Discussione generale
Data: 
Lunedì, 20 Novembre, 2017
Nome: 
Maria Luisa Gnecchi

A.C. 4388-A

Presidente, ovviamente colgo subito l'occasione per dire che noi pensiamo che i lavoratori e le lavoratrici siano sempre persone, che soprattutto cercano di conoscere i propri diritti e non ci permetteremmo mai di pensare che siano stati o che possano essere o che possano essere anche in futuro nella condizione di essere considerati degli scemi, a seconda di chi votano o di chi voteranno. Siamo convinti e vogliamo che esista una maggiore consapevolezza da parte di tutti e ci auguriamo e pensiamo che a questo abbiano contribuito e continuino a contribuire anche le organizzazioni sindacali, rispetto a queste sensibilizzazioni.

Già il collega Miccoli ha parlato del nostro parere della Commissione lavoro, in occasione della discussione sul decreto legislativo, uno dei tanti decreti legislativi conseguenti alla delega sul lavoro.

Cinque sono le deleghe della delega lavoro e tantissimi sono i decreti legislativi, che sono stati fatti, ma addirittura li cito solo per correttezza e completezza: il decreto legislativo n. 22 del 2015, relativo all'introduzione dei nuovi ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria; il decreto legislativo n. 23 del 2015, sul contratto a tutele crescenti, che è quello di cui stiamo parlando; il decreto legislativo n. 80 del 2015, sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro; il decreto legislativo n. 81 del 2015, relativo al riordino dei contratti di lavoro e alla disciplina delle mansioni; il decreto legislativo n. 151 del 2015 sulle semplificazioni in materia di lavoro e pari opportunità; il decreto legislativo n. 150, in materia di politiche attive; il decreto legislativo n. 149, relativo all'attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale; il decreto legislativo n. 148, sulla riorganizzazione della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.

Quindi tanti sono, ma dico anche che - e di questo mi dispiace molto -, se si guarda allo stato di attuazione aggiornato al 6 marzo 2017, che è nel sito della Camera, vediamo che sono tanti altri anche gli interventi che si dovrebbero ancora fare.

Noi, nel nostro parere, quindi già allora, avevamo detto anche in premessa che bisognava trovare un bilanciamento nel quadro di un sistema di interventi più ampio e comprensivo, volto in particolare a rafforzare le tutele per i lavoratori che abbiano perduto involontariamente l'occupazione. Ovviamente anche questo concetto della proporzionalità, di cui ha già parlato il collega Miccoli, l'avevamo già messo nelle premesse: va assicurata la salvaguardia del principio di proporzionalità tra la gravità dei fatti contestati e la sanzione del licenziamento. Ma poi, ovviamente, noi avevamo puntato molto anche sui centri per l'impiego, e su tutto il lavoro che i centri per l'impiego dovrebbero fare per aiutare i lavoratori comunque a trovare un altro lavoro. Il collega Dell'Aringa, già il 13 luglio 2016, aveva presentato una mozione, firmata da 105 colleghi, sui centri per l'impiego, che è andata in discussione il 12 aprile 2017, e in quella si diceva in modo esplicito che il rapporto tra il numero dei disoccupati e il numero degli addetti ai centri per l'impiego è di oltre 300 unità nel nostro Paese (un addetto per 300 disoccupati), mentre è di 21 in Germania, di 57 in Francia e di 32 nel Regno Unito; e poi recitava anche, come cosa molto importante, che i percettori di Naspi sono già soggetti alle prescrizioni previste dalle nuove regole in tema di politiche attive, a partire dalla necessità di sottoscrizione del patto di servizio personalizzato. Tutto ciò ancora andrebbe ovviamente rafforzato.

Noi siamo contenti che nell'articolo 20 dell'attuale legge di bilancio, che ha come titolo “misure a sostegno della ricollocazione dei lavoratori di imprese in crisi”, si parli finalmente di questo assegno di ricollocazione anche con l'intenzione di rifinanziarlo. Diciamo anche da subito ai colleghi che non è affatto detto che questo raddoppio del costo da 1.470 euro a 2.900 euro rimanga, perché sappiamo che c'è già chi si sta mobilitando contro questo raddoppio della tassa di licenziamento, che comunque è una tassa da versare all'INPS, mentre noi chiediamo la proporzionalità, rispetto al lavoratore che deve essere risarcito in caso di licenziamento, anche come risarcimento al lavoratore. Il collega Speranza sa - quindi lo dico subito -, proprio perché lui era il nostro capogruppo, che noi avevamo addirittura messo delle condizioni molto precise per il parere di questo decreto legislativo, quindi con grande tranquillità dico che, se nel decreto legislativo fossero state accolte le nostre condizioni, che erano condizioni precise perché dicevamo che, in caso di licenziamento collettivo, ai sensi di determinati articoli, eccetera eccetera, ovviamente bisognava trattare i lavoratori in un modo diverso. Dicevamo che andava incrementata la misura minima e massima delle indennità dovute in caso di licenziamento per giustificato motivo o giusta causa, ferma restando la regola che prevede la corresponsione di un'indennità pari a 2 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto per ogni anno di servizio; e chiedevamo che il Governo provvedesse a rivedere la formulazione dell'articolo 3, comma 2, primo periodo, al fine di assicurare la reintegrazione nel posto di lavoro nelle ipotesi di licenziamento per giustificato motivo o giusta causa in cui sussista un'evidente sproporzione tra la sanzione del licenziamento e l'addebito disciplinare contestato. Ovviamente noi siamo convinti che il nostro parere fosse giusto e che le condizioni che avevamo posto fossero giuste, e faremo di tutto perché in legge di bilancio entrino, anche oltre al raddoppio della tassa di licenziamento, anche delle misure a favore dei lavoratori.

