Data: 
Giovedì, 9 Febbraio, 2017
Nome: 
Ernesto Preziosi

Il Giorno del ricordo è divenuto, dopo anni caratterizzati da troppi silenzi e non poche strumentalizzazioni, un momento importante della memoria nazionale, all'interno di un cammino simbolico che ha portato sempre più cittadini, e soprattutto studenti, a conoscere e ricordare i momenti importanti della storia nazionale, soprattutto i lati oscuri e spesso rimossi e tragici del Novecento italiano ed europeo. Un cammino fondamentale per l'identità della comunità nazionale, sostenuto dalla necessità di riconoscere un dovere civile al ricordo. L'aver istituito, quindi, il Giorno del ricordo è un fatto positivo, proprio per «conservare e rinnovare – come dice la legge istitutiva – la memoria della tragedia» di quelle popolazioni che hanno subito tante violenze. Quel testo definisce giustamente come complessa la vicenda ed è giusto richiamare il significato di questa complessità in cui si riflette il vissuto delle popolazioni di quell'area geografica, così come complessi sono i percorsi che sono stati individuati in questi anni per rielaborarne il ricordo. 
In primo luogo, quindi, dobbiamo considerare la necessità e la difficoltà, una necessità difficoltà-insieme, di accettare la storia, con i suoi drammi e le sue violenze. Per questo la storia va conosciuta e compresa e mai negata. I fatti, di cui richiamiamo il ricordo, sono di notevole gravità: torture e uccisioni sommarie, violenze di ogni genere e la pagina vergognosa delle foibe hanno lasciato una traccia dolorosa non solo nella storia ma nella memoria viva, nella carne viva di tante famiglie e generazioni. A quella violenza si aggiunse la pagina, non meno drammatica, dell'esodo forzato di migliaia di istriani, fiumani e dalmati. Dobbiamo riconoscere che al centro di fatti violenti criminosi sta sempre l'abbrutimento dell'animo umano favorito, però, dalla degenerazione delle ideologie da parte di regimi autoritari e totalitari di qualunque colore. Ciò ci deve far dire che la democrazia, ancorché perfettibile, è la forma migliore per assicurare la convivenza pacifica tra i popoli nella diversità e nella pluralità. 
Ha scritto Maritain: «Il problema della verità e della fraternità umana è importante per le società democratiche. Se, infatti, ognuno cominciasse ad imporre le proprie convinzioni e la verità in cui crede a tutti i cittadini, la vita comune non finirebbe forse per diventare impossibile ?». Di qui la necessità di un percorso di riconciliazione che quelle popolazioni stanno facendo nella loro realtà e la necessità di introdurre anche nuove visioni di quella storia. In particolare, ritengo necessaria l'importanza dell'ospitalità della memoria, una memoria che non è aggiuntiva ma fa parte del percorso formativo alla democrazia nel nostro Paese e la necessità di una giustizia riparativa. Se riusciamo a mettere in piedi questo percorso io credo che, così come si è fatto in questi anni, davvero, non solo per il passato ma anche per il presente, saremo in grado di capire meglio tanti fenomeni migratori.