Grazie e buongiorno, Presidente.
Sì, assolutamente. Noi siamo all'esame di questa proposta di legge avanzata da Fratelli d'Italia e dalla collega Meloni che vuole nazionalizzare o comunque riportare a soggetti pubblici le quote di proprietà della Banca d'Italia. Noi voteremo contro perché per noi è una proposta populista, inutile e pericolosa. È inutile perché la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, è la nostra banca centrale, che opera già nella Repubblica italiana per gli italiani ed è autonoma, come prevedono il suo statuto, le norme nazionali ed europee; quindi, non si vede veramente il bisogno di questa proposta di legge. Ma, più che populista, è una proposta estremamente costosa, lo diceva poco fa la collega Ruggiero nella sua relazione, perché, ovviamente, si ordina con questa proposta di legge la nazionalizzazione delle quote al valore nominale, cioè al valore di emissione delle quote nel 1936, quando il valore del capitale della Banca d'Italia era di 300 milioni di lire, ovvero 150 mila euro.
Ora, per quanto io sia molto cosciente che quello era un periodo storico a cui i nostri amici e colleghi di Fratelli d'Italia guardano con favore, negli ultimi 83 anni c'è stata una certa divergenza tra valore nominale e valore di mercato, e quindi voi sapete che oggi il capitale della Banca d'Italia è valutato 7,5 miliardi di euro, il che provocherebbe un enorme problema per gli enti che hanno acquistato quelle quote, perché molti degli enti che avevano le quote di proprietà si sono visti le proprie quote essere rivalutate dal valore di 50 centesimi a quota a 25 mila euro a quota, ma un terzo del capitale, quindi quasi 2,5 miliardi di euro di valore di quote sono state rinegoziate e negoziate comunque. Quindi, noi abbiamo una serie di enti e banche che hanno acquistato queste quote a seguito della riforma nel 2013, dove si è vista una rivalutazione del capitale di Banca d'Italia, e quindi, se questa proposta di legge diventasse legge dello Stato, si creerebbe un enorme buco nei patrimoni di questi enti che hanno acquistato le quote negli ultimi sei anni.
Vorrei ricordare che gli enti che detengono le quote di Banca d'Italia - sono 123 a giugno 2019 - non sono fondi speculativi stranieri e neanche banche. Ci sono moltissimi fondi pensione e fondi o enti nazionali di previdenza, casse di risparmio, fondazioni, oltre a tante banche di credito cooperativo e istituti assicurativi. Quindi, si andrebbe a creare con questa legge un ammanco enorme; ricordiamoci anche che l'operazione di rivalutazione delle quote di Banca d'Italia nel 2013 aveva aiutato i bilanci di questi azionisti, che non solo beneficiano di un rendimento sicuro del 6 per cento in un momento che è critico per il nostro sistema bancario. Quindi la domanda che io farei, il principale argomento per votare no a questa proposta non è perché ce lo dice l'Europa o il parere negativo della Banca centrale europea, che ha molto ben esposto e ricordato la collega Ruggiero poc'anzi, ma perché, appunto, qui si va a creare un enorme danno ai patrimoni delle nostre banche, dei nostri fondi pensioni, dei nostri fondi di previdenza. Quindi, se l'esproprio deve avvenire, deve ovviamente essere corrisposto il giusto valore.
Quindi, se questa proposta deve vedere la luce, chiedo che il valore vero sia 2,5 miliardi e non 150 mila euro, perlomeno se vogliamo preservare la qualità patrimoniale delle nostre banche, o comunque degli enti che hanno acquisito le quote. Ricordiamoci anche che le quote di Banca d'Italia oggi sono incluse nel patrimonio di vigilanza e quindi hanno contribuito a rinforzare la patrimonializzazione degli azionisti, che ovviamente è utile, quindi, ai fini dell'asset quality review o almeno lo studio che la Banca centrale conduce periodicamente sui patrimoni dei nostri enti assicurativi e bancari, e comunque dei nostri fondi pensione.
