Discussione generale
Data: 
Martedì, 14 Luglio, 2020
Nome: 
Enza Bruno Bossio

Signora Presidente e onorevoli colleghi, credo che la drammatica esperienza della pandemia da COVID-19 ha portato degli sconvolgimenti nella vita individuale e collettiva, tali da far dire a tutti noi: “Niente sarà più come prima”. Gli esperti dicono che dovremo abituarci a convivere con il virus alcuni mesi, forse alcuni anni, non lo sappiamo; però allora dobbiamo interrogarci in modo serio sul futuro che ci attende, andando oltre le necessità contingenti. Guardiamo a ciò che è avvenuto. L'adozione di massa delle tecnologie digitali è stata la chiave di volta, che ha cambiato più di ogni altro il modo con il quale abbiamo continuato a fare le cose: dall'ufficio siamo passati allo smart working, dalla scuola alla didattica a distanza, dal cinema allo streaming, dalla palestra alle lezioni in casa. Abbiamo resistito a un lockdown così, che poteva generare forse danni maggiori di quelli che purtroppo ha generato. D'altra parte, non è una novità, le tecnologie sono sempre state il principale alleato dell'uomo nella storia, ma in questo caso e proprio per questo proviamo a immaginare come sarebbe stato l'impatto del COVID-19 soltanto dieci anni fa. La diffusione delle tecnologie e della infrastruttura della banda ultralarga - che nonostante i ritardi c'è in questo momento in Italia e tutti gli operatori ci hanno detto, nelle audizioni in Commissione trasporti, che in questi mesi la rete ha retto bene - è diventata lo strumento, uno degli strumenti essenziali, di sopravvivenza. Pensiamo, appunto, allo smart working, dove sostanzialmente fino al 2019 c'erano appena mezzo milione di persone; dopo il primo DPCM e in questi tre mesi, probabilmente, si stima che hanno lavorato da casa almeno 8 milioni di persone. Ma, più in generale, questa crisi scatenata dal Coronavirus ha cambiato proprio i processi di digitalizzazione delle imprese e l'organizzazione stessa delle aziende, così come niente sarà più come prima nei trasporti e nella mobilità, non soltanto per la preoccupazione di viaggiare nei mezzi pubblici, a causa del contagio e quindi anche con rischi che possono esserci poi per un incremento del mezzo privato, su cui dobbiamo intervenire, ma, ancora, niente sarà più come prima sulla sanità; la telemedicina già adesso sta assumendo e assumerà un ruolo sempre più centrale e la maggior parte delle attività saranno fruite da casa, invece che nei centri medici. Allora, se tutto questo è vero, come l'Italia può attrezzarsi? È questa la vera domanda della mozione che presentiamo oggi: come l'Italia deve attrezzarsi per rispondere meglio alle esigenze di digitalizzazione, evitando però il rischio dell'esclusione di una parte di popolazione, evitando un controllo anche da Grande Fratello, ma ancora di più evitando i rischi per la sicurezza nazionale e anche individuale? Guardate, il tragico bilancio, a proposito di esclusione, del COVID-19, già negli Stati Uniti ha fatto perdere più posti di lavoro rispetto alla grande recessione del 2008 e soprattutto per i lavoratori dotati di istruzione inferiore. Quindi il tema delle competenze digitali è un altro dei temi fondamentali che esce fuori con chiarezza nella scarsa prevalenza dell'Italia negli indicatori: tre persone su dieci in Italia non utilizzano ancora Internet e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base.

