A.C. 3201-A/R
Grazie Presidente, alle volte si ha un po’ la sensazione che questo luogo sia più considerato come una sorta di teatro televisivo, che non il luogo della rappresentazione democratica del nostro Paese. Infatti c’è la rincorsa all'enfasi, la rincorsa alla critica più grossa, a chi la spara più forte, come se fossimo davanti a un talk show dove vince chi urla di più e dove il merito delle questioni rimane, invece, totalmente sottotraccia.
In questa ricerca della retorica più forte, si smarrisce il filo anche delle proprie ragioni e il filo di un ragionamento e il merito rimane totalmente all'oscuro. Allora io, per ragionare di questo decreto, vorrei provare a fare un'operazione un po’ forse eccentrica rispetto a quanto ho sentito fino ad ora dai critici e dagli ipercritici di questo provvedimento, ovvero vorrei provare a stare un po’ nel merito delle cose, provare a indagare un po’ quello che contiene questo provvedimento, che si compone di tanti articoli, di oltre 30 articoli, non di uno o due, che sono quelli sui quali si sono appuntati tante critiche, tanti slogan e tanti luoghi comuni.
Partirei allora da alcuni provvedimenti contenuti nel decreto che riguardano, come è stato ricordato da qualcuno, la legge fallimentare e il miglioramento di alcuni meccanismi della legge fallimentare e delle procedure concorsuali, che noi riteniamo molto importanti e significativi, perché spostano un po’ gli equilibri, che oggi sono rinvenibili nella legge fallimentare, dal debitore, dall'imprenditore in crisi, ai creditori, ovvero gli altri imprenditori, quelli che oggi, dentro il sistema attuale, rischiano di vedersi falcidiati i crediti.
Noi sappiamo quanto i fornitori, le piccole e medie imprese abbiano sofferto per un sistema fallimentare e per procedure concorsuali che falcidiano, tagliano così rovinosamente i crediti di queste imprese tanto da mandarle in crisi e da avvitarle in una crisi sempre peggiore.
Noi cerchiamo di spostare un po’ l'equilibrio a favore di questi creditori, di questi imprenditori, attraverso meccanismi tecnici, attraverso l'introduzione delle offerte per la cessione dei rami di azienda, delle offerte in competizione tra loro per l'assunzione del concordato, introducendo anche in Italia, così come c’è in altri Paesi del mondo, in particolare negli Stati Uniti, un mercato per le imprese in crisi, un mercato che aiuti a traghettare le imprese in crisi fuori dalla crisi, anche attraverso il concorso e l'ausilio di terzi. Sono provvedimenti che vanno nella direzione di aiutare le imprese in crisi e di aiutare le imprese che rischiano di essere pesantemente condizionate, invece, da concordati e da procedure fallimentari che oggi falcidiano in maniera eccessiva le aspettative e i crediti di queste aziende.
L'obiezione che viene mossa è che c’è una commissione al lavoro, che ha lavorato, la commissione Rordorf, che ha da poco mandato una sua proposta di riforma complessiva del sistema. Ma io mi chiedo e chiedo agli obiettori, a chi formula questa critica: è forse un errore anticipare qui, in un provvedimento che ha caratteristiche di necessità e urgenza, alcune misure, quelle più urgenti, quelle che noi consideriamo più importanti ? È un errore o non è forse, invece, un tentativo di anticipare i tempi ? Poi quella riforma complessiva, che è una riforma che va tutta in questa direzione, nella direzione che il Governo ha cercato di indicare in questo provvedimento, la faremo e vedrete che sarà una riforma che andrà – anche questa – in quella direzione. Quindi, questo è un punto che io considero molto importante rispetto a questo provvedimento ed è un punto qualificante. Un terzo, forse più, degli articoli di questo decreto-legge è composto da articoli che riguardano questo aspetto così importante della vita economica del nostro Paese.
E poi ci sono misure volte a dare efficienza a una parte significativa del processo civile, il processo esecutivo, quella parte che noi sappiamo che oggi non funziona. Sono misure urgenti, certo, urgenti anche quelle, perché noi sappiamo che il processo civile è un processo in sofferenza. Intervenire in maniera puntuale su alcuni nodi e su alcune questioni del processo esecutivo significa far fare alla giustizia civile un grande passo avanti.
E poi lasciatemi dire che finalmente ci sono misure che riguardano l'organizzazione della giustizia civile. E noi operatori della giustizia sappiamo benissimo che forse contano di più queste misure organizzative, contano di più le risorse e l'organizzazione che non riforme del processo o riforme del diritto sostanziale. Noi, con questo provvedimento, finalmente diamo risorse all'organizzazione della giustizia.