Infine, è una proposta pericolosa perché se questa proposta di legge venisse approvata, verrebbero aboliti organi come il consiglio superiore e l'assemblea degli azionisti e ciò creerebbe tutta una serie d'incertezze giuridiche che non vado qui a ricordare - lo ha già fatto la collega Ruggiero poc'anzi - ma che comporterebbe un serio rischio di inoperabilità della Banca d'Italia. Ovviamente, la proposta di legge abrogherebbe tutta una serie di disposizioni che, in realtà, rimangono comunque nello statuto della banca e quindi potrebbero accadere enormi contraddizioni che impedirebbero alla Banca d'Italia di operare. È, quindi, una proposta di legge populista, estremamente costosa e pericolosa.
Ricordiamo anche che molti azionisti - sì - sono privati; è vero. Molti degli azionisti della Banca d'Italia sono privati, ma esistono delle salvaguardie che garantiscono l'autonomia operativa alla Banca d'Italia ed è giusto ricordarle, perché la Banca d'Italia è assolutamente assicurata rispetto all'indipendenza dei privati. Infatti, l'assemblea dei partecipanti al capitale e il consiglio superiore, dove appunto sono rappresentati questi azionisti privati, non hanno in alcun modo il potere di nominare né il governatore, né il direttorio e, ovviamente, nemmeno i dirigenti dell'amministrazione della Banca d'Italia.
Ricordiamo anche che esiste un limite massimo di possesso del capitale, un limite fissato al 3 per cento oltre il quale non si hanno più voti in assemblea e non si ricevono dividendi, il che, appunto, limita la capacità di influenza di ogni soggetto privato sulle sfere in cui i soggetti privati possono intervenire (quindi, è estremamente ridotto). Infine, ricordiamoci bene che l'assemblea dei partecipanti al capitale, sia nella sua forma ordinaria, sia in quella straordinaria, delibera sulle modifiche statutarie e sulle altre materie ad essa assegnate. In nessun modo - in nessun modo, in nessun modo - l'assemblea dei partecipanti al capitale della Banca d'Italia ha ingerenza sulle materie relative all'esercizio delle funzioni pubbliche attribuite dal trattato dello statuto del Sistema europeo delle banche centrali e della Banca centrale europea rispetto alle funzioni, appunto, della Banca centrale, sia in politica di vigilanza, sia in politica monetaria. Quindi, in nessun modo le funzioni pubbliche e di pubblica utilità che la nostra Banca centrale esercita per il popolo italiano vengono influenzate o comunque possono essere modificate dal consiglio superiore e dell'assemblea dei partecipanti al capitale: questo è giusto ricordarlo.
Fa molto piacere qui prendere atto del cambio di idea del MoVimento 5 Stelle e siamo, come Partito Democratico, molto felici di questo cambio a 180 gradi del MoVimento 5 Stelle. Noi sappiamo molto bene che qualche anno fa, esattamente il 16 aprile 2016, veniva depositata in questo ramo del Parlamento una proposta di legge a firma Villarosa, Alberti, Pesco, Pisano, Ruocco e Sibilia - e, se non sbaglio, due di questi sono diventati sottosegretari, mentre Carla Ruocco è la presidente della Commissione finanze - che appunto prevedeva, così come in questa proposta di legge di oggi, la nazionalizzazione delle quote di Banca d'Italia al valore nominale, precisamente nell'articolo 3. Invece, fa molto piacere vedere che anche oggi siamo uniti nel votare contro su questa proposta populista, a prova del fatto che una cosa è la propaganda, la demagogia e il populismo, un'altra è invece governare e pensare al bene del Paese.
Quello di Fratelli d'Italia pensiamo che sia un populismo che si scioglie al sole. Ci sono altri problemi molto più importanti nel Paese e sicuramente non quello di trovare 2,5 miliardi per nazionalizzare le quote di Banca d'Italia. Abbiamo un problema di enorme evasione fiscale, di disoccupazione giovanile, di numero dei laureati insufficiente, di sofferenze che soffocano il nostro sistema bancario, quindi questo provvedimento provoca solo confusione e sicuramente non è una priorità per il nostro Paese.
Ovviamente, trovare non soltanto i 23 miliardi per l'IVA nella legge di bilancio di quest'anno ma anche gli oltre 11 miliardi per la manovra correttiva per far quadrare i conti e anche 2,5 miliardi per poter finanziare questa proposta di legge, credo che sarebbe solo un modo per impiccarsi da soli e con voi il Paese.