Relazione di minoranza
Data: 
Lunedì, 18 Febbraio, 2019
Nome: 
Walter Verini

A.C. 1309-A

Grazie, Presidente. Il provvedimento che il Governo e la maggioranza hanno imposto all'attenzione del Parlamento, imposto di votare, e al Paese, secondo noi, di subire, rappresenta una vera e propria ferita costituzionale, giuridica e civile, e a nostro giudizio costituisce anche un rischio per la sicurezza dei cittadini, l'esatto contrario dei fini che vengono assicurati. Cercheremo di motivare questa affermazione.

Cominciamo con il ricordare, brevemente, intanto, alcuni giudizi che sono stati espressi su questo provvedimento, certamente più autorevoli del mio: “vi sono profili di illegittimità costituzionale, contiene gravi criticità, non può essere abbandonato il principio di proporzionalità, altrimenti non ci saranno più regole, si rischia di legittimare anche i reati più gravi, perfino l'omicidio, si rischiano distorsioni irrecuperabili e ci allarma un'eventuale liberalizzazione della vendita di armi, siamo contrari alla vendita delle armi nei supermercati”, queste sono parole di Francesco Minisci, Presidente dell'Associazione nazionale magistrati.

E ancora: “state discutendo di un disegno di legge irrazionale nelle premesse, irrealizzabile nelle sue dichiarate finalità, ingannevole nei confronti delle aspettative di giustizia dell'opinione pubblica, alla quale intendete rivolgervi”, Gian Domenico Caiazza, Presidente dell'Unione camere penali.

E ancora: “se viene meno la proporzione tra offesa e difesa, noi torniamo alla legge del taglione, ma questa non può essere una regola di civiltà, non siamo nel Far West, che devo portare il cadavere di qualcuno e ricevere la taglia”, Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione.

Infine: “non è consentendo alle persone di armarsi e di sparare che si tutela la sicurezza dei cittadini, è solo un'illusione e una mancia politica per ottenere consenso”, Roberto Saviano.

Potremmo continuare, sono state tante le personalità, anche nelle nostre audizioni, personalità del mondo accademico, associazioni, che hanno stroncato sotto diversi profili questa proposta. Perché questa legge, in realtà, non risponde ad alcuna reale emergenza: si contano sulle dita di una mano, infatti, ogni anno, i casi che fanno sottoporre a indagine i cittadini che hanno reagito davanti a situazioni di minaccia, di rischio, reale o percepito. Negli ultimi anni, soltanto per uno o due di questi vi sono state condanne per eccesso colposo di legittima difesa, di questo stiamo parlando, di un problema che si vuole far passare come emergenza e che, invece, emergenza non è, se non nella percezione che si vuole indurre e che è stata indotta nel Paese, cavalcando paure, stimolandole con cinismo. Non si tratta di emergenza, perché le norme attualmente in vigore, come ci confermano i dati, già oggi garantiscono ampiamente quei cittadini che, davanti a un pericolo, a una minaccia, reagiscono per difendere se stessi e i propri familiari.

Il motivo della nostra contrarietà al testo si basa, infatti, anche su una considerazione preliminare, vale a dire che la modifica dell'attuale normativa in materia di legittima difesa si configura come un pericoloso inganno nei confronti dei cittadini, indotti a pensare che le norme attuali non funzionino. Non è così: la giurisprudenza - e citiamo come emblematica la sentenza recente della Cassazione sul caso Birolo, la sessione IV della Cassazione del 20 giugno 2018, n. 29515 - sta, infatti, già applicando in maniera autonoma i criteri valutativi dello stato di grave turbamento psichico nelle fattispecie di legittima difesa, determinando due conseguenze invocate dai sostenitori di questa nuova riforma che è al nostro esame: l'impunità dell'aggredito e insieme l'esonero da responsabilità civile.

Non perché il fatto sia stato considerato lecito, la legittima difesa infatti è stata ritenuta solo putativa, ma perché il fatto illecito non è stato considerato colpevole. Sulla base del diritto vigente dal 1930, la sentenza in esame ha dunque raggiunto proprio i risultati, impunità ed esonero da responsabilità civile, cui mira, dice di mirare, questa riforma, e lo ha fatto senza collidere, senza frizione con i principi costituzionali. Questo dimostra, dunque, che, se c'è un ladro o un aggressore ferito o ucciso in seguito a una reazione, spetta, comunque, sempre al magistrato stabilire se questa reazione è proporzionata al pericolo subito, se il pericolo era reale e attuale, tenendo sempre presente che il cittadino, sia di giorno che tanto più di notte, se si trova davanti a un aggressore che lo minaccia, se può, se non è impietrito dalla paura, cerca di difendersi, e le leggi sono dalla sua parte.

