A.C. 3224-B
Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi e rappresentanti del Governo, siamo giunti finalmente all'ultimo atto di un complesso iter legislativo, che ci porta ad approvare oggi in via definitiva la proposta di legge costituzionale di modifica dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, provvedimento importante e molto atteso.
Esso inerisce a molteplici provvedimenti e materie che sono state al centro del dibattito politico e parlamentare degli ultimi anni ed in particolare degli ultimi mesi; mi riferisco al superamento delle province, che rappresenta di fatto anche la modifica principale della proposta di legge alla nostra attenzione, alla riforma costituzionale, alla legge Delrio sugli enti locali ed infine al tema sempre al centro di vivaci discussioni e polemiche cioè il ruolo delle regioni a statuto speciale.
Come ricorderanno i colleghi, la prima stesura della proposta di legge a firma del senatore Pegorer risale all'inizio legislatura; essa è stata poi assorbita dalla proposta di iniziativa del consiglio regionale del 2014, approvata a grandissima maggioranza, comprese le forze politiche che qui in Aula tuonano contro questa proposta, a testimonianza della ferma volontà di tutta la classe politica regionale di esercitare responsabilmente la propria autonomia.
Con questa modifica statutaria si permette alla regione Friuli-Venezia Giulia di sopprimere il livello ordinamentale delle province, demandando contestualmente ad essa la potestà di riordinare con leggi regionali l'assetto istituzionale e di istituire enti di area vasta.
Voglio rimarcare che stiamo parlando di una regione che, in base alla legge costituzionale n. 2 del 1993, detiene la potestà legislativa esclusiva in materia di ordinamento degli enti locali, ovviamente entro i limiti costituzionali; perciò era necessario prevedere una modifica dello Statuto regionale e anche se oggi, di fronte alla riforma costituzionale, ... ...sembrerebbe di fatto pleonastica, va respinto fermamente ogni tentativo di rimandare la questione a dopo il referendum, paventando eventuali discrasie nel caso di vittoria del no. Infatti tale atteggiamento sarebbe sbagliato perché andrebbe a ledere l'autonomia della regione ed inoltre va considerato che ci sono già state deroghe costituzionali su questo tema, ad esempio per la Valle d'Aosta e la Sicilia. L'esigenza di fare e di fare presto ci è stata prospettata pure dal presidente del consiglio regionale durante le audizioni. In questi anni la regione Friuli-Venezia Giulia ha esercitato in maniera virtuosa le proprie prerogative approvando già nel 2006 un'importante riforma degli enti locali, mentre la nuova riforma della giunta Serracchiani poggia su soli due livelli di governo politico, espressione della sovranità popolare, cioè la regione ed i comuni. Le unioni territoriali intercomunali, le UTI di cui si è tanto discusso, sono enti di secondo grado con competenze di area vasta, non nuove poltrone, non nuovi posti e nuovo personale ma solamente la gestione associata di servizi e funzioni per ottimizzare le risorse, dando ai cittadini risposte adeguate. Ammetto che ci sono stati degli errori iniziali ed alcune difficoltà nell'applicazione pratica della riforma, ma esse sono state puntualmente – e continuano ad esserlo – superate. Sto illustrando tutto ciò per ribadire ulteriormente la volontà politica e l'impegno del Partito Democratico, sia a livello centrale che a livello locale, nel perseguire il riordino e la semplificazione dell'assetto istituzionale e del governo locale, necessari in questa fase storica per rendere maggiormente esigibili i diritti fondamentali dei cittadini. Non posso non soffermarmi inoltre sull'aspetto che ha provocato nell'opinione pubblica regionale un vivace confronto cioè l'inserimento nel testo approvato al Senato della previsione di istituire la città metropolitana su cui anche oggi e ieri sono state dette in Aula grossolane falsità. È stato più volte ripetuto e lo voglio ribadire ancora, si tratta di un'opportunità – tra l'altro già presente nella legge regionale Iacop del 2006 – che potrà essere colta se e quando ci saranno le condizioni appropriate e declinata secondo le esigenze del territorio, assumendo eventualmente anche un carattere transfrontaliero. Non è un obbligo e comunque potrà essere costituita solamente con la condivisione di tutti i comuni coinvolti. Sappiamo che il Friuli Venezia Giulia è una regione composita da diversi punti di vista, con una storia particolarmente complessa, caratterizzata da molteplici peculiarità nelle singoli parti del territorio che la compongono, una realtà ricca anche per la presenza delle minoranze linguistiche, la friulana, la slovena e la tedesca, una regione che nel passato aveva subito il peso di essere collocata al confine tra due blocchi contrapposti ma che oggi può considerarsi fortunata per essere al centro delle tre grandi culture europee, quella latina, quella slava e quella germanica. In questo senso andranno valutate nel futuro le diverse opportunità e strumenti, come ad esempio il GECT, Gruppo europeo di cooperazione territoriale, che l'Unione europea mette a disposizione al fine di valorizzare al meglio le potenzialità presenti, a partire dal porto di Trieste. Le vostre, care colleghe e colleghi del centrodestra, sono solo strumentalizzazioni a supporto di una politica, come vediamo purtroppo in questi giorni a Trieste, di chiusura e di isolamento. Voi cercate di costruire il consenso con le contrapposizioni, i muri e i veti. Noi vogliamo utilizzare sia la posizione geografica sia le tante risorse della regione per fare di essa un modello di efficienza e di garanzia dei diritti.
Colgo infine l'occasione, anche rispetto alle novità introdotte dalla riforma del Titolo V, per ribadire l'utilità e la necessità di mantenere per il Friuli Venezia Giulia lo status di regione a statuto speciale. Ci sono diversi motivi a supporto di tale convinzione e ne elenco solo alcuni: la permanenza di ragioni storiche, tra le quali – come ho detto prima – la presenza delle minoranze linguistiche, la necessità di poter disporre di maggiore autonomia per competere con le regioni contermini e, non ultimo, in quanto la regione ha saputo utilizzare la specialità in modo virtuoso e responsabile a partire dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1976 e dalla gestione della sanità. Il provvedimento che ci accingiamo ad approvare contiene inoltre modifiche che vanno nella direzione di una maggiore democrazia e partecipazione dei cittadini alla piena vita politica. Viene abbassata, come già è stato detto dai colleghi, l'età per l'elettorato passivo, dando la possibilità ai giovani di 18 anni di potere essere eletti in consiglio regionale e viene diminuito da 15 a 5 mila il numero delle firme per le leggi di iniziativa popolare. Senza demagogia possiamo considerare questa legge un tassello importante nel percorso riformatore che ci siamo proposti, sia per la regione Friuli-Venezia Giulia che per il Paese. In questo modo stiamo contribuendo alla modernizzazione del sistema istituzionale ed organizzativo, rendendo l'Italia più efficiente e competitiva. È ciò che ci chiedono i cittadini e soprattutto i tanti giovani che vogliono poter lavorare e vivere nel proprio Paese. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).