Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 12 Marzo, 2024
Nome: 
Chiara Gribaudo

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Grazie Presidente, grazie Ministro per la sua presenza in Aula. E' importante oggi affrontare qui i temi del rilancio dell'automotive italiano in un momento in cui i lavoratori e lavoratrici di Stellantis e di tutte le aziende dell'indotto sono nuovamente preoccupati per il destino, non solo degli stabilimenti storici - ci tengo a sottolinearlo e ha fatto bene prima il collega Grimaldi -, di Mirafiori e di Pomigliano, in un contesto in cui la transizione ecologica, imprescindibile. Certo, noi dobbiamo non solo mantenere e difendere le fabbriche, ma naturalmente dobbiamo ricordare anche (ed è il motivo per cui l'abbiamo messo anche al punto 4 della nostra mozione), Ministro, che è importante difendere anche la gestione della supply chain. Bisogna, cioè, coltivare e mantenere competenze che invece stanno scomparendo, nel silenzio più profondo. Sono migliaia e migliaia i posti di lavoro che in questo tempo vanno via, vanno altrove e noi non li stiamo difendendo. Lo dico da piemontese. L'Italia deve molto all'automotive, ma anche l'automotive deve moltissimo al nostro Paese e non possiamo dimenticarcene e non possiamo essere dimenticati. Allora, il settore ha trainato lo sviluppo di competenze e innovazione, rappresentato l'eccellenza italiana nel mondo, ha inciso in maniera determinante sulla crescita economica, sociale e culturale del nostro Paese. Allo stesso tempo, le vetture italiane percorrono le strade di tutto il mondo, incarnano la nostra eccellenza nel progettare e costruire il nostro inconfondibile stile e la ricchezza della nostra cultura. La manifattura italiana si è da sempre distinta nel consegnare al mondo soluzioni raffinate e funzionali, in perfetta armonia con le tendenze attuali e anche le aspettative dei consumatori. Oggi però dobbiamo guardare in faccia la realtà. La produzione di auto in Italia ha un trend calante da più di trent'anni, nonostante siano state molte le risorse trasferite dallo Stato al gruppo. Dopo che si era arrivati a un massimo di quasi 2.000.000 di automobili prodotte nel 1989, la produzione è scesa attorno al milione nei primi anni 2000, fino ad attestarsi oggi attorno al mezzo milione. Purtroppo, è evidente che stiamo pagando un costo notevolmente elevato per la presenza in Italia di un unico grande produttore automobilistico che, va sottolineato, in passato scelse di non investire affatto nella tecnologia elettrica del nostro Paese, nell'indifferenza di una classe politica miope e che ancora oggi fa fatica ad accettare le conseguenze del cambiamento climatico. Quelle scelte oggi ci consegnano un ritardo competitivo rispetto ad altri produttori internazionali in questo segmento, con conseguenze soprattutto sul fronte occupazionale. Stellantis, che oggi opera in Italia con 6 stabilimenti produttivi, sembra orientarsi, stando a quanto leggiamo ormai solo sui giornali, a concentrarsi degli sforzi su Pomigliano e sul modello Panda, per contrastare la concorrenza cinese in Europa, prevedendo di estendere la produzione di questi modelli almeno fino al 2027. Al contempo, per i nuovi modelli elettrici, come la Panda e la Topolino, sembra non prevedere al momento una produzione sul territorio italiano. Questo ci pone di fronte al rischio concreto di non avere una strategia di medio termine per i nostri stabilimenti produttivi da un punto di vista dell'innovazione e della transizione verso l'elettrico. In questo quadro, Parlamento e Governo, maggioranza e opposizione, devono avere come unico obiettivo la difesa dei livelli di produzione dell'automotive e della meccatronica, che contano ancora oltre 5.500 imprese coinvolte, con più di 1.200.000 addetti. Per far questo, è evidente che dobbiamo cercare di bilanciare gli interessi italiani e francesi, sapendo però che da parte del Governo francese ci sono state politiche di sostegno alla produzione francese, con evidenti conseguenze per la produzione italiana. Per sostenere la produzione e l'occupazione nel settore dell'automotive, durante la scorsa legislatura, sono state stanziate risorse significative, tra cui quelle del PNRR e del Fondo automotive, pari a 8,7 miliardi di euro. Tuttavia, il nostro parco veicoli è tra i più vetusti e inquinanti d'Europa, come ha ricordato lei stesso, Ministro. È una situazione che richiede un'azione decisa per promuovere la mobilità sostenibile e rinnovare il circolante.