Certo, è vero, in questi pochissimi casi si deve affrontare un'indagine, e ci mancherebbe che non fosse un'inchiesta accurata ad accertare i fatti. Non siamo, nonostante questa maggioranza, in un Paese ancora di barbarie giuridica, siamo in uno Stato civile, ma quasi sempre questa indagine necessaria in certi casi si conclude con un'archiviazione senza un rinvio a giudizio, e, quando rinvio a giudizio c'è, come abbiamo visto, in pochissimi casi, in quei pochissimi casi, c'è quasi sempre l'assoluzione in uno dei gradi di giudizio. E questo avviene, come dicevo, anche in base a una legge che è quella che, innestandosi sulle norme del codice Rocco, venne modificata appena poco più di dieci anni fa da un Governo di centrodestra il cui Ministro della giustizia era un rappresentante del partito della Lega, mi pare fosse il Ministro Castelli.

Qui si nasconde un altro aspetto del grande inganno che viene proposto. Anche con le nuove norme, a dispetto di quell'enfatico e pericoloso “la difesa è sempre legittima”, si sarebbe, come si è visto, sottoposti a indagini e, forse, anche eventualmente rinviati a giudizio. Le norme dunque già ci sono e funzionano, e garantiscono i cittadini che si trovano costretti a difendersi dai pericoli o che pensano davvero di difendersi dai pericoli. La maggioranza sa bene tutto questo, ma i 5 Stelle e il Ministro della giustizia si piegano a un diktat cinico del Ministro Salvini e della Lega, ingoiano questo sfregio alla Costituzione, questo incentivo alla diffusione delle armi. Questa difesa fai da te in cambio del fatto, magari, che l'altro partner di maggioranza ha ingoiato altre cose, come, per esempio, quelle norme pericolose imposte sulla prescrizione, che, oltre ad essere di assai dubbia civiltà giuridica, avranno l'effetto di rallentare i processi e di combattere con minore efficacia la piaga della corruzione.

Ma in nome di quello che viene chiamato “contratto” non si pensa all'interesse del Paese, ma ai target elettorali, per la verità in calo, specialmente per i 5 Stelle, come abbiamo visto recentemente anche in Abruzzo. Ognuno pensa alle proprie proposte identitarie, ai propri totem, che in questo caso parlano alle paure e alle insicurezze, che noi vogliamo, paure e insicurezze, davvero capire e affrontare, ma senza dare risposte pericolose, che rischiano, tra l'altro, di rendere il Paese meno sicuro. Cito un fatto di cronaca avvenuto proprio una decina di giorni fa nella mia regione, in una frazione nei pressi di una città che si chiama Todi: due tecnici Enel con un pulmino stanno girando per una frazione di quel paese per dei sopralluoghi. Il pulmino si ferma in un punto, i due tecnici scendono, da una casa si affaccia un signore, un quarantenne, e, pensando che quelli fossero dei malintenzionati, imbraccia un fucile da caccia e spara contro i ladri immaginari.

I colpi, per fortuna, sono andati a finire sul pulmino, ma avrebbero potuto colpire quei tecnici. La legge non è ancora in vigore, ma non è azzardato pensare che anche episodi come questi potrebbero moltiplicarsi, che cittadini inermi, che in vita loro hanno visto le armi soltanto al cinema, potrebbe essere influenzati dalle psicosi salviniane e decidere di armarsi, e, magari, trovarsi davanti, Dio non voglia, a rapinatori professionisti, aggravando i loro rischi e pericoli. E pensiamo, avviandomi a concludere, a quali gravissime conseguenze in caso di prevedibile, certa diffusione delle armi nel Paese potrebbero esserci in certi contrasti, banali liti familiari o condominiali.

