Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 28 Maggio, 2019
Nome: 
Silvia Fregolent

Grazie, signor Presidente. Ringrazio anche il collega Baldelli, che ha condiviso con tutte le forze del Parlamento la mozione, e la maggioranza, che ha deciso di ritirare la propria mozione aderendo a quella dell'onorevole Baldelli. La questione dei ritardi nei pagamenti ai propri fornitori da parte delle amministrazioni pubbliche e il contestuale prodursi nel corso del tempo di un consistente ammontare di debiti da pagare dalle amministrazioni medesime costituisce, oltre che un elemento di iniquità da parte degli operatori pubblici, anche un elemento di debolezza dell'economia del Paese, in quanto la mancanza di disponibilità liquida che tale circostanza produce presso le imprese ne rende difficile sia la gestione ordinaria che i piani di investimento, e quindi ostacola la ripresa economica. Secondo la normativa vigente, tutte le pubbliche amministrazioni sono tenute a pagare le proprie fatture entro trenta giorni dalla data dal loro ricevimento; fa eccezione il mondo della sanità, il cui termine è fissato in sessanta giorni. L'Italia ha recepito la direttiva 2011/7/UE, dell'Unione europea, con il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, e la normativa è entrata in vigore il 1° gennaio 2013. Essa prevede l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di pagare le imprese creditrici entro il termine massimo di trenta giorni, pena interessi di mora dell'8 per cento al di sopra di quello di riferimento della Banca centrale europea. Sono previste possibilità di deroga con estensione del termine di sessanta giorni in alcuni casi specifici, deroghe che devono essere in ogni caso giustificate e approvate dalla Commissione europea. Gli Stati possono concedere agli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria una certa flessibilità nell'onorare i loro impegni. La puntualità e il rispetto di queste scadenze rientra nel rispetto delle direttive europee e, come hanno già ricordato alcuni colleghi, l'Italia è in procedura di infrazione, anzi c'è in corso un procedimento per verificare o meno la procedura di infrazione da parte d'Italia proprio per i ritardi della pubblica amministrazione nei pagamenti delle imprese.

Sul sito del MEF è stato pubblicato recentemente, nel 2019, un comunicato che riporta i dati di miglioramento sistematico dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni italiane. Si tratta di dati che devono essere letti con cautela, perché riferiti alle pubbliche amministrazioni registrate sulla piattaforma elettronica. In ogni caso, nel 2018, rispetto ai pagamenti relativi ai 20,3 milioni di fatture, per un importo pari a 120,7 miliardi di euro, i tempi medi ponderati per fatturare sono diminuiti, si registra quindi un significativo miglioramento rispetto ai tempi medi del ritardo relativi alle fatture: nel 2017, più dieci giorni; nel 2016, più sedici giorni; nel 2015, più 114.

Questo risultato è stato raggiunto grazie ad una strategia complessiva sul tema avviata già durante la XVI legislatura, ma che ha avuto un grosso potenziamento nella XVII legislatura. Le misure approvate hanno interessato tre aspetti del problema: lo smaltimento dello stock del debito accumulato, lo snellimento delle procedure e l'aumento della trasparenza dei pagamenti della pubblica amministrazione e il monitoraggio dei processi. Sulla base dei dati forniti in un documento dell'ottobre del 2015 dalla Banca d'Italia, lo stock di debito accumulato dalle pubbliche amministrazioni per il ritardo dei pagamenti aveva raggiunto una dimensione complessiva di 90 miliardi, nel 2012. A questo un punto vorrei soltanto ricordare brevemente cosa è stato fatto nella passata legislatura: il Governo Letta ha fatto seguire un decreto-legge, il n. 102, del 31 agosto 2013, con il quale sono stati incrementati i pagamenti previsti nel 2013, per 7,2 miliardi, senza ridurre quelli attesi nel 2014; con la legge di stabilità del 2014 sono stati stanziati ulteriori 0,5 miliardi per l'anno in corso; e con il Governo Renzi, con il decreto-legge n. 66 del 2014, abbiamo stanziato 9,3 miliardi, per un totale complessivo di 57 miliardi, che sicuramente ha facilitato e ridotto quei pagamenti, così come detto prima.

Con la garanzia dello Stato il creditore ha la facoltà di cedere il proprio credito a intermediari finanziari in modo semplice e meno oneroso, in quanto gli intermediari non corrono il rischio di non incassare le somme dovute. Infatti, qualora l'ente debitore non fosse in grado di rispettare i termini di pagamento, l'intermediario finanziario può cedere a sua volta il credito alla Cassa depositi e prestiti, che ha stanziato a questo scopo dieci miliardi. Quello che noi abbiamo chiesto con questa mozione, che il collega Baldelli ha chiesto con la mozione e che sicuramente è stato oggetto anche dell'intervento del mio collega Filippo Sensi nella seduta di lunedì, è che l'attuale Governo non peggiori quello che noi abbiamo costruito con fatica negli anni precedenti. È ovvio che non bisogna mai generalizzare nella pubblica amministrazione, perché purtroppo, ahimè, come sappiamo, l'Italia è lunga e larga e abbiamo diverse modalità di pagamento se si va al Nord, nelle amministrazioni del Nord, dove è tutto più celere, e progressivamente peggiora nel trasferirsi verso il Sud Italia.

Ma alcune delle proposte che sono state fatte con i primi provvedimenti legislativi da questa maggioranza sembravano non andare verso una direzione aspettata, cioè nel continuare l'azione fatta precedentemente. Parlo, ad esempio, del decreto semplificazioni, dove l'istituzione nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di una sezione speciale dedicata a interventi di garanzia in favore delle piccole e medie imprese che sono in difficoltà nella ristrutturazione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari e sono titolari di crediti certificati nei confronti delle pubbliche amministrazioni non ha avuto quel supporto finanziario che ci aspettavamo; o come nella legge di bilancio nel 2019, ad esempio, dove l'aggiornamento e la pubblicazione trimestrale da parte delle amministrazioni pubbliche dei dati relativi agli importi complessivi delle fatture ricevute all'inizio dell'anno, i pagamenti effettuati e i relativi tempi medi ponderati di pagamento, con l'introduzione di meccanismi sanzionatori e premiali sulla base dei pagamenti, ha avuto, anche lì, un minor supporto finanziario rispetto agli anni precedenti.

E sappiamo come in questi casi avere tolto delle risorse finanziarie ha fatto, di fatto, venir meno la celerità dei provvedimenti. Per questo speriamo che con questa mozione, che, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduto, ha vari elementi di interesse e ha anche una norma generica che lascia a discrezione della maggioranza i termini entro i quali produrre quelle norme e quelle risorse che sono necessarie per tenere fede a quanto contenuto nella mozione, ossia quanto sia importante finalmente che le piccole e medie imprese abbiano un giusto compenso per le attività compiute a favore della pubblica amministrazione, è con questo spirito che noi abbiamo accettato di firmare unitamente a tutti i colleghi la mozione, e quindi voteremo favorevolmente alla mozione in oggetto.