Sempre guardando la relazione tecnica, si vede che sempre l'articolo 20 dice che - quindi dobbiamo credere che sia così - ai fini della determinazione delle maggiori entrate contributive derivanti dall'aumento del contributo di licenziamento si è ipotizzato un numero annuo di licenziamenti di lavoratori a tempo indeterminato paria 60.000. Mediamente, negli ultimi anni, il numero di licenziamenti collettivi nelle aziende in aria di cassa integrazione guadagni e straordinaria è stato sicuramente superiore, ma si è voluto tener conto del forte ridimensionamento avvenuto nell'ultimo anno. Prudenzialmente non si è considerato un contributo di licenziamento pienamente ancora più forte, ma sottolineano che questo già previsto nell'articolo 20 deve assolutamente essere approvato, perché comunque è un segnale chiaro. Ma soprattutto sottolineo anche che praticamente si sarebbe dovuto fare ogni anno un monitoraggio. È stato anche istituito un comitato scientifico per il monitoraggio della riforma del mercato del lavoro; sempre nel sito della Camera si può trovare il quaderno di monitoraggio n. 1 del 2016. È un monitoraggio molto dettagliato, ovviamente, se l'avessimo anche per il 2017, molte delle cose che ha detto anche il collega Airaudo nella sua relazione di minoranza probabilmente potrebbero avere o conferme o modifiche, rispetto a quello di cui noi dovremmo sempre tener conto, cioè i dati.

Il Ministro Poletti ha sempre detto che è importante, rispetto alle nuove norme che si approvano, monitorarle, in modo proprio da poterle eventualmente correggere; quindi siamo convinti che anche la proposta di legge Laforgia ha rimesso l'attenzione sui licenziamenti e su tutta la delega lavoro in generale. In sede di discussione in Commissione abbiamo fatto molte audizioni; la discussione in Commissione lavoro è stata veramente utile, e forse varrebbe veramente la pena pretendere che tutto quello che vi è di positivo per i lavoratori nella delega lavoro venga veramente attuato, e soprattutto che i monitoraggi vengano fatti.

Ho già detto quello che è stato l'impegno di molti di noi rispetto ai centri per l'impiego, quello che è stato l'impegno rispetto ad altri decreti legislativi che abbiamo anche discusso in Commissione per l'espressione dei pareri, è chiaro che così com'è adesso la situazione, con i 150 tavoli di crisi aperti, anche tutto il tema sugli ammortizzatori sociali e il riordino degli stessi è una discussione che va veramente fatta, perché sicuramente, rispetto al diritto del lavoro, c'entra tutto quello che abbiamo già detto, rispetto alla proporzionalità, rispetto alla possibilità di reintegro. Il fatto che i giudici decidano, come ha detto il collega Miccoli, purtroppo crea la situazione per cui un giudice decide in un modo e un altro giudice decide in un altro: questo è un problema reale. Allora, almeno mettere delle basi forti rispetto a tutto quello che possono essere gli ammortizzatori sociali. Soprattutto, che l'assegno di ricollocazione e, ancor di più, i centri per l'impiego e il patto di servizio da fare con i lavoratori funzionino, sono di sicuro parti assolutamente importanti. Noi vogliamo cercare di vedere le cose in positivo, quindi diciamo che sia la raccolta di firme della CGIL, per quanto riguarda la Carta dei diritti dei lavoratori, sia le proposte di legge che sono state presentate, e anche il fatto che ci siano stati dei tempi di discussione, sicuramente hanno rimesso e riposto al centro tutta la discussione sul lavoro, sul diritto del lavoro e sulle misure da attuare. Quindi, anche quello che sappiamo - ormai è già stato detto da tutti -, cioè che probabilmente ci sarà un rinvio in Commissione, va colto come volontà, occasione e possibilità di riuscire a mettere in pratica tutte le parti positive dell'ampia delega sul lavoro che ancora non sono state attuate. Quindi, da questo punto di vista, noi contiamo che si possa anche affrontare positivamente un lavoro che vada nella direzione di migliorare le condizioni dei lavoratori e soprattutto in generale dell'occupazione