A.C. 2629-A/R
Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, approviamo oggi un decreto-legge corposo, senz'altro un decreto complesso, perché complesse sono le problematiche che affronta e perché complesse sono le opere tese ad affrontare situazioni emergenziali nel nostro Paese presenti da diversi anni In Commissione abbiamo audito decine e decine di soggetti istituzionali, sociali e economici. Abbiamo avuto tremila emendamenti presentati e di questi ne abbiamo votati circa mille e approvati oltre duecento, che apportano modifiche anche significative al provvedimento stesso.
Entrerò tra un attimo nel merito del provvedimento, ma, signora Presidente, mi preme rimarcare adesso i due principi che sottendono ogni singola norma: il principio dell'assunzione di responsabilità ed il principio della trasparenza.
Una prima parte del decreto riguarda, infatti, le misure in materia di infrastrutture per la riapertura dei cantieri e la realizzazione di opere pubbliche. Nel nostro Paese anche le opere di fondamentale importanza restano spesso incompiute a causa di una serie di impedimenti burocratici che ne rallentano la realizzazione. Con questo decreto si intende ampliare il raggio dei cosiddetti cantieri interrotti a tutte le opere segnalate dalle regioni, oltre a quelle segnalate dai comuni, e porvi ovviamente rimedio. Si stabilisce anche una priorità rispetto alle opere che saranno finanziate grazie allo svincolo del Patto di stabilità, indicando prioritariamente tutti i cantieri che hanno una rilevanza sociale e che sono determinanti nella vita dei cittadini.
Nel complesso si stanziano quasi 4 miliardi di euro per il periodo che va dal 2013 al 2020. Si definiscono, inoltre, gli interventi finanziabili ed i termini entro i quali tali interventi sono dichiarati appaltabili e cantierabili. Il mancato rispetto di questi termini determina la revoca del finanziamento assegnato. Nelle varie tipologie sono ricomprese le opere segnalate dagli enti locali, per i quali il testo approvato in Commissione introduce una serie di criteri per l'attribuzione delle risorse e, in particolare, per interventi di messa in sicurezza del territorio e riduzione del rischio idrogeologico.
Come per il settore delle infrastrutture, il tentativo è quello di rimettere in moto cantieri di opere decise da tempo, anche nel settore delle bonifiche ambientali, semplificando iter autorizzativi e mantenendo il principio della trasparenza. Molti dei contenuti derivano dalla constatazione dello stato di fatto dei vari processi di bonifica. Ad oggi sono stati messi in sicurezza permanente solo alcuni siti, a testimonianza di una sostanziale mancanza di risorse pubbliche, ma di una sostanziale abbondanza di difficoltà procedurali. Entrambi gli aspetti comportano uno stato di stallo, pericoloso per l'ambiente ed estremamente negativo per le ricadute sociali.
Un caso emblematico è quello del comprensorio Bagnoli-Coroglio, per il quale si prevedono interventi volti alla riqualificazione ambientale ed urbana. Il decreto riconosce quest'area, con le sue problematicità irrisolte da anni, come area di rilevante interesse nazionale. Le disposizioni a proposito sono volte ad assicurare la programmazione, la realizzazione, la gestione unitaria degli interventi di bonifica ambientale e di rigenerazione urbana, attraverso l'azione di un commissario straordinario del Governo e di un soggetto attuatore, e nel corso dell'esame in Commissione sono state introdotte modifiche, volte a consentire la partecipazione degli enti locali alla definizione del programma dei lavori e a garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali.
Il decreto contiene anche importanti misure in materia di concessioni autostradali, anch'esse significativamente implementate nel corso dell'esame in Commissione ambiente. Sono stati introdotti punti che è difficile considerare trascurabili, sia in termini di trasparenza che di efficienza.
