Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 14 Giugno, 2018
Nome: 
Silvia Fregolent

AC 583 - A

 

Gentile signora Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, gentilissimo Ministro Di Maio, le misure contenute nel decreto-legge di rifinanziamento per nove milioni di euro di ammortizzatori sociali per la Sardegna e lo sblocco della proroga della cassa integrazione in deroga forniscono la possibilità di rivendicare con orgoglio il lavoro svolto negli ultimi anni sul delicatissimo tema della gestione dei tavoli di crisi dai Governi Renzi e Gentiloni, e in particolare rivendicare il lavoro svolto dal Ministro Calenda e dal Viceministro Bellanova. Due parole d'ordine hanno orientato la nostra politica, occupandoci del presente e del futuro di queste crisi. Le due parole sono: investimenti e protezione. Investimenti in risorse pubbliche da parte di privati per consentire a quelle aziende, attraverso una seria riconversione, di proiettarsi verso un solido futuro e, conseguentemente, di proteggere, dove è stato possibile, ogni singolo posto di lavoro e ogni lavoratore.

Solo per ricordare alcuni casi: i tavoli di crisi attualmente in corso sono 74. Nel periodo 2017-2018 sono stati monitorati e gestiti 162 tavoli. Di queste si sono concluse positivamente 82 vertenze, di cui 36 completamente risolte e uscite dalla gestione del Ministero dello sviluppo economico e 46, pur con conclusione positiva, sotto osservazione presso il Ministero, al fine di verificare che vengano fatti gli investimenti stabiliti nei piani industriali e mantenuti i livelli occupazionali previsti negli accordi.

La maggior parte dei restanti tavoli è ancora sotto la gestione del Ministero dello sviluppo economico, tenuto conto dei tempi lunghi che richiede il felice esito della crisi aziendale e della sua risoluzione. L'azione dei Governi a guida PD, in questo settore è stata indirizzata al potenziamento degli strumenti di politica industriale, accompagnato da un calibrato utilizzo degli ammortizzatori sociali e da una riforma del sistema delle politiche attive. L'obiettivo è stato quello di intraprendere percorsi di riconversione e riqualificazione industriale, che per loro natura necessitano di periodi non brevi di programmazione e realizzazione, avendo cura di tutelare il tessuto occupazionale tramite l'utilizzo di forme di protezione sociale. Per rendere completo questo complesso disegno riformatore, come detto, abbiamo istituito l'Agenzia nazionale delle politiche attive, attribuendole il compito di razionalizzare e rendere finalmente efficace uno dei segmenti strategici del Paese.

Il lavoro svolto è stato enorme e non privo di difficoltà, ma ha consentito di raggiungere grandi risultati e consentirà al nuovo Governo di operare in un contesto più solido. Le aree di crisi complessa rappresentano un paradigma della politica adottata dai Governi PD nel corso della scorsa legislatura e sinteticamente accennata poco fa. Nel corso degli ultimi tre anni il Ministero dello sviluppo economico ha riconosciuto dodici aree di crisi complessa. In questi territori sono stati adottati e sono in corso di adozione progetti di riconversione e riqualificazione industriale con i quali si promuovono, mediante l'utilizzo di tutti i regimi di aiuto disponibili, anche a carattere regionale, investimenti produttivi, riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree industriali dismesse, il recupero ambientale e l'efficientamento energetico dei siti, la realizzazione di infrastrutture. Insomma, un lavoro lento, duraturo, di cui noi andiamo molto orgogliosi. Solo negli ultimi due anni sono stati approvati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale e sono stati sottoscritti gli accordi di programma in sette aree di crisi industriale, con la conseguente apertura di altrettanti bandi, che hanno portato a 242 milioni di euro la dotazione complessiva di risorse assegnate alle aree di crisi industriale complessa. Solo nel corso del 2016 sono state disciplinate le condizioni e le modalità dell'attuazione degli investimenti da effettuare nei casi di situazioni di crisi industriale diversa da quelle complesse, che presentano comunque un impatto significativo nello sviluppo dei territori interessati.A seguito dell'individuazione dei territori candidati dalle predette agevolazioni si è aperto uno sportello nazionale con una dotazione di 80 milioni di euro. Ulteriori risorse sono state destinate sempre nel medesimo strumento agevolativo. Complessivamente, le risorse nazionali sono 191 milioni, a cui, sommando quelle regioni regionali, vanno 255 milioni. Con la nostra azione abbiamo supportato la politica industriale di questi territori con interventi supplementari in materia di ammortizzatori sociali, coniugando, quindi, la creazione di nuovi posti di lavoro, con la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Infatti, ricordo al Vicepresidente Di Maio – che si è assunto l'onere, per la prima volta nella storia della Repubblica, di presiedere i Ministeri dedicati allo sviluppo economico e al lavoro –, si può e si deve creare lavoro, anche soprattutto nei periodi di crisi. e Tutto questo è stato possibile anche grazie al Job Act, una legge contro la quale si sono scatenati esponenti autorevoli dell'attuale maggioranza durante la campagna elettorale, ma sulla quale nel contratto di governo Lega e MoVimento 5 Stelle non prevedono alcuna modifica (probabilmente perché la campagna elettorale è finita).

