Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Martedì, 27 Giugno, 2023
Nome: 
Chiara Gribaudo

A.C. 1238

Grazie Presidente. Onorevoli colleghi e membri del Governo, anzi Ministra del Lavoro, onestamente, ho perso il conto delle fiducie che questa Camera ha votato da inizio legislatura; ora però non ho intenzione di fare il solito intervento in cui, ahimè, inutilmente cerco di ricordare alla maggioranza le prerogative del Parlamento, la centralità della funzione legislativa e la marginalità che dovrebbe avere la decretazione d'urgenza, però mi rivolgo a lei, Presidente Fontana, perché credo che non sia davvero più accettabile lavorare in questo modo. Non possiamo affrontare un decreto delicato, con oltre 30 articoli, su materie che riguardano la vita giornaliera delle persone, il lavoro e la situazione delle famiglie e dei lavoratori e delle lavoratrici italiane in meno di una settimana. Ecco, penso che su questo davvero serva una riflessione, trasversale. Lo dico perché, alla fine, se ci fossero tempi più congrui, il vantaggio sarebbe anche del centrodestra, anzi della destra-centro, che governa questo Paese. Noi non siamo più disposti a tollerare questa arroganza, specialmente su un provvedimento - lo ripeto - come questo, che precarizza peraltro, oltre a mettere in difficoltà ancora di più, il mercato del lavoro - lo dicono già i dati - e che nega a più di 400.000 nuclei familiari il sostegno che fin qui hanno ricevuto per emanciparsi da una condizione di povertà, mentre voi, che all'opposizione facevate le barricate per i tempi stretti di approvazione dei decreti Aiuti, durante la pandemia, oggi accettate di approvare e discutere più di 200 emendamenti in una seduta di Commissione di 3 ore, una follia.

A febbraio, la Ministra Calderone, nel corso della sua prima audizione, aveva detto di voler avviare un confronto continuo e costruttivo; mi dispiace, signora Ministra, ma siamo a giugno e fin qui abbiamo visto solo decreti omnibus e mancate risposte. Aspettiamo che cambi decisamente di passo, il Governo; il confronto, di certo, al momento non c'è stato, mentre ci viene chiesto di votare la fiducia su un provvedimento che tende a diminuire le tutele sul lavoro per le persone che versano in condizioni di povertà. Una situazione ancora più disagevole, un decreto, insomma, che se la prende con la categoria delle persone più fragili e, soprattutto, non aiuta né giovani, né donne ad emanciparsi dalla precarietà, giovani e donne che, più di altri, hanno patito la pandemia e, più di altri, hanno pagato - e continuano a pagare - prezzi troppo alti in questo Paese. Eppure, i giovani e le donne, se li sommiamo, sono i due terzi della forza lavoro di questo Paese. Ecco perché serviva - e serve - fare di più su questi argomenti e fare meglio, non fare in fretta e fare male, eliminando - ripeto - l'unico strumento di lotta alla povertà universale, senza avere un degno sostituto. Credo che, da questo punto di vista, sia importante partire da quello che leggiamo tutti i giorni - non passa, infatti, giorno in cui non ci siano dichiarazioni dei Ministri di questo Governo, preoccupati della natalità -: colleghi lo sappiamo tutti, perché è anche una questione di welfare e di tenuta dei conti pubblici, che dobbiamo occuparci in modo diverso della questione e tentare di invertire la tendenza della natalità nel nostro Paese.

Peccato che in questo decreto Lavoro non ci sia nulla che aiuti le donne di questo Paese ad avere contratti stabili e salari dignitosi, e di recente non c'è stato nemmeno l'impegno - che è stato disatteso dal Governo - su un ordine del giorno in cui chiedevamo di spendere le risorse del PNRR per gli asili nido, eppure avete votato contro. E quindi significa che, anche su questo, non state ragionando e non si sta investendo sul futuro del nostro Paese. E oggi, con le risorse già stanziate dal PNRR, che cosa fate? Respingete il nostro ordine del giorno sugli asili nido, costringendo così, ancora una volta, le donne italiane a non scegliere e continuando ad avere una visione familistica, paternalistica, vecchia e patriarcale della società, quando invece - vi do una notizia - in questo Paese, se volete aumentare la natalità, bisogna mettere le donne in condizione di lavorare, perché solo con un lavoro retribuito, di qualità, stabile e con i servizi adeguati, allora, forse sì, avremo l'opportunità di rilanciare anche il tema della natalità in questo Paese. Il resto sono solo chiacchiere. Sono solo chiacchiere per provare a distrarre il Paese su questioni importanti.

Siete partiti, facendo una discussione molto spesso sterile e vuota, come se le emergenze di questo Paese fossero i rave party, oppure i reati che sono già reati, ma volete rimettere tutto in discussione. Insomma, non passa giorno in cui non inventiate un decreto d'urgenza, su un'urgenza che in questo Paese non c'è.

Da questo punto di vista, per noi è chiarissimo: questo Governo ha deciso di alzare il limite al tetto dei voucher, rendendoli perfettamente sostituibili ai contratti di lavoro stagionale, che non garantiscono maggiori tutele ai lavoratori e alle lavoratrici, anzi sono addirittura acquistabili in tabaccheria. Ma perché il Governo sceglie questa soluzione? Per noi è chiarissimo. Lo fa, perché le norme sono scritte da una Ministra abituata a pagare stipendi e fornitori in ritardo, a non versare i contributi ai propri lavoratori e, quindi, a non rispettare il lavoro. Una Ministra che non sa dove sta di casa l'etica imprenditoriale. Ma vi sembra normale che un Ministro che ha avuto nella sua vita condotte societarie così gravi possa riscrivere le norme del mercato del lavoro sul settore turistico, della ristorazione e dell'accoglienza?