Il livello delle competenze digitali base è molto al di sotto della media: solo il 44 per cento degli individui tra i 16 e i 74 anni. Quindi, questa situazione è una situazione che è stata fotografata nel 2019; probabilmente, gli indicatori sull'utilizzo del digitale del 2020, che uscirà nel 2021, saranno molto diversi proprio a causa dell'accelerazione forzata che è stata generata dalla pandemia e sappiamo bene che questa accelerazione ha generato anche in Europa un cambiamento importante dal punto di vista della disponibilità anche complessiva dell'Europa a supportare soprattutto i Paesi più colpiti dalla pandemia, ma nello stesso tempo l'Europa raccomanda che questo tema delle riforme, collegato anche ai nuovi strumenti come il Recovery Fund, vada nella direzione dell'investimento sull'istruzione e sulle competenze, così come anche a garantire un accesso - cito testualmente - “a un'infrastruttura digitale rapida e affidabile, che sia la chiave per garantire i servizi essenziali nel Governo, nell'istruzione e nella sanità”. L'Italia è ancora in ritardo nella copertura da fibra locale in territori rurali ed è necessario adottare subito misure specifiche, che colmino tale divario. Ancora, nell'esame che stiamo facendo, in Commissione trasporti, del pacchetto della Commissione europea sul Libro Bianco sull'intelligenza artificiale, sulla strategia europea per i dati e sul futuro digitale dell'Europa, sulla strategia propone sostanzialmente la creazione di un cloud europea per competere a livello internazionale nei big data, mentre il Libro Bianco indica strumenti e orientamenti per rendere accessibile l'intelligenza artificiale alle imprese. Però, merita innanzitutto sottolineare l'ambizione che ispira questo pacchetto: si tratta di lavorare per assicurare all'Unione europea una sovranità digitale, una sovranità digitale attraverso lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture che ci facciano recuperare il ritardo che ci separa ancora da competitor come Stati Uniti e Cina. Il problema non è fare la guerra agli altri, in un mondo interconnesso, ma recuperare sostanzialmente il ritardo europeo, non solo italiano. Quindi, questo richiede un salto di qualità per quanto concerne l'impiego di risorse da destinare in questi settori di punta, nell'ambito della ricerca e dello sviluppo.

In particolare, per quanto concerne le infrastrutture, la Commissione conferma l'obiettivo di mettere a disposizione di tutti i cittadini europei, entro il 2025, anche nelle zone periferiche rurali, una connettività Internet basata sulla banda larga ultraveloce. Infine, la Commissione intende aggiornare il piano d'azione per il 5G, per estenderlo alla preparazione del 6G e un nuovo programma in materia di spettro radio, oltre alla realizzazione di corridoi 5G per la mobilità connessa e automatizzata.

Se questa è la situazione, il quadro, anche a livello europeo, se questi sono i anche i limiti della realtà italiana, io credo che abbia ragione il professor Decina, quando, in un recente convegno, afferma che il 5G può rappresentare la chiave di volta del piano che l'Italia deve elaborare per accedere ai fondi che l'Europa metterà a disposizione per la ripresa del post COVID-19. Sono quattro - e sono più o meno quello che ho anticipato già - i verticali su cui il 5G può fare la differenza e sui quali il Paese si deve concentrare: industria 4.0, sicurezza pubblica, sanità, trasporti e logistica. Non è la prima volta che in questa sede, in Aula, affrontiamo la grande spinta innovativa del 5G come tecnologia abilitante delle innovazioni dell'ecosistema digitale. Si tratta di un puzzle che si compone di infrastrutture (la rete a banda ultralarga, la rete fisica per la realizzazione del 5G), fattori abilitanti complessi e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l'age computing, il machine learning, che, combinandosi tra loro e applicandosi all'evoluzione della robotica, possono produrre, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali della nostra realtà. Ma il 5G è il più importante tassello di un mosaico articolato di tecnologie che stanno andando finalmente a maturazione.

