Data: 
Martedì, 22 Luglio, 2014
Nome: 
Maria Grazia Rocchi

Presidente, colleghi, un'isoletta norvegese è stata tagliata in due, un solco profondo la attraversa,una ferita insanabile destinata al ricordo di chi sul quell'isola fu ucciso.
  Il 22 luglio di tre anni fa 77 persone sono state uccise a Oslo, 69 di loro erano giovani e giovanissimi che, sull'isola di Utoya, partecipavano al campus estivo dei giovani laburisti.
  Ragazzi uccisi, uno ad uno, dal killer Behring Breivik, dichiarato sano di mente, che, lucidamente, pianificò ed attuò un atto di guerra contro quello che considerava il cuore ed il futuro di un'Europa democratica, multiculturale e libera.
  Sì, quei ragazzi erano nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma non erano lì per caso. Quei ragazzi, come tanti giovani europei, si incontravano perché credevano ad una Europa diversa, migliore ed a come costruirne il futuro.
  E proprio oggi, all'indomani del rinnovo del Parlamento Europeo e del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea, è un dovere ricordare, ricordare il dolore ed il legame con quei ragazzi di cui condividiamo gli ideali e l'impegno. Oggi ci battiamo per affermare, come loro facevano, una Europa che si fonda sul primato della coesione, dell'eguaglianza, dell'equità, i valori che hanno ispirato, nelle forze socialiste e progressiste, la costruzione dell'Unione Europea. È anche attraverso le nostre azioni che loro non rimarranno in silenzio.
  Ancora oggi in molti faticano a dare a quella tragedia i suoi reali contorni; si continua a parlare di follia omicida, si ignora il brodo di coltura al quale Breivik si nutriva ed il male che cova anche nei più civili e democratici paesi Europei.
  È dentro la profonda crisi economica e sociale che, con gradi diversi, attraversa l'Europa che trovano terreno fertile idee ultranazionalistiche, xenofobe e neonaziste, idee che alimentano odio verso ogni diversità etnica e religiosa, avversione per i valori e le libertà democratiche.
  Ignorare o sottovalutare il pericolo, pensando che il vile agguato non abbia collegamenti ideologici e non solo, che vanno ben oltre i fiordi norvegesi, non rende giustizia a quelle giovani vite.
  All'indomani della strage, Ivar, un sedicenne scampato alla strage, scrive: «Caro Breivik sappi che hai perso. Noi non risponderemo al male con il male, come avresti voluto tu. Noi combatteremo il male con il bene e noi vinceremo».
  Il primo ministro norvegese Stoltenberg, ad un anno dalla strage, si rivolge alla Lega dei giovani Laburisti che ha visto il volto orribile della xenofobia e del terrorismo, con messaggio di grande orgoglio per chi ha saputo difendere i valori di giustizia ed eguaglianza, non urlando vendetta.
  Conclude incitando all'assunzione di responsabilità ed a combattere pregiudizi e paure con il sapere. «Nella nostra società c’è spazio per tutti», egli dice, «I nostri argomenti e la nostra democrazia sono abbastanza forti per farlo».
  In quel messaggio penso stia il miglior modo per rendere omaggio a quelle giovani vite con le quali abbiamo fatto un piccolo tratto di strada e condiviso un sogno.