Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 11 Luglio, 2018
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 764

Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, permettetemi di ringraziare gli uffici del Ministero della giustizia per l'impegno profuso nell'aver terminato celermente una procedura delicata come quella della selezione di un edificio idoneo ad accogliere gli uffici della giustizia penale della città di Bari, ma non posso esimermi dal rilevare che il Ministro sembra essersi mosso più dalla necessità di sottrarsi al clamore mediatico suscitato dallo svolgimento delle udienze all'interno delle tende allestite dalla protezione civile, che dalla volontà di risolvere il problema dell'efficienza della giustizia e infatti non v'è chi non veda che l'unica preoccupazione ed ansia del Ministro, in queste settimane, è stata quella di arrivare il prima possibile a pubblicare un video sui social per celebrare il proprio successo personale, per celebrare colui che ci ha messo la faccia attraverso una semplificazione, sempre più spinta, di problemi complessi e di soluzione agli stessi, nel perfetto stile di chi è più preoccupato di apparire che di essere.

Ebbene, dal Ministro, professore, avvocato Bonafede, mi sarei aspettato un surplus di coraggio nell'affrontare questa battaglia, mi sarei atteso che avesse messo il concetto di bene comune, e non semplicemente la faccia, nel tentativo di risolvere un problema talmente cruciale, con responsabilità risalenti nel tempo. Essere e non apparire, ma per perseguire il bene comune avrebbe dovuto prima udire attentamente le richieste degli avvocati baresi, i suggerimenti dei colleghi anziani, i timori dei dipendenti, le raccomandazioni dei magistrati; no, non lo ha fatto, non ha voluto ascoltare; è stato insensibile e autocelebrativo, non vedeva l'ora di postare un video con voce impostata e trionfale. Il risultato è che adesso i luoghi in cui si eserciterà la giustizia barese saranno ancora più frammentati e lontani tra di loro, contrariamente all'esigenza di unire in un unico polo tutti gli uffici che amministrano la giustizia, civile e penale, nella città. Addirittura avremo un edificio in via Brigata Regina, dove sarà ospitata la procura della Repubblica ed un altro in via Oberdan, dove sarà ospitato il tribunale penale, distanti a due capi opposti della città, in quanto l'edificio individuato con l'indagine di mercato è troppo piccolo per ospitare entrambe le funzioni. Siamo in trepidante attesa di conoscere le motivazioni tecniche di questa scelta che, senza ulteriori elementi, appare incomprensibile, vista anche la presenza di altro stabile che, per requisiti strutturali, poteva essere adibito immediatamente a sede del tribunale e che, per requisiti dimensionali, appariva quanto meno utile ad accorpare in un unico luogo la giustizia penale.

È bene precisare, infatti, che l'edificio individuato con la procedura ordinaria, e sottolineo, ordinaria, è di proprietà privata, e sottolineo, privata, e sarà concesso in locazione per sei anni a quanto pare ad un canone annuo che dovrebbe aggirarsi attorno a un milione di euro, e quindi appare logico, in questa sede, chiedersi almeno quanto durerà questa situazione provvisoria, quanti soldi dei contribuenti spenderemo per una soluzione tampone, comunque non idonea. E siamo certi che entro il 30 settembre l'edificio prescelto sarà pronto a far ripartire le attività, ragione per cui chiedevamo di inserire nella decretazione di urgenza la possibilità di procedere anche in deroga? Ma, soprattutto, cosa accadrà se entro il 30 settembre gli edifici deputati ad ospitare tali funzioni non fossero pronti ed operativi? E, infine, cosa accadrà se nelle prossime settimane qualcuno degli offerenti esclusi o non selezionati dalla procedura di gara dovesse impugnare l'aggiudicazione della stessa? E allora mi pare chiaro che la montagna abbia partorito un topolino: il decreto n. 73, di fatto, ha decretato la sospensione senza termine della giustizia penale nel capoluogo pugliese, con la sospensione delle attività di udienza sino al 30 settembre e la sospensione dei termini di prescrizione. Per dirla con le parole pronunciate dal procuratore capo di Bari, troppo malamente ricco ricordato in questa sede, all'indomani della emanazione del provvedimento, vorrei capire se siamo di fronte a trascuratezza, incompetenza o forse malafede; è la giustizia che fallisce in pieno il suo compito. Sì, perché il decreto-legge non ha risolto nulla, anzi ha aggravato la situazione: si è deciso di sospendere qualsiasi attività e tale decisione non solo graverà di enormi costi la pubblica amministrazione – si prevedono, come hanno detto già molti in quest'Aula, oltre 60 mila notifiche da dover effettuare –, ma paralizzerà per più di un anno la celebrazione dei processi. Tutto ciò non è avvenuto neanche in occasione del terremoto de L'Aquila.

Temo, peraltro, che a nulla sarà servito sospendere i termini di prescrizione, perché, come numerosi giuristi e magistrati hanno evidenziato, anche in Commissione giustizia, questa norma molto probabilmente sarà cassata dalla Corte costituzionale perché illegittima. Su molti dei rilievi procedurali che occasioneranno molte dispersioni al corretto funzionamento della giustizia barese temo non si possa facilmente porre rimedio in questa sede, ma il Ministro è ancora in tempo, tutti noi siamo ancora in tempo: possiamo rimediare ad una visione miope e pavida, approvando almeno emendamenti al decreto-legge in conversione che attribuiscano poteri straordinari volti unicamente a consentire interventi urgenti di edilizia giudiziaria, incluso il potere di requisizione di immobili e il potere di derogare, per ragioni di necessità, indifferibilità e somma urgenza, alle procedure di evidenza pubblica previste dal codice dei contratti pubblici, consentendo peraltro di assicurare l'immediata utilizzazione dell'immobile prescelto, e questo giustificherebbe anche il senso della decretazione di urgenza.

Guardi, signor sottosegretario, queste sollecitazioni e questi suggerimenti non provengono solo da me o dal gruppo politico a cui appartengo, ma dall'ordine degli avvocati, dalla magistratura barese, insomma da tutti gli operatori che soffrono questa assenza dello Stato di diritto in una città importante del Mezzogiorno d'Italia. Tali modifiche normative ci metterebbero al riparo dal rischio di aver adottato una soluzione insoddisfacente e comunque inadatta consentire la ripresa delle attività dal 1° ottobre.

Un ultimo passaggio necessario, di semplice buonsenso, riguarda i maggiori penalizzati da questa triste vicenda. In questo quadro devastante, si rende necessario adottare misure fiscali in favore degli iscritti dell'ordine degli avvocati di Bari attraverso, ad esempio, un rinvio delle scadenze per il versamento delle imposte, oltre a una eventuale riduzione proporzionale delle stesse. La classe forense barese sta subendo un danno economico, pur non avendo certamente loro alcuna responsabilità in merito alla mancata adozione per tempo dei provvedimenti necessari a far fronte alla prevedibile situazione. È per questo che vi chiedo un gesto limpido di resipiscenza ed un sussulto di ragionevolezza che vada oltre la logica dell'apparire e metta tutti quanti noi dinanzi alle responsabilità diffuse che non possiamo semplicemente scrollarci di dosso facendo spallucce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).