Basile: la mostra ci ricorda che la conquista della democrazia per il nostro Paese non va mai data per scontata ma va rispettata e tutelata ogni giorno. Non è sempre stato così, lo sappiamo bene, il fascismo e la seconda guerra mondiale non sono poi così lontani, la democrazia è un bene che è stato conquistato con sforzi e sacrifici, non dobbiamo dimenticarlo mai, spiega il presidente Fico.

E ancora: “La Camera è per me il ruolo dove si esplica la funzione democratica nel nome del popolo italiano. Possono sembrare parole formali, ma io avverto sinceramente l'enorme responsabilità del ruolo di Presidente di un organo costituzionale che appartiene ai cittadini italiani”. Diversi miei colleghi del gruppo del Partito Democratico, ma non solo, hanno svolto interventi di grande rilievo nel merito delle questioni che la legge che stiamo discutendo affronta, ma per me, che non sono un delicato giurista come chi appunto del mio gruppo ha parlato, è difficile scindere il merito di quello che noi andiamo discutendo dalla forma con la quale noi abbiamo discusso questo merito nelle due Commissioni referenti congiunte. C'è stato un episodio particolare nella trattazione di questo merito, cioè l'allargamento del perimetro della materia che abbiamo votato in Commissione. Lo abbiamo allargato dopo un intervento scritto con il quale il Presidente Fico, rispondendo ad un quesito che le opposizioni hanno chiesto ai presidenti delle Commissioni di riferire, ha risposto. Ci è stato detto che ciò che avveniva era un precedente, che anzi c'erano diversi precedenti che gentilmente gli uffici immagino abbiano fornito alla Presidenza. È bene essere chiaro su quello che è successo: esistite un solo precedente, negli oltre settant'anni del dopoguerra di funzionamento di questa Camera dei deputati, simile a ciò che è successo, ma esso non è identico. Parliamo della Commissione Affari costituzionali che si svolse il 16 giugno 2005, sotto la presidenza Bruno. Perché dico unico? Perché è l'unico caso nel quale l'ampliamento del perimetro di una materia di legge discutenda in Commissione referente avviene dopo la presentazione degli emendamenti al testo principale presentato. È l'unica volta che avviene prima della scorsa settimana nella storia di questa Camera dei deputati, ma quel caso assimilabile ebbe da parte del presidente Bruno un trattamento diverso. Ma veniamo prima al merito di ciò che è avvenuto.

Da noi, nella legge che stiamo discutendo, l'allargamento del perimetro è avvenuto sulla base di uno châssis - come direbbe il presidente Sisto -, di un supporto legislativo, che riguardava i temi del contrasto alla corruzione, sul quale, con un emendamento, non con un testo articolato - dopo leggerò le parole del presidente Bruno -, caso mai successo, senza precedenti nella storia di questa Camera dei deputati, viene introdotta una nuova materia, ovvero la modifica dei termini della prescrizione dei reati. Sono due materie diverse. L'unico precedente al quale il Presidente dalla Camera ha potuto fare riferimento - precedente che secondo me non sta in piedi - è un precedente che riguarda un'aggiunta di elementi all'interno della modifica della legge elettorale. La materia di supporto è la medesima, la legge elettorale, per la quale erano stati presentati testi abbinati (Soro, Fontana, Soda, Gazzara, Benedetti Valentini, Nespoli) e sulla quale, successivamente alla costituzione di un testo unificato dei testi abbinati, viene introdotto l'allargamento della materia. Non solo, Presidente - e sarò lieto se lei vorrà informare di queste opinioni, che comunque non mancherò di ripetere domani al Presidente Fico - in quell'occasione i colleghi allora dell'opposizione, della Margherita, il collega Bressa, chiese al presidente Bruno se gli emendamenti che dopo l'ampliamento dalla materia i colleghi commissari potevano presentare al nuovo testo fossero unicamente da restringere alla materia nuova che era stata innestata, ed il presidente Bruno rispose che la risposta non era questa, ma la risposta era che l'attività emendativa dei colleghi poteva estendersi a tutto il nuovo testo o articolato che veniva presentato alla Commissione. A noi, signora Presidente, è stato negato dai presidenti delle Commissioni - che immagino avranno informato di questo il Presidente della Camera - il diritto di emendare il resto del testo.

