Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 15 Ottobre, 2018
Nome: 
Camillo D'Alessandro

A.C. 183-A

Grazie, Presidente. Credo che tutti convergiamo sulla necessità di ritenere che era necessario, che è necessario, purtroppo devo parlare ancora col condizionale, che sarebbe stato necessario un intervento legislativo coerente che affrontasse le questioni che pure la collega relatrice a posto, ma che questo provvedimento legislativo non riesce a cogliere. Infatti, ha una grande ambizione, e sull'ambizione siamo tutti convergenti, quella di disciplinare in modo puntuale il tema della valorizzazione e della vendita dei prodotti agroalimentari, per fare in modo che chi produce possa direttamente, avvicinandosi al consumatore, vendere, garantendo la qualità e garantendo una remunerazione adeguata.

Però, questo provvedimento, intanto, si inserisce all'interno di un quadro legislativo che non fa i conti con gli interventi legislativi a livello regionale, perché le regioni, in tutto o in parte, hanno, con proprie leggi regionali, disciplinato la materia, o hanno provato a disciplinare la materia o, ancora, hanno provato a individuare, per esempio, anche agevolazioni, affinché si possano valorizzare i prodotti di filiera corta o a chilometro zero. La prima riflessione o domanda che doveva porsi la maggioranza che pone all'attenzione, prima, della Commissione e, oggi, della Camera questo provvedimento è se questo provvedimento è coerente col sistema legislativo regionale. Io credo che se vi poneste questa domanda, la risposta non l'avreste: perché?

Perché non avete fatto un'analisi di quadro? Se questo deve essere un provvedimento quadro, dovevate verificare la coerenza di questo provvedimento con gli interventi legislativi regionali. Infatti, io ritengo che, per esempio, la filosofia di questi provvedimenti possa addirittura contrastare con alcuni provvedimenti legislativi regionali, cioè perseguire, per lo stesso obiettivo, modalità diverse. Farò un esempio, ma la madre delle questioni - che poi è conseguenza anche, a mio giudizio, del fatto che questa legge non sia una legge quadro e che poi svela che questa legge è una finzione, è un auspicio, non è un provvedimento al quale voi affidate la speranza che possa generare delle conseguenze – è che se voi riteneste che ci troviamo di fronte a un provvedimento che deve generare della conseguenze, la prima cosa da fare sarebbe stabilire delle risorse finanziarie adeguate. Questo è un provvedimento a risorse finanziarie zero e, come sempre capita in Italia, anche nella legislazione che a me piace definire una legislazione furba, che demanda agli altri quello che dovremmo fare noi, che demanda a regioni e comuni quello che dovrebbe fare lo Stato che si pone come grande questione, a tal punto da legiferare, il tema della filiera corta, il tema del chilometro zero. Se è una grande questione, e noi convergiamo che sia una grande questione nazionale - perché l'Italia è il Paese delle biodiversità, dei mille prodotti agroalimentari, della qualità, delle eccellenze, sia della produzione sia della trasformazione -, lo ripeto, se ci poniamo la grande questione della minore o della scarsa e troppo bassa retribuzione all'agricoltore, noi dobbiamo mettere le risorse affinché un provvedimento di legge abbia la forza di camminare, di diventare un fatto, perché, altrimenti, il legislatore, di nuovo, il legislatore nazionale, confeziona una norma che non ha la speranza di diventare un fatto.

Ciò è coerente anche con la modalità con la quale si è arrivati ad approvare questa norma. Io apprezzo il lavoro che fa il presidente di Commissione, ci mancherebbe, però, è evidente, anche dai rilievi delle organizzazioni, che le modalità con cui si è arrivati ad approvare, a non approfondire, a non generare quel quadro sistemico rispetto agli interventi regionali, dimostrano che, a mio giudizio, questo provvedimento è un provvedimento un po' confuso, sia per quanto riguarda le questioni riguardanti le legislazioni regionali, sia per quanto riguarda la citata, anche dalla relatrice, norma sui piccoli comuni, della quale voi non solo non tenete conto, ma di cui, addirittura, abrogate aspetti fondamentali che, lì, definivano, veramente, che cosa si si intende per chilometro zero e che cosa devono fare i comuni per valorizzarlo.

Il rischio di questo impianto, oltre alla mancata copertura finanziaria, è che non generi una semplificazione in capo ai produttori, ai produttori trasformatori e ai consumatori, quindi, una reciproca utilità tra il produttore e il consumatore che si incontrano nella filiera corta o a chilometro zero, ma produca, a mio giudizio, un'ulteriore burocratizzazione, burocrazia delle procedure con il rischio, anche, delle sanzioni, senza stabilire esattamente che cosa si intende su ciò che si deve sanzionare. Io questo lo vedo molto come rischio, lo vedo nella realtà concreta, perché credo che i colleghi che fanno parte della Commissione di cui mi onoro di far parte, sanno che cosa già significhi, per gli agricoltori che producono e che trasformano, la burocrazia e voi inserite, aggiungete ulteriore, a mio giudizio, confusione e rischi di ulteriore burocrazia, ma anche confusione in capo al consumatore.