Dunque, se questa è la situazione, con riferimento alle nostre scelte infrastrutturali, diventa essenziale superare quanto prima le criticità legate alla diffusione delle connessioni in fibra ottica, sia con riferimento alla realizzazione della rete sia con riferimento alla promozione dell'utilizzo della stessa. Da qui l'esigenza di questa mozione, sottoscritta da tutti i partiti di maggioranza e relativa ad iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per garantire l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica. L'abbiamo già detto, la creazione di una moderna rete in fibra ottica costituisce non solo l'elemento caratterizzante delle connessioni Internet ad altissima capacità e velocità, ma punto indispensabile per assicurare lo sviluppo dell'ecosistema 5G e di tutte le applicazioni innovative. Così come l'Italia, nel 2016, è stato il primo Paese europeo, dopo aver adottato la strategia per l'Italia digitale e il piano a banda ultra-larga, nel 2016, con i Governi PD della scorsa legislatura, a recepire per intero la direttiva 2014/61/UE attraverso l'emanazione di un decreto legislativo che ha stabilito le modalità tecniche per la definizione del contenuto del Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, con tutte le misure di incentivo e aiuto per lo sviluppo della banda ultra-larga. Certo c'è stata una prima fase del piano che ha focalizzato l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato e che ha visto aggiudicataria Open Fiber. Il modello scelto nei bandi riguardava la progettazione e la manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di modalità wholesale, che sostanzialmente potesse offrire agli utenti finali servizi a 100 mega e comunque non al di sotto dei 30 mega. Sappiamo - è stato detto - che la realizzazione di tale rete è risultata da subito estremamente complessa; per questo si stanno facendo delle azioni che devono continuare affinché ci siano risultati migliori di quelli che si sono avuti finora proprio nelle aree bianche e anche nelle aree grigie e, quindi, c'è bisogno di un coinvolgimento del Governo maggiore rispetto al conseguimento degli obiettivi che l'Italia si è data. Il 15 maggio 2020 è stato pubblicato il report sullo stato di avanzamento del Piano strategico della BUL e il piano dà conto della situazione in cui sostanzialmente siamo stati e siamo. Il CoBUL del 5 maggio, inoltre - è un fatto positivo - ha tracciato qualche indirizzo in merito all'utilizzo dei fondi e in particolare l'utilizzo finalmente di 1.146 milioni di euro per l'erogazione a famiglie e imprese di voucher a sostegno della domanda della connettività. Il sostegno alla domanda diventa uno degli obiettivi fondamentali perché sostanzialmente, insieme alla infrastrutturazione fisica, ci siano effettivamente anche le connessioni attraverso gli abbonamenti. Quindi, l'Italia, anche alla luce dell'esperienza del lockdown, deve assumere ogni iniziativa per accelerare questo dispiegamento delle reti di connessione ad alta capacità, coinvolgendo in una logica di sistema tutti gli operatori. Tale progetto deve partire da un'analisi dei mutamenti dei fabbisogni di connettività e deve coinvolgere in uno sforzo comune e coordinato i diversi operatori di rete, per correggere le attuali tendenze di mercato in cui spesso ci troviamo un sotto-investimento in rete ad altissima capacità nelle aree meno popolate del Paese e un sovra-investimento con duplicazione nelle aree a maggiore densità e livelli di reddito, cosa che genera il cosiddetto digital divide. La realizzazione di una rete in fibra ottica comporta senza dubbio notevolissimi investimenti e, in questo quadro, è pienamente condivisibile l'orientamento manifestato dal Governo e diretto a favorire un dialogo e una maggiore integrazione tra tutti gli operatori del settore per garantire una rapida infrastrutturazione del Paese.

È importante dunque - questo è un altro dei motivi per cui questa mozione, qui e oggi, diventa importante - che si avvii senza indugio e in tempi strettissimi un tavolo di lavoro istituzionale con gli operatori del settore, per condividere le modalità di perseguimento delle politiche pubbliche, nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali naturalmente con l'essenziale ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Concludo, Presidente, esplicitando gli impegni che chiediamo al Governo: adottare ogni utile iniziativa per accelerare la realizzazione delle reti; continuare nel perseguimento degli obiettivi dettati dall'Agenda digitale europea; monitorare più di quanto non sia stato fatto il corretto utilizzo dei fondi stanziati, al fine di assicurare l'ottimizzazione degli investimenti già realizzati e creare nuove opportunità; promuovere un apposito tavolo di coordinamento tra tutti gli operatori economici; intervenire per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica; individuare forme di coordinamento tra le amministrazioni locali, volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa e, soprattutto, assicurare che la realizzazione di un'infrastruttura integrata ad alta capacità offra garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma dal punto di vista dei requisiti di sicurezza. Abbiamo in questo momento una legge molto importante, una disciplina che si può usare per questo, cioè la disciplina del golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, anche in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini.

Voglio concludere chiedendoci: il mondo dopo il Coronavirus sarà diverso e ci potranno essere diverse risposte, ma su una credo che saremo tutti d'accordo ossia che dobbiamo trovare il modo affinché si superi ogni ostacolo perché il diritto di accesso ad Internet sia il nuovo diritto del presente, costituzionale e reale.