Discussione generale
Data: 
Lunedì, 23 Ottobre, 2023
Nome: 
Augusto Curti

A.C. 1492

Grazie, Presidente. Presidente, appare del tutto evidente come questo decreto rappresenti l'ennesima celebrazione della politica dei pagherò, che caratterizza l'indecisionismo della maggioranza di destra. Nel corso del primo anno di legislatura, infatti, il Governo, per mezzo dei suoi provvedimenti, ha, di fatto, compiuto più salti in avanti nel tempo di quanto possa vantarne il protagonista di Ritorno al futuro, viaggi che hanno generato l'unico effetto dell'accumulo di un'enorme quantità di cambiali, a cui il nostro Paese, fatalmente, si troverà a dover far fronte. Peraltro, un ritorno al futuro, in termini di pensiero, di priorità e azione politica, è ciò che chiediamo incessantemente alla maggioranza, che, però, non è mai scesa dai palchi elettorali e per questo è priva, a nostro avviso, del necessario senso di prospettiva. Invece che a un ritorno al futuro, ci troviamo, oggi, Presidente, pericolosamente vicini a un futuro senza ritorno, perché, Presidente, la verità è che questo Governo ha trovato nel modello del rinvio un'ottima strategia per disinnescare le tensioni politiche interne, un impegno, peraltro, che, di settimana in settimana, appare sempre più degno delle migliori élite di artificieri. Oramai siamo di fronte a quello che potremmo definire un vero e proprio protocollo Ponzio Pilato, la cui applicazione risulta sistematica ogniqualvolta si presenti in agenda una questione fondamentale. Ma se sul MES, a furia di procrastinare la decisione, il futuro è già qui a chiedere il conto, con il vergognoso rinvio in tema di salario minimo non ci sarà futuro per 3,5 milioni di lavoratori poveri, futuro che, al contrario, continua a sorridere ai beneficiari dei condoni, che sono sempre al centro delle attenzioni dei Governi di centrodestra, e anche di questo Governo.

Al futuro, signor Presidente, è annunciata anche la coniugazione della prossima legge di bilancio: una manovra in deficit, nata dall'incapacità di strutturare un piano di copertura adeguato e varata dalla superficialità di chi, colpevolmente, già sa che, in futuro, qualcuno dovrà pagarne il prezzo.

Tra ostinazioni ideologiche, faide interne e incapacità conclamate, la gravissima miopia di cui soffre il Governo rende pressoché impossibile ragionare in termini di visione e anche con questo decreto, di cui oggi ci apprestiamo a discutere la conversione, è proprio il caso di dire - giusto per rimanere in tema - che l'aria che si respira nel Paese è molto pesante, perché, nonostante qualche collega della maggioranza, colto da eccesso di enfasi, lo abbia addirittura definito un provvedimento capace di conciliare sostenibilità ambientale e sviluppo economico, si tratta, in realtà, di un'iniziativa che produce l'ennesimo rinvio di adempimenti urgenti e significativi per il nostro Paese.

Di fronte a una possibile infrazione da parte dell'Unione europea per lo sforamento dei valori di inquinamento, il Governo si è, infatti, limitato a riaffermare un inadeguato modello tattico anziché ragionare in termini di strategia, perché, nel momento in cui l'Unione contesta il superamento sistematico dei valori limite nella pianura Padana, ci saremmo attesi dal Governo una risposta adeguata e una soluzione di sistema, iniziando, ad esempio, dall'incremento delle risorse e soprattutto dalla condivisione con le regioni di un piano virtuoso capace di realizzare una decisiva riduzione delle emissioni inquinanti. Invece, accade, Presidente, che le regioni ancora una volta vengono lasciate sole nello sforzo di evitare la procedura sanzionatoria. Accade anche che la Conferenza Stato-regioni, peraltro a maggioranza di centrodestra, esprima un parere contrario su questo provvedimento. Accade che vengono ignorate le proposte emendative delle stesse regioni e che lo Stato, anche negli ambiti in cui emergono competenze esclusive in tema di riduzione delle emissioni, prende la strada più semplice, cioè quella di smarcarsi.

Onestamente era impossibile anche attendersi di meglio da chi in tema di sensibilità ambientale palesa un pericoloso scollamento dalla realtà; era impossibile attendersi di meglio da chi, oltre a non considerare la transizione ecologica una necessità non più rinviabile, non sa neppure cogliere la formidabile opportunità di sviluppo a essa correlata. Per usare una citazione cinematografica, direi “chiacchiere e distintivo”, dove le chiacchiere sono ben rappresentate, anche in questo decreto, nel contesto dell'immancabile appendice coreografica che oramai fa da corollario ad ogni provvedimento. Misure vuote e inconsistenti annunciate da titoli a effetto, che rappresentano soltanto uno spreco tipografico. Si procede per assonanza e per luoghi comuni, ottenendo come unico effetto l'emanazione di minestroni surrealisti. Altrimenti, come definire la misura di cui all'articolo 1-bis, dal titolo: Sviluppo del turismo di prossimità, all'aria aperta ed ecosostenibile per l'abbattimento delle emissioni atmosferiche? Pretenzioso sarebbe già stato un titolo di merito; assurdo non renderebbe appieno l'idea, in realtà.

Per questo, come Partito Democratico, noi abbiamo tentato di fornire un contributo di senso attraverso una serie di emendamenti correttivi e integrativi. Tra di essi, per l'appunto, alcuni hanno cercato di risolvere la carenza strutturale di fondi, come quelli, ad esempio, presentati sul tema del trasporto pubblico locale, cioè un fattore strategico tra i più importanti e decisivi. Tuttavia, considerata anche la recente fobia da emendamento che serpeggia tra i banchi della maggioranza, abbiamo ottenuto soltanto una sequela di “no”. Perciò, signor Presidente, esprimiamo tutta la nostra contrarietà a questo decreto così come ci viene presentato questa mattina in Aula, rivendicando l'assoluta distanza dal pensiero della maggioranza in tema di transizione ecologica e sviluppo sostenibile. Siamo distanti per sensibilità e per metodo, ma sono le reciproche idee di futuro ad essere assolutamente incompatibili tra noi e chi oggi siede tra i banchi della maggioranza.