A.C. 2753
Grazie. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, dopo alcuni anni di tentativi andati a vuoto, finalmente oggi la Camera dei deputati si appresta ad approvare un provvedimento importante che riguarda le relazioni tra Italia e Taiwan e che riveste una certa importanza per molte motivazioni. La prima è legata alla possibilità con questo testo di superare una serie di ostacoli di natura fiscale, a partire da quello legato alla doppia tassazione che hanno profondamente limitato lo sviluppo dell'interscambio commerciale tra i due Stati e i due territori, nonostante l'indubbio interesse reciproco più volte manifestato. Una seconda ragione di interesse attiene all'indubbio valore che questo disegno di legge, già approvato dal Senato il 25 novembre scorso, con nessun voto contrario – e ci sorprende questo cambio di atteggiamento da parte di una parte dell'opposizione – porta, nella più generale lotta all'evasione fiscale, per la trasparenza, per le transazioni finanziarie e per lo scambio di informazioni, nuova linfa e nuove possibilità di successo. Il particolare status giuridico e diplomatico di Taiwan, che non gode del formale riconoscimento diplomatico da parte del nostro Paese, e il suo peculiare sistema di tassazione fiscale basato sul principio della territorialità hanno reso necessario utilizzare lo strumento del disegno di legge, a differenza della semplice stipula di accordi bilaterali come sovente avviene negli Stati che godono del reciproco riconoscimento diplomatico.
Per questo motivo si è fatto ricorso agli schemi più frequentemente utilizzati sul piano internazionale dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l'OCSE, discostandosene solo per taluni profili dovuti alla specificità dei sistemi fiscali in ballo da parte dei territori interessati, schemi, che è bene ricordarlo, in Italia sono in vigore per circa un centinaio di provvedimenti corrispondenti al tipo di schema sul quale si basa il disegno di legge che ci accingiamo a votare. È, dunque, uno strumento largamente diffuso sul piano internazionale e assolutamente efficace.
L'Italia, con il voto di oggi, seppure tardivamente essendo il quattordicesimo Stato europeo a farlo, ha la possibilità di definire la propria posizione nei confronti di Taiwan che, è bene ricordarlo, è la diciottesima economia mondiale in termini numerici, si trova in una posizione strategica sotto il profilo geopolitico ed economico, è la culla di alcune delle più importanti aziende dell'industria tecnologica e informatica ma anche di molti altri settori, di cui è leader mondiale. Un'economia in forte crescita anche grazie ai positivi rapporti che negli ultimi anni si sono costruiti con la Cina, giungendo alla stipula di oltre venti accordi bilaterali Cina-Taiwan che, di fatto, fugano ogni dubbio circa l'opportunità o meno, sotto il profilo diplomatico, di intensificare le relazioni bilaterali tra Roma e Taipei.
L'importanza di questo disegno di legge risiede, dunque, nella possibilità di favorire investimenti delle nostre imprese nel territorio taiwanese e, viceversa, di attrarre nuovi investimenti verso il nostro Paese per il quale c’è un enorme interesse, come si è potuto riscontrare durante le visite delle delegazioni parlamentari che nei tempi recenti sono state ospitate a Taipei. Già oggi l'interscambio tra le due realtà ha un valore di 3,8 miliardi di dollari, che potrà essere notevolmente accresciuto in virtù di questa intesa che ci accingiamo a ratificare.
Sotto il profilo squisitamente fiscale il disegno di legge in discussione affronta e risolve una serie di questioni delicate, come quella della doppia imposizione fiscale e quello dello scambio di informazioni. Da un lato, dunque, si prosegue il virtuoso impegno del nostro Paese sul contrasto all'evasione, il superamento del segreto bancario e per la trasparenza delle transazioni finanziarie. È un impegno centrale nell'azione di questo Governo e di questo Parlamento, come lo è stato durante il semestre europeo a guida italiana. Dall'altra parte, si pongono le basi per avvicinare notevolmente Taiwan ai parametri richiesti per i Paesi iscritti nelle white list fiscali.
È importante che l'impegno del nostro Paese prosegua anche sostenendo, ovviamente d'intesa con i nostri partner europei, la sottoscrizione di un accordo bilaterale sugli investimenti tra l'Unione europea e Taiwan, un accordo analogo a quello, peraltro, già sottoscritto da Taiwan con altri 31 Stati, tra i quali la Cina, il Giappone e l'India, solo per citarne alcuni dei principali. Questo accordo, tra Taiwan e l'Unione europea, darebbe un forte contributo allo sviluppo dei rapporti economici con l'Unione e con ciascuno dei suoi Stati membri e, per quanto riguarda l'Italia, consentirebbe la maggiore protezione degli interessi delle aziende italiane a Taiwan e l'incremento degli investimenti taiwanesi nel nostro Paese. È un tema che potrà essere affrontato ci auguriamo anche nel prossimo foro bilaterale tra Italia e Taiwan in programma in giugno a Taipei, dove ci auguriamo che l'Italia possa partecipare anche con un rappresentante del Governo al seguito delle nostre imprese.
L'Asia è oggi più che mai un continente a cui dobbiamo prestare grande attenzione, denso di opportunità che le nostre imprese possono raccogliere. In una politica di rilancio dell'impegno italiano in quel mondo anche Taiwan può giocare un ruolo importante sotto il profilo economico. La disponibilità delle istituzioni di Taipei è molto ampia, documentata, e ci sono valide testimonianze a rappresentarlo. Ciò anche grazie al lavoro dei Ministri degli affari esteri, dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico e, in particolare, ai loro collaboratori, soprattutto coloro che, con un'eccellente competenza professionale, seguono le questioni asiatiche – e dunque anche di Taiwan – per favorire l'interesse della nostra economia e che lavorano per cercare di rendere concrete le tante opportunità che ancora ci sono da cogliere in quel continente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).