Data: 
Lunedì, 11 Novembre, 2019
Nome: 
Paolo Siani

Grazie, Presidente. Grazie molte, non le sembri questo tema, Presidente, un tema di secondaria importanza in questa giornata che ha visto temi così sentiti e così gravi. Sono contento oggi di illustrare la mozione perché tanti anni fa in ospedale ci rendemmo conto che l'obesità stava diventando una vera epidemia e quindi fummo uno dei primi centri in Campania a mettere su un ambulatorio dedicato ai bambini obesi; ci rendemmo conto abbastanza in fretta che non era un tema solo sanitario ma anche sociale ed economico, quindi oggi voglio qui affrontare il tema sotto questa triplice luce e triplice aspetto. Quando parliamo di obesità, non possono non venirci alla mente le opere di Fernando Botero, artista latino-americano, colombiano in realtà, che ha dato forma artistica all'obesità. Egli ha creato un mondo di extra-large, formato da uomini, donne e bambini fuori misura. Le sue creazioni sono dipinte o scolpite con una ironia surreale e non traspare sul loro volto alcun sentimento o emozione: solo calma e quiete. Sembra che Botero abbia dato voce a tutti gli obesi del mondo. In genere, l'obesità non è descritta mai nelle opere d'arte, piuttosto sono descritte nell'arte le conseguenze della povertà. L'obesità può avere vari significati: da una parte il potere, la ricchezza e, dall'altro, anche l'allegria, la convivialità. Si pensi che le popolazioni africane avevano l'abitudine di mandare le ragazze adolescenti nelle case dell'ingrasso prima che arrivassero al matrimonio; invece nelle culture occidentali, greche e romane, i ragazzi venivano ogni anno controllati e, se mettevano su peso, erano obbligati a fare attività fisica. Un medico tedesco dell'Ottocento, Wilhelm Ebstein, divise l'obesità in tre stadi, definendola invidiabile, poi comica e miserevole. L'arte si è molto divertita anche sui bambini: il bambino veniva sempre dipinto o scolpito come un bambino grasso, bambino paffuto (pensate a Cupido), perché si pensava che il bambino grasso fosse un bambino in salute, segno e immagine di serenità e di salute, che potesse così anche superare i problemi della fame e delle malattie. Oggi sappiamo che non è così; lo sappiamo con certezza. Il bambino obeso non è un bambino in buona salute, ma il sovrappeso - e poi l'obesità - non è una malattia in sé; è una malattia che dà luogo ad altre malattie, molto più gravi e più complicate, come il diabete, le malattie cardiovascolari. Tutto questo insieme di malattie croniche determina una diminuzione della qualità di vita di circa tre anni. Come il collega Pella poco fa ha detto, l'8 per cento del bilancio sanitario dei Paesi europei si spende per curare le conseguenze del sovrappeso. Tutto questo perché negli ultimi anni sono cambiati radicalmente i nostri stili di vita, quindi abbiamo avuto queste malattie determinate dal nostro modo diverso di vivere, ma la buona notizia è che sappiamo come si possono prevenire queste malattie: lo sanno i medici, lo sanno gli scienziati.

