Data: 
Lunedì, 17 Luglio, 2023
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

Grazie, Presidente. Nella mappa della geografia del nostro secolo ci sono alcune località che abbiamo imparato a conoscere bene, purtroppo: Bucha, Srebrenica, Ghuta, il Darfur, la regione del Kivu. Sono solo alcuni dei luoghi della Terra dove, negli ultimi 30 anni, sono stati compiuti crimini orrendi, crimini di guerra, crimini contro l'umanità. A Bucha, dopo la sua liberazione, si è scoperto che 458 civili erano stati uccisi, con esecuzioni mirate contro persone che non facevano parte di alcun esercito. A Srebrenica, nel luglio di 30 anni, fa si scoprì che 8.732 cittadini musulmani erano stati trucidati dalle milizie del generale Mladić che poi è stato effettivamente processato. A Ghuta, nell'agosto del 2013, si sono contati probabilmente 1.500, forse 1.700 morti gasati dall'uso indiscriminato del gas da parte del Presidente siriano Assad contro la popolazione civile del suo stesso Paese. I massacri in Darfur, nella regione del Congo del Kivu sono molto meno noti e il numero delle vittime è molto meno preciso.

Ma in quella mappa dell'orrore c'è un altro luogo che fa da contrasto ed è la città di Roma, dove esattamente 25 anni fa venne firmato lo Statuto della Corte penale internazionale. Un tribunale fortemente voluto dalla società civile e da politici e politiche di tanti Paesi, non solo occidentali, ma anche dell'America Latina, che ha ratificato nella sua completezza lo Statuto, dell'Africa e dell'Asia, che vollero un tribunale internazionale penale per perseguire i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e, dal 2018, anche i crimini di aggressione. Questa Camera ha ratificato gli emendamenti allo Statuto di Roma grazie anche al lavoro della collega Boldrini che fu relatrice di quella modifica in particolare.

La Corte penale internazionale è quel luogo dove si dice: mai più, mai più perché c'è giustizia. Pochi giorni fa in Ucraina ho incontrato un gruppo di persone, di cittadini e cittadine ucraine, di coraggiosi giornalisti, avvocati, che fanno parte di un progetto che si chiama The Reckoning Project. Documentano tutti i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità che le truppe russe stanno perpetrando in tutto il Paese.

Finora, davanti ai tribunali ucraini, sono aperti 90.000 casi, tutti quanti provati, di violazione del diritto internazionale. A quelle persone ho chiesto: cosa vogliono i cittadini ucraini che hanno denunciato i soldati russi? Loro mi hanno risposto affermando una cosa che spiega molto il senso della Corte penale internazionale, il cui ultimo caso aperto riguarda proprio il Presidente russo Vladimir Putin. Mi hanno detto che cercano giustizia, non vendetta.

Quindi, credo sia importante nella giornata di oggi ricordare chi, 25 anni fa, ebbe un ruolo grande, forte e giusto nel costituire la Corte penale internazionale, in particolare gli esponenti della società civile.

Mi piace menzionare una ONG, Non c'è pace senza giustizia, che fece parte di quella grande campagna per la Corte penale internazionale. E mi piace non solo ricordare, ma anche chiedere che il nostro Governo faccia di più.

L'Italia è solo il quinto donatore di fondi per l'esistenza della Corte penale internazionale. Credo che il nostro Paese possa permettersi, anzi debba permettersi, soprattutto in tempi come questi, di essere più generoso verso un'istituzione che serve per la democrazia e per i diritti in tutto il mondo.