E ci è stato chiesto di intervenire sulla materia della prescrizione, sulla quale è ovvio che possano esserci legittime opinioni diverse, ma immagino che lei avrà ascoltato l'articolazione e la profondità degli interventi di ogni gruppo di opposizione, qui, oggi, in Aula, circa il merito di ciò che si è andato modificando nel sistema della giustizia italiana con quell'innesto. A noi è stata data la possibilità unicamente di intervenire su una materia che veniva introdotta con un emendamento di 25 righe. Ritengo che, se il Presidente Fico vuole onorare le parole che ha detto in occasione del centesimo anniversario dei lavori che hanno restaurato quest'Aula, dovrebbe essere avveduto del fatto che all'opposizione in questo Parlamento è stato negato un diritto elementare di partecipazione alla possibilità di modificare ciò che la maggioranza legittimamente portava in discussione. A noi, per la prima volta nella storia parlamentare di questa Camera, è stato negato il diritto di emendare compiutamente un testo che veniva innovato.

Peraltro, in quell'occasione del 2005, con l'accordo di tutti i gruppi; in questa occasione con il disaccordo dei gruppi di opposizione. È un episodio raro, dunque, secondo me unico; si potrà obiettare che è assimilabile: secondo me è unico, ma comunque raro. E qual è il perché di questa rarità? Qual è la motivazione della rarità dell'episodio che abbiamo vissuto sul restringimento dei tempi di discussione e sull'andamento convulso dei lavori di Commissione? Lo voglio dire subito, non sempre per responsabilità dei presidenti di Commissione, ma dell'iter che questa procedura ha subito. Il perché è politico, Presidente. Come sempre, quando le fattispecie tecniche si complicano e si avverte forte il meccanismo di complicazione dei lavori, e d'altra parte non ci sarebbe stata una convocazione l'ultimo giorno di discussione di un Ufficio di Presidenza alle 22,30, se il lavoro che abbiamo svolto si fosse svolto, per l'appunto, in maniera lineare e piana, il perché è politico. Il perché è, e lo dimostrerò, che, in ragione di un dissidio politico o di più dissidi politici tra le due forze di maggioranza che sostengono il Governo, ci si arrovella su come tecnicamente risolvere questo dissidio a scapito dello spazio di democrazia dovuto alle opposizioni.

E, d'altra parte, come altro dovrei interpretare, Presidente, quanto le sto per leggere, che è una dichiarazione resa il 16 novembre, dunque proprio la sera di convocazione di quell'Ufficio di Presidenza, dal sottosegretario Ferraresi - mi dispiace che adesso non ci sia - a proposito di altro episodio, che non riguarda la prescrizione, ma riguarda il tema della tracciabilità delle donazioni ai partiti. Inizialmente vi era un testo di legge, su questo testo di legge vi erano degli emendamenti modificativi presentati dal gruppo della Lega, successivamente ci è stato annunciato che il gruppo della Lega aveva convinto i relatori e la presentazione di emendamenti dei relatori che comprendevano le loro richieste di modificazione di questo tema, e infine queste modificazioni non ci sono state, giacché, come voi vedete, nel testo che è stato presentato per l'Aula, per adesso, nel testo presentato, queste modificazioni non ci sono state. E che cosa dichiara a questo proposito il sottosegretario Ferraresi, che è stato, per la verità, cinque giorni presente, giorno e notte, a questa discussione?

C'è stato un difetto di comunicazione, dichiara, virgolette, all'Adnkronos il sottosegretario Ferraresi. L'accordo che era già stato raggiunto a Palazzo Chigi - a Palazzo Chigi: ma noi siamo il potere legislativo, non siamo l'Esecutivo; non prendiamo ordini da nessuno, noi discutiamo di un testo che viene presentato in sede referente ai commissari di una Commissione, nella sede, nel palazzo dove risiede il potere legislativo - all'approvazione della legge anticorruzione non è stato adeguatamente trasmesso e qualcuno nel MoVimento 5 Stelle, dichiara il sottosegretario Ferraresi - dunque, noi abbiamo l'esigenza di comprendere, prima di iniziare la discussione della legge, se sono andati bene tutti i sistemi di comunicazione all'interno del MoVimento 5 Stelle, perché questo potrebbe portare con sé delle conseguenze - ha preso delle iniziative su un punto, quello delle soglie per la tracciabilità delle donazioni ai partiti, che non era in discussione.

Poi dice: con la Lega siamo d'accordo e, come sempre, riusciremo a trovare la soluzione ottimale. Di questo aspettiamo notizie in quest'Aula. Dunque la situazione è questa: il Governo prende delle decisioni a Palazzo Chigi. Se la linea del Wi-Fi si interrompe e qualcuno del MoVimento 5 Stelle prende delle decisioni autonome, il risultato è la modifica di un testo di legge da votare.

