Illustrazione della mozione
Data: 
Giovedì, 27 Luglio, 2023
Nome: 
MIichela Di Biase

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Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, vorrei iniziare questo mio intervento sulla mozione presentata dal Partito Democratico con un sentito ringraziamento per la testimonianza che ci ha dato della sua esperienza l'onorevole Martina Semenzato. La voglio ringraziare perché pochi minuti fa, proprio in quest'Aula, abbiamo discusso una proposta di legge, che è quella sull'oblio oncologico, dove spesso è ricorsa la parola stigma, la paura di raccontare la propria difficoltà, le proprie malattie, i percorsi dolorosi che sono stati vissuti.

Trovo di straordinario spessore morale che, nella disamina del proprio ordine del giorno, l'onorevole Semenzato inizi proprio con la sua esperienza personale (Applausi della deputata Semenzato), perché spesso raccontare la propria vita, un pezzo della propria vita, perché poi la malattia, in questo caso, rappresenta una parte, come abbiamo avuto modo di ascoltare e naturalmente di vedere, e l'ascolto aiuta spesso gli altri a liberarsi dal fardello di non essere in grado di raccontare, a loro volta, la propria storia. Testimonianze come queste ne ho ascoltate molte, pensando e immaginando quali potessero essere le parole più giuste da dire, più corrette da dire nell'illustrazione di questa mozione. Ho ascoltato molte testimonianze da parte delle giovani donne, degli uomini e delle donne soggetti a disturbi alimentari.

Davvero penso che esperienze come quelle vadano raccontate proprio perché possano essere di esempio per quelle persone che invece questo coraggio non ce l'hanno. Vengo a quello che è il tema di questa nostra discussione: nel mese di marzo molte di noi hanno indossato, proprio in quest'Aula, il mio gruppo lo ha fatto, molte colleghi e molti colleghi lo avevano, abbiamo indossato il fiocchetto lilla nella data del 15 marzo. Data che segna ormai da diverso tempo la Giornata internazionale dei disturbi alimentari. Una giornata che vuole focalizzare l'attenzione su queste disfunzioni del comportamento alimentare.

Questa giornata, che, lo ricordiamo, è stata deliberata ufficialmente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 2018, ha voluto e vuole soffermarsi su come i ragazzi, le ragazze, le persone affette da queste patologie usino il corpo come specchio di quello che è un malessere dell'anima, come ha detto bene chi prima di me è intervenuto. Sempre in Italia, vale la pena ricordarlo, questa giornata è stata promossa per la prima volta grazie all'impegno di un'associazione fondata dal padre di una ragazza morta giovanissima, a 17 anni. La storia di Giulia Tavilla ci fa riflettere particolarmente, proprio da qui vorrei partire.

Ci fa riflettere perché Giulia era affetta da bulimia ed è morta prima di poter essere accolta in una struttura adatta alla sua patologia, è morta mentre era in lista d'attesa. Su questo davvero vorrei far riflettere tutta l'Assemblea e coloro i quali ci ascoltano. Diciassette anni sono davvero pochi per rassegnarsi a morire di queste malattie. Sappiamo che i disturbi alimentari, se non vengono trattati in tempo, se non si corre subito ai ripari sin dalle prime battute nella manifestazione di quello che sta accadendo, e quindi se non c'è una diagnosi precoce - e poi su questo verrò, sull'importanza della diagnosi precoce -, questi disturbi possono generare patologie gravissime, cardiovascolari, gastrointestinali, ematologiche, del sistema nervoso centrale.

Questi disturbi oggi rappresentano un vero e proprio flagello per il nostro Paese. Sono stati ricordati prima i dati: parliamo di 3 milioni di cittadine e cittadini che sono affetti dai disturbi alimentari, sono stati ricordati prima, l'anoressia, la bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata. Ma quello che maggiormente spaventa e su cui noi dobbiamo riflettere è l'incremento che c'è stato di questi disturbi nel nostro Paese. In particolare - questo dato consentitemi di darlo, perché è davvero scioccante - nel 2019 i casi di disturbi alimentari erano 680.000, che già mi pare un dato preoccupante.

Nel 2022 i casi sono più che raddoppiati, arriviamo a una cifra spaventosa, a un milione e 400.000 casi. Davvero troppi. Un altro dato che va messo in correlazione con un aumento dei casi è non solo che aumentano i casi, ma si abbassa notevolmente anche la soglia di età. Vediamo sempre più frequentemente addirittura dei bambini in età pediatrica essere soggetti a questo tipo di disturbi, e su questo è chiaro che c'è bisogno di uno sforzo maggiore e di una maggiore attenzione delle istituzioni che tutti noi e tutte noi ci onoriamo di rappresentare, per dare strumenti.