Le modifiche del rapporto concessorio delle tratte autostradali nazionali, da sottoporre al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, devono, infatti, essere esplicitamente finalizzate a procedure di aggiornamento o revisione delle convenzioni dei rapporti concessori in essere. Viene, inoltre, previsto che le richieste di modifica del rapporto concessorio prevedano nuovi investimenti, attraverso affidamento dei lavori nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica e che i concessionari siano comunque tenuti alla realizzazione degli investimenti già previsti nei vigenti atti di concessione. Le modifiche dei rapporti di convenzione e dei relativi piani economici e finanziari, previo parere delle autorità europee, devono essere sottoposti al parere delle competenti Commissioni parlamentari ed è previsto il coinvolgimento dell'Autorità di regolazione dei trasporti.A fianco alle infrastrutture materiali vi sono quelle immateriali, nell'ottica della digitalizzazione del Paese e secondo le prescrizioni comunitarie. Si prevede, infatti, la concessione di un credito di imposta per la realizzazione di interventi infrastrutturali volti a realizzare reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga. Nel corso dell'esame in Commissione sono state inserite ulteriori disposizioni al fine di colmare il gap digitale in relazione alla banda larga e ultralarga e semplificazioni a favore delle procedure di adeguamento infrastrutturale della telefonia mobile. Siamo, infatti, consapevoli che la possibilità di sostenere l'occupazione va di pari passo con l'ammodernamento del Paese e il comparto digitale è senza dubbio uno dei settori trainanti.
Con il decreto-legge in approvazione cerchiamo, inoltre, di dare risposte ad un settore, quello immobiliare, che sta attraversando una profonda crisi. Non vogliamo farlo incoraggiando il consumo di territorio, ma sostenendo, per quanto possibile, le ristrutturazioni e l'efficientamento energetico degli edifici. Le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del proprio immobile o – scelta ancora più importante – per chi intenda migliorarne le prestazioni energetiche rappresentano un incoraggiamento forte all'artigianato e all'industria italiani, che lavorano nell'innovazione dell'edilizia e delle costruzioni.
Si intende anche dare un sostegno all'acquisto di immobili e la deduzione relativa alla spesa per l'acquisto degli immobili rappresenta un passo che potrà in parte affrontare la difficoltà a cui le giovani generazioni vanno incontro per diventare proprietari di prima casa. Le statistiche ci mostrano un Paese in cui quasi la metà delle giovani donne e dei giovani uomini continuano ad abitare con i propri genitori. Nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni l'Italia è al quinto posto nella classifica europea che mostra la capacità di crescita e di indipendenza delle giovani generazioni. Nella vicina Francia, ad esempio, i giovani che vivono ancora con la famiglia sono solo l'11,5 per cento. È ovvio che l'aspetto immobiliare è un indice e non una causa e che la causa è senz'altro da ricercarsi nelle possibilità di avere accesso al mondo del lavoro. Ma anche su questo stiamo cercando di dare risposte con provvedimenti che a breve arriveranno in discussione al Parlamento. Un corposo gruppo di norme riguarda la materia ambientale, con modifiche introdotte al codice dell'ambiente in materia di gestione delle risorse idriche. Mi preme sottolineare come questo provvedimento aderisca al dettato referendario in materia di servizio idrico. La polemica parlamentare ha voluto dipingere lo «sblocca Italia» come un provvedimento che favorisce la privatizzazione dell'acqua, ma, in tutta onestà, non vi si trova una norma che favorisca tale privatizzazione, a cominciare dall'eliminazione di una norma precedente al referendum, e chiaramente in contrasto con esso, che obbligava a privatizzare l'acquedotto pugliese, dalle norme per l'affidamento in house nel caso di gestione interamente pubblica, dal riequilibrio tra aree demograficamente forti e aree deboli.
Abbiamo, altresì, rafforzato gli enti di ambito territoriale e quindi il ruolo delle istituzioni locali nella pianificazione degli interventi e degli investimenti, con l'aggiunta – ovvia, ma vale la pena ricordarla – del mantenimento della legge attuale per gli affidamenti della gestione del servizio, che sia pubblico, privato o misto.
