Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Maggio, 2019
Nome: 
Massimo Ungaro

A.C. 1789

 

Grazie, Presidente. Il decreto-legge cosiddetto Brexit, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, prevede una serie di misure da applicare nel caso di recesso del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo: un'ipotesi che per adesso è scongiurata almeno fino ad ottobre ma non del tutto impossibile, data la paralisi politica e istituzionale di quel Paese da quasi tre anni ormai, dalla data di quel fatidico referendum. Noi del gruppo del Partito Democratico condividiamo le misure incluse nel decreto-legge e molte di esse le abbiamo richieste fin da novembre dello scorso anno e quindi voteremo a favore del provvedimento: tutto questo al fine di ammorbidire al massimo l'uscita del Regno Unito e l'impatto dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea sugli oltre 700 mila italiani che risiedono nel Regno Unito, sulle nostre imprese e sul sistema Paese. In termini di stabilità finanziaria si predispone la continuità operativa per istituti bancari, finanziari e assicurativi italiani nel Regno Unito e britannici in Italia ovviando anche a quello che sarebbe diventato un grande vuoto normativo per tutta una serie di contratti derivati detti OTC, over the counter, su cui ci sarebbe stato un vuoto normativo dovuto al fatto che molti di questi non sono scambiati con controparti centrali ma con controparti singole. Quindi il decreto-legge introduce un regime transitorio di diciotto mesi a seguito della data di recesso; si aumentano le risorse per la rete consolare; si applicano ai cittadini britannici che risiedono in Italia gli stessi requisiti richiesti ai cittadini europei quando richiedono la cittadinanza fino al 31 dicembre 2020.

Tuttavia si poteva fare di più. Chiediamo al Governo e soprattutto alla maggioranza l'attenzione su una serie di tematiche lasciate ignote e inascoltate dal decreto-legge e quindi l'obiettivo del mio intervento è cercare di portare l'attenzione su una serie di temi più che altro di natura tecnica. Ricordiamoci che la Brexit è un fenomeno nuovo, sconosciuto, dalle implicazioni ancora ignote e, quindi, è nell'interesse del Governo e della maggioranza sfruttare al massimo il dibattito parlamentare, migliorare le proprie misure. Proprio per questo motivo molti altri Governi di altri Paesi avevano avviato Commissioni parlamentari ad hoc e fatto studi appositi, cosa che invece è mancata qui in Italia.

Ad esempio cominciamo con i diritti ai cittadini: il decreto, per esempio, protegge i diritti e doveri degli studenti e ricercatori britannici che sono in Italia, sotto condizioni di reciprocità, e mantiene l'accordo di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale fino al 31 dicembre 2020, però non vengono aumentate le risorse dell'unità del MIUR dedita al riconoscimento dei titoli di studio, che sarebbe stata una misura ben più utile per favorire la mobilità e, magari, il rientro delle professionalità di cittadini italiani che si sono sviluppate in Gran Bretagna, dove ci sono decine di migliaia di studenti e ricercatori italiani che conseguono i propri studi universitari.

Sempre in termini di previdenza sociale, si introduce un regime transitorio per permettere ai fondi pensione dei due Paesi di poter continuare ad operare, lo diceva il collega Giuliodori poc'anzi; però, sarebbe stato utile prendere delle iniziative per assicurare il riscatto integrale dei contributi versati ai lavoratori italiani nei fondi pensione privati nel Regno Unito una volta rientrati in Italia. È una tematica che varie fonti stampa hanno illustrato o messo in luce negli ultimi mesi, sarebbe stato utile che il Governo prendesse delle misure in questo senso, perché con il recesso dall'Unione europea del Regno Unito verranno a mancare una serie di parametri che potrebbero impedire il riscatto totale dei contributi.