Presidente, la Ministra Santanche' venga in Aula a spiegare, perché le aziende hanno utilizzato la Cassa integrazione straordinaria COVID con i soldi di tutti i contribuenti, quando i suoi impiegati continuavano a svolgere le loro mansioni! È già troppo tardi! Qui non è una questione di voler fare processi prima del tempo, lo dico con chiarezza. La Ministra avrà tutto il tempo di difendersi nei tribunali, ma dopo essersi dimessa. Infatti, qui è in gioco non il suo destino personale, ma la credibilità del Ministero del Turismo e del Governo, che ogni anno chiede agli imprenditori onesti grandi sforzi per tenere in piedi gli equilibri dei conti pubblici dello Stato. È una questione, Presidente, di dignità istituzionale! Lo voglio ribadire con forza! Non ci lamentiamo se il primo partito - vale per tutti - è il partito dell'astensione, quando poi le condotte di chi sta più in alto sono quelle che leggiamo e che sentiamo. È una questione, ripeto, di dignità istituzionale ed è anche una questione morale.

Come al solito, questo Governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. E ci tengo a ribadirlo in quest'Aula, lo fa non solo smantellando un pezzo importante del reddito di cittadinanza, ma anche continuando a precarizzare il mercato del lavoro, per spingere i lavoratori ad accettare stipendi più bassi e contratti con meno tutele. Questo perché siete convinti che sia l'unico modo per migliorare i profitti delle imprese. Una ricetta ormai anacronistica – peraltro, non condivisa neanche dalle imprese -, di una destra conservatrice che ancora non si è resa conto che queste politiche hanno impoverito il nostro Paese, ridotto il potere d'acquisto delle famiglie e, soprattutto, non hanno favorito, né la crescita, né la produttività, né la competitività nel nostro Paese.

L'idea che solo con la compressione del costo del lavoro, peraltro fatta molto poco, e dei diritti dei lavoratori, invece fatta molto, si possa rilanciare l'economia, è evidente a tutti gli economisti che non può funzionare, ma non a chi siede tra i banchi della maggioranza.

In un momento in cui l'Istat ci dice che l'inflazione fa aumentare i costi a carico delle famiglie del 7,6 per cento rispetto allo scorso anno, ci saremmo aspettati di discutere di salario minimo e di rinnovo dei contratti collettivi, soprattutto in un decreto Lavoro battezzato il 1° maggio! Insomma, pensavamo fosse urgente discutere su come adeguiamo gli stipendi degli italiani ai nuovi costi della vita e tuteliamo coloro che non riescono a fare la spesa a metà mese o a pagare le rate del mutuo con tassi così alti. In un Paese dove il 30 per cento dei dipendenti privati ha salari annuali inferiori a 12.000 euro, dove il tasso di disoccupazione tocca il 22,3 per cento tra i giovani, dove circa il 12 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici è in condizione di povertà, dove ci sono 3 milioni di lavoratori interamente irregolari, la priorità era offrire misure di lotta contro la precarietà, la povertà e la disoccupazione, per ridurre le disuguaglianze e costruire un sistema Paese più competitivo. Avete scelto esattamente la direzione opposta.

Leggendo il testo del decreto, anche il taglio del cuneo contributivo è solo una mossa temporanea per distrarre, ancora una volta, l'opinione pubblica da quello che, invece, questo sì, è il più grande taglio di risorse per la lotta alla povertà: sì, quello che avete fatto voi. Mentre invece non avete fatto il più grande taglio sulle tasse del lavoro, perché quello l'abbiamo fatto noi, per il momento, non questo Governo.

E, allora, lo voglio dire perché, nei Governi di centrosinistra in cui abbiamo governato, non ci siamo comportati così. Ma del resto, questo è un Governo che si inventa emergenze in ogni modo. Avete fatto un decreto omnibus in cui addirittura avete deciso di far saltare i vertici di INPS e INAIL, quando erano in attivo, e ci avete messo 45 giorni per nominare un commissario per la gestione dell'emergenza - questa sì, vera - dell'alluvione in Emilia-Romagna. Queste sono le vostre priorità e questo è il modo con cui, poco seriamente, affrontate la politica.

Ma d'altronde, colleghi, abbiamo imparato a conoscervi: per voi l'urgenza sono i rave party, cercare gli scafisti sul globo terracqueo, rendere reato universale una cosa che non si può già fare.

Per tutti questi motivi, il Partito Democratico non solo voterà contro il provvedimento, e non può naturalmente votare questa fiducia al decreto, ma continuerà a scendere in piazza, così come abbiamo fatto in questi mesi, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, a fianco di chi è disoccupato ed è stato dimenticato dallo Stato e di chi, purtroppo, entrerà in povertà a causa di questi provvedimenti scellerati.

Per queste ragioni e per rivendicare, invece, la necessità che si poteva fare, con i soldi del PNRR, un lavoro dignitoso e costruire un welfare diverso, per queste ragioni sicuramente e per una paga equa e per un salario minimo adeguato, noi, invece, ci siamo e siamo disposti a collaborare. Ma finché si lavora in questo modo, naturalmente, non potremo che essere la vostra opposizione convinta.