Deve saperlo oggi anche la politica perché è necessario mettere in atto strategie politiche per ridurre i fattori di rischio di questa malattia, anche perché la spesa per curare queste malattie diventerà insostenibile per qualsiasi sistema nazionale sanitario. Tre sono i fattori determinanti: alimentazione sbilanciata, il consumo esagerato di cibi e bevande ipercaloriche e la scarsa attività fisica. Su questi fattori dobbiamo agire, perché è qui che si determina l'epidemia. Avevamo un tempo epidemie di malattie infettive, malattie come il vaiolo, malattie gravi, che sono state sconfitte con le vaccinazioni; la nostra sfida, oggi, è combattere questa epidemia, dell'obesità. Avete sentito quanti sono i soggetti in sovrappeso: 21 milioni, e sono 6 milioni quelli obesi, con un incremento del 10 per cento negli ultimi 18 anni, cioè una persona ogni tre è in sovrappeso e una ogni dieci è obesa. Ma se noi guardiamo anche dove stanno queste persone obese o in sovrappeso, le troviamo nelle aree più svantaggiate del nostro Paese, dove regna la povertà materiale e quella educativa, dove il contesto sociale influenza anche le scelte dei singoli. E questo non sembri un paradosso; nei quartieri di Napoli, del centro storico, è molto più facile che un bambino, per andare a scuola, assuma la mattina alimenti ipercalorici e squilibrati dal punto di vista nutrizionale. Ora, se è vero, come dicono i dati di “OKkio alla salute”, che da molti anni studia il fenomeno, che i dati sull'obesità stanno diminuendo in Italia e che abbiamo circa il 10 per cento in meno di bambini obesi, questo non ci esime dall'essere ancora l'ultima nazione in Europa per il numero di obesità, sia nei bambini che negli adulti. Ma il sovrappeso ha molti aspetti anche sulla vita quotidiana delle persone; sapete che il bambino in sovrappeso ha risultati scolastici peggiori di un bambino normopeso, con il 13 per cento di probabilità in più di avere una prestazione inferiore o insufficiente e le bambine obese hanno tre volte in più la probabilità di essere vittime di bullismo rispetto a quelle non obese. Negli Stati Uniti d'America, i ragazzi e le ragazze di età fra i 12 e i 19 anni che sono obesi hanno tre probabilità in più di perdere anni a scuola e, inoltre, un bambino in sovrappeso o obeso sarà tale anche da adolescente, cioè il sovrappeso non va via con gli anni, non vale l'idea che il bambino crescendo dimagrirà, questo è sbagliato, lo hanno dimostrato molti studi, l'ultimo che vi voglio citare è quello fatto a Lipsia dal dottor Korner, il quale ha studiato 51 mila bambini, da 0 a 14 anni e da 15 a 18 anni, li ha seguiti nel tempo e quello che gli studiosi hanno visto, che ci dicono e che deve in qualche modo preoccuparci è che l'adolescente, obeso a sedici anni, lo era già a cinque anni, per cui preoccupa il link, che vuol dire che nei primi anni di vita, nei primi due anni di vita e fino al terzo, se il bambino è obeso lo sarà anche da adolescente.

E, allora, gli italiani hanno fatto recentemente, nel 2019, uno studio, in Puglia e in Campania, con oltre 200 interviste alle famiglie e hanno concluso il loro studio, dicendo che una mamma obesa si associa a bambini e adolescenti obesi, cioè se la mamma è in sovrappeso, lo è anche il figlio. Una mamma con un basso livello di istruzione è più facilmente obesa e lo sono di più anche i suoi figli. Una mamma obesa o con sindrome metabolica, cioè una sindrome particolarmente grave e complessa, appartiene quasi sempre a una popolazione di stato sociale basso o a rischio sociale. E questa popolazione ha uno stile di vita sedentario, cioè sta più di tre ore al giorno davanti a tv e pc e non ha corrette abitudini alimentari.

E quindi, che cosa dobbiamo fare? Non basta il medico, non basta lo scienziato, non basta studiare il fenomeno, ci vuole una strategia organica. Sappiamo come si deve fare e sappiamo che bisogna cominciare nei primi mille giorni di vita, che cominciano, però, dal concepimento e vanno fino ai due anni, perché se noi riusciamo a tutelare la gravidanza e a nutrire bene la mamma in gravidanza e poi il bambino da zero a due anni, avremo messo le basi per far sì che quel bambino non diventerà un bambino obeso. Tutto questo ci servirà a contrastare il cosiddetto “ambiente obesogenico” che si trova nelle famiglie e, quindi, a coinvolgere le famiglie e le scuole e ci servirà a dare continuità nel tempo a questi interventi, dando anche il buon esempio. Per cui, i principali periodi a rischio obesità su cui bisogna concentrarsi sono: la gravidanza e i primi due anni di vita, l'età in cui c'è l'adiposity rebound, cioè i sei anni di vita, periodo in cui il bambino potrebbe rimettere peso, e poi l'adolescenza e vanno fatti interventi coordinati. Non c'è un farmaco per combattere l'obesità, ma piuttosto un insieme di fattori che vanno collegati insieme e prolungati nel tempo.