Nei Paesi nei quali la diffusione delle armi rappresenta, oltre che un business, anche un intreccio affaristico con la politica, come negli Stati Uniti, gli omicidi, le stragi nelle scuole, i fatti di sangue sono cresciuti in maniera esponenziale, e sta crescendo nell'opinione pubblica l'impegno per limitare la diffusione delle armi da fuoco. Qui si fa il contrario: nonostante si voglia sostenere che non ci sia automatismo tra queste norme e la diffusione delle armi, questo automatismo c'è, ho citato prima dei pareri autorevoli. È implicito, è implicito, non si può negare il messaggio di difesa fai da te, quando si inserisce quel “sempre” nell'articolo 52, quando si dice che la difesa è sempre legittima; e fa effetto rileggere su queste cose alcune dichiarazioni di non molto tempo fa di qualche esponente di primo piano dei 5 Stelle. Ricordiamo cosa dicevano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista appena tre anni e mezzo fa. Diceva Di Maio: la nostra società è sempre più inquieta, nelle case degli italiani alberga sempre più la paura, ma una cosa possiamo dircela. Uno Stato serio, consapevole delle sofferenze della sua comunità, non dovrebbe consentire a un singolo individuo di detenere le armi in casa.

La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani. E il secondo, Di Battista, rispondeva: bravissimo, Luigi, il dramma è sempre lo stesso, lo strapotere delle lobby delle armi, anche di quelle da fuoco. In USA si comprano nei supermercati, stiamo andando verso quel tipo di società, tutto va verso quella direzione. Il mercato che detta legge sugli uomini, il consumo sull'umanità. Ce la metteremo tutta per non permetterlo nel nostro Paese.

Insomma, ne è passata di acqua sotto i ponti, perché le posizioni sono, anche su questo punto, gravemente cambiate. E questa è una legge per noi sbagliata e pericolosa, che respingiamo in toto con grande convinzione, è uno spot elettorale. La sicurezza è una cosa seria: si difende, certo, con più uomini e più mezzi nelle strade, con più sorveglianza, videosorveglianza; si difende combattendo il degrado, specialmente nelle periferie sociali e urbane; si difende portando luce nei quartieri, luce fisica nel senso di illuminazione, ma anche e soprattutto luce sociale, luce culturale.

Dove c'è vita sociale, coesione, diffusione di strutture sociali e culturali, luoghi di incontro, strutture sportive, c'è più prevenzione, più deterrenza nei confronti della microcriminalità e della criminalità. Così uno Stato difende davvero i cittadini, non manda loro messaggi di paura e di fatto, checché venga detto, di implicito “alle armi, alle armi”. C'è un solo punto, infine, condivisibile in questa legge, ed è il punto che riguarda il risarcimento dei cittadini che si trovano ad affrontare spese legali nel caso di indagine o giudizio a loro carico.

Ebbene, questo punto nasce da un'idea del PD e da un nostro emendamento nel provvedimento che discutemmo e approvammo proprio qui alla Camera nella scorsa legislatura. Si definiva un principio in caso di archiviazione o assoluzione, nel caso, insomma, in cui venga riconosciuta la legittimità della difesa, cosa che avviene - ripetiamo - per il 99 per cento delle volte. Allora, può essere giusto che lo Stato venga incontro con il pagamento delle spese al cittadino che si è dovuto difendere. Ma questo è l'unico punto che contiene una certa serietà in un provvedimento pericoloso.

E anche la questione del grave turbamento, che voi inserite nell'articolo 55 con un secondo comma aggiuntivo, contestualmente a quel “sempre”, che invece inserite nell'articolo 52, secondo comma, in questo contesto appare rischiosa e da respingere con decisione. Nella formulazione che noi proponemmo e votammo più di un anno fa c'era questo riferimento come segnale ulteriore di comprensione verso il cittadino aggredito, anche se avrebbe dovuto essere e dovrebbe essere una perizia a valutare la gravità del turbamento, ed era una sorta di indirizzo interpretativo del magistrato. Ma in questo vostro contesto, nel quale la difesa è sempre legittima anche quando un ladro scappa e magari qualcuno gli spara alle spalle, aggiungere anche questo elemento è veramente dare un segnale che appesantisce ulteriormente la gravità della vostra scelta.

È per questi motivi, Presidente, che con questa relazione di minoranza esprimiamo il nostro dissenso radicale sui contenuti di questa proposta.