Anche su questo verrò ai pediatri, ma anche ai medici di base, per poter da subito diagnosticare e cogliere i primi segnali che arrivano anche dai bambini.

E poi, rispetto ai numeri che abbiamo visto, che sono numeri inquietanti, strettamente connessi anche alla crisi pandemica da COVID-19 che abbiamo vissuto, che ha inevitabilmente costituito un agente detonatore rispetto al disagio che hanno vissuto i nostri ragazzi (e su questo abbiamo provato anche a dare risposte), rispetto a quel periodo, l'incremento è stato davvero impressionante. Tenendo a mente quei dati, è chiaro che le strutture sanitarie che abbiamo nel nostro Paese per rispondere a quelle emergenze - che davvero hanno un carattere gravissimo - non sono sufficienti; basti pensare che, in alcune regioni italiane, non ci sono i quattro livelli di assistenza necessari per poter garantire, invece, una piena presa in carico dei pazienti affetti da queste malattie.

Non solo, un altro dato preoccupante. Dopo la pandemia, abbiamo visto, addirittura, chiudere alcuni centri: 38 strutture specializzate non sono più state riaperte. Quindi, oggi, sul nostro territorio nazionale, abbiamo 126 centri - la maggior parte con una presenza territoriale nel Nord Italia e con una scarsità di presenza, invece, nelle regioni meridionali - e solo il 48 per cento di questi, cioè meno della metà, prende in carico pazienti al di sotto dei 14 anni. Proprio per quanto ho detto precedentemente, è chiaro, che non possiamo non tener presente che, purtroppo, questa malattia sempre più colpisce anche i bambini al di sotto dei 14 anni, si manifesta già in una fascia di età molto, molto giovane.

Quando ero ragazza, mi ricordo che questo tipo di malattie, che i nostri genitori hanno provato spesso a raccontarci, mettendoci in guardia, riguardavano soprattutto i ragazzi nel periodo dell'adolescenza. Questa è una cosa che deve farci riflettere profondamente, anche con riferimento al ruolo delle famiglie, della società, a quello che deve essere anche uno scatto culturale rispetto alla necessità di conoscere ed approfondire queste malattie.

Prima, consentitemi, nella mozione presentata dai colleghi è stato fatto un accenno rispetto ai social, nella volontà di promuovere questa App, come riportato negli impegni della mozione presentata dalla collega. Rispetto ai social vorrei dire che noi dobbiamo, anche lì, monitorare in modo puntuale ed attento quello che sta accadendo, perché, se è vero che i social possono essere, come nelle intenzioni di chi mi ha preceduto, un utile strumento di divulgazione, d'altro canto, noi assistiamo, purtroppo, a messaggi gravissimi che spesso vengono dati all'interno dei social network, in cui esistono canali e gruppi in cui spesso i ragazzi incappano. È, poi, difficile far comprendere a un ragazzo giovane, molto giovane, che quelle immagini che vive e vede sui social non sono la realtà o, almeno, non sono la realtà corretta. Quindi, su questo, davvero, la società ha una grandissima responsabilità.

Rispetto alla vicenda numerica - ci torno brevemente e, poi, concludo -, abbiamo detto di come i centri sono dislocati all'interno della nostra penisola e fatemi dare l'ultimo dato, che è quello relativo ai posti letto. Ebbene, nel nostro Paese esistono solamente 900 posti letto per i ricoveri ospedalieri.

Affinché la rete di sostegno sia una rete compiuta e ci sia una rete completa di assistenza, è necessario che siano quattro i livelli di assistenza a chi soffre di questi disturbi. Nella nostra mozione chiediamo che vengano incentivati e distribuiti equamente sul territorio nazionale gli ambulatori specialistici per i disturbi alimentari, che sono anche quelli che, in qualche modo, approcciano al paziente nella fase iniziale della propria malattia; i servizi semiresidenziali, che sono, ad esempio, quelli che aiutano anche il paziente a recarsi lì durante i pasti; i servizi residenziali, che possono accogliere i cittadini per 3-5 mesi; e, poi, naturalmente, i servizi ospedalieri, dove le persone vengono ricoverate.

Concludo, perché ho finito il tempo a mia disposizione. Io credo che su questa, come su altre battaglie, l'intendimento sia di viaggiare sulla stessa strada, lungo lo stesso cammino. Mi auguro che riusciremo a trovare una sintesi rispetto ai documenti in esame. Mi auguro che oggi le forze politiche, molto diverse tra loro - l'abbiamo visto nella discussione che prima c'è stata sul salario minimo -, invece, su questi temi, possano trovare - anzi, debbano trovare - così come è stato fatto per la legge sull'oblio oncologico, una strada comune, perché quello che abbiamo davanti e di cui dobbiamo occuparci con tutte le forze è il futuro delle nostre figlie e dei nostri figli.