È anche l'occasione per correggere alcuni degli aspetti più nefasti del decreto Salvini per quanto riguarda l'ottenimento della cittadinanza italiana per matrimonio. Con il raddoppio delle tempistiche e il forte inasprimento dei requisiti di lingua, abbiamo moltissime coppie, centinaia se non migliaia di coppie miste italo-britanniche che stanno facendo enorme fatica per ottenere la cittadinanza per il coniuge, creando grandi disagi per la comunità. I requisiti di lingua sono stati elevati a livello B1, un livello richiesto per frequentare l'università, un unicum a livello europeo, anche nella stesso Regno Unito, senza potenziare i centri che certificano il livello di lingua, mentre i nuovi requisiti non si applicano a chi ottiene la cittadinanza per discendenza. E quindi siamo davanti a una situazione paradossale: chi, magari, è sposato con cittadini italiani, ha figli che parlano italiano e frequenta l'Italia nella sua vita, ha delle enormi difficoltà ad ottenere la cittadinanza italiana, rispetto a chi, invece, magari, ha un trisavolo di cittadinanza italiana ma l'Italia l'ha vista solo in cartolina; questo - l'avrete visto sui media, è il caso anche del cacciatore Lionel Messi. Il decreto Salvini ha ulteriormente reso difficoltosa questa situazione. Inoltre, questi nuovi requisiti sono stati introdotti dall'oggi al domani, obbligando centinaia di persone a ricominciare le pratiche per la domanda di cittadinanza daccapo, già di per sé molto lunghe e molto complicate. Sarebbe, quindi, stato utile introdurre una sanatoria almeno per coloro che avevano già fatto domanda di cittadinanza nei mesi precedenti al decreto Salvini e garantire una sanatoria almeno fino all'ottobre del 2019.

Vengono, poi, aumentate le risorse per la rete consolare: bene, benissimo. Noi sappiamo benissimo che i consolati italiani nel Regno Unito, ma in verità in tutto il mondo, versano in una situazione estremamente disagiata, una situazione di grande, enorme difficoltà. Le unità di personale dei consolati italiani nel mondo sono state ridotte da 3 mila a 2 mila negli ultimi otto, nove anni; mentre l'utenza o, almeno, il bacino di italiani che vivono all'estero è aumentato da 3 milioni a oltre 5 milioni, e quindi la situazione è estremamente difficoltosa. Non è giusto aspettare mesi e mesi semplicemente per rinnovare un passaporto o anche anni per ottenere il riconoscimento di un titolo di studio. Succede oggi che il Regno Unito è in Europa, figuriamoci cosa succederà quando il Regno Unito uscirà dall'Europa. E nel Regno Unito le domande dell'utenza sono destinate ad aumentare, dato che servono documenti nazionali validi per ottenere il nuovo permesso di soggiorno britannico, il settled status. Quindi, sarebbe stato utile indicare più specificatamente come il Governo intenda distribuire queste risorse aggiuntive di personale e monetarie per la rete consolare, quante verranno destinate al Regno Unito e, soprattutto, un impegno chiaro non c'è nel decreto a riaprire un consolato generale a Manchester, una situazione di grande urgenza, non soltanto per dare un servizio ai 50 mila italiani di quella città e agli italiani di tutto il nord dell'Inghilterra, ma anche per disintasare e cercare di ridurre le domande sul consolato di Londra. Sappiamo che in quei luoghi esiste una comunità italiana antichissima, che è obbligata oggi a viaggi di lungo tragitto per raggiungere Londra.

In tema di sanità, invece, il decreto Brexit salvaguardia i diritti in materia di tutela della salute dei cittadini britannici, che sono soggetti alla legislazione del Regno Unito, cioè quelli che sono beneficiari di una pensione del Regno Unito. Esiste, però, un numero rilevante di cittadini britannici residenti in Italia a lungo termine, in alcuni casi da più decenni, che, invece, non ricevono una pensione dal Regno Unito e che sarebbero, da una parte, titolari al soggiorno permanente dell'Unione europea.Loro hanno avuto il diritto, in questi anni, di iscriversi al Servizio sanitario nazionale a titolo gratuito, tranne che per i ticket: ai sensi del decreto legislativo n. 286 del 1998, gli extracomunitari che lavorano ed i loro familiari godono del diritto dell'assistenza sanitaria gratuitamente, però gli altri extracomunitari sono tenuti o ad avere un'assicurazione sanitaria, o a pagare i contributi annuali per l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Quindi, una volta che il Regno Unito uscirà dall'Unione Europea, se questa legge si applicherà, chi finora ha goduto delle prestazioni sanitarie gratuite in quanto cittadino dell'Unione europea… molti cittadini britannici non si potranno permettere di pagare né i contributi annuali, né l'assicurazione sanitaria, e in molti si vedranno rifiutare l'assicurazione per via di condizioni preesistenti. Ciò metterà in grave difficoltà persone anziane che hanno vissuto la maggior parte della vita adulta in Italia, hanno pagato i contributi INPS e le tasse, e come pensionati sono iscritti al Servizio sanitario nazionale, finora a titolo gratuito, ma che adesso dovranno pagare cifre onerose per la sanità. Chiediamo, quindi, di rimediare applicando ai britannici titolari del permesso di soggiorno dell'Unione europea di lungo periodo pari trattamento con i lavoratori extracomunitari rispetto all'assistenza sanitaria; in questa direzione vanno alcuni nostri emendamenti.

