Esame e votazione di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 29 Settembre, 2015
Nome: 
Roberto Rampi

A.C. 3315

 

Presidente, il nostro patrimonio artistico-culturale è un patrimonio straordinario e probabilmente in Italia risiede gran parte del patrimonio dell'umanità. Questo è un grande onore per noi, ma è un grande onere e noi abbiamo il dovere di garantire la fruizione e l'accesso a questo patrimonio. 
Questo è il senso di questa normativa, cioè riconoscere anche la fruizione, tra i servizi di pubblica utilità, e non solo la tutela. Tra l'altro, significa rimettere nella giusta relazione la fruizione con la tutela, perché la tutela non è slegata dalla fruizione e la fruizione non è nemica della tutela ma, anzi, è il principale motivo e il principale veicolo della tutela, perché proprio il riconoscimento e l'amore dei cittadini verso il proprio patrimonio ne garantiscono una tutela. 
Ma, appunto, sono partito dal patrimonio dell'umanità perché noi abbiamo, in questo senso, un dovere verso il mondo, verso le donne e gli uomini che vengono nel nostro Paese e che hanno il diritto, se è patrimonio dell'umanità, di accedere a quello che è il loro patrimonio, oltre che il nostro. 
E qui sta anche il requisito dell'urgenza, perché troppe volte noi abbiamo assistito all'impossibilità di esercitare questo diritto. Di fronte abbiamo un diritto che esiste e che rimane, che è il diritto dei lavoratori, che è il diritto di sciopero, che è il diritto ad esercitare le proprie manifestazioni e che non viene meno nel riconoscimento della pubblica utilità, perché altrimenti dovremmo dire – e credo sarebbe un po’ surreale – che ad esempio nei treni, nei trasporti pubblici, nelle metropolitane, nella scuola, non esiste oggi il diritto di sciopero. Credo che nell'esperienza quotidiana di tutti noi sappiamo bene che quel diritto esiste. 
Si tratta solo di esercitarlo contemperando un altro diritto, quello che oggi non c’è, ossia il diritto alla fruizione da parte dei cittadini e questo elemento vuol dire anche introdurre potenzialmente una serie di valori positivi anche per quei lavoratori, perché a maggior ragione, se da oggi la fruizione dei beni culturali diventa un diritto da garantire, questo vorrà dire anche garantire, a maggior ragione, gli investimenti, che sono investimenti su quel patrimonio e sono investimenti su quei lavoratori, per garantire una qualità del lavoro di quei lavoratori. 
Ho ascoltato con attenzione l'illustrazione della questione pregiudiziale e non capisco una cosa: noi siamo in Parlamento, collega Chimienti, e quindi siamo qui a discuterne. Possiamo entrare nel merito di questa vicenda, abbiamo tutta la possibilità di raccontare nel merito e con precisione per quali ragioni siamo favorevoli o siamo contrari a riconoscere questo valore della fruizione del nostro patrimonio. Certo, poi, a un certo punto, è anche necessario decidere, perché, se sono 25 anni che questo problema è aperto, forse è anche il tempo di chiuderlo. 
Presidente, il patrimonio del nostro Paese non è un giacimento di petrolio, come è stato erroneamente detto; è piuttosto un campo di grano da coltivare con cura e con attenzione, per farne il pane. Però, quando ne fai il pane, non puoi trovare il forno chiuso. È questo il senso di questo principio, che dice: giusto garantire i diritti, ma non lasciamo chiuso il nostro forno quando abbiamo la grande opportunità di avere tutto il mondo che guarda a noi e al nostro futuro.