Il logo di filiera corta, il logo di chilometro zero, io capisco che siano cose differenti, però, poniamoci la questione reale, una questione pratica, consentitemi, ma secondo voi non si genera confusione nella proliferazione di loghi che dovrebbero valorizzare obiettivi diversi, produzioni diverse in capo al consumatore? Secondo me sì. La filiera corta, il chilometro zero sono cose diverse, ma noi dovevamo immaginare un logo, o comunque la valorizzazione di un logo, che mettesse insieme lo stesso obiettivo: per esempio in termini di qualità, per esempio in termini di ulteriore produzione fatta con l'attenzione, per esempio, ai prodotti biologici e quant'altro, che sono un'altra questione. Però le cinque grandi questioni che io vi ho posto - cioè l'incoerenza con le leggi regionali; la non copertura finanziaria; le modalità con cui siamo arrivati ad approvare in Commissione questo provvedimento e il fatto che rimangono sul tavolo, sul vostro tavolo, sul nostro tavolo le osservazioni delle organizzazioni di categoria, non tutte purtroppo risolte e molte non considerate; il tema che pongo io della burocrazia; e l'ultima questione della confusione sia nei produttori e sia nei consumatori - aprono a mio giudizio il rischio di una non applicazione di questa legge.

E c'è una norma-prova che a mio giudizio lo dimostra: quando si dice che le regioni e gli enti locali possono adottare le iniziative di competenza per assicurare la valorizzazione e la promozione dei prodotti. Allora, parliamoci chiaramente: questo “possono adottare” significa tutto ma anche il suo contrario. Significa che le regioni, anche avanzate da un punto di vista di produzione legislativa regionale su questo tema, possono continuare a fare esattamente ciò che stavano e che stanno facendo, senza che voi abbiate misurato o avvertito la necessità di misurare l'esperienza in campo. Che cosa c'è sui territori regionali che funziona, che cosa poteva fare e può fare il legislatore regionale, quali sono i vuoti, quali sono richieste della regione. Ci vuole il tempo! Un minimo di tempo, che è diverso dalla medaglia da mettersi addosso.

Il tempo è un valore straordinario, ce l'abbiamo il tempo. Adesso è iniziata la legislatura, e il tempo era necessario, per esempio, anche per fare in modo che le audizioni non fossero solo la raccolta di pareri, che è già importante, ma fare in modo che le audizioni fossero un'occasione di verifica di ciò che accade sui territori. Andiamoli a vedere, per esempio, i mercati all'interno dei centri, e nell'ambito dei centri all'interno dei centri urbani, se i comuni riescono a promuovere o quali sono le difficoltà che hanno per proporre la filiera corta. Anche da tanti punti di vista che qui non affrontiamo, perché non potremmo affrontare; ma da amministratore, visto che sono stato amministratore locale, per esempio mi pongo il tema dell'onere delle norme sulla sicurezza dei prodotti, sull'igiene dei prodotti, sull'igiene degli ambienti, quindi sui mercati, sugli spazi da agevolare. Ecco, tutto questo doveva essere oggetto di una maggiore, approfondita riflessione.

Ma perché? Lo diciamo con la passione, e non con la voglia di criticare semplicemente e di polemizzare. Perché riteniamo che questa era un'occasione, e volevamo che non diventasse un'occasione persa. Il lavoro fatto dal gruppo in Commissione non ha sortito, se non per alcuni aspetti, delle riflessioni da parte della maggioranza. Noi ci auguriamo che invece in Aula si possa arrivare a riflettere ulteriormente, anche sulla base delle proposte che noi avanzeremo, e che esse possano correggere il tiro. Perché l'obiettivo è che si faccia, ma che non si faccia una finzione: si faccia una norma-funzione, che è diversa dalla finzione; cioè che funga, che svolga una funzione per gli agricoltori. Altrimenti noi ci troviamo di fronte alla non possibilità, vedrete, di applicare questa norma.

Io dico al collega presidente di Commissione, che sicuramente segue ogni provvedimento legislativo: facciamo una verifica, anche successivamente, una sorta di monitoraggio su ciò che legiferiamo e sugli effetti che si hanno sui territori, perché il rischio è che ci sia una proliferazione di legislazione nazionale, che poi non ha gli affetti sperati. Noi vogliamo dare una mano, lo abbiamo fatto credo con tutte le forze dell'opposizione che hanno posto dei dubbi, dei quesiti, che hanno raccolto anche delle istanze che venivano dalle organizzazioni, dei quali voi avete tenuto conto in modo non puntuale.

Per queste ragioni noi cercheremo di continuare il lavoro in Aula, porremo alla vostra attenzione le proposte; sperando che alla conclusione di questo iter, a nostro giudizio, nelle modalità che vi ho indicato, farraginoso e soprattutto che non ha valorizzato la necessaria riflessione, che si può fare solo con il tempo dell'ascolto, e non solo delle organizzazioni, anche delle realtà territoriali, se riusciamo a recuperare delle correzioni sulla norma, noi avremo fatto un buon lavoro. Chiaramente per questo Parlamento, ma soprattutto per gli agricoltori: che hanno bisogno di norme, ma che hanno bisogno di norme che funzionano, di norme che esistono, di norme che si possono applicare e che il giorno dopo non vanno in conflitto né con la dinamica economica delle imprese agricole, né con le esigenze di comuni e regioni che avranno difficoltà ad applicare questo provvedimento.