Io lo voglio ricordare: ci sono 45 milioni di euro per il completamento del processo civile telematico, che noi sappiamo quanto sia importante per dare efficienza, per migliorare i tempi di risposta della giustizia alle esigenze degli italiani. Ci sono 2 mila persone, provenienti dalle province, che verranno assunte e incorporate nell'amministrazione della giustizia. Sappiamo quanto la carenza di personale amministrativo rappresenti oggi un imbuto, un nodo nel funzionamento della giustizia italiana. Ci sono incentivi fiscali per la negoziazione assistita di arbitrati. Poca roba, è vero, poca roba, ma anche questo è un segnale che si vuole andare nella direzione dello sfoltimento, della degiurisdizionalizzazione, questa parola strana che significa cercare di fare in modo di alimentare la risoluzione di controversie con metodi alternativi alla giurisdizione.
E poi, ancora, ci sono 8 milioni di euro per i tirocinanti della giustizia, che verranno destinati all'ufficio del processo. È un altro tassello fondamentale per il funzionamento della giustizia civile. Ancora, ci sono 25 milioni di euro per la riqualificazione del personale dell'amministrazione della giustizia.
Perché non si è parlato di tutte queste cose ? Perché tutti i critici non le hanno sottolineate queste cose ? Sono cose fondamentali e importanti che noi approviamo con questo decreto-legge e che consentiranno alla giustizia di funzionare meglio, non di funzionare peggio, ma di funzionare meglio. E, invece, tutte le attenzioni sono state rivolte alla questione dell'Ilva.
Allora, io su questo voglio essere chiaro e concluderò su questo. Io mi rendo conto che quello dell'Ilva è un grande pasticcio, con il quale la politica si trova a fare i conti da alcuni anni. È un grande pasticcio che coinvolge una città che soffre per un grave inquinamento causato da questa azienda, e io ho sentito dire che noi faremmo questo provvedimento perché abbiamo a cuore gli interessi dell'azienda e non abbiamo a cuore la salute della città e della popolazione di Taranto. Ebbene, è l'esatto contrario.
Io vengo da una città – Brescia – che ha al suo interno un'area inquinata in modo analogo a quella di Taranto, un'area interdetta alla popolazione perché inquinata fortemente dai residui di lavorazione di un'azienda che produceva PCB e che ha lasciato quest'area inquinatissima, ma abbiamo il problema che questa azienda non c’è più e, per risanare e riqualificare quell'area, noi dovremo attingere a risorse pubbliche, perché quell'azienda non c’è più.
Taranto, che è nella stessa nostra situazione, ha un grande vantaggio rispetto a noi: c’è un'azienda – quella che ha inquinato – che, invece, è ancora operativa, fa profitti e questa è la migliore garanzia per la bonifica del sito inquinato di Taranto.
E, allora, garantire la continuità aziendale di questa azienda significa fare gli interessi non solo dei lavoratori, non solo dell'economia italiana, ma soprattutto gli interessi dei cittadini di Taranto: questo è l'unico obiettivo che ha il Governo con l'introduzione di norme che salvaguardano la produttività aziendale, non altri. Poi si può criticare il metodo, il modo, le modalità con le quali lo stiamo facendo, ma questo è l'unico obiettivo.
Questo Governo sta cercando di dare risposte con grande senso di responsabilità. Noi voteremo convintamente la fiducia su questo provvedimento, perché riteniamo che questo provvedimento sia l'emblema di una politica responsabile, che si assume le proprie responsabilità con trasparenza davanti al Paese, e di una politica capace di fare passi concreti nella direzione di un miglioramento del sistema della nostra giustizia in Italia. Quindi, voteremo convintamente questo provvedimento.
Concludo qui il mio intervento, ma mi lasci trenta secondi, Presidente, per andare un po’ fuori tema, anche se riguarda ancora la giustizia.
Ieri sera, la corte d'assise d'appello di Milano ha emesso una sentenza che io non esito a definire storica: una sentenza con la quale è stata riconosciuta la colpevolezza di due degli autori della strage di piazza della Loggia di Brescia. È una sentenza che, finalmente, allinea la verità processuale alla verità storica, che ci dice che furono i fascisti veneti e milanesi di Ordine Nuovo a mettere la bomba in quella piazza, con il concorso di fascisti bresciani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e con il concorso di apparati deviati dello Stato. È una sentenza storica per il nostro Paese, è una sentenza storica per la città di Brescia, è una sentenza storica per noi familiari delle vittime, che non abbiamo mai cercato vendetta e abbiamo sempre avuto sete di giustizia: oggi, forse, la giustizia è arrivata.