Riguardo alla politica sulla gestione dei rifiuti, il provvedimento ha oggettivi tratti emergenziali e non può – e soprattutto non vuole – costituire la soluzione definitiva al problema. Lo «sblocca Italia» non preclude, infatti, le strategie virtuose per il recupero della materia, che abbiamo impostato nel collegato ambientale alla legge di stabilità, dove si prevedono azioni per la riduzione dei rifiuti e per il recupero della materia, in linea con le prescrizioni dell'Unione europea. Tuttavia, la ricognizione delle capacità di incenerimento complessivo nel Paese, eliminando i confini amministrativi per quanto riguarda i rifiuti urbani indifferenziati, è prioritaria rispetto all'ipotesi dei nuovi impianti di interesse strategico ed è necessaria per provare a risolvere i problemi di alcune regioni del nostro Paese. L'inottemperanza della legislazione comunitaria in tema di rifiuti ha determinato, infatti, pesanti sanzioni economiche da parte della Commissione europea al nostro Paese.
L'impegnativo lavoro in Commissione ambiente ha consentito di mitigare le problematiche legate alle questioni delle perforazioni petrolifere, riguardo alle quali abbiamo assistito a un'enfatizzazione sul ruolo dell'Italia come Paese petrolifero. Nazioni ben più ricche dal punto di vista energetico e non solo, stanno raschiando il fondo del barile, molto più di quanto non faccia l'Italia. Si pensi all'arrembaggio sullo shale gas nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove viene utilizzata sempre più la tecnica del fracking, che noi abbiamo vietato sul territorio nazionale perché particolarmente invasiva per l'ambiente. Tuttavia l'Italia è, tra le nazioni ad economia avanzata, quella che più dipende dall'estero per l'energia elettrica e i combustibili fossili. Siamo anche per questo la nazione in cui l'energia è particolarmente costosa e le attività industriali onerose e difficili. Utilizziamo in media circa 40-50 gigawatt, parte dei quali sono per fortuna coperti da fonti rinnovabili. Abbiamo idrocarburi ancora per qualche decennio. Questi arrivano a coprire circa il 10 per cento del fabbisogno nazionale e in Basilicata vi è il più grande giacimento ad olio in terra a livello europeo.
Certo le problematiche legate all'inquinamento sono nel nostro caso legate per lo più alle tecniche di estrazione e di raffinazione. Le possibilità di minimizzare l'inquinamento esistono, come anche di potenziare le attività di ripristino delle condizioni ambientali nelle aree di perforazione. Abbiamo dunque previsto finanziamenti adeguati per le attività pubbliche di monitoraggio e di ripristino ambientale e al contempo abbiamo approntato misure a favore delle popolazioni delle aree interessate.
L'Italia manca di una programmazione energetica a medio-lungo termine e la ricerca di base in tal senso è stata quasi del tutto abbandonata e siamo sempre più dipendenti dall'estero, mentre le altre nazioni investono in tecnologie avanzate su tutti i fronti. Dobbiamo lavorare per differenziare le nostre fonti di approvvigionamento energetico dando certamente priorità alle fonti rinnovabili, ma al contempo dobbiamo dotarci di un piano energetico qualitativamente e quantitativamente adeguato allo sviluppo che l'Italia vuole avere. Per questo occorre investire in ricerca scientifica e su questo occorre che anche il Governo dia maggiore impulso.
Il presupposto è che il nostro Paese non cresce e quando cresce lo fa in misura – e qui finisco – assai minore rispetto agli altri paesi europei. Questo è il primo punto nell'agenda del Governo, un tema su cui è necessario intervenire con interventi regolativi come la semplificazione e con misure di riduzione di spesa dirette e indirette, come lo sblocco di risorse e gli incentivi fiscali. Il nostro Paese deve superare gli ostacoli che impediscono la ripresa dell'economia e dell'occupazione. Noi vogliamo che questi due obbiettivi siano raggiunti e siamo consapevoli che lo possiamo fare soltanto tenendo insieme esigenze di efficienza e tempestività con principi di trasparenza e di tutela ambientale.
Per questo motivo voteremo la fiducia al governo.