Data: 
Lunedì, 7 Ottobre, 2019
Nome: 
Andrea De Maria

A.C. 1585-B

Presidente, il Partito Democratico domani voterà questo provvedimento. Lo faremo coerentemente con quella che è da sempre la nostra impostazione sul tema delle riforme costituzionali, della riforma degli assetti istituzionali, e certamente lo faremo anche esprimendo un voto diverso da quello che abbiamo espresso nelle prime tre letture su questo stesso provvedimento.

Il tema delle riforme istituzionali e costituzionali non è un tema solo di questa legislatura - è stato ricordato in questo dibattito - ma attraversa da tempo il dibattito in quest'Aula, in Senato, nel Paese, almeno dalla fase terminale dell'esperienza della cosiddetta Prima Repubblica, quando un certo assetto costituzionale cominciava a dimostrare i suoi limiti. Parlo, ovviamente, non dei principi fondamentali, ma della seconda parte della Costituzione, dell'organizzazione del lavoro parlamentare rispetto agli sviluppi della fase storica, della fase sociale, degli assetti economici e sociali del Paese; e non solo il Partito Democratico, anche le forze politiche che hanno dato vita al Partito Democratico, in questo dibattito avevano sempre posto il tema della riduzione del numero dei parlamentari. Lo avevamo sempre posto - ricordo, ad esempio, le tesi de l'Ulivo del 1996 - legato ad una questione che per me rimane molto rilevante, che non stiamo affrontando in questa fase, che è quella del superamento del bicameralismo perfetto; sia in quello che c'era scritto nelle tesi de l'Ulivo del 1996, sia nella riforma che abbiamo votato in quest'Aula nella scorsa legislatura - e che poi è stata bocciata nel referendum del 2016 - si arrivava allo stesso numero di parlamentari su cui voteremo domani, dentro, però, un sistema che prevedeva un'unica Camera legislativa accanto ad una Camera delle regioni e delle autonomie locali. Io penso che quella fosse una grande scelta di cambiamento e che sia stato giusto a suo tempo sostenerla; poi credo anche che dobbiamo prendere atto di come hanno votato i cittadini e, quindi, capire come ripartire con un percorso riformatore dopo quel voto.

Il taglio dei parlamentari per noi non è mai stato un problema di costi e non perché non sappiamo che è importante anche discutere di costi della politica. Sappiamo bene che la serietà, la sobrietà e il rigore nella politica sono un elemento molto importante; lo sono in quanto tali, perché sono un modo di applicare quell'articolo 54 della Costituzione, che ci dice che chi svolge ruoli istituzionali lo deve fare con disciplina e onore; lo sono anche nel rapporto con i cittadini, tanto che noi in questi anni abbiamo lavorato, nella legislatura precedente, in questa, ad esempio, per ridurre i costi di questa Assemblea parlamentare, come del Senato. Io, intervenendo in quest'Aula nella fase precedente a questa, quando eravamo forza di minoranza, come tesoriere del gruppo del PD, ho avuto modo anche di apprezzare il lavoro che questa Presidenza della Camera, il Presidente Fico, ha fatto in questa direzione. Tuttavia non abbiamo mai collegato il tema del numero dei parlamentari al tema dei costi della politica, perché riteniamo che in questo modo si sia costruita una narrazione che mette, in realtà, in discussione il ruolo delle Assemblee parlamentari: se i costi per le Assemblee parlamentari sono inutili, se le Assemblee parlamentari non servono, allora tanto varrebbe abolirle. Il problema non è il numero di parlamentari che ci sono: se un'istituzione non serve, tanto varrebbe non prevederla, mentre invece tutte le grandi democrazie nascono prima di tutto perché ci sono i Parlamenti ed esistono perché ci sono i Parlamenti. Anche nella storia del nostro Paese, la centralità del Parlamento è stata affermata dai Padri costituenti proprio perché l'attacco alle libertà parlamentari era stato uno degli elementi fondamentali della deriva dittatoriale che il Fascismo ha rappresentato in questo Paese. Quindi, noi non siamo andati mai su questo piano per questo, perché per noi il tema è rafforzare la democrazia rappresentativa, rafforzare le istituzioni democratiche e renderle più capaci, nel rapporto di credibilità con i cittadini, nel loro funzionamento, di rispondere alle sfide di una società che cambia, di rispondere ai compiti sempre più difficili che ha chi si trova a governare un Paese importante come l'Italia.