Sempre in tema di sanità, sarebbe stato utile per il Governo, con questo decreto, predisporre dei meccanismi di chiamata diretta per il personale di area medica. Da anni ci si lamenta in Italia della carenza di personale medico in Italia, i dati più aggiornati sul problema lamentano una carenza di medici specialisti e personale di area sanitaria. E infatti due studi del Sindacato dei medici, Anao-Assomed, di gennaio e marzo di quest'anno, che illustrano gli effetti della riforma pensionistica “quota 100” promossa da questo Governo, fanno vedere che, a partire dal 2025, in Italia ci saranno 16 mila medici specialisti in meno, per non parlare degli oltre 50 mila infermieri mancanti in tutta Italia. Per garantire i servizi sanitari nonostante la mancanza di medici, alcune regioni fanno contratti a tempo determinato a categorie di medici che non hanno la specializzazione che servirebbe, in alcuni casi pensionati, in alcuni casi medici stranieri; di recente ha fatto molto discutere la decisione di alcune regioni italiane di fare contratti a tempo determinato ai giovani medici, non ancora specializzati né formati in medicina generale, per il pronto soccorso, ambito in cui si fa particolarmente fatica a trovare specialisti per via dei pesanti ritmi lavorativi. E invece, se da un lato c'è una domanda di personale medico in Italia, dall'altro noi sappiamo che nel Regno Unito ci sono oltre 6 mila medici italiani, come riporta la Italian Medical Society of Great Britain. Dato che molti di loro stanno considerando la possibilità di trasferirsi, sarebbe stato utile, per venire incontro alle esigenze del sistema Paese, predisporre dei meccanismi di chiamata diretta, anche con questo decreto.

Sempre in tema di incentivi, sarebbe stato utile rendere accessibili nuovi incentivi per l'attrazione di capitale umano, che prevedeva all'inizio la proposta di legge n. 1064 Ruocco per la semplificazione fiscale, ma adesso trasportati nel “decreto crescita”, con cui si introduce un nuovo regime di facilitazione fiscale per chi dall'estero si stabilisce in Italia, cittadini italiani e cittadini comunitari. Il problema è che entra in funzione solo a partire dal 1° gennaio 2020. Ricordiamoci che, invece, l'anno della Brexit sarà il 2019, è questo l'anno in cui sono in partenza dal Regno Unito professionalità, lavoratori di grande esperienza. E quindi, se l'Italia vuole competere con altri Paesi europei, con altre città europee, per attirare questo capitale umano, bisogna assolutamente permettere l'accesso a questo nuovo regime di incentivi a partire dal 2019, per non creare una grande disparità di trattamento con chi è già arrivato nel nostro Paese, tra chi sta ancora usufruendo degli sgravi degli ultimi due provvedimenti, il provvedimento controesodo 2010 o il regime agevolativo dei lavoratori rimpatriati del 2015.

