A.C. 925-C
Presidente e colleghi, noi crediamo che con l'approvazione di questa proposta di legge migliori, davvero, la libertà di stampa in Italia. Già, nel 2014, il nostro Paese aveva guadagnato nove posti nella classifica sulla libertà di stampa di Reporters sans frontières, attestandosi così al quarantanovesimo posto, sui centottanta della classifica mondiale. E questo proprio grazie alla questione della diffamazione, proprio grazie al fatto che ci stavamo accingendo a dare una risposta a questo problema.
Tra i tanti punti deboli, alcuni non risolti ancora, del sistema dell'informazione italiana vi è la concentrazione dell'informazione e il relativo conflitto di interessi, ma anche il mancato bilanciamento tra la libertà di stampa e la tutela dell'individuo. Mancanze che hanno lo stesso risultato ovvero la manipolazione dell'orientamento dell'opinione pubblica e, quindi, lo scadimento politico e morale del nostro sistema democratico, perché di questo stiamo parlando oggi.
Nell'Europa meridionale, vogliamo ricordarlo, così come spiega il rapporto di Reporters sans frontières presentato a Parigi, l'unica evoluzione positiva c’è stata proprio in Italia e proprio grazie a questo provvedimento, perché, così spiega il rapporto, si è riusciti finalmente a stoppare una spirale negativa con la preparazione di questa legge incoraggiante, così era stata definita. Una legge che, come è stato ripetuto più volte questa mattina in quest'Aula, pone al centro il tema del bilanciamento tra diversi diritti costituzionalmente previsti, quello tra la libertà di stampa e la tutela dei diritti dell'individuo, compreso anche il diritto a vedere tutelata la propria reputazione. È stato detto più volte: l'elemento qualificante del provvedimento è l'eliminazione della pena del carcere per i giornalisti.
Una pena sicuramente figlia di altri tempi, di altri regimi, di un altro clima e di altri orientamenti, autoritari e intimidatori. Il segnale, invece, che diamo noi oggi – e io voglio dire più di un segnale – è quello di una civiltà che ci riporta ad allinearci in parallelo con gli altri ordinamenti democratici.
È stata poi introdotta con questo provvedimento la non punibilità in caso di rettifica integrale per la parte che si senta diffamata. Questo associa, dunque, al diritto della libertà di informazione un controbilanciamento importante ad ogni diritto, cioè quello della responsabilità o meglio della responsabilizzazione di chi scrive, dei giornalisti, con la verifica puntuale delle fonti e il controllo della veridicità dei fatti e delle notizie.
Si dà, inoltre, un segnale significativo su un altro tema importante e diffuso – è stato ricordato più volte anche questo in quest'Aula – quello della lite temeraria. Quaranta cause civili su cento oggi ci dicono e ci testimoniano questo della lite temeraria: uno strumento pericoloso, una vera e propria minaccia, perché è solo uno strumento intimidatorio, volto ad impedire il lavoro democratico, quello del diritto di informare ma anche di essere informati. Per disincentivare una prassi così diffusa, abbiamo introdotto una norma per cui il giudice dovrà tenere conto nel suo giudizio della richiesta economica del preteso danneggiato. Noi riteniamo che questo sia un giusto deterrente per chi deliberatamente agisca in malafede.
L'altro elemento introdotto nel provvedimento qui alla Camera riguarda chi debba rispondere, se solo i giornalisti o i direttori, cioè chi rimane sul campo, parimenti leso in caso di fallimento. Purtroppo, non è responsabilità di alcuni giornalisti o dei direttori o di altri, viviamo un tempo di crisi dell'editoria, dove i giornali chiudono e, per fortuna, altri ne aprono. Questo non è il caso di qualcuno, come qualcun altro ha detto in quest'Aula, ma riguarda un centinaio di giornalisti e, giustamente, l'FNSI ha sottoposto questo tema alla nostra attenzione, all'attenzione della Camera e del legislatore. Un centinaio di giornalisti oggi, cioè oggi nel 2015. Quindi, noi non facciamo leggi ad personam; così come il carcere è una vergogna per tutti i giornalisti – lo era – e per tutti i direttori, così riteniamo che anche il fallimento di una società editoriale non debba ricadere solo su giornalisti e direttori. Questo deve valere per tutti. Quindi, da oggi ci si potrà rivalere sulle società e sulle proprietà fallite e non sui singoli, così come è giusto.
Infine, veniamo all'ultimo aspetto che abbiamo modificato o meglio espunto in questo testo alla Camera, modificandolo appunto rispetto al Senato. Abbiamo espunto il tema della diffamazione nei blog, non già naturalmente perché questo tema non sia di estrema attualità, ma anzi il contrario, perché noi pensiamo che meriti un approfondimento serio e che debba tenere conto anche del lavoro che la Commissione presieduta da Rodotà sta compiendo.
Quello delle nuove tecnologie è un territorio di frontiera. Come scriveva Paolo Barile, il percorso compiuto sin qui della libertà di informazione è stato certamente lungo e ancora dovrà esserlo, certamente non privo di risultati positivi, ma ancora lontano dal potersi considerare concluso. Anzi, si apre ora a nuovi sviluppi che meritano l'attenzione e l'impegno della politica. Occorre una forte vigilanza democratica da parte della politica contro un doppio rischio legato alle nuove tecnologie: da un lato, la manipolazione dell'informazione da parte di Governi autoritari e, dall'altro, un populismo di massa connesso all'uso delle tecnologie da parte di società spesso poco mature. Alla politica sta, come avvertiva Barile, trovare una sintesi democratica.
Vengo alle conclusioni, auspicando che il Senato faccia presto e arrivi ad una rapida approvazione per poi avere una rapida pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per un provvedimento che, appunto, ha compiuto un lungo lavoro. Noi crediamo che questo sia un provvedimento che abbia trovato il giusto equilibrio, che porti il nostro Paese nella civiltà, che migliori la situazione delle libertà dell'informazione, ma anche della responsabilità dell'informazione nel nostro Paese, che tuteli e garantisca i cittadini, perciò esprimo il voto favorevole del Partito Democratico.