Data: 
Mercoledì, 11 Ottobre, 2017
Nome: 
Gero Grassi

A.C. 2352 e abbinate

 

Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 2

 

Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, nella mia riflessione e nella dichiarazione di voto intendo partire da una considerazione sulla quale credo si debba essere tutti d'accordo. La legge elettorale è una necessità per migliorare il rapporto con i cittadini e dare al Paese uno strumento in grado di assicurare governabilità. Non dobbiamo né possiamo più sbagliare dopo quanto è successo nell'occasione in cui abbiamo tentato di approvare il cosiddetto metodo tedesco. Siamo indotti ad una nuova legge elettorale per via della sentenza della Corte costituzionale che è intervenuta - è bene ricordarlo - su un impianto legislativo non voluto e non votato dal Partito Democratico, ma da altre forze politiche.

Il gruppo del Partito Democratico all'unanimità avrebbe scelto il cosiddetto Mattarellum, cioè i collegi uninominali; il Partito Democratico avrebbe accettato anche una legge elettorale basata tutta sulla scelta degli elettori tramite le preferenze. Il gruppo del PD sa bene, però, che la legge elettorale non può e non deve essere a somiglianza di un partito, ma deve invece ricercare la convergenza tra forze politiche diverse, tra maggioranza e minoranza.

Abbiamo tentato di avere il massimo del coinvolgimento possibile parlando e invitando tutti i gruppi parlamentari sulla base di un principio democratico che a qualcuno sfugge: nessuno può arroccarsi, se si vuole raggiungere l'obiettivo.

Non sono solito usare termini impropri ascoltati nell'intervento che mi ha preceduto. Dico soltanto similes cum similibus congregantur per chi usa quelle espressioni. Alcuni gruppi si sono arroccati all'insegna di un individualismo che nuoce alla democrazia. Abbiamo registrato l'intesa possibile: avremmo gradito raggiungere l'unanimità sulla legge elettorale.

Qualcuno dei presenti può immaginare che il PD, io, i colleghi deputati, abbiamo la stessa visione sociale, culturale, economica di Forza Italia o della Lega Nord? Qualcuno può sostenere che io e l'onorevole Brunetta pensiamo alla stessa maniera sullo ius soli, che io vorrei approvare, o sulla centralità della persona? Qualcuno può ipotizzare che io e gli amici del PD abbiamo con l'onorevole Giorgetti la stessa idea di Mezzogiorno, di regionalismo, di forma di Stato? Se qualcuno pensasse questo andrebbe immediatamente ricoverato.

Noi pensiamo altro: che con questi protagonisti della vita parlamentare dobbiamo trovare un'intesa sulla legge elettorale; ed è giusto che sia così, perché la legge elettorale non può essere la mia o la nostra. Ci sono aspetti della vita politica e sociale sui quali non ci si può e non ci si deve dividere: l'organizzazione dello Stato è uno di questi aspetti.

Spiace constatare, però, che alcuni gruppi parlamentari soffrano di crisi di democrazia e convivenza politica. Nessuno ha il diritto di dire: o si fa così o è un golpe. La legge elettorale è una mediazione di posizioni diverse, spesso antitetiche; i protagonisti dell'accordo, ognuno per la sua parte, hanno rinunciato ad alcuni desiderata per favorire l'accordo. Non è la mia legge elettorale, non è nemmeno quella del Partito Democratico: è la legge elettorale di gruppi diversi, che trovano questa sintesi che offrono al Parlamento. Questi gruppi non sono raccogliticci: sono i due terzi del Parlamento, e vanno al di là della maggioranza che sostiene il Governo del Presidente Paolo Gentiloni.

Mi dispiace dirlo ad un gruppo completamente assente, ma la legge elettorale non si approva con un click tra pochi intimi via Internet: la legge elettorale si approva qui e al Senato, l'approvano i rappresentanti del popolo eletti e legittimati, non un web indistinto, indefinito, spesso addomesticato o addirittura truccato.

Noi del Partito Democratico ci assumiamo la responsabilità di dare al Paese una legge elettorale migliore, e non ci facciamo intimidire da una piazza spesso facinorosa e indignata dall'essere destinata a rimanere soltanto minoranza destruens. Non lo facciamo con l'arroganza di chi pensa di avere tutte le ragioni: abbiamo certezza e contezza che la legge proposta ha dei limiti, ma abbiamo l'orgoglio, come democratici, di poter dire “ci abbiamo provato, abbiamo tentato miglioramenti possibili, abbiamo migliorato gli interventi correttivi della Corte”. Se qualcuno pensasse di andare alle urne con il cosiddetto Consultellum, sarebbe veramente grave, perché si assumerebbe l'onere di creare le condizioni di un Paese ingovernabile.

Non c'è da gioire per questa legge elettorale, ma realisticamente da essere contenti del sostanziale passo avanti voluto e ricercato dal Partito Democratico e da quelle forze che voteranno la legge. Lo diciamo sottovoce, ci spiace constatare ed ascoltare parole dure ed ingiuste: “attentato alla democrazia”, “dittatura di pochi”, “legge ad personam”, “legge ad excludendum”. Non è vero, siamo noi che dovremmo indignarci rispetto a chi, sottraendosi al confronto e al dovere della responsabilità, preferisce agitare e proferire parole piene di populismo e demagogia.

Questa legge agevola le coalizioni? Sì, è vero. In un sistema politico frammentato è un reato favorire le coalizioni che poi governino? No, è un merito.

Noi siamo orgogliosi di assumerci questo merito. È colpa nostra se certe forze politiche riescono a dividersi in più pezzi e a non andare d'accordo nemmeno di fronte allo specchio, litigando spesso con se stessi? È colpa nostra se una forza politica pensa di poter governare da sola e non fa accordi con nessuno? Anzi, mi correggo: in un'occasione la forza politica del MoVimento 5 Stelle l'accordo l'ha fatto, in occasione del tentativo di approvazione del cosiddetto modello tedesco, salvo poi furbescamente aggirarlo. Non è colpa nostra: è la vostra fragilità politica che ci induce a questo.

Qualcuno grida al complotto per il voto di fiducia chiesto dal Governo, che si assume la responsabilità di operare ed agevolare l'approvazione di una legge elettorale. Tutti avremmo fatto a meno del voto di fiducia, sono certo anche il Governo; ma qualcuno pensa furbescamente di affossare questa legge con 100 voti segreti? È democrazia questa? No, assolutamente.

Giochiamo a carte scoperte, a viso scoperto, assumiamoci la responsabilità di fronte al Paese: noi del Partito Democratico vogliamo approvare la nuova legge elettorale, e lo facciamo con le leggi e con i regolamenti che il Parlamento mette a disposizione nostra e di altri, assumendocene la responsabilità. Siamo indotti al voto di fiducia da un atteggiamento di arroccamento e di isolazionismo da parte di forze che fondano sul veto la loro unica prospettiva politica. A noi interessa la politica del fare e del costruire, non quella del distruggere o dell'impedire di fare.

La legge elettorale è uno strumento: noi l'approveremo, ma a noi interessa la buona politica, quella che migliora le condizioni di vita dei cittadini, quella che rende migliore la qualità della vita, quella politica che integra, unisce e non divide. A noi interessa la politica che allarga, non quella che restringe. Vogliamo una politica che gridi di meno, che parli di meno, che indigni di meno, ma che operi di più e meglio, e soprattutto per le persone.

Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo del Partito Democratico ci assumiamo con coraggio ed orgoglio la responsabilità di votare favorevolmente il testo della nuova legge elettorale.