Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 11 Ottobre, 2018
Nome: 
Gennaro Migliore

A.C. 453- A

Grazie signor Presidente. Colleghe, colleghi, signori del Governo, io vorrei fare una breve ricostruzione di questo provvedimento, che, come è stato ricordato, era già stato approvato in prima lettura nel corso della precedente legislatura.

Si tratta di una razionalizzazione e, per certi versi, anche di un miglioramento di norme riguardanti le procedure elettorali e, come tale, nel corso della precedente legislatura, avevamo fatto delle valutazioni, anche molto severe, su quali dovessero essere i criteri, attraverso i quali si potesse procedere a quella che è la questione più macroscopica e visibile, cioè la trasparenza delle urne, ma anche a quelle più di sostanza, in relazione per esempio agli scrutatori e ai presidenti di seggio. Quindi, è una legge che, nel suo impianto iniziale, cioè quello che aveva votato anche il nostro partito nel corso della precedente legislatura, aveva tutte le caratteristiche per noi sufficienti e utili a migliorare il procedimento.

Peraltro, anche il punto controverso, che qui è stato oggetto di discussione proprio tra noi e Forza Italia, in particolare in relazione alla conseguenza di non vedersi ammessi nel registro degli scrutatori e dei presidenti, per coloro i quali avessero riportato, per un certo catalogo di reati, la sentenza di primo grado, fu affrontato anche nella precedente legislatura e, così come è stato in maniera molto brillante detto dal collega Ceccanti, ha distinto tra quello che è un diritto e un diritto fondamentale, in relazione alla conseguenza di un giudicato anche non definitivo.

Questo per dire che noi non abbiamo sottovalutato l'importanza anche di una legge, che potrebbe sembrare una legge molto esile, dal punto di vista del contenuto anche politico, divisivo, ma molto condivisibile su molti piani.

Del resto, anche sul tema delle conseguenze di una sentenza di primo grado, abbiamo una giurisprudenza importante, tanto della Corte costituzionale, tanto di provvedimenti che abbiamo noi stessi votato, per esempio quello relativo alla legge Severino, che prevede, per cittadini che avrebbero anche ovviamente il diritto di presentarsi come elettorato passivo, di non avere più i requisiti a seguito di una condanna di primo grado. Quindi, dal nostro punto di vista, c'è da distinguere, così come fa la Corte costituzionale, tra l'esercizio di un diritto fondamentale e l'esercizio astratto di un diritto che può essere sottomesso a delle limitazioni previste dalla legge.

È del tutto evidente, così come è stato ricordato anche dal collega Ceccanti, che ci saranno invece delle fortissimi obiezioni da parte nostra su provvedimenti di qui a venire. È presente in Aula il sottosegretario all'interno. È chiaro - lo dico fin da ora – che, per quanto ci riguarda, i diritti delle persone rispetto al loro status giuridico, in particolare con riferimento al diritto di asilo e di protezione internazionale e umanitaria, non può essere messo in discussione, perché, quello sì, è un diritto fondamentale, sancito anche dall'articolo 10 della Costituzione, che regola le disposizioni sull'asilo. Quindi, noi avremmo la possibilità di esercitarci in maniera raffinata e anche sostanziale. Auspico che Forza Italia, che in questa sede, attraverso le parole dell'onorevole Sisto, ha più volte ribadito questo principio, lo confermi e sostenga quelle che saranno, per quanto ci riguarda, delle battaglie di principio su quelle che noi riteniamo diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E non solo noi, ovviamente, perché sono certificati dalle convenzioni internazionali.

Però, ci sono dei punti che francamente hanno messo in discussione la nostra iniziale intenzione di votare a favore. Tant'è che io dichiaro che qui ci asterremo, perché, siccome riteniamo che sia largamente positivo il provvedimento, troviamo assolutamente incongruo che sia stato introdotto un principio, che - lo voglio dire perché il verbale possa essere preciso - dal nostro punto di vista mette un rischio di irragionevolezza della legge, perché potrebbe aggirare l'articolo 75 della Costituzione, cioè quello che dispone 500 mila firme di aventi diritto per il referendum.

Io spero che questa legge non passi, per questo punto, il vaglio costituzionale, perché ritenere che ci sia una semplificazione, nel momento in cui si allarga senza precauzioni la possibilità della certificazione di una firma, - in questo mi associo alle parole anche del collega Sisto - è di fatto un aggiramento di quello che è il dettato costituzionale. Il referendum ha due requisiti fondamentali che sono: la limitazione del quorum, la soglia del quorum, e il numero di firme o di soggetti proponenti, parlamentari o di deliberazioni dei consigli regionali che possono avanzare la proposta del referendum abrogativo. Se si mette in discussione la possibilità della certificazione certa noi abbiamo un vulnus che riteniamo molto pericoloso nell'esercizio complessivo del voto, a maggior ragione se questo poi viene raccolto con un ordine del giorno che ne prevede anche l'estensione ad altri appuntamenti politici.

Quindi, voglio ribadire in quest'Aula che per quanto ci riguarda un giudizio sostanzialmente favorevole viene inficiato da una norma che in questo modo potrebbe essere senza alcuna precauzione, perché è chiaro che ci sono elementi che possono garantire anche l'esercizio repressivo nei confronti di chi abusa di questa disponibilità. Ma io vi faccio un esempio: se i promotori di un referendum autenticano o deliberano che ci sono 500 mila titolari di certificazione delle firme, come si farà, dal punto di vista del controllo dell'autorità competente, a verificare che queste firme esistano? Ha ragione Sisto a questo punto: meglio fare una discussione sull'abolizione delle 500 mila firme, che renderebbe la nostra non più una Repubblica parlamentare ma una Repubblica referendaria.

Allora, noi dobbiamo pensare che esiste un principio secondo il quale si arriva fino al punto dell'autocertificazione? Non è possibile, ed è per questo motivo che l'astensione motivata dà una possibilità che questo provvedimento possa vedere corretto questo punto, che è un vulnus per quanto ci riguarda. Del resto - lo dico in conclusione, signor Presidente - noi non possiamo pensare che questa diventi la democrazia basata solo su quello che è il voto. Questo lo dico con chiarezza. Infatti, il nostro impianto costituzionale è complesso, ci sono all'interno pesi e contrappesi, ci sono figure, anche non presenti nella Costituzione, che hanno una loro terzietà e rappresentano assolutamente la necessità di essere salvaguardate nella loro indipendenza. Ma se questo è il Paese nel quale l'altro giorno l'onorevole Di Maio diceva che la Banca d'Italia si doveva presentare alle elezioni, che l'Ufficio di bilancio si doveva presentare alle elezioni, che oggi il Vicepresidente Salvini dice che Boeri si deve presentare alle elezioni per dire la sua e per esercitare la sua funzione, magari spunterà qualche sottosegretario che dirà che il signor rating si dovrà presentare alle elezioni.

Allora, io vi chiedo di non esporre la nostra Costituzione a vulnus e, soprattutto - e ve lo chiedo davvero da persona, da rappresentante delle istituzioni, da italiano - vi chiedo di non esporre le nostre istituzioni all'offesa più grave, che è quella del ridicolo. Cerchiamo di tornare con i piedi per terra, cerchiamo di costruire le garanzie perché questo Paese possa vedere, in tutti i suoi passaggi, il rispetto per le forme e per la sostanza.