Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 24 Ottobre, 2016
Nome: 
Marco Miccoli

A.C. 2354

Grazie Presidente. Fa piacere vedere tanti colleghi oggi del MoVimento 5 Stelle partecipare alla discussione generale su questo provvedimento e anche l'appello a partecipare ai lavori d'Aula fatto ai loro elettori. 
Peccato che tranne i colleghi Bernini, Agostinelli e Chimenti, non ci fosse nessuno di loro lunedì scorso, quando c’è stata la discussione sulla legge per il contrasto al caporalato che riguardava 430.000 lavoratori, di cui 100.000 forse che lavorano in condizioni di schiavitù (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Evidentemente questo interessa di meno ed è un dispiacere constatare che nemmeno la collega Lombardi, che pure è membro della Commissione lavoro, non c'era. 
Purtroppo come sempre, Presidente, avviene che questa discussione si trasforma, per motivi elettorali, nella sagra della demagogia e del populismo più inconcludente e dispiace che anche colleghi pragmatici come il collega D'Attorre non abbiano resistito alla tentazione di cadere appunto nel tranello, perché vedete, colleghi di SEL, non vogliono discutere di questa cosa, vogliono che noi approviamo così com’è la loro proposta di legge, ce lo ha spiegato nell'iter il Presidente della Commissione.
E quindi siamo costretti a risponde all'esigenza dei proponenti di inchiodare ancora una volta il Parlamento a una perenne, interminabile campagna elettorale. 
Quando una forza politica è in difficoltà, in questo Paese, tira fuori l'arma vincente, l'argomento che al tempo della crisi fa sempre effetto, che fa voti, che porta consenso: lo stipendio dei parlamentari. 
Bene, argomento che aiuta a nascondere l'assenza totale di risultati ottenuti a favore dei cittadini in questi tre anni di legislatura – «zero tituli» diceva un famoso allenatore portoghese qualche tempo fa – o quelli ancora più drammaticamente scarsi ottenuti in questi primi cinque mesi dal Governo della capitale. 
Ha ragione la collega Lombardi ad arrabbiarsi tanto, su questo siamo d'accordo, una défaillance incredibile. 
In effetti ci si ricorderà dei proponenti in quest'Aula per i cori, gli assalti alla Presidenza, per i cartelli issati e gli striscioni, fatti con carta e toner rigorosamente della Camera, a proposito di sprechi e forse, a proposito, nella posta e nel provvedimento mancano le multe salate a chi si comporta così in Aula. Non solo le espulsioni: parliamo di tagliare completamente l'indennità a chi insulta la dignità di questo luogo. Avrebbe fatto risparmiare non poco ai cittadini e si potrebbe pensare, magari con un emendamento, ad una bella norma retroattiva per quello che è successo in questi mesi e in questi anni in quest'Aula e far appunto risparmiare quei soldi. Allora, ecco la soluzione a tutti i mali del Paese: tagliare gli stipendi. 
Il provvedimento della collega Lombardi, prima firmataria collega Lombardi, sul tema dei rimborsi e sulla diaria, di cui si potrebbe discutere, ci sarebbe voluto forse più tempo e più accortezza nella fase di discussione, anche perché sulle spese, per esempio, per l'esercizio di mandato si sarebbe potuto aspettare, accelerare, discutere tutto ciò che riguarda ad esempio gli stipendi dei collaboratori, di come vengono pagati, dei loro diritti. Non c’è nulla, si è tagliato di lungo su questo punto, perché il tema l'indennità dei parlamentari. 
Ora la domanda è: è giusto il taglio proposto dell'indennità ? Guardate, per me, che ho fatto l'operaio per 23 anni, anzi 27, 4 li ho dovuti fare a nero, se dovessi dare usare il metro della demagogia dire di sì, ma i primi a dirci che non è giusto, i primi a dirci che non è giusto sono in realtà proprio i proponenti. 
È stato ricordato tempo fa, dal collega Melilla, di Sel, in modo molto preciso, come al taglio che i colleghi si sono autoimposti per fornire questo 0,07 per cento al fondo della piccola e media impresa, corrisponda il pieno delle richieste di rimborso. Centinaia di migliaia di euro, perché ovviamente l'attività e la vita del parlamentare ha i suoi costi ed io credo che molti colleghi, anche del MoVimento 5 Stelle, la svolgano, la svolgono a Roma ma anche nel loro territorio, viaggino in altre parti del Paese per svolgerla, tutto legittimo, bene. Io sono convinto che il suo collega Vicepresidente della Camera, Di Maio, abbia fatto il 70 per cento di assenze per fare un'attività parlamentare in giro per il Paese, bene. Per questo, quindi, si sono resi conto che quell'autoriduzione non è sostenibile e si è ricorsi quindi al pieno dei rimborsi.
Potrei citare la collega Giulia Grillo, che ha speso 12.178 euro di taxi, 16.710 euro di trasporti extra, 684 euro di parcheggi e potrei continuare; oppure – lo ricordava prima il collega Ferrara – come il collega Zolezzi: ha speso tutti i mesi 3.323,70 euro per spese accessorie di viaggio, anche i 70 centesimi uguale in tutti i mesi; oppure come il collega Federico D'Incà, che nel periodo marzo 2013-maggio 2016 ha speso 46.027 euro di trasporti. 
Ecco quindi, si è ricorso a questi metodi. 
E c’è un altro indicatore, Presidente, mi permetta, per spiegare quello che sto dicendo, utilizzato a Roma, appunto quello che sta accadendo nella capitale, dove il MoVimento 5 Stelle era partito con buonissime intenzioni, per abbassare i compensi delle consulenze, dei dirigenti nominati, deglistaff, dei capi segreteria, dei capigabinetto ed altro. 
Poi si sono dovuti scontrare con la realtà e allora se vuoi delle competenze e quindi deimanager, dei magistrati, dei professionisti o dei docenti e chiedi loro di lasciare il lavoro per cinque anni per venire a darti una mano nella capitale, ti si pone il problema del loro compenso e allora abbiamo assistito a compensi che vanno dai 120 a 130, ai 140 ai 180.000 euro l'anno, perché mica ti puoi avvalere solo di quelli che confondono il Cile col Venezuela o di quelli che vogliono far scegliere ai siriani se Assad è un dittatore oppure no. 
Adesso abbiamo il bike manager: e che non glieli dai 55.000 euro di stipendio l'anno ?
Bene: insomma, Presidente, con la demagogia non si fanno le leggi, si fa propaganda e lì per lì forse si ottiene consenso, ma poi si rischia di fare danno, come abbiamo visto di recente, solo perché non si sa motivare il «no». a un referendum che tra poco arriva.