La nuova normativa europea sulle emissioni di CO2 impone obiettivi ambiziosi per il 2030, sottolineando la necessità di una profonda trasformazione produttiva da parte delle aziende automobilistiche. Questa fase di trasformazione, se adeguatamente supportata, potrebbe rappresentare un'opportunità senza precedenti per il nostro Paese di riaffermare il suo ruolo leader nel settore dell'automotive a livello globale. Le politiche adottate finora hanno mostrato segnali positivi con il sostegno alla domanda di veicoli a basse emissioni e l'investimento in ricerca e sviluppo, tuttavia, dobbiamo andare oltre. È imperativo sviluppare ulteriormente la nostra industria dei semiconduttori e delle batterie, settori chiave per la mobilità del futuro. L'Italia e, in particolare, il Piemonte, con le sue eccellenze in ambito tecnologico e produttivo, devono poter giocare un ruolo da protagonisti in questo scenario. L'arrivo sul mercato dei costruttori cinesi, la scadenza del 2035 per i motori endotermici, le scelte in ambito ESG e le preoccupazioni legate al contesto politico internazionale rappresentano sfide importanti, che richiedono una risposta coordinata e visionata da parte nostra. Non possiamo permettere che il nostro settore vada incontro a una crisi occupazionale o perda la sua capacità produttiva e competitiva a livello internazionale.

Noi non dobbiamo chiedere più tempo all'Europa, ma più risorse  dobbiamo lavorare in fretta e farlo bene per accelerare la transizione, evitare la francesizzazione, mantenere l'indotto e non lasciare indietro nessuno. Su questo, colleghi, mi spiace dirlo, ma l'audizione dello scorso 28 febbraio del Ministro Urso in Commissione attività produttive ci ha sinceramente preoccupati, perché al di là di un aggiornamento del quadro economico statistico di quanto valga il settore, che già in gran parte avevamo, si è palesata l'assenza di una visione strategica di Paese che possa evitare la completa dislocazione della produzione dell'automotive italiana fuori e dentro l'Unione europea.

Ministro, devo dirglielo sinceramente, ad un anno e mezzo non abbiamo ancora capito come intende affrontare alcune delle crisi che riguardano questo comparto, penso alla Lear di Grugliasco, penso alla Delgrosso di Nichelino, ma penso anche alla Maserati di Modena. Insomma, oggi, viene a prometterci che raggiungeremo l'obiettivo di 1.300.000 veicoli prodotti in Italia, senza però avere un accordo o un'interlocuzione avanzata con una casa automobilistica diversa da Stellantis. Capisce che è davvero poco credibile e davvero poco rassicurante, non solo per noi, ma per il Paese, per i lavoratori e le lavoratrici. Capisce bene che lei, oggi, non porta una strategia chiara, non fosse altro che, oggi, ci ha detto che se non troviamo un altro investitore l'obiettivo di 1.300.000 posti di lavoro non sarà raggiungibile e questo è un problema.

È, quindi, fondamentale che il Governo agisca con più determinazione, promuovendo una politica industriale che sostenga la riconversione produttiva, la ricerca e lo sviluppo di prodotti e tecnologie innovativi, in grado di rispondere alle esigenze del mercato e di competere a livello globale, che favorisca la formazione e la riqualificazione professionale degli addetti al settore, in modo da garantire loro continuità occupazionale e ricollocamento professionale, e che garantisca ammortizzatori sociali adeguati, incoraggi l'attrazione di investimenti stranieri e il consolidamento di una filiera nazionale di batterie e semiconduttori, rafforzando così l'autonomia strategica dell'Italia. Stellantis, essendo, appunto, l'unico produttore automobilistico ancora presente in Italia, ha un ruolo chiave in questa transizione, per questo è essenziale avviare un dialogo aperto e costruttivo, che garantisca la tutela dell'occupazione e il mantenimento della capacità produttiva in Italia, affrontando le sfide poste dall'elettrificazione e dalla digitalizzazione del settore. Serve, però, allo stesso tempo, identificare nuovi player mondiali, potenzialmente interessati ad investire nel nostro Paese.

Per queste ragioni, chiediamo al Governo di adottare una strategia comprensiva, che affronti sia le necessità immediate della filiera dell'automotive sia le prospettive future. È essenziale sviluppare politiche che favoriscano l'innovazione, che sostengano la transizione ecologica e che promuovano l'attrazione di investimenti, sia nazionali, sia internazionali. Solo così, potremo garantire la continuità occupazionale, la competitività internazionale del settore e il suo contributo fondamentale all'economia e alla società italiana.

del percorso che state costruendo, perché, al netto della propaganda della Lega, evidentemente alla ricerca dei consensi che ha perso ovunque, con slogan francamente ridicoli, ecco, noi siamo qui per lavorare per il bene del Paese e con l'obiettivo di mantenere degli asset strategici di sviluppo e buona occupazione. Ministro, il tempo a nostra disposizione è limitato, dobbiamo agire con coraggio e determinazione. Solo così, potremo garantire un futuro prospero e sostenibile per il settore dell'automotive italiano e per l'intera economia del nostro Paese. Noi, Ministro, ci teniamo a dirle che se siamo qui è anche perché le opposizioni hanno voluto questo percorso, noi ci siamo, ma vogliamo avere più garanzia.