Insomma, come si vede, ci sono molti temi, molte implicazioni abbastanza tecniche ma importanti. Noi italiani abbiamo, ovviamente, un enorme interesse alla tutela dei cittadini italiani che abitano nel Regno Unito, ma dei britannici che abitano in Italia. Io, per questo motivo, mi appello alla maggioranza e al Governo per impegnarsi a mettere in sicurezza la seconda parte del Trattato di recesso, quello che riguarda la salvaguardia dei diritti dei cittadini: il tema cosiddetto del ring fencing, la messa in sicurezza. Voi sapete che in questi tre anni di negoziati il principio che valeva era che “niente è valido finché tutti gli aspetti dell'accordo saranno validi”. Io credo che, a fronte dei tre anni, questi tre anni di incertezza, confusione e caos, sia giusto isolare il tema dei diritti, salvaguardarlo, metterlo in sicurezza e, quindi, fare un accordo tra Regno Unito e Unione europea, affinché il tema dei diritti venga isolato e venga concordato a prescindere dal resto del negoziato. Quindi, io mi appello al Parlamento e alla maggioranza ad esprimersi con un atto di indirizzo politico in tal senso.

Mi avvio alla conclusione. Nel campo delle telecomunicazioni, si introduce con questo decreto-legge l'obbligo di notifica nel caso dell'acquisto presso aziende ubicate in Italia di beni e prodotti tecnologicamente avanzati, acquistati da aziende che sono situate fuori dell'Unione europea, di beni che sono utili alla realizzazione di servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G; il decreto-legge impone, introduce un obbligo di notifica. Noi pensiamo che per non ostacolare il progresso tecnologico nel nostro Paese sarebbe stato utile limitare questo obbligo di notifica solamente al 5G core, e non invece a tutti gli elementi della rete di accesso, che non sono rilevanti per la sicurezza nazionale.

Nella parte finale del provvedimento si prevede anche un rinnovo di due anni delle Gacs, appunto le garanzie di Stato sulle operazioni di cartolarizzazione delle sofferenze bancarie, uno strumento introdotto dai Governi a guida del Partito Democratico che ha permesso la forte riduzione del carico di sofferenze che gravavano sulle spalle del nostro sistema bancario: un grande collo di bottiglia che impediva l'erogazione del credito del nostro Paese, e soprattutto era un ostacolo alla trasmissione della politica monetaria della Banca centrale europea. Quindi bene che vengano rinnovate di due anni in questo decreto-legge, tra l'altro il MEF avrà anche l'opzione di rinnovarle per ulteriori dodici mesi; però ricordiamoci che il caso Carige di questi giorni ci ricorda che non basta avere gli strumenti giusti, occorre un Governo credibile per rimettere in sesto questo Paese. Con le ultime dichiarazioni di questo Governo, e soprattutto con la sua politica economica, gli investitori internazionali stanno scappando a gambe levate: da ultimo, appunto, la decisione di BlackRock di non perseguire le operazioni di acquisto di Carige. Per vincere una corsa non bisogna avere soltanto la macchina più rapida, ma anche avere un ottimo pilota; e quindi bene le Gacs, ma che il Governo riveda subito la sua politica economica, tale da non ostacolare gli investimenti, non impedire gli investimenti, invece di aumentare il debito per finanziare misure assolutamente inefficaci come “quota 100”.

E infine un appello alle forze… Dato che siamo a due settimane dalle elezioni europee, io spero veramente che la Brexit non sia il canovaccio che alcune delle forze che compongono questo Governo vogliono applicare al nostro Paese. È vero che le forze di Governo attualmente non sono più… Non urlano più “basta euro”, non vogliono più uscire dall'euro, non vogliono più uscire dall'Unione europea a parole, ve lo riconosco; però vi volete cimentare con un sovranismo, e quindi chiedete il rallentamento dell'integrazione europea: il che sarebbe estremamente nocivo per il nostro Paese, perché nell'Unione Europea così com'è, incompleta, in cui da una parte abbia la piena circolazione, mobilità di servizi, capitali e persone, ma dall'altro ancora non abbiamo la tutela dei depositi, non abbiamo l'unione bancaria, non abbiamo strumenti di tutele sociali a livello europeo, le crisi possono essere amplificate, non ridotte, questa è a lezione della crisi economica, e soprattutto della Brexit. E quindi da qui il mio monito, l'attenzione delle forze sovraniste e populiste di questo Paese: appunto come nel Regno Unito voi promettete di riprendere il controllo, chiedendo meno Europa, e invece la storia della Brexit insegna che non farete altro che prendere in giro l'Italia gettandola nel caos più totale. Completare l'Unione per costruire un'Europa sociale è l'unico modo per risolvere i problemi dell'Italia.