Questa scena si ripete in altre occasioni di merito, nel corso della discussione in Commissione, giacché, anche su un emendamento che avrebbe modificato la natura del reato di peculato, prima, devo dire correttamente, l'opinione dei relatori è sempre stata contraria all'emendamento presentato dalla Lega sulla modifica di quel reato, poi questo emendamento viene accantonato, la discussione prosegue per diverse ore, o forse, rispetto alla presentazione, anche per più ore, e infine quel testo presentato dalla Lega, che modifica il reato di peculato, viene ritirato. Dunque, la sintesi di un accordo o di un mancato accordo tra i due gruppi di maggioranza o di una mancanza di comunicazione tra le decisioni che avvengono a Palazzo Chigi e ciò che avviene dentro Palazzo Montecitorio modifica il senso, la scrittura di un testo di legge che modifica il codice penale, cioè che può modificare il destino di cittadini italiani che da queste decisioni possono essere coinvolti.

Ma non c'è solo questo, perché è già stato detto in quest'Aula prima: nel corso della discussione, mentre noi discutevamo sulla natura della modifica del regime della prescrizione - mi pare fosse la presidente Sarti a presiedere in quel momento, e chiedeva a noi, giustamente, la nostra opinione su ciò che andava intervenendo, e discutevamo, credo, se non ricordo male, sull'ammissibilità di un emendamento sulla prescrizione - giunge notizia in diretta da Facebook che il Ministro Bonafede, uscendo da Palazzo Chigi, annuncia che l'accordo c'è già; anzi, che l'accordo comprende una questione legittimamente di modifica del testo penale, del codice, e cioè che l'intervento sulla prescrizione potrà avere efficacia soltanto a partire da una certa data futura, ma che, anzi, deve intervenire solo qualora sarà già stata approvata la riforma del processo penale, cosa che, evidentemente, come la presidente poi mi pare abbia chiarito, non può intervenire in un emendamento, perché non si può rinviare all'applicazione di una modifica di legge che ancora non c'è.

Tutto questo è successo, tutto questo è successo a scapito della possibilità dei deputati delle opposizioni di intervenire su ciò che stava accadendo. L'emendamento madre, quello che ha modificato il testo dei relatori, che ha modificato la questione della prescrizione, è stato presentato il 5 novembre; gli altri emendamenti, gli emendamenti complessivi al testo di legge, sono stati presentati sei giorni prima. I parlamentari che partecipavano ai lavori delle due Commissioni congiunte hanno, dunque, avuto la possibilità di discutere del termine della prescrizione, e solo di quello, e solo sul testo dell'emendamento, conseguente, peraltro, a una decisone avvenuta fuori di qui, a Palazzo Chigi, come annunciato in diretta dal Ministro Bonafede, soltanto una settimana dopo che il resto del provvedimento aveva avviato la propria discussione. Vi è poi la questione molto dibattuta, che ovviamente è legittimo, è potere dei presidenti di Commissione, e per l'Aula sarà potere del Presidente dell'Aula, discernere sull'ammissibilità degli emendamenti, ma trovo, e vado a concludere, Presidente, incomprensibile che, qualora ci si restringa, si restringa all'opposizione il campo di azione su di un determinato argomento, proprio su quell'argomento gli emendamenti che vengono presentati vengano ritenuti inammissibili. Noi abbiamo avuto un allargamento di perimetro che non ha precedenti. Ci è stato precluso e ristretto il tema dell'emendabilità di quell'argomento ad un unico singolo emendamento. Sono stati respinti, come inammissibili, gli emendamenti su quel testo dei presentatori. Abbiamo saputo in diretta Facebook quale era l'opinione del Ministro e abbiamo infine saputo dal sottosegretario che su altri argomenti era stato un errore di alcuni membri del MoVimento 5 Stelle presentare l'emendamento. È la frase finale, Presidente: quando succede questo, quando per motivi di dissidio politico interno si decide, con decisioni tecniche, di limitare i tempi di discussione dell'opposizione, vuol dire che i tempi non sono buoni.

La riforma di un codice penale che ha come oggetto la sorte e la vita - ho finito, è l'ultima riga - dei cittadini non può essere frutto delle vostre discussioni interne, perché la democrazia dei cittadini non vi appartiene.