Quindi noi nelle tre precedenti letture abbiamo votato “no” proprio perché ritenevamo che fosse un errore procedere solo a questo elemento, cioè al taglio dei parlamentari, senza un contesto riformatore più complessivo, sia perché si aprivano dei vulnus, che, anzi, qui sono stati ricordati, sulla rappresentanza territoriale e sui Regolamenti parlamentari, sul tipo di legge elettorale e così via, ma anche perché ritenevamo che fosse sbagliato metodologicamente ragionare solo di questo elemento, solo del numero dei parlamentari, senza un complesso di provvedimenti più complessivo.

Allora, da quei tre voti ci sono state due novità, certamente, a cominciare dalla nascita di una nuova maggioranza, a cui noi siamo leali rispetto anche alle priorità che le varie forze politiche hanno indicato; ma, ancora di più, il fatto che nel programma di Governo su cui abbiamo votato la fiducia è detto con chiarezza - e lo riaffermeremo anche con documenti e con prese di posizione in occasione di questa votazione - che questa riforma del taglio dei parlamentari procede insieme ad una serie di azioni più complessive, che riguardano altre riforme sia sul piano costituzionale, sia sul piano della legge elettorale.

Io voglio sottolineare - rispetto anche ad altre cose che hanno detto e che credo diranno i colleghi del Partito Democratico che sono intervenuti e che interverranno - due elementi. Il primo attiene ai Regolamenti parlamentari: per me questo è un aspetto molto importante. Nell'ultima Commissione affari costituzionali, abbiamo molto apprezzato il fatto che il presidente della Commissione abbia scelto di essere direttamente lui il relatore e su questo lo abbiamo anche sollecitato come gruppo del Partito Democratico; abbiamo apprezzato che il presidente abbia preso l'impegno di porre alla Presidenza della Camera, al competente organismo della Camera, il tema della riforma dei Regolamenti parlamentari. Poi voglio sottolineare il tema dell'autonomia regionale differenziata, su cui credo bisogna trovare, secondo me, un punto giusto di equilibrio. Come credo si senta dal mio accento - vengo da una delle regioni, l'Emilia Romagna, che sta lavorando a questo progetto di riforma - penso che dall'Emilia Romagna venga un messaggio importante, cioè il riconoscimento dell'autonomia, della qualità del buon governo, di una migliore capacità di affrontare i problemi dei cittadini, che deve procedere insieme ad un principio di unità nazionale, di crescita di tutto il Paese, perché quando il Paese è più diviso, anche ogni singola regione è più debole. Qui c'è anche una differenza con l'impostazione di altre realtà regionali, di un partito come la Lega, che per fortuna ora non è più al Governo del Paese.

Vedete, questo insieme di riforme su cui stiamo ragionando intorno a quella della riduzione del numero dei parlamentari, si potranno realizzare se faremo quello che, finalmente, sta accadendo. Per me è molto importante che non ci sia più l'idea del contratto di Governo, cioè di provvedimenti separati di due forze politiche in gara fra loro per mettere in campo la loro riforma preferita. È nell'idea che se io ti do una riforma, tu me ne dai un'altra: penso che noi faremmo male a ragionare così e quando sento ragionare così nell'attuale maggioranza dico che si fa un errore. Noi dobbiamo davvero mettere in campo un progetto condiviso di Governo e di cambiamento del Paese, dove insieme si costruisce il progetto e lo si fa vivere.

Il voto di domani è positivo se segnerà questo tipo di metodo, perché noi domani voteremo la riforma dei parlamentari e, nello stesso tempo, inizieremo insieme un percorso sulle altre riforme, quindi non ci sarà uno scambio fra gruppi parlamentari o forze politiche, ma ci sarà un progetto comune che avrà, nella giornata di domani, una prima tappa. Io penso che noi avremo successo e assolveremo, come nuova maggioranza, alla nostra responsabilità verso il Paese, se i singoli gruppi parlamentari, le singole forze politiche - i quattro gruppi parlamentari, le quattro forze politiche - che formano la maggioranza non caratterizzeranno la loro identità in negativo dentro la maggioranza, ma faranno di questa esperienza di Governo un elemento di crescita propria, in quanto di crescita collettiva di un progetto. Solo così saremo davvero credibili verso i cittadini e quindi potremo chiedere legittimamente anche il loro consenso.

In democrazia, gli avversari sono quelli che oggi sono all'opposizione; infatti si stanno riunendo fra loro, e mettono in campo una proposta politica radicalmente diversa da quella di chi oggi sta governando il Paese. È nella vittoria del comune progetto di Governo, nella capacità di affrontare insieme i problemi dei cittadini che sta il compito che abbiamo oggi sulle spalle e sta la nostra grande responsabilità verso il Paese. Saremo all'altezza di questo compito e di questa responsabilità solo se questo progetto lo sapremo davvero costruire insieme.