Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 20 Settembre, 2023
Nome: 
Arturo Scotto

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Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, il punto che ci divide, anche oggi, non è lo sconcerto, il dolore e la rabbia per quello che accade ogni giorno sui ponteggi di un cantiere edile, su un nastro trasportatore di una fabbrica, su una cisterna in una cantina. Non ci divide la paura nei confronti dell'evoluzione di un Paese che ha tre morti al giorno, secondo i dati dell'INAIL. Non ci divide quello che abbiamo provato tutti quanti all'indomani della strage di Brandizzo e delle tante Brandizzo che attraversano questo Paese, talvolta con una contabilità meno forte, meno impattante, ma altrettanto drammatica, perché in questa Spoon River di morti, di donne e di uomini che lasciano la vita lavorando, nessuno di noi può essere insensibile.

Però, qualcos'altro ci divide. Ci divide l'idea di un modello di sviluppo fondato su una competizione che continuate a ritenere al ribasso sulle tutele, sui salari, sugli investimenti.

Vedete, la cosa che ci divide, in fondo, cos'è? È l'idea di un Paese che non scommette sulla qualità del lavoro. Credo che quando un Paese non scommette sulla qualità del lavoro è un Paese che non incrocia la modernità e non può parlare di giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Perché dico questo? Perché tutti abbiamo ascoltato le parole di Sergio Mattarella: morire è un oltraggio ai valori della convivenza.

Ricordo un altro Presidente della Repubblica, cui mandiamo i nostri auguri, perché sta facendo una battaglia, una lotta difficilissima in queste ore, Giorgio Napolitano, che ispirò l'ultima grande riforma sulla sicurezza sul lavoro, il decreto legislativo n. 81 del 2008, quando il 1° maggio del 2008, all'indomani di stragi enormi, pronunciò parole nettissime, che ancora oggi parlano alla nostra coscienza. Giorgio Napolitano diceva questo: “E se ho di frequente preso la parola in proposito, è perché ho ogni volta sentito personalmente indignazione e dolore, pena e solidarietà per i famigliari delle vittime, volontà di reagire, di fermare una tragica catena di morte” I numeri sono pesanti. Parliamo di quel periodo, 1° maggio 2008. “Anche negli ultimi mesi: dal 1° gennaio, 301 casi mortali, 270.000 infortuni; solo in aprile, 69 casi mortali, 57 mila infortuni […]”. Quando poi si verificano assurde e atroci tragedie, come quella […] della Thyssen di Torino […], di Marghera e, infine, non meno dolorosamente e assurdamente […] di Molfetta, allora si leva ancor più fortemente il grido: Basta!. Non può continuare così, non ci si può rassegnare come ad una inevitabile fatalità”. Queste le parole di Giorgio Napolitano.

E allora io la dico così, signora Presidente, la dico a chi siede sui banchi del Governo e a chi sta in maggioranza: siamo uniti contro gli infortuni sul lavoro, ma siamo divisi sulle ricette e anche rispetto a una certa velocità rispetto alle scelte che vanno operate.

Lunedì scorso, avete varato provvedimenti di legge come se fossero di un'urgenza gigantesca, penso all'intervento sul codice della strada o all'intervento sulla necessità del 6 in condotta agli studenti, con obbligo di rimando; tra parentesi, nei giorni in cui tutti noi e tutti i dati rilevano la difficoltà delle famiglie ad acquistare i libri scolastici, perché non ci sono i soldi a sufficienza, voi pensate al 6 in condotta per gli studenti.

Ma non è questo il punto. Nelle varie urgenze, avete alzato, da 12 a 18 mesi, la detenzione nei CPR e, all'indomani di Brandizzo, non avete avuto la sensibilità per convocare un Consiglio dei ministri e varare un decreto che assumesse immediatamente 1.000 ispettori in più sul lavoro per evitare la moltiplicazione degli infortuni e per aumentare i controlli! Lo dico così: siete quelli che hanno appena tolto mezzo miliardo sulla sicurezza delle tecnologie nelle ferrovie e non avete ancora detto quando li ripristinerete. Siete quelli che hanno cambiato il codice degli appalti, inserendo i subappalti a cascata e non avete detto una parola sul massimo di ribasso, anche nella pubblica amministrazione.

E allora, se vogliamo cambiare insieme, cambiamo subito il codice degli appalti ed eliminiamo, soprattutto nei settori più sensibili, nei cantieri delle Ferrovie dello Stato o dei grandi lavori pubblici che attraverseranno col PNRR il nostro Paese, il ricorso ai subappalti a cascata, se volete prendere un impegno sulla sicurezza sul lavoro, questo è l'impegno che dovete prendere.

E poi, signor Presidente, una qualche misura diciamo un po' più seria su alcuni settori. Io penso, per esempio, che aver ascoltato dalla Ministra, oggi, parole timide sulla formazione dei lavoratori sia un insulto a questo Parlamento, dopo tutte le cose che succedono ogni giorno; soltanto l'aver pensato, in una bozza di un accordo tra Stato e regioni, di proporre di ridurre da 16 a 10 ore per la formazione obbligatoria per i lavoratori, come aver concepito la formazione a distanza in alcuni settori specifici, è qualcosa di incredibile. Le cito alcune cose; penso ai cantieri edili e a ciò che la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali vorrebbe introdurre attraverso la formazione a distanza, ridotta nel tempo: movimentare, caricare, scaricare, sollevarle, ordinare, pulire. Vorrebbe insegnarglielo a distanza, con un computer. Ancora: lavorare su strade, scavare a mano, tagliare materiali vivi, usare la corrente elettrica, collegamenti a distanza, prolunghe, prese, spine, illuminazione o, addirittura, intervenire in emergenza e saper riconoscere l'emergenza.

Ora, se pensate che potete formare lavoratori sui cantieri edili a distanza, su materie così difficili, significa che siete impazziti, lo ripeto, siete impazziti, di fronte ai numeri drammatici che questo Paese sta vivendo. Allora, vi chiediamo di cambiare rotta, voi, signori del Governo. Sappiamo che ciascuno e ciascuna di noi ha a cuore la sicurezza sul lavoro, ma le vostre ricette, quelle che sono accompagnate da un'ulteriore precarizzazione del lavoro, da scelte sbagliate sul codice degli appalti, da una deregulation totale sui lavori pubblici - penso all'ultima chicca, l'eliminazione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici su lavori strategici nelle autostrade e nei cantieri - tutte queste scelte che vanno verso la deregulation sono sbagliate.

Per queste motivazioni, troviamo insufficiente la mozione di maggioranza, pensiamo che non ci siano elementi che ci rassicurano, pensiamo che sia sbagliato il “no” alle mozioni dell'opposizione, che chiedono un intervento per rafforzare le procure che indagano sugli infortuni sul lavoro, compresa la necessità di avviare una riflessione per una Procura nazionale.

Per queste motivazioni non voteremo la mozione della maggioranza e voteremo quelle delle opposizioni.