Quindi, determinante, se avete capito quello che ho detto fino adesso, è la prevenzione: dobbiamo agire prima che il bambino diventi obeso, come? Con un sano inizio della vita, con ambienti sani, e avete sentito prima il collega Pella, occorre dare negli asili nido e nelle scuole un'alimentazione corretta, rendere l'opzione sana quella più facile, più semplice e più economica, limitare l'uso di commercializzazione di alimenti squilibrati, informare le famiglie, incoraggiare l'attività fisica e, poi, monitorare il fenomeno e monitorare gli interventi che si fanno e, infine, potenziare la ricerca.

Vorrei perdere due minuti sull'attività fisica, che svolge un ruolo determinante. Nelle nostre scuole si svolge attività fisica, ma non è sufficiente. Pensate che il 25 per cento degli adulti non è abbastanza attivo e l'80 per cento degli adolescenti non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica. Nelle scuole primarie si svolgono circa due ore, una garantita, di attività fisica e in quelle secondarie ci sono due ore garantite, ma si può fare di più e si può fare meglio, si può incrementare, per esempio, l'esperienza dei pedibus, cioè dei bambini che vanno a piedi a scuola tutti quanti insieme, si possono incrementare le percentuali di piste ciclabili, si possono incrementare le zone della città chiuse al traffico. In questo modo si favorisce certamente l'attività fisica. Poi, esiste una serie di progetti e di interventi che può dare luogo alla riduzione di queste malattie. In America hanno studiato che per ogni dollaro investito per il sovrappeso se ne risparmiano fino a 6; quindi, un dollaro investito ne riproduce 6 nella vita da adulto.

Vorrei qui dire, in due secondi, quali sono i pacchetti di politiche per promuovere stili di vita più sani e, quindi, per avere un impatto sulla salute positivo. Un primo pacchetto è quello della comunicazione: comunicare l'etichettatura degli alimenti, fare pubblicità verso quelli giusti e fare campagne sui mass media. Un secondo pacchetto prevede di etichettare i menu, prescrivere attività fisica e dare programmi di benessere sul luogo di lavoro. Il terzo pacchetto, studiato in Europa, prevede di prescrive l'attività fisica, fare interventi di trasporto pubblico, aumentare le ore di sport nelle scuole e contrastare il fenomeno della sedentarietà sul posto di lavoro. I tre pacchetti, tutti e tre insieme, riducono moltissimo l'incidenza e la prevalenza di obesità.

Per cui, questa mozione impegna il Governo su dodici punti, tutti importanti. Io vorrei soffermarmi su un punto, che il collega Pella già ha citato, che è quello della prevenzione. Direi di soffermarsi e stimolare il tavolo tecnico, che sappiamo si è insediato e che nei prossimi giorni probabilmente noi incontreremo e a cui questa mozione andrà affidata, sull'investimento nei primi mille giorni di vita. Sapete che in questo periodo della vita noi possiamo buttare le basi e mettere le fondamenta per una vita di un adulto più sana e più equilibrata, se interveniamo allora, dando alla mamma in gravidanza tutti gli strumenti per poter in questo caso avere una giusta alimentazione e assicurare al bambino l'allattamento al seno, almeno fino a che non ha sei mesi, e una corretta alimentazione nei primi anni di vita. Contemporaneamente, occorre ridurre tutta la pubblicità di alimenti ipercalorici e squilibrati nei contesti dove vive un bambino e, quindi, asili nido, scuole, parchi gioco, e via dicendo e far sì che la scelta salutare, cioè la scelta dell'alimento più salutare sia quella più facile da poter scegliere.

Bene, questa mozione ha tanti punti importanti da sviluppare, come per esempio anche ridurre sul web le pubblicità per i bambini, ha punti importanti sull'incremento dell'attività fisica nelle scuole, dimostra che l'investimento in prevenzione rende molto di più che non curando queste persone e che c'è bisogno di politiche sanitarie trasversali, che coinvolgano tutto il nostro sistema politico.

In questo modo, noi riusciremo, se lo facciamo con costanza e bene, a ridurre un processo che purtroppo è diventato un'epidemia, che è l'obesità e le sue complicanze, che sono gravi per la salute degli uomini, delle donne e dei bambini.

Se dovessi scegliere un'azione io mettere in sicurezza la gravidanza, riducendo le interferenze negative che in essa si possono determinare. Fatto questo, faremo un grande intervento di sanità pubblica che avrà molti esiti positivi ora e nei prossimi anni.