Per quel che riguarda il provvedimento in oggetto, la Regione Sardegna ha quasi esaurito le risorse assegnate negli scorsi anni e, senza la misura di rifinanziamento, non sarebbe in grado di corrispondere i trattamenti di cassa integrazione e mobilità in deroga ai lavoratori interessati.Anche soltanto per prendere visione del lavoro fatto e dei problemi che restano aperti, sarebbe stato opportuno, caro onorevole Di Maio - non solo per un semplice atto di cortesia, ma proprio per capire come si fa a risolvere questi problemi - trovare il tempo per un approfondito passaggio di consegne, tra un selfie e un altro. Invece, lei ha preferito non farlo. Come per la vicenda TIM, dove la recente sottoscrizione dell'accordo, che ha salvaguardato migliaia di lavoratori, è stata raggiunta grazie all'eredità lasciata dal Governo uscente. Soltanto lei, signor Vicepresidente Di Maio, poteva provare a intestarsi questo risultato, cinque minuti dopo avere giurato da Ministro. Capisco l'ansia di prestazione, ma francamente ci deve essere un limite, anche al ridicolo.

Gli strumenti citati sono stati resi disponibili e razionalizzati esclusivamente dagli Esecutivi a guida PD. E mi auguro che saranno adeguatamente valorizzati e resi ancora più efficaci e efficienti dal Governo in carica. Ringrazio, in particolare, i deputati della Sardegna del Partito Democratico, quelli eletti e quelli che, invece, non sono stati riconfermati, per il lavoro che in questi anni hanno fatto nei territori. Ora tocca al nuovo Ministro, che qui è assente – quindi, non parte molto bene -, dimostrare di essere all'altezza delle aspettative dei molti lavoratori e delle promesse che avete fatto in campagna elettorale e che continuate a fare in questi giorni, non rendendovi conto che governate, e non siete più alle elezioni.

Per questo motivo, votiamo favorevolmente alla conversione del decreto, che è uno degli ultimi di un Governo serio, come quello di Gentiloni

In particolare, una parte dei 9 milioni di euro stanziati sono destinati a garantire, fino alla fine dell'anno 2018, la copertura reddituale dei dipendenti dell'ex sito Alcoa, nelle more del perfezionamento del processo di riconversione del sito, acquisito nel febbraio di quest'anno dalla società svizzera Sider Alloys, dopo una lunga e durissima trattativa.

Si tratta di una delle operazioni più complicate che siano state realizzate nel corso degli ultimi decenni, frutto della determinazione dei Governi a guida PD, che hanno lottato per impedire la desertificazione di una delle aree più fragili del Paese e la perdita di lavoro di centinaia di operai.

Abbiamo parlato di Alcoa, ma voglio ricordare anche alcune delle più significative crisi, risolte positivamente dai nostri Governi: Electrolux e Ast di Terni (2014); Whirlpool (2015); Philips Saeco e Meridiana (2016); Ideal Standard (2017); e Embraco, nella mia terra (2018). Queste vicende hanno mostrato come si possa riuscire a mantenere la produzione di qualità e l'occupazione in Italia, a fronte delle minacce di delocalizzazione e di inaridimento industriale dei territori.

Si parla molto di delocalizzazione in questo periodo, anche e soprattutto da parte del Ministro Di Maio, che ha fatto di questo un suo cavallo di battaglia in campagna elettorale. Anche su questo fronte il Governo a guida PD ha predisposto un importante strumento, finalizzato a intervenire nei casi in cui si profili questo pericolo. Parlo del fondo anti-delocalizzazione, istituito con delibera CIPE a inizio anno, che, con una dote iniziale di 200 milioni di euro, potrà essere utilizzato per contrastare questo fenomeno. Nella stessa delibera CIPE sono stati stanziati 900 milioni di euro, utili ad assicurare l'efficacia di decine di contratti di sviluppo, ulteriore e strategico volano di politica industriale e occupazionale.